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In questo preciso istante sono accomodato sull’ottomana, anzi, stravaccato in malo modo poiché assai impensierito e cupidamente taciturno scruto fuori dalla finestra, osservando il paesaggio ferrigno e plumbeo quassù dalla collina. Nella mia mente, in realtà, s’accavallano e rimbombano tuttora le frasi ridette e replicate di non tormentarmi né d’allarmarmi oltremisura, perché tutto si sarebbe definito e infine concluso al meglio. Queste ossessionanti terminologie e queste ricorrenti espressioni, risuonano nel mio intelletto in modo martellante, durante il tempo in cui sto per salire sul treno, mentre là di fuori inizia a piovere già in modo deciso e insistente. Al presente mi rimbomba nella mente, la tua schietta e lineare frase che a tratti m’addolora:

“Non crucciarti più di tanto Ignazio, non affliggerti oltremodo, perché il digiuno sessuale non è una malattia, come in tutte le cose, è una questione di scelta, non fartene un dramma, credimi, c’è molto di peggio, fidati” – gli espone senza malizia né provocazione Lucilla, senza dar troppo peso alle sue esasperanti affermazioni, che lo angustiano rattristandolo di continuo.

“Va bene Lucilla, però io pur non essendo molto animato e frizzante sotto le lenzuola, adesso un po’ la faccenda m’inquieta e mi rattrista. Come ben saprai ho trentasette anni, sono felicemente fidanzato con Marzia, una coetanea che tu ben conosci, con cui condivido molto, finanche il letto, eppure i rapporti fisici sono pochi e quest’aspetto va bene a tutti e due. Mi piace abbracciarla, addormentarmi accanto a lei, condividere le giornate, le vacanze, i pensieri, le paure e le angosce. No so come dirtelo Lucilla, eppure credo che fare l’amore, sia un ingrediente necessario al nostro rapporto. E sinceramente dopo tanti anni, questa comunanza, mi sembra anche delicata e imbarazzante, tranne laddove ambedue beviamo magari un bicchiere di troppo e in tal modo le insicurezze si diradano e i blocchi come d’incanto spariscono. Insomma, questo per dirti che probabilmente in una società tormentata e ossessionata dal sesso, io mi sento abbastanza fuori dal recinto. Non so se mi capisci. Mi sento carente, inadeguato e manchevole, allorquando esco con gli amici o i colleghi cerco di stare al gioco e di ridere alle loro battute sul sesso, al loro continuo vantarsi di storie, alle loro variegate ostentazioni sulle amanti, sbandierando di prestanze sessuali, che sono sicuro sia molto alimentata e sostenuta più dalla fantasia e dalle frottole, che dalla realtà vera e propria, un vantarsi oltremisura. Tuttavia io m’annoio e dopo mi scoccio. Questa è la verità Lucilla. Spero d’essermi spiegato bene. Non so se hai afferrato in pieno il mio concetto”.

“Certamente. Sai Ignazio, io penso e presumo che le donne (non tutte beninteso), forse sono più bilanciate e posate su alcuni aspetti, in quanto sorvolino e omettano parecchio sull’argomento. Dimmi un po’, ne avete mai discusso seriamente tu e Marzia?” – annota puntualmente Lucilla, rimanendo nel discorso e ascoltando con oculatezza e con concentrazione il resoconto maniacale di Ignazio che lo addolora.

Onestamente ti confesso, che Marzia mi riferisce e mi sottolinea altresì che appena ci vediamo, il sesso non è certo il suo primario ed essenziale argomento. Io comunque ho avvertito di rado che lei si lamenta e brontola per un periodo di rinuncia da parte mia, ovvero d’astinenza. Lei è docile e paziente, m’indica e mi mostra che siamo biologicamente differenti, ovvero che quella di noi uomini è una fissazione culturale più che fisica. Mi rappresenta che quello sfogo fisico, potrebbe esaurirsi anche in altro ruolo o in una semplice sessione in palestra o tramite una corsa. Non credi? Pensi che io sia strambo ed eccentrico Lucilla? A me piacciono le donne, forse mi piace poco il sesso” – chiarisce puntualizzando in ultimo più che convinto Ignazio, leggermente amareggiato e affranto, sfogando il suo cruccio ed esprimendo il suo tormentante disappunto con la sua fidata e leale amica Lucilla.

