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Racconti Cuckold

La coppia sottomessa – 2, il contratto

By 18 Ottobre 2025No Comments

E così, anche se un po’ controvoglia, avevo acconsentito a quell’invito a cena di M, il mio capo. D’altronde era chiaro che mia moglie volesse accettarlo, l’avrei sicuramente contrariata se mi fossi opposto… anch’io mi ero fatto trasportare dall’eccitazione del momento, con mia moglie che mi aveva provocato, masturbandomi con un atteggiamento così da porca, che mai con me aveva usato prima.. mi aveva incalzato con quella serie di domande maliziose, io che volevo che quella manina continuasse a fare su e giù fino a raggiungere l’orgasmo le avevo confessato quanto mi piacesse vederla comportarsi così, come la porcellina che io avevo sempre sognato… le avevo perfino detto che poteva scegliersi l’amante che preferiva, per farmi cornuto…. ora sarebbe stato patetico tornare indietro, rimangiarsi la parola. Però volevo sapere di più, capire le intenzioni di Laura… si stava comportando in modo così inusuale per lei, era stato un gioco fine a se stesso di una serata di follia o aveva seriamente intenzione di mettermi le corna con i miei capi? Stentavo a credere che la donna che amavo, mia moglie, tutto ad un tratto si fosse trasformata in una femmina disinibita e senza alcun pudore. Volevo sapere…

“Amore… ma come mai proprio con i miei capi? Lo sai che non mi piacciono, quei due, come persone…”

“Mah, sai ciccio… ho cercato di farli desistere, all’inizio… ho provato ad allontanare più volte quella mano, ma quando ho sentito anche quella del signor E afferrarmi il lato del perizoma e M fare lo stesso… me l’hanno strappato via, con uno strattone, dicendomi sottovoce di fare la brava, altrimenti… in quel momento ho sentito una vocina dentro di me che mi diceva di lasciarmi andare, che loro sarebbero diventati i miei futuri padroni e lì mi sono eccitata da impazzire…”

“Non sapevo di queste tue fantasie…”

Lei guardandomi maliziosamente mi disse, “mi vergognavo, a raccontarti queste cose, e anzi mi arrabbiavo, quando tu mi dicevi di mettermi più provocante, di vestire più sexy, forse perché mi sembrava che mi volessi indurre in tentazione… è da quando ho fatto quella cura ormonale, qualcosa in me è cambiato… a volte sento il bisogno di essere dominata, di esibirmi spudoratamente senza ritegno… mi vergogno a dirtelo ma è così, adesso lo sai.”

Lei mi guardava con gli occhi rossi… tutto d’un tratto a vederla così in difficoltà mi alzai, l’abbracciai stringendola forte e le dissi, “amore mio, puoi fare tutto quello che vuoi, io sarò sempre al tuo fianco. Non devi sentirti in colpa adesso…”
Ci guardammo baciandoci ardentemente, ci staccammo e lei mi ringraziò, “allora non sei arrabbiato…”
“No amore, non lo sarò mai… anzi, guarda, domani mattina ti lascio la carta, vai a fare shopping, prendi quello che vuoi,”
Laura mi guardò dicendo, “ne sei sicuro?”
“Certo…”
Cambiò espressione, forse rassicurata dalle mie parole. “allora domani rinnovo un po’ il guardaroba, mi prenderò dei vestitini sexy, molto corti… anche più corti di quelli che mi regali te..”
“si, come vuoi, tutto quello che vuoi per la tua felicità.”
Ero innamorato di mia moglie, forse ancora di più adesso che mi aveva confidato quelle sue fantasie, quel lato nascosto, perverso, che in realtà più volte avevo provato ad incoraggiare, durante il nostro matrimonio.

