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IRENE 01
Irene è una donna molto attraente 39 anni, alta 174 cm, capelli lunghi neri e occhi blu chiaro. Pelle olivastra, simpatica, molto disponibile verso il prossimo. Donna sportiva: da ragazza, danza artistica, nuoto, corsa, aveva imparato da ragazzina, a prendersi cura del proprio corpo, era abituata a dedicare molto tempo al suo corpo. Ora, da sposata, (si era sposata giovane, 23 anni), i tempi si erano ridotti; era solita fare di più, addominali, flessioni, pesi leggeri per le braccia, (mens sana in corpore sano) era solita ripetere ai suoi ragazzi; Claudio 14 anni, Guido 12. Gli anta si avvicinano, pensava: per mantenere la tonicità del corpo, specie seno e glutei, di cui va fiera, bisogna… faticare.
Aveva iniziando, per scherzo, con una cara amica, un corso di auto difesa; lo scherzo era durato due anni, ma ne era valsa la pena.
Le due gravidanze non hanno scalfito la sua linea, dotata di una bella silhouette . È il tipo di donna che, quando passa, volti la testa per guardare. Adora la sua famiglia. Suo marito: Sandro 41 enne, Claudio e Guido, i suoi cuccioli così li definisce. Vive una vita felice, lavorando come insegnante,(Prof per i studenti) nelle scuole medie nel paese vicino, abbastanza lontano dalla grande città, circa 120 km.

Quel venerdì doveva, assieme ad altri colleghi, del corpo docenti, presenziare ad un corso di poche ore…
Soliti aggiornamenti scolastici, perciò salutò il marito, dicendogli che sarebbe rientrata in serata; desiderava prendersi, un pomeriggio tutto per lei.
Salì sull’auto e partì salutando.
Il tutto si svolgeva nella grande città a circa un’ora da casa.
Il corso finì prima del previsto, nel giro di tre ore. Vista l’ora, decisero tutti assieme di andare a pranzare… regnava il buon umore, risate, battute e qualche bicchiere di vino di troppo.
Dopo aver pranzato, i colleghi si persero, per così dire; avevano già organizzato il loro pomeriggio…
Irene si trovò sola: in strada si godeva il tepore della primavera, riflettendo come occupare il tempo; si incamminò, senza un meta precisa… aveva tutto il pomeriggio per sé…
Avvertì una certa umidità tra le cosce; non si chiese il perché, sapeva cosa fosse… il vino… sola… lontano da casa… libera delle proprie azioni…
Tutto questo le produceva piacevoli sensazioni: si incamminò per fare una passeggiata tra vie, viuzze.
Davanti a un negozio, il primo che vedeva effettivamente dal vivo, l’insegna indicava “Sexy Shop”.
Curiosa, guardava cosa esponeva in vetrina: reclamizzava lingerie osé, massaggiatore per signora, le scappò da ridere: non era una grande esperta, ma era un comune vibratore, il classico sexy shop.
Si dice che “la curiosità è femmina”… Il cartello indicava anche un teatro per adulti all’interno. Irene, curiosa, si chiese come poteva essere all’interno: non era mai stata attratta da certa pubblicità, ma ora, li sola, la curiosità prevalse: pensò di entrare.
Nessuno sapeva che era lì, nessuno avrebbe mai saputo …

Si guardò intorno: la strada tranquilla, deserta, la fece decidere a soddisfare la sua curiosità; entrò nel negozio, poco illuminato. Si tolse gli occhiali da sole.
Pensava di essere sola, vista l’ora; all’interno del piccolo negozio si potevano contare circa una decina di persone; vide altre donne, che si aggiravano fra gli scaffali di lingerie, video, vibratori, mentre gli uomini, con cui stavano, sfogliavano riviste, guardavano le copertine dei video, curiosavano. Una musica, dolce, rilassante, si diffondeva da altoparlanti nascosti, riempiendo il negozio della giusta l’atmosfera. Girando tra gli scaffali, vide una porta che dava sul retro del negozio, con un cartello scritto a mano, che indicava l’ingresso al teatro.
Irene si diresse verso il bancone e notò che i visitatori erano aumentati. Era perfettamente consapevole degli sguardi lusinghieri, che la sua elegante figura trasmetteva al pubblico maschile: una gonna larga e leggera dalle mille pieghe e la camicetta di cotone, che erano sembrate così adatte a pranzo, con i colleghi, ora stavano attirando sguardi lascivi da ogni parte.
Chiese un biglietto per il teatro, arrossendo per lo sguardo lussurioso dell’impiegato rivolto al suo petto.
La scollatura della camicetta aveva un taglio basso, mostrando una buona parte del suo seno, sorretto da un grazioso reggiseno a balconcino. Pagato che ebbe, prese il biglietto e si diresse verso la stanza sul retro. Mentre passava davanti a uno scaffale, vide un signore che stava esaminando qualche video, ebbe la sensazione di averlo già visto, non ricordava dove, ma sicuramente da qualche parte; rivolse il pensiero altrove, mentre scivolava nel teatro. Era poco illuminato, con luci basse, ma la vista poteva vagare attorno.

