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Racconti CuckoldTradimento

La nuova consapevolezza – episodio 3

By 26 Febbraio 2025One Comment

Le 24 candeline ondeggiarono al passaggio della torta nella sala semibuia della fata turchina, il nome del bar di mia moglie. L’occasione era il compleanno di Cristina.
La sala era gremita di ragazzi giovani, per lo più compagni di università della ragazza.
Qualche sera prima quando Sara mi aveva parlato della festa a sorpresa per la loro aiutante, avevo accettato subito di partecipare all’organizzazione dell’evento; l’idea era nata da un paio di compagni di corso che avevano contattato Sara e Chiara per chiedere la disponibilità del locale.
Il mio aiuto all’organizzazione era stato in realtà marginale, mi ero limitato a fare da taxi per alcuni amici di Cristina arrivati con il treno dal suo paese di origine.
La ragazza per una volta sembrava aver perso la sua proverbiale timidezza, la sorpresa era stata totale e perfettamente riuscita, emozionata e sorridente si aggirava tra gli amici dispensando saluti e abbracci, non perdendo occasione di brindare.

Nei giorni successivi alla partenza di Maxime, le cose erano tornate alla normalità di sempre. Lavoro, casa, i soliti impegni, qualche puntata in palestra, nulla di nuovo insomma.
Le fantasie su Sara con un altro ipotetico uomo seppur meno frequenti non erano scomparse del tutto e il loro riaffiorare soprattutto al risveglio del mattino mi portavano ad avere erezioni consistenti.

Quella sera mentre la musica riecheggiava alta nel locale, osservavo mia moglie che al bancone dispensava drinks e boccali di birra ai partecipanti alla festa. Un paio di ragazzi si erano seduti sugli sgabelli del bancone e dalle occhiate che gli lanciavano, parevano averla identificata come un soggetto di interesse.
Uno dei due nello specifico, un ragazzo alto con i capelli ricci, insisteva nel cercare di attirarne l’attenzione per poter avviare una conversazione. Sara dal canto suo pareva frustrare sistematicamente i tentativi del ragazzo ignorandolo e rimanendo concentrata sul suo lavoro.
Il ragazzo alla fine desistette, si alzò dallo sgabello e si guardò attorno in cerca di un bersaglio più semplice; bersaglio che parve individuare in una ragazza dai capelli rossi prossima all’uscita del locale verso la quale, drink in mano, si diresse.
Il secondo ragazzo che fino ad allora aveva lasciato l’iniziativa all’amico parve sul punto di abbandonare il campo a sua volta, ma poi forse nell’intento di tentare il tutto per tutto si sporse verso Sara per dirle qualcosa e questa volta il tentativo parve avere raggiungere il suo scopo.
Mia moglie alzò gli occhi verso il ragazzo e sorrise; era riuscito a fare breccia dicendo qualcosa di divertente, forse, ipotizzai, qualcosa che riguardava il tentativo di approccio maldestro dell’amico. In ogni caso ebbe successo perchè per diversi minuti i due presero a conversare; la musica alta del locale li costringeva ad avvicinare i volti nel tentativo di farsi sentire, le espressioni sul volto di Sara cambiavano di tanto in tanto, ma mantenevano un tono divertito; il ragazzo di contro sembrava soddisfatto finchè in un preciso istante un’ espressione di delusione parve disegnarsi sul suo volto.
Osservavo con interesse il tentativo di flirt del ragazzo, non provavo alcun fastidio perchè sapevo che alla fine il tutto sarebbe finito in nulla; del resto Sara era una bella donna e come tale attirava l’attenzione; mi chiesi quante volte quella scena si ripeteva durante le sue uscite.