La mattina seguente le lasciai la carta di credito sul tavolo con un bigliettino, augurandole buon shopping, ed uscii. Quando a sera rincasai Laura non c’era. C’erano solo delle borse sulla sedia e quando entrai in camera vidi sul letto vari tipi di vestiti, se così si poteva dire… erano minuscoli, da quanto poca stoffa avevano, l’avrebbero a malapena coperta… alcuni erano un po’ più lunghi ma con ampi spacchi e scollature vertiginose, e poi c’era molta biancheria intima, micro perizoma tutti aperti sotto, sostenuti solamente da piccoli elastici… chissà dove aveva trovato quella roba… ne rimasi colpito ed eccitato allo stesso tempo.

La sentii entrare, quando mi chiamò le risposi dalla camera. Mi raggiunse, e facendo cenno ai suoi nuovi acquisti mi chiese, “ti piacciono?”
Le sorrisi, rassicurandola che andavano benissimo.
Si avvicinò, prendendone uno tinta pesca. “questo è per domani sera…”
La guardai sorridendo ma dentro di me pensavo a come le sarebbe stato, con quello spacco vertiginoso davanti, chissà fin dove le sarebbe arrivato… e quei due pezzettini di stoffa, le avrebbero coperto a malapena i capezzoli…non stava esagerando?
Provai a non pensarci, dopo cena Laura volle uscire a fare una passeggiata. Andò in camera e se ne uscì poco dopo con una gonnellina svolazzante, cortissima, ed una camicetta attillata con quattro bottoni aperti che lasciavano buona parte del seno in bella vista

“Ti piaccio? così posso andare?”

La guardai e scherzando le dissi, “forse la gonna è troppo lunga”
Mi fece una linguaccia, si prese l’elastico della gonna e la fece risalìre di una spanna. Mi guardò dicendo, “e così va bene?”
Rimasi un attimo in silenzio, stavolta mi ero fregato con le mie mani, la gonna era quasi al livello delle mutandine.
“Anche perché se la alzo ancora di più guarda cosa succede…”
Là alzo appena, aveva indossato un paio di nuove micro mutandine, ma erano completamente aperte sotto, con l’elastico laterale che faceva tenere socchiuse le grandi labbra e la parte sopra che finiva prima del clitoride lasciandolo ancora più esposto. Si riabbassò la gonna dicendomi, “ciao ciao tesoro, a dopo”. E se ne uscì sculettando.

Il cambiamento di mia moglie mi aveva colpito profondamente, ma non ero riuscito o forse non avevo voluto oppormi. Le permettevo qualsiasi cosa. Laura rientrò dopo mezz’ora, era tranquilla, come nulla fosse. Io ero ancora fuori in giardino, lei si sedette accanto e mi fece una carezza dicendomi, “amore mio quanto ti amo… camminando ho riflettuto un po’… visto la tua permissività per sentirmi più libera da oggi devi fare questo per me.”
La guardai negli occhi. “Lo sai amore, te lo già detto, puoi fare tutto quello che vuoi.”
Laura non se lo fece ripetere, e mi incalzò subito dicendomi,
“Da questa sera iniziamo un gioco… “
La guardavo, lei sorridendo continuò, “faremo sapere in giro a chi conosciamo che abbiamo litigato, che non stiamo passando un buon periodo ed in comune accordo ci siamo presi una pausa di riflessione.”
La guardai molto stupito, non sapevo cosa rispondere.
Lei continuò, “domani mattina quando vai al lavoro ti dovrai confidare con i tuoi colleghi, gli dovrai dire che abbiamo litigato”
L’ascoltavo in silenzio, senza fiatare… lei continuò dicendomi, “naturalmente da stasera ci saranno delle restrizioni…”
Intervenni chiedendole, “che tipo di restrizioni?”
lei mi sorrise, “non mi dovrai più toccare, da stasera te ne andrai a dormire nella camera degli ospiti… e mi levo questa fino alla fine del gioco.”
La guardai stupefatto. Si levò la fede, appoggiandola sulla tavola.
Trovai la forza di risponderle, “ma serve propio questo gioco?”
“Se mi ami lo faremo.”
Non potei far altro che risponderle, “come vuoi…”
Lei mi abbracciò, “è solamente un gioco… prima o poi finirà tutto ma il nostro amore sarà ancora più forte di prima.”
Si alzò, “ora vado a dormire, buonanotte amore”
La vidi entrare in camera e chiudere la porta. Io andai nella camera degli ospiti, mi buttai a letto ripensando a tutto quello che era successo, a ciò che mia moglie mi aveva appena detto. Abbassai gli slip iniziando una sega, lentamente. Ben presto ripensando a come era vestita godetti come un depravato.

