Skip to main content

Un incesto tira l’altro

By 14 Novembre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Un incesto tira l’altro

1.
Arnaldo era un uomo normale, dalla vita regolare, marito e padre modello, soddisfatto della famiglia e del lavoro. Ma da qualche tempo aveva smarrito la sua tranquillità, si sentiva sempre più inquieto e turbato. All’origine di questo suo turbamento era una 18enne di nome Silvia, una ragazza alta 1.75, con gambe slanciate e affusolate, due belle tette della terza misura che disegnavano due coppe perfette, un culetto alto a mandolino, una cascata di capelli castani ricci che incorniciavano un viso reso birichino da due splendidi occhi verdi.
Che un uomo di 45 anni si potesse sentire turbato da una così appetibile ragazza sarebbe stata una cosa abbastanza comprensibile, se non fosse stato che la ragazza in questione era la sua unica figlia. Probabilmente quella passione segreta covava da tempo, ma ora era diventata irrefrenabile. E per quanti sforzi l’uomo facesse per allontanare i suoi cattivi pensieri, si ritrovava sempre a guardare Silvia con occhi per nulla paterni. La desiderava, bramava possederla e la ragazza aveva chiaramente percepito questo innaturale interesse del padre nei suoi confronti. E ciò che lo turbava ancora di più era che lei ne sembrasse molto compiaciuta e addirittura cercasse di provocarlo con il suo modo intrigante di vestirsi e di atteggiarsi.
Ormai erano mesi che si era determinata in casa questa atmosfera ambigua e delicata, Arnaldo sentiva che prima o poi la situazione sarebbe potuta precipitare. E difatti, un pomeriggio che i due erano soli in casa, la situazione precipitò.
Arnaldo era sul divano a leggere il suo quotidiano sportivo, quando la ragazza, con grande disinvoltura, si sdraiò sullo stesso divano appoggiando la testa sulla sua spalla. Silvia indossava un pantaloncino molto sgambato e una canotta senza reggiseno sotto. In breve la passione repressa cominciò a riaffacciarsi prepotente, l’uomo non faceva altro che lanciare occhiate alle belle gambe che la figlia teneva distese con i piedi appoggiati al bracciolo e alle splendide tette che facevano capolino dalla camicetta semisbottonata. Per di più la ragazza aveva reso ancora più esplicita la sua volontà di provocarlo chiedendogli spregiudicatamente cosa ne pensasse delle sue gambe e delle sue tette.
Lui, imbarazzatissimo ma sempre più eccitato, aveva più volte deglutito, poi aveva cominciato a balbettare i suoi complimenti per il corpo della giovane, accarezzandole un po’ timidamente i lunghi capelli. Ma lei, che aveva deciso di vincere le sue resistenze, aveva preso la mano del padre e l’aveva introdotta nell’apertura della camicetta fino a sistemarla intorno ad un seno. A quel punto Arnaldo cominciò ad agitarsi, accarezzò la mammella della figlia e la strinse nel palmo della mano. Silvia sospirò, poi si riposizionò distendendosi ancora di più fino ad appoggiare la testa sulla patta del padre, per poi girarsi su un fianco e trovarsi con il viso a diretto contatto con quel cazzo ormai impennato e durissimo.
Arnaldo si fece più audace e infilò la mano sotto la canotta andando a contatto della pelle liscia e soda del seno; per tutta risposta la figlia cominciò a massaggiargli energicamente il cazzo. In breve Silvia liberò dalla patta il palo del padre facendolo svettare in tutta la sua maestosa erezione e cominciò a segarlo leccando e baciando la cappella. Nel frattempo Arnaldo aveva a sua volta abbassato il pantaloncino della figlia e lei stessa lo aveva immediatamente fatto volare via insieme al perizoma. Così i due ora si stavano masturbando a vicenda.