Chiara raggiunse il bancone e dai gesti parve invitare la sorella a lasciarle la posizione. Poco dopo mia moglie si allontanò e dopo avermi cercato con con lo sguardo mi raggiunse nell’angolo della sala dove sedevo.
“Allora com’è la festa?” mi chiese avvicinando le labbra al mio orecchio.
“Direi che sta andando alla grande, Cristina sembra contenta” commentai.
“ Decisamente, non l’ho mai vista così, d’altra parte qui ci lavora e non l’abbiamo mai vista in un ambiente diverso”
“Tu ti stai divertendo?” chiesi a mia volta.
“ Be ad ora non mi sono fermata per un attimo, sembra di essere tornata ai vecchi tempi, quando papà teneva aperto il bar anche la sera per fare gli aperitivi”
Provai a buttarla li.
“Ho notato che hai un ammiratore “
Sara non finse stupore per la cosa, probabilmente sapeva che l’avevo osservata mentre era in corso il tentativo di approccio del ragazzo.
“ Intendi Ivan, era un po’ impacciato all’inizio, ma poi nonostante l’età devo dire che ci sa fare e poi è divertente”
“ Non ha visto l’anello al dito ?” chiesi.
“ Penso di si , ma non sembra che la cosa lo preoccupasse, anzi , avrà pensato che una donna più grande poteva essere un occasione migliore di una sua coetanea, voi uomini ragionate sempre con l’uccello specialmente quando avete vent’anni”
Non potei darle torto, se non che avrei esteso lo specialmente in termini di fascia di età fino ai sessanta se non fino alla morte.
Sara riprese:
“Mi ha invitato a fumare una canna più tardi con i sui amici a casa sua”
“ E tu cosa hai risposto?”
“Che l’idea era allettante, ma che purtroppo non potevo, povero, a fatto una faccia”
“ Già, immagino si fosse fatto il programma della serata”
“ In compenso gli ho promesso che avremmo ballato un po’ insieme se avessi avuto tempo”
“ Come sei buona“
“ Un po’ mi dispiaceva, mi sa che gli piaccio parecchio, mi ha detto che da quanto è entrato nel locale non ha occhi che per me, che adora le bionde con gli occhi azzurri, il tipo nordico”
“ Come dagli torto, anche se le nordiche sono di solito alte” aggiunsi scherzosamente.
Il dito medio di mia moglie si alzò rapidamente in segno di risposta.
“ Be non farlo troppo illudere allora”
“ Se ti crea problemi la cosa lascio stare, è un ragazzino”
“Al contrario , non mi crea nessun fastidio, e poi… mi piace vederti ballare”
Sul volto di Sara comparve un sorriso ambiguo quasi a scrutare a fondo la mia mente, poco dopo si allontano per raccogliere i piatti con i residui della torna sui tavolini adiacenti.
Mi allontanai dalla mia posizione per raggiungere il bagno che inevitabilmente era affollato; dopo avere aspettato un infinità tornai in sala e qui trovai Sara che ballava con gli altri ragazzi sulla pista improvvisata.
Mi piaceva davvero vederla ballare, era scatenata; scalza in mezzo alla pista appariva piccola rispetto alla media dei ragazzi che le stavano attorno, eppure il suo movimento emanava un energia incredibile; quella sera indossava una semplice maglietta e un paio di jeans aderenti, nulla di trascendentale finchè non la si vedeva muovere il culo e i fianchi con le braccia alzate e la coda ondeggiante.
DI certo il mio giudizio non era imparziale, altre ragazze più giovani e meno vestite di Sara prendevano parte al ballo, eppure la mia attenzione era solo per lei e le sue movenze. Ivan le ballava di fronte non perdendola di vista e mangiandola letteralmente con gli occhi; in un paio di occasioni il ragazzo aveva provato a cercare un contatto fisico prolungato, afferrandola con delicatezza per i fianchi o cercando di prenderle la mano per avvicinarla a se. In entrambi i casi i suoi tentativi furono frustrati dallo svincolarsi di mia moglie dalla presa del ragazzo.
Realizzai con chiarezza in quel momento di quanto negli ultimi giorni la mia attenzione nei suoi confronti fosse aumentata considerevolmente e di come il vederla cosi desiderata da altri come da me mi stuzzicasse terribilmente; che male c’era del resto, i buoni propositi di smetterla con le fantasie scomparvero del tutto.
La festa prosegui per qualche ora, Chiara aveva posto come limite le due del mattino; all’approssimarsi dell’ora quando una parte dei ragazzi aveva iniziato a lasciare il locale era chiaro che Cristina stava risentendo di una sbronza colossale. Seduta su una sedia ai bordi della zona di ballo, terribilmente pallida era palesemente incapace di reggersi in piedi da sola.
Alcuni amici si erano offerti di riaccompagnarla a casa, ma Sara era stata irremovibile nello stabilire che ci avremmo pensato noi; visto il suo stato era opportuno che a riportare a casa la ragazza fosse qualcuno di fiducia e quel qualcuno sarei stato io, poiché lei e la sorella avevano l’ingrato compito di riordinare il locale.
La casa di Cristina era a diversi isolati dal bar e ad attenderla ci sarebbe dovuta essere una coinquilina, cosi una volta ricevute le istruzioni per raggiungere l’abitazione, con l’aiuto di paio di amici e po’ di fatica riuscimmo a condurre la ragazza alla macchina, facendola accomodare sul sedile del passeggero.
Sapevo che era solo una questione di tempo prima che la ragazza vomitasse l’anima; speravo solo che la cosa non avvenisse lungo il tragitto.
Una volta in viaggio la ragazza prese a ripetere nei momenti di piena coscienza che gli dispiaceva tanto e che ero molto gentile; pensai che provasse imbarazzo per lo stato in cui si trovava e la rassicurai di non preoccuparsi di nulla e che presto saremmo stati a casa.
Mente ci avvicinavamo all’abitazione il ritornello del mi dispiace fu seguito da qualcosa di più:
“ Mi dispiace per quello che dice quella stronza”
Era palese che stava straparlando cosi ignorai la cosa, poco dopo però in un successivo momento di lucidità riprese:
“Dice sempre che sei un coglione e che fa bene a scopare…..”
Questa volta provai a una certa curiosità nel capire cosa stesse cercando di dire, così provai a chiedere:
“Di chi parli ?”
La ragazza alzando lo sguardo annebbiato verso di me rispose.
“Della stronza”
Di nuovo provai a capire a chi si riferisse
“ Chi è la stronza ?“
“Chiara no….”
Ok stava parlando di mia cognata, che a quanto pare doveva aver fatto qualcosa nella mente annebbiata della ragazza per essere appellata in quel modo.
Ormai sempre più incuriosito provai a capire cosa stava cercando di dire Cristina, era chiaro che nel suo stato avrebbe potuto dire qualunque cosa, ma del resto come recitava il detto “in vino veritas” chissà che qualcosa di vero ci potesse essere nelle sue parole.
“Chiara dice che sono un coglione ?” provai a chiedere.
La ragazza non mi rispose subito poi disse
“Già”
Chiara diceva che ero un coglione, la cosa mi parve strana , certo i nostri rapporti non erano idilliaci, ma definirmi cosi mi pareva un po’ esagerato, soprattutto mi parve stano che lo dicesse pubblicamente , provai di nuovo a chiedere
“ E con chi scopa ?”
Cristina mi guardò senza capire , allora provai a ripetere scandendo le parole.
“ Hai detto che dice che sono un coglione e che scopa , con chi scopa Chiara ?”
“ Sara scopa”
Mentre sentivo il cuore battere più forte, provai a proseguire
“ Con chi scopa Sara ?”
Cristina non rispose alla domanda sembrava completamente persa , mi guardò e sorrise per poi reclinare il capo verso il basso. Sapevo che parlare con lei in quello stato era scorretto e che molto probabilmente la ragazza stava vaneggiando, ma volevo sapere di più.
Ormai eravamo arrivati al suo indirizzo di casa , cercai il numero della via e parcheggiai, scesi dalla macchina e aprii la porta lato passeggero , dopo aver sganciato la cintura di sicurezza , provai a destare la ragazza scuotendone dolcemente la spalla, ma parve tutto inutile, a questo punto provai a scuoterla un po piu forte e questa volta la cosa funzionò
Di nuovo gli occhi semichiusi di Cristina si posarono su di me.
“ Mi dispiace “
Provai ad assecondarla dicendo
“ Non ti preoccupare non fa niente, non mi arrabbio, con chi scopa Sara?”
Cristina abbozzo una smorfia e con sempre maggior difficoltà rispose:
“ Con tutti e due e Chiara dice che sei coglione“
“ Tutti e due chi?” provai di nuovo.
A questo punto Chiara parve esitare, ma con un ultimo sforzo aggiunse
“ vanno a yoga “
Tentai di nuovo di capire meglio
Provai a riformulare “Sara scopa con chi va a yoga ?”
Questa volta fu tutto inutile , Cristina si piegò violentemente verso il basso e cominciò a vomitare in modo consistente sul marciapiede sottostante. Sorressi la testa della ragazza aiutandola a liberarsi, quando ebbe finito parve esausta, avrei voluto provare a chiederle ancora qualcosa, ma questa volta desistetti.
Citofonai al cognome che mi era stato dato e dopo interminabili minuti qualcuno rispose, spiegai chi ero e che Cristina era con me.
Minuti dopo al cancello si presentò una ragazza assonnata con indosso pantaloncini e maglietta. Vedendo lo stato di Cristina, mi aiuto a portarla in casa e farla adagiare sul letto della sua camera.
Salutai la coinquilina e lasciai l’appartamento.
Salì in macchina e prima di riavviarla indugiai qualche minuto, chissà cosa intendeva Cristina durante il suo vaneggiare, forse Chiara diceva che sua sorella mi tradiva ? O Cristina confondeva le due sorelle ? Poteva pure essere che la ragazza pensasse di parlare con qualcun altro , eppure i soggetti in questione calzavano nel contesto.
Tutto poteva essere, ma il gruppo di yoga sarebbe stato sicuramente di mio interesse per il prossimo periodo.