La mattina seguente uscii per andare al lavoro ma l’auto non partì, chiamai il mio collega che mi passò a prendere. Mentre ero al lavoro il meccanico portò via l’auto, mi disse che dovevo lasciargliela un paio di giorni. Era l’unica auto che avevamo, dovevo trovare una soluzione per la sera, per l’invito a cena del mio superiore, il signor M.

intanto al lavoro in pausa pranzo trovai il coraggio di parlare ai miei colleghi della situazione con mia moglie. Rimasero stupiti perché la sera della festa ci avevano visti assieme, d’amore e d’accordo. Gli risposi che avevamo litigato, loro mi fecero coraggio dicendomi che le cose si sarebbero sistemate. Più tardi li vidi parlare con i signori M ed E, che sghignazzavano… ero sicuro che i miei colleghi li avevano messi al corrente della mia situazione.
Quando rincasai trovai Laura, mi disse che era appena tornata dall’estetista. S’era fatta assottigliare le sopracciglia, fatta depilare e pettinare i capelli con una coda di cavallo alta.

Le dissi dell’auto. Erano quasi le sei, lei mi chiese come avremmo fatto ad andare alla cena. Quando suggerì che potevamo prendere un taxi lei invece mi propose di chiamare i miei capi e chiedergli se qualcuno poteva darci un passaggio. Le dissi che preferivo non disturbarli, ma Laura subito volle il loro numero, e chiamò M.
Laura gli raccontò il disguido e lui subito si offrì di venirci a prendere.

Iniziammo a prepararci, Laura si fiondò in bagno rimanendoci a lungo. Ne uscì che erano già le 19,30 con l’accappatoio mezzo aperto, gli occhi truccati di nero ben marcati ed un rossetto rosso fuoco.
Quando suonarono alla porta io ero in giardino, aprì lei al signor M che si bloccò sulla porta guardandola. Lei si accorse che aveva l’accappatoio un po’ aperto, lo chiuse chiedendo scusa ma lui ormai se l’era già vista molto bene
“Non preoccuparti Laura, le cose belle vanno messe in mostra.” Lei si mise a ridere, ringraziandolo del complimento.
M le chiese dove fossi,
“E’ fuori in giardino, ma non pensiamo a mio marito”, lui fece un ghigno perverso e rise.
Laura andò in camera a cambiarsi, lui si accomodò sul divano
Entrai dalla porta sul retro e sbirciai Laura in camera. Si stava mettendo le mutandine, se così si potevano definire. Erano come quelle della sera prima, aperte sul davanti… mi spostai prima che mi vedesse, si infilò il vestito color pesca ma non riuscendo ad allacciarlo chiamò il signor M, chiedendogli aiuto. Lui arrivò subito e Laura si fece aiutare, gli passò dietro al collo i due piccoli lacci e con l’altra mano teneva premuti i due lembi di stoffa al seno. M furbescamente tiro i lacci più del dovuto, facendo risalire il vestito. i due lembi ora coprivano solo i capezzoli, per non parlare dello spacco davanti che ad ogni passo si apriva.

In quel momento io feci per rientrare in casa, salutandolo, ma lui non mi degnò nemmeno di uno sguardo. Prese Laura sotto al braccio. Lei s’era messa uno scialle di seta sulle spalle, uscirono assieme ed io chiusi per ultimo la porta. Arrivammo alla macchina, con fare galante il signor M le aprì la portiera, quando lei salì lo spacco si aprì completamente facendogli vedere tutto. Lui richiuse la portiera ridendo.