Al culmine dell’eccitazione e abbandonato ogni tabù, Arnaldo si distese su sua figlia nella posizione del 69 e cominciò a leccarle la figa, mentre lei ricambiava accogliendo in bocca tutto il cazzo di suo padre. L’uomo lappava, stuzzicava sapientemente il clitoride e la penetrava usando la lingua come un piccolo cazzo; dal canto sua la ragazza non si mostrava meno esperta: succhiava con vigore andando avanti e indietro con la testa, facendoselo arrivare fino in gola, e continuava a mulinare la lingua sul glande e su tutta l’asta.
La passione li aveva travolti. La giovane aveva già raggiunto un primo orgasmo quando Arnaldo cominciò a muoversi avanti e indietro facendo scorrere il cazzo nella bocca di sua figlia come se stesse scopando. D’un tratto, dopo un grugnito a malapena trattenuto, interminabili schizzi di sborra eruttarono dal suo cazzo invadendo la bocca e la gola della giovane, che deglutì tutto lo sperma senza sprecarne nemmeno una goccia. Contemporaneamente Arnaldo assaporava gli umori rilasciati dalla fighetta di Silvia e li pasteggiava in bocca come un liquore cremoso.
Ci vollero un paio di minuti per riprendersi da quell’orgasmo travolgente per entrambi, poi i due si ritrovarono seduti uno accanto all’altra mezzi nudi com’erano. In pochi minuti la loro vita era radicalmente cambiata, ma Arnaldo restò sorpreso della naturalezza con cui entrambi stavano vivendo quel momento. Al punto che la ragazza gli aveva subito detto in tono divertito:
– Beh, debbo dire che i tuoi complimenti di prima erano sinceri, visto che hai sborrato come un cavallo!
Arnaldo tornò ad accarezzarle le tette, lei si attaccò alla bocca di lui e gli risucchiò tutta la saliva. Restarono lì a limonare per dieci minuti, fin quando la ragazza notò che il cazzo paterno stava tornando rapidamente in tiro. Allora glielo prese in mano e disse sghignazzando:
– Eh, vedo che ti stai eccitando di nuovo. Dai, sfogati come si deve’.
E, avendo letto negli occhi del padre una qualche incertezza, aggiunse subito:
– Dai, non ti preoccupare, non sono vergine ‘
Così dicendo aprì le gambe invitandolo inequivocabilmente ad entrare. Arnaldo non se lo fece certo ripetere e si inginocchiò tra quelle gambe oscenamente aperte, mentre la ragazza veniva avanti con il bacino per agevolare i suoi movimenti. Il cazzo del padre scivolò tutto in quella figa bagnata e si fermò completamente immerso in lei fin quando la ragazza non lo esortò a scoparla:
– Ohhh che bel cazzo!’ dai, scopami, fottimi, goditela tutta, sborrami dentro’ fammi sentire tutta piena del tuo cazzo’
Arnaldo cominciò a stantuffare dentro sua figlia portandola a due orgasmi in rapida successione. Poi cambiò di posizione e si mise lui seduto sul divano con la figlia a gambe aperte su di lui. In quella posizione potevano baciarsi in bocca per aumentare il loro piacere, le lingue si incrociavano, si succhiavano e mordevano reciprocamente le labbra, e la troietta continuava a gemere e godere in un susseguirsi di orgasmi:
– Bravo papi! Questo sì che è un cazzo! ‘ A confronto con il tuo il pistolino del mio ragazzo mi fa solo solletico!
I complimenti della figlia lo inorgoglivano. Arnaldo volle di nuovo cambiare posizione alla figlia, la fece girare e riprese a scoparla da dietro baciandole la schiena e aggrappandosi alle sue tette. Ma non era finita, perchè Silvia ci aveva preso gusto, si sfilò e tenendo il mano l’asta dura di suo padre la guidò sul buchetto posteriore e se lo infilò da sola nel culo, allargandosi con le mani a più non posso le chiappette per rendere più agevole la penetrazione nel suo sfintere di quel cazzo nodoso.