Rientrando in casa, trovai mia moglie in bagno che con Indosso il solo perizoma intenta a lavarsi i denti. Mi avvicinai da dietro incrociando il suo sguardo riflesso nello specchio e la abbracciai baciandola sul collo.
“ Tutto ok , chiesi ?”
“ Si, crollo dal sonno ma è stata una bella serata”
“Hai ballato a lungo con il povero Ivan”
“ Si proprio povero” ribattè lei in modo ironico.
“ A un certo punto della serata non l’ho più visto, forse se ne è andato”
“Non credo” disse Sara “era fuori con i suoi amici, e prima di chiudere il locale e passato a salutarmi e abbiamo fumato una sigaretta insieme”
“ Immagino ti abbia rinnovato l’invito a casa sua”
“ Oh si e mi ha anche detto che ora che sapeva dove lavoravo mi sarebbe passato a trovare qualche volta”
“ E tu?”
“Gli ho detto che ci eravamo divertiti, ma che non era il caso, ero un po’ troppo grande per lui e in più ero….. impegnata”
“L’hai convinto ?”
“Spero di si , almeno cosi mi è sembrato quando l’ho salutato”
“Un po’ mi spiace per lui, illudersi tutta la sera e poi….. neanche un bacino”
Sara si avvicino a me, alzandosi sulla punta dei piedi mi baciò, poi prima di uscire dal bagno aggiunse:
“ Be forse un bacino gliel’ho dato, buona notte amore.”

