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Cristina e il capo – Settima parte

By 24 Ottobre 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

Questa volta l’appuntamento fu fissato già in partenza come un appuntamento di natura sessuale. L’ingegnere chiese espressamente a Cristina se fosse disponibile ad un incontro con tre uomini provenienti dagli Stati Uniti. Precisò che era molto importante ‘soddisfarli’ perché l’affare era un affare pluri milionario e lui ci teneva molto a non farselo scappare. Aggiunse anche: “Cristina, io fossi in lei non rifiuterei, sono sicuro che mi ringrazierà” e lo disse ammiccando in maniera evidente. Lei pensò di rifiutare, era troppo scossa dall’ultima volta, anche se era passato molto tempo, almeno due mesi, dall’ultimo incontro-orgia. Glielo disse anche, ma lui le fece chiaramente capire che non le conveniva più rifiutare, ormai si era spinta troppo in la e non ‘poteva’ più tornare indietro perché non le conveniva. Più chiaro di così!

Quindi lei si preparò di tutto punto la mattina dell’incontro: gonna nera di panno al ginocchio, stretta, calze autoreggenti nere 10 den, stivali neri e camicia verde scuro con sotto solo il reggiseno push-up color carne. Perizoma viola e tanto coraggio. La sorpresa fu tanta quando si ritrovò di fronte le persone che doveva ‘soddisfare’. Erano tre uomini di colore, uno dei quali enorme, sembrava uno di quei personaggi da wrestling, tutto muscoli duri e tanta forza da spezzarti in due. Ne ebbe paura e disse all’ingegnere che si rifiutava di prestarsi a quel gioco stavolta, ma lui fu categorico

“‘Ne va del suo posto di lavoro cara Cristina” disse. Insomma, un ricatto bello e buono!

“Lo vede quell’uomo tutto muscoli? Quello deve essere soddisfatto in maniera più particolare. Niente di speciale, è un uomo che non usa la violenza, anzi è molto dolce e abile e a letto è un fenomeno. La sua amica Marisa ne è rimasta entusiasta ed è nera d’invidia per non essere stata scelta di nuovo lei per quest’incontro. Lo tratti bene, lo baci dappertutto, gli piace essere toccato e baciato e leccato, in tutto il corpo. Vedrà che la saprà ripagare. Ho portato una bella scorta di preservativi, non si preoccupi, non la espongo a rischi di nessun genere, sono persone che conosco benissimo e se lei saprà essere semplicemente quella che è ne rimarrà entusiasticamente colpita, mi creda”

Il nero più grosso disse in un buon italiano: “Presentiamoci; mi chiamo Matteo e sono felice di conoscerti”

“Piacere mio” disse Cristina dandogli la mano con titubanza. Lui gliela prese delicatamente nella sua offrendole lo spettacolo di un baciamano estremamente galante che un po’ la rassicurò. Anche gli altri due furono gentili ma non parlavano italiano e questo non piacque a lei che sperava di poter capire quello che si dicevano. Dopo i convenevoli di rito Cristina fu fatta accomodare su un divano e immediatamente i due neri che non parlavano italiano si sedettero a destra e a sinistra di lei mentre Matteo si accomodò su una poltrona ai lati del divano. L’uomo alla destra di Cristina le prese delicatamente la mano e la poggiò sul suo interno coscia e così fece l’altro. Lei allora cominciò a percorrere le cosce di quei due lentamente. Aveva le gambe accavallate e la gonna scopriva di qualche centimetro le cosce. Aveva paura a disaccavallarle, quasi si sentisse troppo ‘aperta’ se l’avesse fatto. Ma l’uomo alla sua destra accostò il volto a quello di lei e con la lingua le cercò l’orecchio trovandolo. Lei si lasciò leccare dolcemente poi la mano di lui le carezzò una guancia e la fece voltare così da poterla baciare in bocca. La lingua carnosa dell’uomo prese possesso della sua bocca e baciava in maniera perfetta; lei avvertì subito che quell’uomo ci sapeva fare ma ancora non sapeva se esserne impaurita o contenta. Pensò: “O me ne vado o mi butto ad occhi chiusi” e si lasciò avviluppare da quel bacio. La mano dell’altro uomo le sfiorò un ginocchio e poi le scoprì la coscia evidenziando l’elastico delle calze. Un mugugno di ammirazione salì dalla bocca di Matteo che si sfiorava il grosso rigonfiamento al di sopra dei calzoni. I due uomini estrassero i cazzi dalle patte dei pantaloni e Cristina li afferrò, sentendoli già duri nelle mani e mentre li segava e baciava l’uomo alla sua destra l’altro alla sua sinistra le leccava l’orecchio e il collo. Cristina sentì l’eccitazione arrivare e ne ebbe piacere; meglio a questo punto cercare il proprio piacere, pensò, altrimenti questi potrebbero diventare violenti. Dopo pochi minuti, non più di due, Matteo si alzò e pose le mani sulle ginocchia di Cristina, costringendola ad aprire le cosce e cominciò ad usare la lingua sulle sue cosce velate salendo fino all’elastico e poi oltre, strappando dei lamenti inequivocabili dalla sua gola. Che lingua carnosa e calda che aveva e che dolcezza e precisione quando cominciò a colpire la stoffa che copriva il sesso umido. Le piacque immediatamente e si lasciò leccare senza opporre resistenza, anzi, sollevandosi dal divano per permettere la risalita della gonna ai fianchi e facilitare al meglio l’apertura delle cosce. Matteo fu sul punto di farla venire  per ben due volte in tre minuti, mentre lei segava quei due uomini che alternavano le loro lingue sul collo e nella bocca di lei, poi fu fatta chinare a succhiare il cazzo del nero alla sua destra. Non si era accorta che il suo capo se ne era andato, lasciandola sola con i tre americani; era troppo presa!