Mentre chiudevo il cancello il signor M ricevette una telefonata, ne compresi solo le ultime parole… “mi raccomando, ricorda all’avvocato di portare via quel contratto”, e riattaccò.

Salii in auto e partimmo. Il signor M parlava con mia moglie facendole un sacco di complimenti, come se io non ci fossi. Dopo mezz’ora arrivammo in una villetta in un piccolo parco.
Ci venne subito incontro il signor E, il caporeparto, che aprì la portiera a mia moglie, così anche lui pote’ godersi lo spettacolo delle sue gambe scoperte e la vista delle mutandine aperte. Sono sicuro che le pote’ vedere la figa.
Assieme al signor M la presero sottobraccio, accompagnandola al grande porticato dove avevano allestito la cena.
Al tavolo c’erano già una coppia piuttosto anziana, e fummo presentati. Lui era l’avvocato T, con sua moglie Maria.
Subito facemmo un aperitivo con Campari e prosecco, molto carico.
Parlai con la signora Maria mentre gli altri conversavano con Laura, rabboccandole spesso il bicchiere.
Venne il momento di mettersi a tavola. Come due avvoltoi M ed E si sedettero ai lati di Laura, io allora mi misi vicino all’avvocato ed iniziammo a mangiare. Quando mi alzati per andare un attimo in bagno passai dietro la tavola, e come mi aspettavo Laura aveva già le gambe spalancate. Feci finta di niente.
Dopo varie pietanze di pesce innaffiate con del buon prosecco mi accordi che Laura cambiava espressione, l’effetto del vino si faceva sentire.
Aveva caldo, e si levò lo scialle di seta mettendo in mostra a tutti il vestito che copriva solo in parte le tette.
Arrivò l’ora del dolce e stapparono una bottiglia di spumante. Dopo l’ennesimo bicchiere Laura era ubriaca, rideva spesso per ogni sciocchezza, muovendosi distrattamente i capezzoli le uscivano dal vestito.
Maria lo fece notare a Laura e subito il signor M colse l’occasione. Allungò una mano sistemandole il vestito, sfiorandole i capezzoli, che ben presto diventarono lunghi e rigidi.

L’avvocato si alzò per andare a fumare una sigaretta. Lo seguii, iniziammo a parlare di lavoro, buttando ogni tanto l’occhio al tavolo.
Laura aveva nuovamente i capezzoli di fuori, la testa appoggiata sulla spalla del signor E… la stavano toccando.
Vidi Laura sistemarsi il vestito, il signor M ci raggiunse mentre la signora Maria s’era seduta vicino a Laura.
L’avvocato T iniziò a farmi un discorso su un tipo di contratto, che non sarebbe stato legale ma che avrebbe avuto la funzione di tutelare i suoi assistiti. Non compresi bene il discorso, ero anch’io alticcio, ma quando mi girai verso Laura vidi che la signora Maria le aveva completamente scoperto un seno e lo stava accarezzando. Mi girai nuovamente ed il signor M mi disse, “il contratto riguarda tua moglie.”
Ripensai alla promessa che avevo fatto a Laura “non capisco in cosa consista ma se va bene a mia moglie va bene anche per me.”
M si rivolse all’avvocato.
“La cosa è più facile del previsto, sono anche in rotta, mi sono accorto che la signora non porta nemmeno più la fede nuziale.”
L’avvocato annuì, dicendo, “allora andiamo, prima facciamo e meglio è.”