Lavorare con la testa altrove spesso provoca inconvenienti indesiderati, così quel pomeriggio assolato , dopo aver sbagliato per la terza volta un’attività banale , decisi che mi sarei preso una pausa uscendo prima e facendo un giro per svagarmi un po’.
In effetti ero agitato, agitato per quello che sarebbe avvenuto quella sera; la mia lezione prova di yoga.

Dopo gli avvenimenti della festa di Cristina, mandando letteralmente al diavolo il buonsenso mi ero ripromesso ti soddisfare la mia curiosità relativa alla sua confessione.

In un primo momento avevo pensato di tornare a parlare direttamente con lei, ma quasi subito avevo scartato questa ipotesi; non solo avrei dovuto ammettere di averla interrogata in uno stato semi comatoso, ma l’avrei umiliata ripetendo cose di cui si sarebbe vergognata profondamente.

Poi avevo preso in considerazione l’ipotesi di affrontare Chiara provando a chiederle perchè facesse girare voci del genere; scartai quasi subito anche questa seconda ipotesi perchè probabilmente Chiara avrebbe negato tutto e nell’ipotesi probabile che il tutto fosse stato frutto di un mero delirio alcolico, mi avrebbe questa volta dato del coglione sul serio e a buona ragione.

Alla fine mi ero risolto a fare la cosa più semplice in assoluto, provare a guardare con i miei occhi e farmi un idea; così avevo chiesto a Sara di poter partecipare a una sessione prova con il suo gruppo di yoga, gruppo che si riuniva regolarmente ogni giovedì alle sei di sera.

Sara era rimasta stupita dalla mia proposta, pur non avendo nulla contro la pratica in se, non mi ero mostrato interessato all’argomento e men che meno proposto di provare a fare una lezione con lei; mio malgrado mi ritrovai a inventare una scusa plausibile per questa mia nuova inaspettata curiosità, dissi che il mio istruttore in palestra consigliava di provare a integrare con lo yoga l’esercizio fisico tradizionale per migliorarne l’efficacia.