Il senso di possesso che gli dava l’inculata fece esplodere presto la sua eccitazione; riuscì a farlo penetrare solo per metà, gli bastarono pochi colpi per sborrare di nuovo, questa volta inondando di sperma il buco del culo di sua figlia, la quale alla fine trionfante gli disse:
– Bravo papi! E’ stato bellissimo! Sono contenta di aver regalato a te la mia seconda verginità!

2.
Da quel giorno Arnaldo e Silvia divennero amanti infaticabili e appassionati. Lui era completamente preso sia dalla fresca avvenenza che dalla disinvolta troiaggine della figlia, così come lei era rapita dal cazzo grosso e sempre duro e dall’esperienza amatoria del padre. I due, peraltro, non avevano molte difficoltà nel portare avanti il loro rapporto, perchè Daniela, la moglie di Arnaldo, nonché madre di Silvia, era lontanissima dal poter sospettare alcunché della inaudita trama incestuosa che si consumava alle sue spalle, sotto il suo stesso tetto. E neppure il fatto che Arnaldo avesse fortemente diradato le scopate a letto, peraltro ormai a cadenza settimanale, aveva scalfito la fiducia assoluta nei confronti dell’amato marito.
La cosa sarebbe continuata ad andare avanti senza intoppi se, alcuni mesi dopo, la madre di Arnaldo, Marta, non fosse andata come sempre a trascorrere il periodo natalizio nella casa del figlio, trasferendosi lì per tre settimane.
Marta era una 66enne ben curata ed ancora piacente, con forme prosperosissime anche inevitabilmente appesantite. Al contrario della nuora, era una tipa molto sgamata, anche perché non era mai stata pudica e castigata, aveva cornificato sistematicamente il compianto marito e ancora adesso non disdegnava di darsi da fare con gli uomini che le capitavano a tiro. Non ci volle molto al suo intuito di donna navigata per percepire la morbosità del rapporto tra Arnaldo e Silvia.
Ne ebbe la riprova quando, una notte che lei non riusciva ancora a prendere sonno, si accorse che l’uomo si era introdotto furtivamente nella stanza della ragazza per uscirne circa due ore dopo. Così il giorno successivo, approfittando di essere rimasta sola in casa con il figlio, senza troppi giri di parole gli disse che aveva capito tutto.
Arnaldo cercò invano di negare, la madre continuò ad incalzarlo e ne nacque una accesa discussione che sfociò in uno scambio di ingiurie. La donna lo accusò di essere un depravato e lui le rispose per le rime:
– Senti, ora ti metti a fare la moralista proprio tu! pensi che non sappia che sei sempre stata una gran troia?!
Lei senza scomporsi gli rispose:
– Come ti permetti di chiamare così tua madre? Le mie sono state altre storie; qui si tratta di incesto, e tu sei un padre degenere e depravato.
La condanna senza appello della madre lo fece uscire di senno e, infuriato di rabbia, Arnaldo tirò fuori il cazzo e, mostrandolo a sua madre, disse:
– Che c’è? sei gelosa? lo vorresti tu questo cazzo?
La madre sbarrò gli occhi per la violenza di quelle parole e di quel gesto, ma poi restò per qualche attimo a contemplare quel bell’uccello proteso verso l’alto e, cambiando espressione, chiese al figlio:
– Mmmm ‘. Complimenti! Ma com’è che ce l’hai così duro?
Arnaldo ancora adirato le ribattè:
– Ce l’ho duro perché, se lo vuoi sapere, tu mi arrapi!… Ed io non fingo come fai tu.
A quel punto la voce di Marta si addolcì:
– Ma allora sei fissato! A te piace far sesso in famiglia!
– Non lo so – rispose Arnaldo- credo che tu mi faresti arrapare anche se fossi una sconosciuta.
Quelle parole lusingarono Marta che decise di approfittarne e chiese provocatoriamente:
– Ah sì?… E cosa vorresti fare alla tua mamma?
– Godermela tutta, fino allo sfinimento ‘ rispose Arnaldo che ormai non riusciva più a controllare la voglia di scoparsela.
