Skip to main content

Cosa non si fa per un amico

By 24 Settembre 2013Ottobre 6th, 2021No Comments

Conoscevo Davide da sempre, fin dalla prima liceo. Eravamo amici molto stretti: ci vedevamo quasi tutti i pomeriggi dopo la scuola e da ragazzi spesso passavamo le vacanze estive insieme, da sua zia che aveva una casa in Liguria.

E su quelle spiagge ne avevamo fatte tante!

Ricordo una volta che, trombandoci due tedesche nella stessa stanza, facevamo a gara a chi veniva per ultimo.

Oppure quella volta che finimmo a letto in tre, noi due e la sua donna che ci accolse contemporaneamente nei suoi due orifizi.

Senza contare le volte che ci siamo scambiati le ragazze a metà serata… Insomma, la gnocca non ci mancava, ma l’amicizia era più forte.

Lui era più atletico di me, più sportivo, più sfacciato, più belloccio.

Ma io ero più il tipo da intellettuale, più colto, più cerebrale, più perverso. E poi avevo una mazza più grossa della sua, come avevamo potuto entrambi constatare nelle nostre notti promiscue con le sciacquette di turno.

Poi le cose cominciarono a cambiare, io mi innamorai pesantemente di una brunetta che finii con lo sposare, lui ebbe un paio di storie serie finite male (la seconda lo devastò) e infine, quando ormai non ci sperava più, a trent’anni passati conobbe Silvia e presto si sposarono.

Ci perdemmo di vista per alcuni anni perché la mia azienda mi chiese di trasferirmi all’estero per seguire la costruzione di una centrale elettrica in Sud America, mentre la sua, di azienda, nella quale stava facendo una brillante carriera (dirigente a 32 anni) si era trasferita in Toscana e a lui non restò che fare lo stesso.

Ci ritrovammo molti anni dopo, quando entrambi avevamo superato i 45 anni. La storia con mia moglie stava per finire per una serie di incomprensioni, ne parlai con lui che accennò la cosa alla moglie.

E fu proprio Silvia, sua moglie, che mi fu vicina, ascoltò pazientemente tutte le mie lagne, mi consolò, mi invitò a cena innumerevoli volte perché non restassi solo, insomma espletò tutte quelle azioni consolatorie in cui le donne sono molto più brave di noi.

Silvia fu proprio premurosa nei miei confronti e capii che provava per me una certa simpatia.

Era una donna elegante, di classe, proveniente da una famiglia della buona borghesia bresciana, possedeva terreni e un bellissimo cascinale ristrutturato nella Franciacorta. Non era bellissima e forse per questo aveva sposato un uomo più bello di lei, compensando così il fatto di sovrastarlo per classe, cultura e intelligenza. Ma a me piaceva, primo perché era rossa di capelli. Rossa naturale, un colore che mi dava un sussulto alle palle ogni volta che lo vedevo.

Poi perché ricordavo bene le sue tettine, da quella volta che avevamo provato a fare nudismo sulle spiagge della Dalmazia, durante una delle nostre vacanze di coppia, anche con altri amici. Aveva un corpo ben fatto, ma il viso non era all’altezza del resto e quando sorrideva ti passava la voglia.

Ovviamente, passata la fase della mia separazione, ci si vedeva poco, io a Milano e loro a Viareggio, ma almeno un week end ogni tanto lo passavamo insieme, o da me o in Toscana.

Fu proprio durante un sabato mattina a Milano nel mio appartamento, grande ma lontano dal centro, quando ormai avevamo passato i cinquant’anni, in pigiama, davanti al caffè del mattino che Davide mi confessò che le cose tra lui e Silvia stavano andando male. E che la colpa era sua.

Silvia era uscita per delle commissioni e quindi si sentiva libero di aprirsi fino in fondo.

Fu così che, non senza vergogna, mi confessò che da qualche anno era tormentato da una fantasia ricorrente che non lo lasciava dormire: il desiderio di vedere sua moglie nelle braccia di un altro uomo.

