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Capitolo 2 – Vita e amori miei in ambito lavorativo

By 30 Giugno 2020Luglio 5th, 2020No Comments

Passai le ferie al mare a Jesolo, con i miei amici, e dopo tre settimane ripresi a lavorare. Ero alquanto galvanizzato dalla nuova collocazione lavorativa, che avevo conquistato sbaragliando la concorrenza di altre persone che erano state assunte nel mio stesso periodo, presentandomi al nuovo Direttore dello Stabilimento. Facemmo una lunga chiacchierata dove m’illustrò la strategia aziendale e soprattutto quale tipologia di scarpone da sci si doveva produrre. Alla spicciolata arrivarono anche gli operai che dopo una sommaria presentazione vennero affidati alle mansioni che svolgevano precedentemente. Iniziammo a produrre scarponi da sci per adolescenti e bambini e dovevamo sfornarne circa mille a settimana. Io ero responsabile di una quindicina di operai e dovevo fare in modo che producessero al meglio.  Il mio diretto superiore era il Direttore di Stabilimento e dovevo rendere conto di qualsiasi cosa non andasse per il verso giusto. Nei giorni successivi decisi di fare alcuni spostamenti di personale in modo da aumentare la produttività. Tra il personale che era presente nello stabilimento c’era anche una donna alquanto bella che io avevo destinato ad imballare il prodotto finito.  Si chiamava Bruna; avanti con l’età le mancavano, ormai, pochi anni per godersi la pensione. Corpo longilineo e davvero poche rughe sul volto e capelli a caschetto rosso ramato tinti. Mi prese in simpatia e poco dopo sotto la sua ala protettiva sempre prodiga di consigli specialmente sul carattere e su come trattare gli altri operai che lei ben conosceva. Spesso e volentieri mi invitava a casa sua a prendere il caffè durante la pausa pranzo. Poi un giorno ero a casa sua:  mentre  sorseggiavamo il caffè mi chiese:

Gianluca hai la ragazza?”

La domanda mi spiazzò, in quanto non me l’aspettavo, e risposi:

No!! Ho provato con Cinzia ma sono stato spostato in questo stabilimento.”

“Quella donna è una poco di buono!” rispose

Rimasi in silenzio e sconcertato dalle parole dette da Bruna; mi ero fatto un’opinione molto diversa su Cinzia; forse era persona che prima agiva e poi pensava ma l’epiteto che Bruna le aveva appioppato mi sembrava esagerato e alquanto irriguardoso.  Mi disse:

Se ti va conosco una donna che potrebbe interessarti …. La vuoi conoscere?”

Rimasi decisamente spiazzato! Non era proprio il modo che più prediligevo nel trovarmi una fidanzata e senza sbilanciarmi troppo sulla risposta dissi:

Sarei interessato ad una prima conoscenza superficiale … Poi se lei piace a me ed io a lei potremo pensare ad una più assidua frequentazione.”

Va bene allora organizzo un incontro ….”

Ripresi a lavorare e dopo pochi giorni mi disse:

Ho organizzato l’incontro per sabato sera …. Sei libero?”

Sì certo,  non ho nulla d’interessante da fare!”

Mi spiegò che il punto d’incontro era a casa sua: dopo ce ne potevamo andare dove più ci aggradava. Pensai allora di pianificare la serata andando a mangiare la pizza in un locale piuttosto intimo e alquanto romantico poi, sempre se lei non avesse avuto altri programmi, l’avrei portata ad Asolo a fare una passeggiata romantica.  Il resto dei giorni passò senza nessun sussulto particolare poi sabato pomeriggio mi preparai. Avevo intenzione di fare una bella impressione e quindi mi preparai accuratamente; scelsi un paio di pantaloni e maglione grigio scuro,  camicia bianca e cappotto nero. Arrivai a casa di Bruna e mi presentò la donna.

Piacere GianLuca!”

Adriana …  Ciao GianLuca!”

Personalmente non era un granché, alta 160 centimetri,  corpo minuto e quasi privo di curve. Però c’era qualcosa  che m’attirava particolarmente. Vestiva quella sera con vestito alquanto sobrio nero ma elegante che arrivava fino alle ginocchia impreziosito da qualche paillettes nera qua e là, maniche lunghe, collant color carne e decolletè neri con tacco 10 centimetri e cappotto. Partimmo con la mia auto e ci dirigemmo verso la pizzeria e ci mettemmo a parlare; mi raccontò che aveva un lustro più di me; era sposata ma aveva intenzione di separarsi da un marito assente in tutti i sensi e un figlio di cinque anni d’età. Rimasi allibito in quanto questi particolari Bruna  non me li aveva raccontati! Storsi un po’ il naso !