Con l’espressione sempre più addolcita Marta si avvicinò, glielo prese in mano e da quel momento non ci fu più bisogno di parlare. Le loro bocche si unirono in appassionato bacio, le lingue si intrecciarono, le mani di Arnaldo frugarono approfonditamente il fondoschiena della madre, mentre lei continuava a segarlo. Poi lei si inginocchiò e cominciò a baciare e leccare la cappella fino a prendere tutto il cazzo in bocca. Mentre lo succhiava si liberò della camicetta e del reggiseno e imprigionò l’asta eretta del figlio tra le sue grosse tette e ci giocò un po’ prima di riprenderlo in bocca.
Arnaldo stava provando un piacere immenso, mai provato prima. Il pompino di sua madre lo mandava letteralmente in estasi. Così non riuscì a trattenersi, afferrò la testa della mamma tra le mani, intensificò le pistonate del suo cazzo e le scaricò in bocca tutto il suo piacere in interminabili schizzi di sborra, che la donna ingoiò avidamente. Poi Marta si rialzò e disse soddisfatta:
– Vedo che ti è piaciuto, hai sborrato come un mulo. Se questa sera vuoi cambiare letto non ti farò rimpiangere tua figlia .’.
Quella sera Adriano cambiò effettivamente letto. La madre lo accolse con addosso solo le calze con il reggicalze, e lui subito volle ripagare il piacere orale che lei gli aveva regalato il pomeriggio: si fiondò con il viso tra le sue gambe aperte e la leccò per bene fino a farla venire. Poi la montò e la penetrò, mentre lei lo incitava come una troia:
– Sìììì’. così’. Dai, scopami, fammelo sentire tutto dentro’ ti piace fottere la mamma, vero, porco? ‘. E dimmi, chi ti fa godere di più tua madre o tua figlia?
Con voce arrochita dal piacere Arnaldo le rispose:
– Cosa c’è di più arrapante di queste cosce, di queste chiappe e di queste tette?
La scopò fino a sborrarle nella figa, ma la notte era ancora giovane. Il cazzo di Arnaldo si ridestò molto presto e lui volle assaporare il culo di sua madre. Fu una inculata memorabile:
– Mamma, violare il tuo culo è stata la cosa più bella mai provata nella mia vita! ‘ disse Arnaldo alla fine stremato e contento.
– Figlio mio – sospirò stravolta Marta – che trivella che hai! mi hai sfondata! Ma mi sento più viva e più giovane di venti anni. Peccato che ho scoperto così tardi il piacere di farmi scopare da mio figlio.
– Non è mai troppo tardi! – sentenziò il figlio – d’ora in poi ti verrò a trovare più spesso.
Arnaldo scopò con la madre per tutte e tre le settimane della sua permanenza, senza che l’ignara ed ingenua moglie si accorgesse di nulla. Se ne rese invece conto benissimo Silvia, che aspettava inutilmente che la notte il papà passasse da lei a riscaldarle il letto, e che manifestò al padre tutta la sua insofferente gelosia nei riguardi di quella nonna porca e invadente:
– Non ti piaccio più? Non riesco a capire come ti faccia spremere i coglioni da una vecchia troia come la nonna!
Al che Arnaldo, cercando di rabbonirla con qualche carezza e qualche bacio, le soffiò sottovoce in un orecchio:
– Porta pazienza, amore mio. Sai, la nonna soffre di solitudine. Le rendo lieti questi giorni, ma tra poco riparte e tutto torna come prima tra di noi.
In realtà, Arnaldo pensava tutt’altro in cuor suo. Perché mai i due incesti sarebbero dovuti essere incompatibili? Chi era più fortunato di lui che aveva la possibilità di alternare la fighetta in fiore della sua Silvia con il culone sfondato della troiona di Marta? Certo, prima o poi, anche Daniela si sarebbe potuta accorgere delle sue tresche incestuose. Ma chissà che, alla fine, non si sarebbe prestata anche lei a sperimentare qualche inedito triangolo familiare?


roki_rae@hotmail.it

Leave a Reply