Per mesi si era tenuto dentro questo cancro nella speranza che passasse, ma poi la sua ossessione aveva avuto la meglio e ne aveva parlato con Silvia, la quale l’aveva presa malissimo, sgranando gli occhi inorridita e le cose erano presto degenerate.

Ne avevano parlato ancora, ma Silvia non ne voleva sapere.

Insisti insisti alla fine, per disperazione, Silvia si era lasciata convincere almeno a vedere qualche sito di scambisti nel caso ci fosse stato qualche maschio di suo gradimento. Ma le facevano tutti schifo. Volgari, rozzi, inaffidabili, imbroglioni.

Niente da fare.

E fu quindi con sbalordimento che mi sentii proporre da Davide, il mio amico di tutta la vita, la cosa più incredibile di tutte: se fossi disposto a scoparmi sua moglie, Silvia, la mia mammina consolatrice!

La cosa, nella sua assurdità, aveva una logica: io a Silvia piacevo, era sicura che non avrei raccontato a chicchessia la vicenda, non avevo legami e avevo un cazzo da venti centimetri che rappresentava un bel cambiamento rispetto alla sua solita minestra. Per cui Silvia gli aveva posto un aut aut: o io o nessun altro.

Ero sbalordito, dissi subito di no, ma poi di fronte alle sue insistenze dissi che ci avrei pensato.

Per tutto il giorno non se ne parlò più, ma alla sera a cena mi chiese:

– Allora, ci hai pensato?

Silvia era presente e teneva gli occhi bassi, volendo sprofondare dalla vergogna.

– Beh, sì – risposi – e dico che se mi chiedete una cosa simile, voi due che siete i miei migliori amici, non posso rifiutarmi. Ma vorrei sentire anche il pensiero di Silvia. Non vorrei far contento te e scontenta lei. Non potrei. Perciò, Silvia, te lo chiedo direttamente: sei d’accordo a venire a letto con me?

Esitazione. Imbarazzo. Confusione.

– Marcello, tu mi sei sempre piaciuto, ma veramente mai ho pensato di fare sesso con te. Come vedi io in questa cosa sono stata trascinata. Ma amo mio marito e se questo lo fa felice sono disposta a provare. Con te, però. E solo con te, se tu mi vuoi.

– Allora d’accordo. Facciamolo. Mi piacerebbe fare le cose un po’ più professionalmente, però. Qui sembriamo dei ragazzini alle prime armi.

– Cioè? Mi chiese Davide.

– Queste fantasie di tradimento di solito si accompagnano a dei rituali di umiliazione del marito. Ci hai mai pensato?

– È proprio l’umiliazione nel vedere mia moglie nelle braccia di un altro uomo che mi fa mancare il fiato!

– Allora prepariamo la cosa per bene. Facciamo conto che la cosa accada tra due settimane. Se siete d’accordo io verrò a Viareggio da voi e mi scoperò Silvia. Nel frattempo sarebbe bene che tu la preparassi per me.

– Non capisco.

– La prima cosa è che vorrei che tu le comprassi un completo di biancheria intima molto sexy e molto costoso a mio esclusivo beneficio. Lei non deve metterlo per te, ma solo per me. Sei disposto? La sera dell’appuntamento tu la dovrai lavare, pettinare, asciugare, vestire con il completo sexy che avrai comprato. La dovrai lavare su tutto il corpo, ma non potrai indugiare sulle zone erogene e dovrai cercare di farla più bella possibile.

Mi accorsi che era diventato rosso e che faticava a deglutire. Non ci aveva pensato.

– Va bene. Disse.

– La seconda cosa è che tu non abbia nessun contatto sessuale con lei fino al mio ritorno. Astinenza completa. Mi fa schifo chiavare una donna che l’ha appena preso da un altro. Siamo d’accordo?

– Come? Sono eccitato come non mai! Come faccio a non toccarla?!