Ci sedemmo al tavolo, Laura si era ricomposta. L’avvocato tirò fuori da una busta il contratto. Mentre facevano bere nuovamente Laura iniziarono a leggere. In pratica mia moglie da quel giorno e per i tre mesi seguenti sarebbe divenuta di loro proprietà. Avevano diritto di usarla a loro piacere, l’avrebbero avuta due giorni a testa alla settimana.
Mi diedero una penna, mi misero il foglio davanti e senza indugiare firmai mentre Laura rideva con loro. Fu il turno di Laura, anche lei prese la penna guardando il signor M e ridendo nuovamente disse, “solo per tre mesi?”
L’avvocato senza indugio le levò il foglio davanti, e scrivendo sei mesi lo passò nuovamente a Laura che lo firmò ridendo.

“Da adesso sei di loro proprietà.”

Il signor M si alzò, accese la musica, prese Laura per un braccio e la portò a ballare, limonandola con avidità.
Si alzò anche Maria che andò dietro a mia moglie, slacciandole il vestito che cadde per terra. Laura rimase con le sole mutandine mentre avidamente il signor M la palpava dappertutto, e con le sue mani sulle chiappe le allargava, mettendo in mostra il minuscolo elastico che tagliava a metà il buco del culo.

La guardavo eccitato, quasi con la bava alla bocca, quando vidi la signora Maria prenderla con forza per i capelli staccandola da lui, mettendole una mano sulla fica. “La troia è fradicia”
Il signor M si sbottonò i pantaloni, rimasi stupito, quel bastardo aveva due enormi palle che penzolavano ed un cazzo di dimensioni notevoli, almeno il doppio del mio, una cappella impressionante. Prese Laura per le chiappe e la alzò di peso come fosse un fuscello. Le mutandine fecero il loro lavoro, allargandole le labbra della fica. La signora Maria prese il cazzo di M con due mani, appoggiandolo sulla fessura.
“cara troietta adesso il tuo padrone ti sfonda la fica.”
M la fece scendere, la cappella iniziava ad entrare. Laura in un attimo di lucidità disse, “no la prego è troppo grosso…” ma lui le entrava sempre più con Laura che implorava emettendo qualche gridolino, con mezza asta dentro quel bastardo la lasciò di peso ed il suo cazzo le entrò fino alla radice. Laura emise un grido trovandosi impalata, lui si mise a farla andare su e giù, ben presto Laura si mise a mugolare dal piacere, mentre il signor M le diceva che l’avrebbe sfondata, lei rispondeva “sì, sono la tua puttana.” Ormai i muscoli vaginali avevano ceduto, lui la teneva impalata fino alla radice roteando dentro di lei. Laura urlava tutto il suo piacere provando orgasmi multipli. Il signor M impossessandosi delle sue tette, pizzicandole, strizzandole come fosse una bambola iniziò anche a schiaffeggiarla ripetutamente mentre lei lo incitava sempre più. Le prese i capezzoli tra le dita, tirandoli all’inverosimile imprecando contro di lei. Staccò le mani dal seno portandole sulle chiappe, roteando dentro di lei la prese per le spalle spingendolo più dentro possibile.
“Adesso ti riempio, troia, senti il mio cazzo, ti batte sull’utero!”
“Sì padrone, lo sento!”
M iniziò a grugnire come un maiale dandole colpi violenti sull’utero, le riversò dentro un quantitativo di sperma impressionante. Si alzò con lei ancora piantata sul suo cazzo, arrivati al divano la coricò con lui sopra per darle gli ultimi colpi.
Arrivò Maria con un grosso cuscino, lui si spostò alzandole il culo. Maria le mise il cuscino sotto facendole una carezza.
“Riposati un po’ così il tuo corpicino assorbe un po’ di sperma del tuo padrone”
Laura rispose, “sì signora”, e chiuse gli occhi.
Aveva ancora le gambe aperte con le mutandine che le tenevano oscenamente aperta la fica, si vedeva il buco pieno di sperma, l’aveva sfondata e riempita.

(Continua. La narrazione è tratta da una storia vera, la riporto come mi è stato raccontata dai protagonisti, con solo alcuni nomi omessi o cambiati per il rispetto della privacy… per contattarmi dueamanti@tutamail.com)

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