Mentre facevo una passeggiata nel parco a un’ora dall’appuntamento sorrisi tra me e me pensando che a tutti gli effetti il mio istruttore era Maxime; chissà cosa avrebbe pensato della mia idea bizzarra, gliene avrei parlato a breve visto che la settimana successiva sarebbe rientrato finalmente dal suo viaggio di lavoro.

Giunto sul luogo dell’incontro, intravidi dalla distanza Sara in attesa fuori dal cancello del centro, era in compagnia. Mi avvicinai al gruppo di cui faceva parte e subito mi accorsi di un particolare, erano tutte donne.

Nei giorni precedenti la mia fantasia erotica su cosa mi sarei trovato davanti era corsa a briglia sciolta, immaginavo di trovarmi davanti qualche ragazzo belloccio con il quale mia moglie potesse fare acrobazie sessuali, niente di più diverso di quello che mi trovai davanti agli occhi.

Del gruppo oltre a mia moglie facevano parte altre cinque donne di diversa età; le prime due a presentarsi furono due signore sulla sessantina storiche del gruppo, Leda e Anna, , poi seguii una ragazza giovane particolarmente alta di nome Mara e una signora piuttosto grassoccia che si rivelò essere la mamma della ragazza, infine Yara, istruttrice del corso.

Yara, di cui Sara mi aveva decantato la straordinaria professionalità quando aveva iniziato a seguire i suoi corsi qualche mese prima, era una ragazza di origine portoricana: scura di carnagione, aveva un fisico atletico più simile a quello di una nuotatrice che di un’istruttrice di yoga. In vari punti delle braccia, delle gambe e della schiena erano ben visibili tatuaggi di diverso tipo, per lo più tribali; uno in particolare scendeva lungo la spalla destra e si avventurava nell’incavo del seno, coperto dal sottile strato di tessuto che lo avvolgeva stretto. Il volto con gli zigomi e la mascella marcati era ampio con gli occhi neri e le labbra ben definite, vagamente mi ricordava quello dell’attrice Michel Rodriguez. I capelli neri, raccolti dietro la testa si univano in una lunga treccia che terminava in corrispondenza del sedere.
La prima impressione che mi diede fu ottima.

Mi sentì sin da subito un perfetto idiota, e potendo avrei voluto trovare una scusa e dileguarmi, ma ormai ero li e quindi seguii il gruppo mentre chiassosamente entrava nel centro vuoto.

Il centro, una ex palestra di judo era stato ristrutturato di recente: il corridoio di ingresso conduceva alle due sale dedicate rispettivamente ai corsi di yoga e a quelli di danza. La sala nel quale entrammo era piccola ma molto accogliente; il pavimento era in legno e lungo due delle quattro pareti erano presenti grossi specchi per controllare l’esecuzione degli esercizi. Mentre una grossa vetrata rivolta a ovest irradiava di luce l’interno della sala, l’esterno dava su un piccolo giardino dotato di alberi e uno stagno artificiale a dare all’ambiente un tocco esotico.

Posizionammo i tappetini e seguendo le istruzioni di Yara iniziammo con i primi esercizi di riscaldamento. Poco dopo, fummo raggiunti a distanza di qualche minuto l’uno dell’altro da altri due membri del gruppo, un uomo e una donna.