Fu fatta mettere carponi sul divano a succhiare l’uomo mentre l’altro le leccava la figa ed il culo e poi si spogliò penetrandola da dietro alla pecorina. Il piacere era salito di molto per Cristina che ricevette l’uomo dentro la sua figa per i tre minuti successivi con estremo gusto. Avvertì che aveva indossato il preservativo e fu contenta e rinfrancata di ciò così tanto da lasciarsi andare completamente al piacere e manifestandolo con dei lamenti profondi e secchi staccandosi ogni tanto dal cazzo dell’altro che aveva davanti. Dopo aver gustato il cazzo in figa l’uomo che le era dentro si ritirò e lei fu fatta alzare mentre Matteo si sistemava, nudo, sul divano. Era enorme, almeno 190 cm di muscoli gonfi e duri e lei cominciò a leccargli il petto e i capezzoli, come lui le chiedeva. La guidò per tutto il tempo, si fece leccare la pancia e gli addominali evidenti e durissimi e poi l’interno delle cosce e poi il cazzo. Lo spompinò con ardore e passione e il cazzo di Matteo diventò un durissimo palo di carne rugoso ed enorme, il più grosso cazzo che avesse mai visto, almeno 24 cm per 5 di diametro, nero d’ebano con una cappella rossa e luccicante gustosa e straordinariamente grossa ed invitante. Lei era inginocchiata ai piedi dell’uomo ma fu fatta poi sdraiare sul divano e i tre cominciarono a leccarla dappertutto, sbottonandole la camicia senza toglierla. Le lingue percorrevano tutto il suo corpo, i seni ritti, le spalle, il collo e la gola, le labbra, i fianchi e la pancia, le cosce e poi anche la figa. Per almeno tre-quattro minuti fu totalmente abbandonata alle carezze a alle lingue dei tre che la assaporarono tutta e le fecero provare dei brividi di piacere continui ed esaltanti. Lei carezzava le loro teste, offriva il proprio sesso e il proprio ano alle loro lingue e poi uno di loro la penetrò con due dita facendola esplodere in un orgasmo quasi parossistico. Era distesa a pancia in su sul divano, uno dei tre era quasi seduto sul suo collo e le ficcava il cazzo in bocca e Matteo le leccava i seni mordicchiandoli. Quando il cazzo le usciva dalla bocca agitava la testa in tutte le direzioni urlando il suo piacere mentre le dita di quell’uomo le violavano il sesso fino in profondità e le leccava il clitoride. Urlava anche quando l’altro le scopava la bocca ed era eccitantissimo sentirla urlare così, con la bocca e la figa piena di carne. Finalmente Matteo si decise: prese in braccio Cristina e la fece sedere sul tavolo. In quella posizione lei afferrò il grosso cazzo nero di Matteo e lo percorse più volte con la manina magra. Era di una durezza e grossezza quasi spaventose adesso mentre la lingua di lui nella bocca di lei era carnosa e morbida, un vero piacere per il palato sentirla girare e infilarsi e violare la sua bocca. Fu fatta sdraiare, le gambe furono sollevate e poi dischiuse e quel grosso, enorme, mastodontico palo di carne dura e pulsante cominciò lentamente a penetrarla, inesorabilmente, incurante delle richieste di lei di fare piano. Uno dei presenti cominciò a scattare foto ma lei non se ne rendeva conto, presa com’era dalla penetrazione dell’animale nero che la apriva lentamente ma senza pietà. Doveva essere abituato a questo tipo di scene perché ci metteva gentilezza e pazienza ma centimetro dopo centimetro inesorabilmente la riempiva con la sua asta spropositata e ad ogni ‘aaaahhhhhh” di lei l’affondo aumentava fino a raggiungere