Dopo venti minuti arrivammo in pizzeria e ci sedemmo e ordinammo le pizze con relativa birra che ben presto arrivarono e mangiammo di gusto. Rimanemmo seduti ancora un bel po’ a parlare poi c’alzammo per andarcene ma ormai l’ora era piuttosto tarda per andare ad Asolo e quindi cambiai programma e decisi di fare un giro panoramico sui colli con sosta sul sagrato della Chiesa di Santa Maria in Colle. Qui si può godere di una bella vista panoramica su tutta la cittadina e la pianura circostante. Spensi l’auto e uscimmo e le feci notare la veduta e il silenzio quasi surreale che c’era. Rientrammo, quasi subito, in quanto Adriana aveva freddo. Ci sedemmo sui sedili anteriori e si strinse a me in quanto infreddolita. Poi lei prese l’iniziativa,  alzò la testa e mi baciò in modo piuttosto sensuale. Io contraccambiai abbracciandola.

Continuammo a baciarci in bocca; poi scesi sul collo e presi a  toccarla un po’ dappertutto. Feci io la prima mossa e le misi una mano sulla gamba facendo risalire la gonna fino al bacino. Tirai indietro il sedile dell’auto, ribaltando lo schienale del mio sedile e quello di Adriana. Sembrava gradire ciò che le stavo facendo;  dopo un po’ allargò le gambe e cosi incominciai a toccarle la figa, ovviamente aveva le calze e le mutandine. Adriana iniziò a gemere. Portò la mani alla cintola dei miei pantaloni  cercando di slacciarli e io le diedi una mano e i pantaloni scesero a livello delle caviglie. Mi prese in mano il cazzo e iniziò a masturbarmi sopra al tessuto degli slip. Ci baciamo  profondamente. La sua  lingua entrò nella mia bocca ed io succhiai le sue labbra.

Il mio cazzo era considerevolmente  eretto e faceva fatica a stare negli slip. Adriana se ne accorse liberandomelo dai boxer,  ammirandolo  e  accarezzandolo in ogni parte.  Portai una mano sul seno e iniziai a massaggiarlo compiendo dei movimenti lenti e circolari. L’eccitazione saliva in entrambi e Adriana si tirò su il vestito oltre la vita  si tolse le scarpe e si sfilò i collant.   Riuscii ad allungare una mano e ad accarezzarle le gambe. La pelle era morbida e levigata  come quella di un neonato. Passai la mano sulla parte interna delle cosce e lei  ebbe un sobbalzo di piacere. Adriana continuava a giocare con il mio cazzo marmoreo. Alternava leccate sul glande a baci con risucchio  rendendomelo sempre più grosso e duro e di color violaceo. Mi sfilò i pantaloni e mi distese  sul sedile abbassato;  mi salii sopra sollevando ancora di più il vestito. Scese molto lentamente e Il cazzo  entrò nella sua figa.

“Ahhh!  Mmmmh …. Ma che grosso e lungo ….!

M’agitai e la scopai. E lei s’agitava ed ansimava. 

Poi si fermò riprendendo fiato e poco dopo ricominciai a scoparla, stavolta, infilando il cazzo fino a toccare il fondo della vagina. Ero tutto dentro di lei fino ai coglioni!

“Oooohhh! Mi stai sfondando ….”

Continuai a scoparla con un ritmo alternato fino a quando venne lanciando un urlo a bocca aperta. La guardavo eccitandomi oltremodo e  venni anch’io, poco dopo, proprio in fondo alla vagina.

Rimasi dentro di lei ancora per un po’ di tempo. Lei intanto mi baciava, m’accarezzava e sorrideva e ogni tanto ci dicevamo qualche parolina dolce e romantica. Ben presto il cazzo perse vigore e durezza e uscii dalla figa e con esso gran parte del mio sperma e dei suoi umori. Le passai dei fazzolettini di carta tanto per asciugarsi la figa e la stessa cosa feci io poi ci rivestimmo e tornammo verso casa. Durante il tragitto di ritorno le proposi d’incontrarci il weekend successivo e lei mi disse che se era libera molto volentieri.

La lasciai, davanti alla casa di Bruna, e me ne tornai a casa e durante il tragitto capii che anche se non era una gran bella donna aveva sensualità che esprimeva in ogni gesto fuori dal comune. E questo mi piaceva molto! Tornai a lavorare lunedì e Bruna mi chiese:

“Allora com’è andata sabato sera?”