– È questo il bello. La frustrazione. Domattina comprerai su internet una gabbietta per il cazzo, di quelle che ti permettono di pisciare ma non di avere un’erezione, ce ne sono centinaia di modelli in metallo o silicone a poco più di cento euro e te la farai mettere da Silvia appena te la consegneranno. Così non solo non potrai fare sesso con lei, ma nemmeno potrai masturbarti. Il cornuto deve soffrire. Le chiavi della gabbietta sono due: una a lei e l’altra a me. Saremo noi quindi a decidere se e quando potrai venire. Questo ti eccita?

– Non sono mai stato più eccitato nella mia vita.

– La terza cosa è che vorrei che tu prenotassi per noi due, me e Silvia, un tavolo nel vostro ristorante favorito di Viareggio. Tu ci accompagnerai in macchina, aspetterai fuori mentre noi ceniamo e flirtiamo apertamente davanti a gente che probabilmente ti conosce, poi ti facciamo uno squillo al cellulare quando siamo pronti e tu entri a pagare il conto. È abbastanza umiliante?

– Tu mi vuoi rovinare!

– Però ti viene duro!

– Non lo so, ci devo pensare.

– Poi ci porterai a casa. Noi baciandoci sul sedile posteriore e tu davanti, come un bravo chauffeur. Una volta a casa ci servirai da bere, metterai della musica, te ne starai in cucina ad aspettare. Io e tua moglie ce la spasseremo un po’ sul divano e poi la porterò nella vostra camera, tu verrai un momento con noi, nel caso avessimo bisogno ancora di te, magari ti chiederemo un altro bicchiere di vino. Dovresti metterti un grembiulino, per essere più credibile nella parte. Io spoglierò Silvia davanti ai tuoi occhi, vedrò il completino intimo sexy che avrai comprato per me e cominceremo davvero a fare sesso. Io mi accomoderò nel tuo letto, al tuo posto. Nudo. Tu dovrai andartene. Tornerai in cucina a rassettare e poi ti accomoderai nella stanza degli ospiti.

– È assurdo!

– Ma è quello che vuoi. O no? Essere cornuto. Non è questo il tuo sogno? Davide non rispose.

– Silvia, cosa ne pensi? Chiesi.

– Non so. È assurdo.

– Ma ti piace?

– Non so cosa pensare!

– Va bene, se non vi va non ne facciamo niente, ma è così che si fa quando si fa sul serio.

– In effetti sono eccitatissimo. – Disse Davide. – E poi cosa succederebbe?

– Tu te ne starai nel tuo lettino, con la tua gabbietta sul cazzo, a pensare e a soffrire. Io mi scoperò tua moglie tutta la notte. Penso che comincerò baciandola sulla bocca, sul collo, sui seni. Mi ricordo ancora le sue bianche tettine nude al sole della Dalmazia tanti anni fa. Ho desiderato di toccargliele da allora e finalmente lo potrò fare. Mi prenderò tutto il tempo, voglio fare le cose con calma. Poi le toglierò anche il completo sexy, magari strappandoglielo di dosso. Ho intenzione di occuparmi della sua patatina con i peli rossi con molta cura e attenzione. Dita, lingua, mento, naso… Infine me la scoperò e quando avrò finito la metterò a quattro zampe e le farò anche il culo. E poi ricomincerò da capo.

– Ma Silvia nel culo non vuole! Non me l’ha mai permesso!

– Vedremo. A me lo dovrà dare. Quando non ne potrò più ti chiamerò e ti chiederò di pulire. Dovrai pulire con la lingua la patata e il culo di tua moglie, cercando di bere tutto lo sperma che fuoriesce. E poi dovrei dedicarti anche al mio cazzo. Se saremo soddisfatti a questo punto potremo pensare a toglierti la gabbietta e a permetterti di masturbarti mentre lecchi tua moglie. Potrei persino pensare di lasciartela penetrare, ma dovrai pensarci bene prima di accettare perché il confronto con la mia nerchia sarà impietoso e correrai il rischio che il tuo pisellino non tocchi neanche le pareti della vagina. C’è la possibilità che Silvia, dopo aver provato il mio cazzo, non ne voglia più sapere del tuo. Pensaci bene. Resta inteso che il suo culo per te è, e sarà sempre, proibito. È ovvio che Silvia, dopo tutti questi anni di matrimonio e due figli, ti voglia bene. Ma può darsi che da quel punto in avanti pensi a te come a un fratello e non più come a un marito. E ti dovrai rassegnare.

