Avevo 17 anni e fu l’anno della maturità. Da un punto di vista fisico e sessuale era esuberante, le mie esperienze erotiche si limitavano a innocenti ma peccaminosi giochi clandestini con mia sorella, più grande di me di quattro anni. L’unica cosa che lei non mi consentiva era la penetrazione, ma ciononostante riuscivo a sublimarla e a farmi fare tutto quello che le chiedevo. Quando eravamo soli a casa o di sera, quando la raggiungevo nella sua stanza; si creava una tensione, una passione che difficilmente dimenticherò. Eravamo una famiglia numerosa, divisa in due nuclei familiari, poiché abitavamo insieme alla nonna e agli zii. Mia madre aveva 34 anni e da poco aveva messo al mondo il terzo figlio, una donna con una personalità forte, dominante che accentrava a se il potere della famiglia. Era molto bella, alta, un viso di una divinità greca, due seni prominenti; quando usciva – e io la accompagnavo sempre – gli uomini si giravano e le facevano apprezzamenti che lei disdegnava ma che – alla fine – le facevano piacere. Sempre elegante, curata, gentile, ma scaltra e capace di conquistare chiunque . Secondo me non era molto soddisfatta della sua dimensione di donna, poiché nei primi anni 70 – come noto – le donne iniziarono a prendere consapevolezza delle proprie identità e richiedevano rispetto, attenzioni e raffinatezza. Mio padre – degnissima persona- si dedicava interamente al proprio lavoro che lo vedeva impegnato per tutta la settimana ed anche durante i fine settimana con attività che gli consentivano di farci vivere in una certa agiatezza. Agiatezza che si aggiungeva a quella di mia nonna e gli zii che attraverso il duro lavoro e il sacrificio avevano messo da parte una fortuna. La mia natura di ragazzino sveglio, attento, studioso, mi consentiva di essere la persona più vicina – da un punto di vista intellettuale – alla domina della casa che era mia madre, infatti ancora oggi sono custode di racconti, segreti, sfoghi che mia madre si concedeva solo con me . La sua insoddisfazione di donna, si percepiva essere vissuta anche nell’intimità sessuale, ma io questo aspetto non lo avevo mai curato. Una giornata dopo il pranzo, quando tutti si erano ritirati nelle loro stanze, mi ritrovai nel letto della camera dei mie genitori e quella era una situazione insolita, poiché quella stanza, quel talamo rappresentavano per noi figli una sacralità da non condividere. Quel pomeriggio estivo – invece – mi ritrovo con i soli pantaloncini del pigiama e una canottiera, sotto le lenzuola, mia madre con una sottoveste leggerissima e senza reggiseno, sopraggiunge e anche lei si copre con il lenzuolo. La situazione per me era imbarazzante, ma mia madre non si scompose e anzi iniziò a prendermi in giro , quasi a praticare piccole provocazioni. Innanzitutto mi lascio far capire che qualche notte aveva avuto sentore che qualcuno strisciando carponi raggiungeva la stanza di mia sorella e mi chiedeva se per caso io fossi a conoscenza del fatto. Evidentemente io – mascherando l’imbarazzo – negai ogni circostanza e cercavo di sminuire gli accaduti, ma lei – che era furba – mi incalzava e mi sussurrava di mie mutandine imbrattate di sperma e di giornaletti proibiti nascosti in casa. La situazione che per me si faceva sempre più imbarazzante, le consentiva di stuzzicarmi attraverso un gioco del “detto ma non detto” e addirittura chiedendomi quale era il mio comportamento davanti a certe situazioni che potessero coinvolgere altre donne e mia sorella e alle mie abbondanti erezioni mattutine Ad un certo punto, non so come e non so perché, mi ritrovo con la testa sotto le lenzuola e con le lunghe gambe allargate di mia madre in bella e pronta evidenza. E non bastava, mi ritrovo davanti le parti intime di mia madre a pochi centimetri, con delle mutandine bianche che disegnavano ciuffi di peli pubblici rigogliosi.
Queste sono le prove a cui la vita ti sottopone, a cui non puoi non dare una risposta che ti consenta di crescere, assumere alla maturità e alle tue responsabilità. Quindi realizzai, mia madre e da circa mezz’ora che mi tortura con l’intento di mettermi alla prova non posso sottrarmi e decisi : o lava a la spacca. Ero pervaso da sentimenti opposti e contrastanti, il profondo imbarazzo, l’incoscienza, la mia virilità prorompente, e non ebbi remore a farmi avanti per spingere il gioco sempre più avanti. Introdussi la testa tra le sue gambe e con la lingua e le dita mi feci spazio in quella natura incontaminata e rigogliosa, fino a raggiungere il clitoride che iniziai a surgere come quando i suoi seni prorompenti mi nutrivano . Temevo – a ragione – una reazione sdegnosa e violenta ma questa si fece attendere, infatti per qualche minuto mi fu consentito di raccogliere il miele dei suoi umori , ma ad un tratto ci fu un arresto immediato e repentino. Pensai , per me è finita. Mia madre in modo energico si alzo dal letto – io ero attonito – si diresse verso la porta e pensai : ora mi caccia e mi assale. Mi ero sbagliato, si era alzata per chiudere la porta a chiave, abbassare la serranda poiché – evidentemente – si vergognava, e togliersi la sottoveste e le mutande. Senza profferire parola, si rituffò nel letto e con forza cercò di prendermi, ma non era ben orientata; ora il gioco lo comandavo io e il mio fisico la mia virilità ebbero il sopravvento. Continuai a leccarla tutta, non trascurando le sue zone erogene e per lei era un’estasi che dopo circa mezz’ora di tira e molla, la portarono ad un orgasmo pieno, rilassante, arrendevole. Ma mi potevo accontentare ? Approfittando della sua spossatezza, le misi l’uccello tra le tette e iniziai – grazie al suo aiuto – un ritmo piacevole e sempre più intenso . Ma mi potevo accontentare ? Preso i il mio cazzo e glielo misi in bocca – circostanza che sicuramente non aveva mai praticato – e iniziai a farle capire i movimenti che doveva praticare. Non ci volle molto a farglielo capire , è bastato poco a farle intendere cosa doveva farmi provare piacere. Per lei il finale fu inaspettato, poiché dopo aver stantuffato per un quarto d’ora con lei che succhiava e sleccava, provai il mio meritato, abbondante orgasmo, che le riversai in bocca una quantità infinita di gustoso sperma. La sua immediata esclamazione fu sei un porco.
Man non mi sono mai sentito tale, poiché quel giorno assunsi alla mia maturità di uomo. Maturità che mia madre apprezzava molto, tanto da richiamarmi più volte ai mie doveri e – come legge divina – non mi sono mai sottratto per oltre dieci anni.
P.S : i fatti in narrazione sono autentici e mi hanno comportato anche anni di analisi. Qualora accolti positivamente. mi riprometto di narrarvi altre storie



Mi piace!