Le raccontai che eravamo andati a mangiare la pizza e poi avevamo fatto una passeggiata sui colli antistanti alla cittadina. Continuai col racconto dicendole che mi piaceva e che se sarebbe stata libera ci saremo rivisti anche il weekend prossimo. La settimana lavorativa passò senza particolari scossoni poi venerdì pomeriggio ricevetti una telefonata da Adriana:

“Ciao GianLuca volevo dirti che nel weekend non mi posso muovere di casa in quanto devo accudire mio figlio ma se vuoi puoi venirmi a trovare sabato sera dopo cena …. Tanto mio marito parte venerdì pomeriggio e ritorna domenica notte a casa ….”

“Peccato che tu non ti possa muovere nel weekend,  avevo progettato un bel giro in macchina vorrà dire che lo rimanderò … Comunque vengo a trovarti sabato sera ….” risposi

Mi spiegò dove abitava; era una zona alquanto caotica e trafficata della città in prossimità dell’aeroporto. Prima d’arrivare a casa sua mi fermai a comprarle un regalino; mi pareva alquanto irriguardoso e poco cordiale andarla a trovare a mani vuote. Abitava in un condominio alquanto vetusto e ingrigito dallo smog prodotto dal notevole traffico. Suonai il campanello e salii le scale fino all’ultimo piano. L’appartamento era piuttosto grande ma si notava che era alquanto datato; mi fece accomodare sul divano,  lei invece andò in camera di suo figlio per sincerarsi che avesse preso sonno. Ritornò e si sedette sul divano al mio fianco. Le detti il regalo che lei gradì molto. Parlammo un po’ di tempo poi mi fece vedere l’appartamento con le varie stanze, aveva una grande terrazza che fungeva da tetto condominiale. Mi portò in cucina e m’offrì  da bere. Tornammo a sederci sul divano:  Adriana cominciò a raccontarmi che lavorava come operaia in un grossa ditta che produceva oggettistica in porcellana d’alta qualità e la sua mansione era l’imballaggio del prodotto finito. Lo definì un lavoro alquanto monotono e palloso. Le proposi di fare una passeggiata in città in quanto il centro distava, a piedi, appena 10 minuti ma lei non volle. Mi disse che non voleva lasciar solo suo figlio. Allora accese la televisione e abbracciati ci mettemmo a guardare un programma. Il divano era in pelle coperto da un copridivano in raso a tinta unita liscio e morbido al tatto, fresco di bucato e profumato. Adriana era rilassata e aveva posato la testa sul mio torace  semidistesa  con le gambe raccolte, indossava un vestito corto e chiaro che gradivo molto; si era messa sulle unghie, delle mani e dei piedi, uno smalto rosso acceso. I capelli morbidi e setosi e scendevano sulle spalle. Dolcemente accarezzai i capelli e abbassai lo sguardo, e Adriana lo alzò e  ci guardiamo in  faccia; parlammo  e ci mettemmo a sorridere  mentre io continuai con le mie dita a massaggiare i capelli. Senza che se ne accorgesse le mie dita, delicatamente, scivolarono sul suo collo e un fremito percorse la schiena di Adriana. A quel punto  alzò lo sguardo e portò le sue labbra sulle mie con un bacio timido ma molto sensuale. Le emozioni ci lasciarono andare e accompagnai la mia mano sotto il  vestito fino ad arrivare all’inguine.

Allargò le gambe ed io mi misi in mezzo.  Si sfilò  il vestito e posai il mio  viso e le mie labbra sul  petto e  leccai fino a che lei scoprì i seni. Con voce emozionata, al contatto dei baci ravvicinati, iniziò a gemere e sentendo quanto mi diceva, m’eccitai ancora di più.

Scostai le mutandine:  Adriana aprì le gambe poggiandone una sul pavimento e l’altra sul morbido cuscino dello schienale. La penetrai con forza e lei m’accolse  inarcando la schiena e con le mani tra i miei capelli.

Spingi Gianluca … Dai non fermarti …”

Continuai con andirivieni molto cadenzato cercando di dare dei colpi di bacino molto profondi toccando col cazzo il fondo della vagina; percepii che ero molto vicino all’orgasmo quindi aumentai il ritmo, eruttai una gran quantità di sperma in vagina. Uscii fuori dalla vagina quasi subito in quanto non volli sporcare il copri  divano e Adriana andò di corsa in bagno. Poco dopo andai anch’io in bagno per lavarmi e per rivestirmi. Riprendemmo a guardare la televisione più abbracciati di prima, poi verso le 23:00 decisi di andarmene a casa. 

CONTINUA

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