L’uomo a occhio era sulla cinquantina forse un po di più, palesemente in sovrappeso con una barba lunga per certi aspetti mi fece tornare in mente Mangiafuoco di Pinocchio, decisi in quel momento che lo avrei soprannominato cosi in attesa di conoscere il suo vero nome. La donna invece era una bella donna sui quarantacinque anni con un corpo sinuoso e un seno abbondante, corti capelli ricci e un paio di occhiali scuri ne coprivano in parte il volto. Entrambi si affrettarono a posizionare i tappetini sul fondo della sala e prendere parte al corso già iniziato.
Inizialmente li avevo scambiati per una coppia, ma in breve fu chiaro che ero in errore; l’uomo dopo aver raggiunto la sua posizione si scuso per il ritardo adducendo come scusa che sua moglie che gli aveva perso le chiavi di casa; la battuta strappò una risata collettiva.
Per tutta la durata del corso mentre eseguivo esercizi per me noiosi e alquanto faticosi, tornai a pensare all’assurdità di essermi fatto chissà quale film in testa, di certo Mangiafuoco non poteva essere l’amante di Sara a meno che mia moglie non avesse gusti particolarmente strani, insieme avrebbero potuto recitare la bella e la bestia; a stento mi trattenni dal ridere da solo mentre stavo completando un esercizio espirando.
L’unica consolazione era poter ammirare una volta ancora il fisico di mia moglie che seguendo l’esempio di Yara, proprio davanti a me con precisione eseguiva gli esercizi piegandosi in modo elastico per raggiungere per me posizioni impossibili.
La fine della lezione fu un sollievo, raccolsi le mie cose che avevo lasciato su una panca laterale e mi affrettai a salutare il gruppo, mi avvicinai a mia moglie dicendole che ci saremo visti a casa più tardi e mi diressi verso l’uscita dove incrociai la donna che avevo osservato arrivare con Mangiafuoco; per un attimo guardandola in volto senza occhiali provai la forte sensazione di averla già vista da qualche parte.
Salito in macchina, per uno di quegli strani meccanismi della memoria, improvvisamente ricordai dove aveva già visto la donna; era l’amica di Chiara, la sua ex collega che avevo visto in un paio di occasioni di sfuggita, come è piccolo il mondo mi dissi tra me.
Avviai la macchina e arrivato al primo incrocio realizzai con un rapido colpo d’occhio al sedile posteriore che mi ero dimenticato il tappetino degli esercizi in palestra, imprecando per la mia sbadataggine, decisi di tornare indietro a recuperarlo , del resto ero vicino.
Attraversando il parcheggio semivuoto del centro, vidi in lontananza la figura massiccia di Mangiafuoco allontanarsi in compagnia delle due amiche Leda e Anna chiaccherando amabilmente.
Una volta rientrato nel corridoio principale non potei fare a meno di sentire distintamente uno scoppio di risa provenire dalla sala dove poco prima si era tenuto il nostro corso. Immaginai che parte del nostro gruppo si fosse trattenuto lì dopo la lezione poiché sapevo che quello era l’ultima sessione della giornata.

La porta di accesso alla sala era socchiusa e avvicinandomi, complice la disposizione delle vetrate laterali, potei intravedere chiaramente l’interno della sala da una certa distanza.

Seduta a terra con la schiena contro la parete stava Yara con le gambe aperte e distese verso l’esterno, tra di esse sedeva Sara che poggiava con la schiena interamente sul corpo della ragazza. A poca distanza da loro la donna che avevo indentificato come l’ex collega di Chiara, sedeva con le gambe incrociate.

Un particolare mi colpì subito e mi trattenne dal varcare la soglia della stanza tradendo così la mia presenza.

Sara poggiava la nuca sulla spalla sinistra di Yara, mentre questa con una mano gli carezzava la fronte e i capelli lentamente con dolcezza, con l’altro braccio Yara avvolgeva il corpo di mia moglie con un abbraccio da dietro: l’immagine esprimeva una forte intimità.

“Perché lo hai portato?” chiese la donna che sedeva davanti alle due.
“Ha chiesto lui di venire, gli hanno detto nella sua palestra di fare yoga” rispose Sara laconica.
“Potevi avvertirci almeno” disse la donna
“Che problema c’è ? “ ribatté mia moglie.

“ Il problema e che la nostra Sabrina è gelosa” intervenne Yara che abbassando la testa raggiunse il collo esposto di Sara e lo baciò. Sara parve apprezzare la cosa perché si girò verso il viso della ragazza e senza alcuna esitazione la baciò sulle labbra.

Non avrei saputo descrivere esattamente cosa provai nel vedere quella scena, lo stato di shock svuotò la mia mente da qualunque pensiero, impietrito rimasi ad osservare il proseguo della scena.

“Perché non la smettete voi due troiette” commentò Sabrina.

“ Perché dovremmo smetterla? Non mi sembrava che ieri ti dispiacesse giocare con le
due troiette” ribatté Sara in modo provocatorio.

Sabrina assunse un’espressione di finta indignazione prima di ribattere:

“ In effetti non mi dispiace avere voi due troiette sempre in calore, però dobbiamo cambiare orario, per me è un casino trovarsi sempre nella pausa pranzo, il mio capo è una testa di cazzo, tua sorella lo sa bene, quando ci lavorava insieme lo odiava”

“Mia sorella non fa testo, odia tutti, compreso mio marito che non le ha mai fatto niente, anche se quanto meno un merito c’è l’ha” aggiunse mia moglie.