– Ho l’uccello duro come marmo!

– Poi la mattina successiva ci dovrai portare la colazione a letto, quando sarai chiamato. Io prendo caffè senza zucchero, un succo d’ananas frullato fresco e pane bavarese con marmellata dietetica. Frutti di bosco andrà benissimo. Prendi nota. In quanto a Silvia, sai meglio di me cosa desidera. Non dimenticare una rosa fresca sul suo vassoio. Ci dovrai chiedere come abbiamo passato la notte e noi ci divertiremo a raccontarti quanti orgasmi abbiamo avuto, quanto sfondato sia stato il suo culo, quanto grosso il mio uccello. Silvia farà commenti impietosi sulle nostre rispettive capacità di farla godere. E tu dovrai dimostrare compiacimento per questo.

– Ma è pazzesco! Io non voglio diventare uno schiavo!

– La via delle corna è senza ritorno. Una volta che cominci ad assaporare il gusto dell’umiliazione non ne avrai mai abbastanza e ne vorrai sempre di più, sempre più intense. Se questa cosa andrà avanti, alla fine ti troverai a fare e a subire cose che non avrai mai immaginato. E impazzirai di piacere e di vergogna.

– Sono senza parole!

– Pensateci bene. Poi mi fate sapere.

La mattina successiva me ne tornai a Milano a rituffarmi nel lavoro, che era davvero intenso in quel periodo.

Un paio di giorni dopo, però, Silvia mi contattò su una chat di messenger.
– Ciao!
– Ciao! Allora, come va?
– Incredibile! Dopo il tuo discorso dell’altra sera Davide è come impazzito dall’eccitazione. Non riesce più nemmeno a dormire. È decisissimo ad andare avanti!
– Davvero?
– Certo. Ha anche acquistato la gabbietta antierezione. Dovrebbe arrivare domani. La unica cosa che non gli è piaciuta è che tu vuoi che lui ci aspetti nella camera degli ospiti, mentre noi consumiamo l’adulterio. Lui vorrebbe assistere!
– Me l’immaginavo. Ma l’ho detto solo per noi due e per l’imbarazzo che potremmo provare a fare sesso in sua presenza. Tu ti senti a tuo agio a farti scopare con tuo marito che guarda? E magari emette versi, mugola o, peggio, fa il tifo? Io non troppo, a dire il vero.
– Già. Hai ragione. E allora?
– Stavo pensando… Magari possiamo trovare un compromesso. Lui potrebbe guardarci dal buco della serratura, o dalla finestra, stando fuori. Tendo a escludere che stia nella stessa stanza con noi. Vedi tu com’è meglio.
– Forse hai ragione. Ma dal buco della serratura non si vedrebbe niente. E dalla finestra non si può perché è al primo piano. Che ne dici di una telecamera collegata al monitor del pc?
– Ottima idea! Ci pensi tu? Poi però c’è sempre la nostra reticenza a fargli del male, anche se è proprio lui a volerlo. Quindi suggerisco che noi ci si convinca di essere attori porno che interpretano una parte in un film: io quella dello stallone prepotente e tu quella della moglie troia.
– Come?
– Ma sì, se tu pensi di non essere sua moglie, ma solo di interpretare la parte della moglie, ti verrebbe tutto più facile. Anzi, guarda: ti cambierò anche il nome: da oggi per me tu sarai Sissy, la baldracca infedele. Mentre Silvia è la moglie devota, la donna onesta e timorata, Sissy è una tua seconda personalità nascosta, assetata di sesso, che non ha problemi a tradire il marito, a fare pompini o a prenderlo nel culo dal suo amante occasionale.
– In effetti’ sembra più facile.
– Anche per la tua vita matrimoniale questo trucco può essere utile. Tu sei sempre Silvia, la moglie ideale che non ha niente da rimproverarsi e niente di cui vergognarsi, ma quando si gioca diventi Sissy e ti è tutto permesso, anche le cose più scandalose.
– Può funzionare.
– Senti, Silvia: io capisco che stiamo facendo questa cosa per compiacere Davide. Ma ci siamo anche noi a cui pensare e io non vorrei andare a letto con una ragazza che mi piace, ma che rimane tesa come un baccalà tutto il tempo. Io voglio una che si diverta, che se la goda alla grande, che gridi, partecipi, non dica mai di no e ne chieda ancora. Altrimenti non si diverte nessuno. Né noi ma nemmeno Davide.
– Va bene. D’accordo.
– Cosa ne pensi?
– Ti dirò, questa storia di Sissy è una buona idea. Io sinceramente pensavo che andare a letto con qualcuno che non fosse mio marito fosse un sacrificio e cui avrei aderito per amore suo, ma come Sissy mi sento deresponsabilizzata e forse più disponibile.
– D’accordo allora: Sissy. Fammi chiamare da tuo marito per la conferma.
– A sentirmi chiamare così mi sento già bagnata tra le gambe…
Verso sera mi chiamò Davide.
– Ehi, vecchia troia! – mi chiamava sempre così. Tutte le volte, da più di vent’anni.
– Ciao, Faina! – non ricordo perché nella compagnia avevamo cominciato a dargli questo soprannome, ma gli era rimasto appiccicato per sempre.
– Allora, ho parlato con Silvia. E siamo d’accordo per il 15 ottobre, se per te va bene. – eravamo al 3/10.
– D’accordo. Ma non passiamo tutto il week end a pensare al sesso, eh? Voglio prendere ancora l’ultimo sole dell’autunno, mangiare il pesce, fare una passeggiata sul lungomare… insomma comportarci come prima, come gli amici che siamo.
– Ma certo! Figurati! Avremo tempo per tutto!
– È arrivata la gabbietta?
– Domani, spero.
– Allora stasera hai l’ultima possibilità per scopare. Dacci dentro. Che la prossima scopata tua moglie la farà con me e non vorrai sfigurare troppo, no? Allenati anche a leccargliela, che non sembra, ma è faticoso se non sai come fare.
– Farò come dici.
– Allora passami Sissy un momento.
– Sissy?
– È un gioco tra noi, non ti preoccupare.