“Mio adorato Ignazio, devo svelarti un retroscena di qualche tempo fa. Il poco o il nessun desiderio di contatto sessuale, ovvero l’appetito interrotto, vissuto sia da maschi che da femmine, causato da questo grattacapo hanno causato perfino una sorta di spavento e d’angoscia nell’intimità sessuale. L’avvisaglia dominante, ovvero la spia, è in concreto l’assenza d’attrattiva o della naturale passione. Gl’individui che ne sono afflitti, possono perfino presentare emozioni di paura e di collera durante le erezioni spontanee. Io rifletto placidamente che ognuno di noi è quello che è. Ti dirò e ti divulgo, che la costanza e la regolarità nel sesso non esiste. A mio avviso, non sono per nulla in sintonia con certuni qualificati specialisti, secondo i quali sostengono che nella parte retrostante della non voglia di sesso, debba per forza camuffarsi un dilemma o mimetizzarsi una grana. Nel mio modo di vedere, ci può essere un’insufficienza magari nell’apprezzamento di se stessi, o di un trascorso di brutalità sofferte o d’un turbamento mai agevolmente superato adeguatamente rimosso. Può darsi, che a qualcuno non piaccia l’intimità fisica. Forse tu sei fatto così, è la tua natura, la tua indole individuale di maschio. Ignazio, ti conosco molto bene dai tempi dell’università, io suppongo che tutto ciò che vivi, sia dovuto a una collettività dove tutto “deve accennare e insinuare a quello”. Tu pensa, perfino le più insulse e scialbe pubblicità televisive, oggigiorno, ti decantano con la bella ragazza di turno, che s’atteggia mezzo nuda o che promuove in modo libidinoso disponendosi e infine lambendo con la lingua in maniera bramosa, l’oggetto o il materiale che si vuole proporre, promuovere o caldeggiare per far breccia sugli spettatori e sugli utenti finali. Poi c’è chi non riesce a lanciarla sull’umorismo, ma la scaraventa sull’astinenza. Credo d’averti un poco illuminato Ignazio, adesso ti senti meglio?”.

Questa dissertazione ben presto svanisce, intanto che mi dirigo verso lo scompartimento e cerco la collocazione numerata che avevo prenotato presso l’agenzia di viaggio, arrivo e m’accomodo sprofondando in quel comodo e morbido sedile. Subito dopo ti vedo, perché nella mia testa si riverbera in maniera pressante e vorticosa la tua amabile e graziosa immagine, adocchio la tua occhiata tenera e serena, ma al tempo stesso accorta, sagace e smaliziata, tu sei interiormente inidonea e maldestra nel dire menzogne, mentre tu diffusamente m’incoraggiavi confortandomi, come avvenne precisamente un mese fa esatto, nel posto a sedere dove mi trovo adesso.

Rammento ancora adesso, che tu m’hai fatto sentire come un individuo insulso, una puerile e incoerente persona, sì, hai perfettamente ragione, non lo nego, perché di fronte a quelle chiare e magnetiche ammalianti iridi, non potevo non accordarti la giusta dimostrazione, seppure fossi maldisposto e ostile, perché a tratti stavo diventando piuttosto indocile e palesemente riottoso. Contrariamente, al presente, distante da te, sia le indecisioni che le titubanze m’aggrediscono investendomi, dal momento che ho la netta sensazione di sentirmi nuovamente inutile e lento a capire, però stavolta essenzialmente per averti prestato fede.

Come ben sai, lei, ti ruota nei dintorni costantemente, in verità non t’ha in nessun caso risparmiato spiritosaggini animose né freddure sfrontate né quantomeno aneddoti temerari, magari eloquenti e ovvi, con tangibili ed espressivi doppi sensi, con omaggi di pura convenienza, facendoti cenni d’intesa pur avendo appreso che hai una signorina al tuo fianco, vale a dire io. Per la circostanza, tu, consueto, buffo e spiritoso individuo che non sei altro, non ti sottrai né ti scansi in alcun modo, all’opposto, perché per quanto tu possa confutare e disconoscere, ti fa piacere e gradisci essere l’argomento e il tema di somiglianti considerazioni, poiché assapori e apprezzi di gran lunga essere corteggiato, anche se non lo vuoi realmente ammettere. Sei un personaggio esclusivista, intollerante e mascherato, sei un megalomane latente e celato, perché sai di possedere costantemente la circostanza sotto egemonia, sotto la tua sfera, o così perlomeno credi. Poi un’altra insensata sfumatura che sento di dirti: secondo il tuo indigente e disgraziato modo di vedere, in compagnia di quell’altrettanto miserabile e sciagurato modo di pensare, per te non c’è nulla che possa avvenire o sopraggiungere se tu non l’hai ponderatamente contemplato o equilibratamente presagito, quantomeno è quello che a dir poco ti auguri, perché realisticamente, di fatto, non ci sono spassionatamente sicurezze né obiettivamente notizie sicure per te, come d’altra parte per nessuno al mondo.