“Quale?” chiese Yara

“Quello di aver fatto credere a mio marito che la fica che leccavi non era la mia ma la sua”

A questo punto le tre scoppiarono in una sonora risata.

“Questa non la sapevo” , interloquì a questo punto Yara, che continuava ad accarezzare la testa di mia moglie che riprese rivolta verso quest’ultima:

“Si per un po’ si era convinto che Sabrina e mia sorella fossero una coppia, che mia sorella si fosse data ai piaceri della passera dopo esser stata con un uomo per tanto tempo”

Di nuovo le tre risero all’unisono.

“Non farei mai sesso con tua sorella, le voglio bene nonostante il carattere, ma decisamente non è il mio tipo e poi non credo che andrebbe mai con una donna”

“No decisamente non è il tipo” riprese Sara “però alla fine e grazie a lei che ci siamo conosciute, mi ricordo la prima volta che sei venuta al locale”.

“Amore a prima vista?” interloquì nuovamente Yara.

“No anzi il contrario” riprese Sabrina, “l’ho dovuta corteggiare a lungo per portarmela a letto, Chiara mi aveva aiutato confessandomi che nonostante fosse sposata di tanto in tanto si concedeva qualche scappatella extraconiugale e che lei la copriva sempre, così le ho chiesto se mi avrebbe aiutata e così ha fatto”

Dopo una pausa Sabrina prosegui “Mi sono presentata al bar con regolarità e puntualmente gli mettevo le tette in bella vista e mi facevo bella per lei, ho messo un sacco di vestiti carini e facevo la brillante, ma lei non sembrava interessata, alla fine galeotta fu la volta che mi sono offerta di accompagnarla a casa, quella sera la piccola troietta sembrava diversa, disponibile e eccitata, cosi le ho chiesto se invece di scendere dalla macchina non le andasse di venire a bere qualcosa da me”

“Una volta entrata le ho strappato i vestiti di dosso e me la sono fatta sul muro della camera, non siamo neanche arrivate al letto e l’avevo già fatta godere con le dita, aveva la fica fradicia”.

A questo punto Yara rivolgendosi a mia moglie chiese:

“Come mai alla fine ti sei decisa?”

Sara rispose:

“Non ero mai stata con una donna prima e quindi all’inizio esitavo a lasciarmi andare, poi a furia di provocarmi l’idea a iniziato a eccitarmi, alla fine quella sera avevo voglia di scopare, mio marito la mattina mi aveva stuzzicato e io ero rimasta con la voglia tutto il giorno”

“Così invece di scopare con tuo marito la sera ti si è convertita alla patatina” concluse Yara.

Sara a questo punto puntualizzò:

“Non direi che mi sono convertita, a me il cazzo piace ancora, eccome, non ci rinuncerei mai, e solo che mi piacciono anche le donne, o meglio mi piacete voi due”

Un nuovo bacio, questa volta un po’ più lungo fu scambiato tra mia moglie e Yara.

Poi per un attimo ci fu silenzio e Sara assumendo un tono serio proseguì:

“E poi nonostante tutto amo mio marito, anche se vado a letto con altri, non lo lascerei mai. Fa di tutto per cercare di farmi felice, mi ha sempre dato piena libertà su tutto, in passato ho pensato a raccontagli la verità, ossia che per me è importante avere altri partner sessuali, perché semplicemente sono fatta così, non sono monogama. Poi però ho sempre temuto che non potesse capire, come del resto non capirebbe la maggior parte delle persone e così non l’ho mai fatto”

“Non è una scelta facile” aggiunse Yara, poi per sdrammatizzare un po’ aggiunse “non so voi ma me e venuta voglia di giocare un po’” e così detto fece svolare le dita lungo gli addominali di Sara verso il basso infilando la mano all’interno dei suoi pantaloncini.

Se vi piace il racconto, sono graditi commenti , critiche o suggerimenti a red.writer@hotmail.com.

One Comment

  • Raz0202 Raz0202 ha detto:

    bellissima storia. ho iniziato a leggerla su un altro sito e pensavo che non saresti piu andato avanti. sono contento di averla ritrovata qui e che non l’hai abbandonata. spero pubblichi al piu presto il seguito visto che nell’altro sito eri arrivato a questo punto… raz

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