il fondo della sua vagina senza essere nemmeno penetrato completamente. Si sapeva muovere dentro di lei alternando movimenti rotatori con spinte in avanti, decise ma non violente, ad un certo punto afferrò quel che rimaneva fuori dalla figa di Cristina con la mano e cominciò ad agitare il cazzone e a questo punto lei iniziò a dimenare la testa a destra e sinistra e a lanciare delle urla ripetute e secche che rendevano l’atmosfera ancora più eccitante per i tre uomini. Uno di essi prese a strisciare l’asta nera sul viso di Cristina che presa dal piacere quasi parossistico che la scuoteva tutta non lo prendeva in bocca mentre il terzo le leccava un capezzolo e lo mordeva mentre le straziava l’altro tra le dita. Dopo diversi minuti di questo trattamento Matteo uscì fuori dal corpo di Cristina e si inginocchiò a leccarle l’ano; questo trattamento durò un paio di minuti mentre lei succhiava il cazzo dell’uomo che glielo aveva strisciato in faccia per un po’ di tempo. Finalmente fu sollevata di peso e fatta letteralmente accomodare sul cazzo di Matteo che si era sdraiato in terra. Lei lo prese dentro mentre Matteo la guidava tenendole le mani alle cosce, proprio li dove le calze lasciavano il posto alla carne nuda, quasi alle natiche. Lei capì cosa sarebbe accaduto e infatti uno degli altri due cominciò a penetrarle l’ano col cazzo. La doppietta era resa difficoltosa dal fatto che il cazzo di Matteo era talmente enorme che lei non riusciva a stare in posizione tale da poter prendere agevolmente l’altro cazzo nel culo, quindi dopo poco si decise di metterla alla pecorina e incularla così, mentre succhiava il pilastro di Matteo. L’inculò prima uno per circa un paio di minuti e poi si sfilò da lei per togliere il preservativo e schizzarle la sborra sulla guancia sinistra, sull’orecchio e tra i capelli, colpendola anche sull’occhio. Lei si staccò dal cazzone di Matteo e prese in bocca quest’asta bagnata, gustandone il sapore, mentre un altro uomo le si infilava ancora in culo. Subì quasi quest’altra inculata, che fu abbastanza forte e violenta; mentre la sbatteva con forza le tirava i capelli facendola male e facendola urlare dal dolore mentre Matteo le sbatteva il cazzone in faccia e anche l’altro le impastava la sborra sulla guancia e tra i capelli con il cazzo che si smosciava. Anche questo quando sentì di godere uscì da lei e denudando il cazzo le schizzò il seme in viso, stavolta di fronte a lei, colpendola in fronte e inondandole gli occhi, mentre era tempestata dai flashes della macchina fotografica. Poi fu presa di nuovo di peso dai due, in piedi la tenevano per le braccia e Matteo le afferrò una caviglia coperta dallo stivale per tenerla aperta mentre con l’altra mano guidava la cappella contro l’ano. Lei cominciò a dire che non voleva quel cazzo dentro il culo, era troppo grosso, ma non ci fu verso. Incurante dei lamenti di lei che poi divennero grida di dolore, lui affondò il grosso cazzo dentro la sua carne violandola senza pietà e sbattendola così per almeno tre minuti buoni fino a venirle dentro; la sborra era così abbondante da inondarle il retto e uscire fuori mescolato al sangue che le rotture delle pareti del retto avevano fatto fuoriuscire per merito del palo enorme che la sventrava. Terminò così la mattinata di ‘lungo e duro’ lavoro di Cristina, ormai troia a tutti gli effetti!

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