In tal modo, per il tuo ottuso, sordo e svigorito convincimento, lei non si è in nessun caso sentita in imbarazzo, tutt’altro, per il semplice fatto che t’ha espressamente voluto senz’ulteriori sottintesi né remore nel suo letto. La faccenda di per sé è già indisponente e strafottente, intollerabile direi, per farmi salire lo stato d’animo negativo nella testa, ma quello che più m’ha disorientata e spiazzata, è stata la tua placida e noncurante distensione. Da come vedo e da come ti proponi, tu non hai la tendenza né la volontà di manifestarle di no, di proibirglielo, di rifiutarti. Quest’aspetto e questa concezione mi urta tantissimo, m’indispone, m’imbufalisce molto, mi scardina indispettendomi oltremodo. Tu la lasci fare, affermi, ribadisci e sostieni, che se starete da soli tu potrai pacificamente rifilarle il cosiddetto due di picche, non appena lei si facesse avanti. Dimmi una cosa, pensi che io sia talmente credulona, ebete e tonta per davvero? Vuoi irridere e oltraggiare la mia assennatezza con queste tue baggianate e fregnacce del cazzo? In conclusione lei ti piace molto, perché si vede eccome, come puoi notare in definitiva la coerenza, il criterio e la logica stanno dalla mia parte.

Io m’accorgo che lei ti piace svisceratamente, non ci rinunci, che le tue appariscenti e graziose definizioni non durano né si puntellano né reggono in alcuna maniera. In aggiunta a ciò, quelle insulse e futili gazzarre di gelosia e quegli alterchi vari d’invidia, non possono essere adombrate né schermate per esplicitazione, giacché per tutta quest’indecente, infamante e vile vicenda che mi esibisci, tu fai persino il contrariato, l’indisposto e il perenne perseguitato. E’ come se tutti i miei malcontenti, i miei dissensi e le mie proteste fossero uscite da una mente incoerente e sconclusionata, come se le tue uniche consolazioni e le tue atipiche garanzie, sarebbero in grado spontaneamente e repentinamente di mitigare con uno schiocco di dita, tutta la mia insicurezza e la mia diffidenza.

L’angustia, il cruccio e l’indigenza che mi porto inoltre appresso, è anche questa cosa qua: chi ti dà per certo che la circostanza debba essere incessantemente sotto la tua decisiva supervisione, sotto la tua acuta sorveglianza? Poni caso che tu la lasciassi agire placidamente indisturbata? Che cosa ne verrebbe fuori? Al solo pensiero già sto male, solamente l’evenienza mi scortica le membra e mi dilapida la psiche, mi lede e mi pela l’anima. Pare che intravedo la scena: sul nostro grande letto nuziale tu e lei insieme mentre lo dissacrate, lo violate con la vostra incontentabilità e con la vostra cupidigia, lei che ti divora demolendoti con la sua invereconda e oscena carnalità, intanto che tu la lasci agire con il tuo approccio stolto e subnormale di non intromissione, tu non t’interponi né fai l’intruso, perché non prendendo provvedimento alcuno, tu in questo modo fai cascare e trascinare ogni cosa sospingendo via tutto, sia l’assegnamento che la stima che io custodisco e provo per noi due. Spesso, il non frapporsi e il non ostacolare, vale a dire e ha, lo stesso identico valore d’adoperarsi in favore. Te l’hai forse già scordato? Questo punto di vista me l’avevi indottrinato e inculcato proprio tu, non ricordi?

Al presente osservo là di fuori dal finestrino del treno la pioggia che continua a cadere, ci troviamo nei pressi di Verona. Adesso siamo bloccati, frattanto salgono e scendono dei passeggeri, mentre un uomo robusto s’accomoda sul sedile poco distante dal mio. Ha l’espressione benevola e clemente, ha gli occhi neri e penetranti, non è un tipo che se passa per la strada tutte le donne si girano, però ha un viso aggraziato, ha charme e un inedito fascino che ti colpisce e che t’agguanta. Ha l’aspetto educato e di belle maniere, io lo squadro in viso, lui solleva l’occhiata verso di me, come di frequente avviene allorquando si comprende d’essere guardati in modo fisso.

Io oriento nuovamente l’occhiata su di lui, pochi secondi dopo lui prontamente contraccambia. Sarebbe sufficiente perfino un vocabolo, qualche ammicco d’una fioca intesa, perché basterebbe per farmi comprendere, che anche se si è invaghiti qualche pensiero stravagante è possibile che circoli, poiché mi lascerebbe recepire che ho pienamente ragione, che lui potrebbe fare qualsiasi cosa con quel cazzo che ha fra le gambe, al di là dell’amore che il suo cuore può provare, oltre alle squisite e alle favolose frasi e alle consolazioni della sua voce.

Sarebbe bastante e proporzionato, per elargirmi un punto fisso, per interrompere e per segregare questa burrasca tormentosa che mi martoria e che mi strazia la psiche, questo ciclone che mi tartassa e che mi vessa torchiandomi a fondo l’animo.

Una convinzione atroce, scioccante e spaventosa, per farmi comprendere che realmente tutto è in sospensione, in piena incertezza e in completa instabilità.

Lucilla cara, ci risiamo. Credo e ritengo che avrò nuovamente bisogno del tuo necessario appoggio, del tuo immancabile supporto e del tuo inevitabile aiuto, tu sai dove trovarmi. Ciao adorata amica mia, preziosa, speciale e impareggiabile. Ti abbraccio forte, Ignazio.

{Idraulico anno 1999}

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