Non riesco a credere di farlo, pensò, mentre cercava uno dei tanti posti vuoti. Guardandosi intorno, la sala ancora vuota: era sola, cercò un posto un po’ defilato, andando a sedere dalla parte opposta rispetto a dove era entrata, ultima fila, dietro di lei, nessuno.
Si sentiva ancora la testa leggera ed euforica per il vino; tutto il corpo era elettrizzato dal piacere birichino di poter vedere il suo primo film porno. Chissà, cosa avrebbe pensato, o come si sarebbe sentito, suo marito sapendola seduta dentro un cinema porno; certamente gli avrebbe avuto uno shock tremendo. Non aveva mai osato fare nulla di simile in vita sua.
Si adagiò sul sedile ed attese l’inizio dello spettacolo; si passò la mano sulla gonna come a lisciarla, accavallò le lunghe gambe, avendo l’accortezza di tirare ben giù la gonna: le arrivava un palmo sotto il ginocchio.
Ora, composta, rifletteva: strano che non abbia urtato la poltrona davanti; solitamente, nei cinema normali, le succedeva; sicuramente pensano a sfruttare tutto lo spazio disponibile e non alla comodità dello spettatore; notò, quindi, la distanza che divideva le poltrone fra loro.
Ora con le dita tamburellava sui braccioli del sedile, in ansiosa attesa che la luce soffusa si oscurasse del tutto per dare inizio al film.
Ebbe modo di scrutare il locale, notando che il teatro era quasi deserto, poche persone, per lo più sparpagliate, partivano dalle poltrone centrali, sino alla prima fila sotto lo schermo.
Calò il buio completo, alcuni minuti nella stanza buia, poi lo schermo si illuminò e apparve un’immagine sgranata. Qualche fischio e l’operatore sistemò l’immagine, che ora era perfetta.

Irene guardò l’attrice sullo schermo: una bionda con un corpo da PIN UP.
Con movenze da spogliarellista cominciava a spogliarsi davanti ad un pubblico di uomini. Focalizzai lo schermo, riuscendo a distinguere più in dettaglio: la bionda era di media altezza, con seni incredibilmente grandi e un trucco pesante. Il gruppo di uomini, per cui si stava spogliando era composto principalmente da uomini di mezza età, tutti vestiti in giacca e cravatta. Mentre la donna nel film si spogliava, Irene si rese conto che una persona stava entrando nella sua fila e si dirigeva verso di lei, sedendosi accanto. Gran parte dei posti erano vuoti, perché si era seduto li vicino?
Se lo chiese, ma Il pensiero svanì: era attratta dalle scene proiettate sullo schermo: il suo primo film porno, per cui riportò lì la sua attenzione.
La bionda ora era completamente nuda, con tre uomini che le accarezzavano il corpo, mentre si appoggiava ad un tavolo.
Uno degli uomini le passò la mano sulla coscia, le dita scivolarono nella figa, mentre la bionda accarezzava con voluttà il cazzo esposto del maschio.
Irene avvertì un movimento: vide l’uomo accanto a lei, le cui mani si muovevano sopra i pantaloni, come una carezza lenta; si accorse d’esser osservato, ma seguitò nella sua operazione. Un secondo dopo, si udì un debole suono di cerniera.
Oh, mio Dio, pensò Irene, si sta tirando fuori il pene?!
Cercando di non prestare attenzione allo sconosciuto seduto accanto a lei, Irene fissava lo schermo, mentre l’uomo prendeva, sfacciatamente, ad accarezzarsi il cazzo, mentre guardava il film.
La bionda del film era intenta a succhiare il cazzo di un uomo, mentre un altro inginocchiato, tra le sue cosce allargate, le leccava la figa con evidente entusiasmo.
Pensò: mio marito è da tempo che non si mostra più desideroso di mangiarmi la figa e quel pensiero le diede un fremito. Nello stesso tempo, il suo olfatto percepì l’odore di maschio, del cazzo.
Sullo schermo, la ripresa ingrandiva il clitoride gonfio della bionda, mentre l’uomo succhiava e mordicchiava.
Ora avrebbe voluto che qualcuno le facesse lo stesso; gemette: era così eccitata; si sentiva bagnata.
I suoi pensieri erano stati acuiti dalla lussuria che in quel momento la assaliva; solo un attimo dopo avvertì una mano sulla sua coscia.
Abbassando lo sguardo, vide la mano dell’uomo appoggiata sulla sua coscia, sopra la gonna, e la stringeva delicatamente.
Si rendeva conto che avrebbe dovuto allontanare quella mano, o sottrarre la gamba o, insomma, fare qualcosa, ma si ritrovò ad osservare, affascinata, quella mano che si muoveva, le sollevava la gonna sino al ginocchio, procedeva oltre scivolando sotto l’orlo.
L’uomo le passo i polpastrelli delle dita all’interno della coscia; la calza, sfiorata dalle dita dell’uomo, emetteva un sensuale suono, ma, per Irene, erano brividi di piacere allo stato puro.
La mano, ora leggera e decisa, continuava la sua avanzata, salendo così lentamente verso il centro: a breve avrebbe sentito il bordo della calza, l’elastico del reggicalze e, subito dopo… il contatto con la pelle.
La sua mente le stava urlando di fermare tutto, di alzarsi e andar via, ma la sensazione di quella mano calda sulla sua pelle la stava elevando in un mondo nuovo, a lei sconosciuto.
Quella mano, maledetta ma tanto gradita, inesorabilmente avanzava: a breve avrebbe impattato con le sue mutandine bagnate.
Il piacere era alle stelle, si sentiva in confusione, ma mai, avvertita confusione più dolce.
Irene sapeva che doveva prendere una decisione, ma quale?—-

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