Sentii che chiamava – Sissy! – Ma poi Silvia gli disse che quello era un nome che le avevo dato io e che ero l’unico autorizzato a chiamarla così, perché sottintendeva il sesso che avremmo fatto noi due, senza di lui.
– Tutto a posto? Ti senti più sicura?
– Sì, sì, comincio anch’io a sentire l’eccitazione e ad aspettare il 15 con trepidazione.
– Hai risolto per la telecamera?
– Ho visto che si può fare senza problemi, devo solo trovare un cavo abbastanza lungo. Domani andrò dal mio fornitore di informatica.
– Che faccia ha fatto quando gli hai proibito di chiamarti Sissy?
– Prima è sbiancato, poi è arrossito fino alla radice dei capelli – mi rispose ridendo. – ma gode come un pazzo all’idea che noi abbiamo segreti che non dividiamo con lui.
– Bene, allora sentiamoci spesso in questi giorni, su messenger. Abbiamo molte cose da mettere a punto.

Infatti cercammo di studiare il piano nei dettagli. Intanto Silvia e Davide risolsero il problema della telecamera, del fissaggio della gabbietta di castità, dei lubrificanti per il sesso e andarono a comprare la biancheria intima sexy per la nostra notte (Davide spese una fortuna per un tanga e un reggiseno a balconcino di un marrone bruciato cupo della marca migliore).

Silvia in seguito mi raccontò che Davide quella notte la prese come un pazzo assatanato, la penetrò instancabilmente e raggiunse l’orgasmo tre volte. E lei a ruota. Non ne aveva mai abbastanza.
Poi le regalò un altro paio di climax con la lingua e le dita e infine la girò bocconi sul letto. Lei pensò che volesse provare una posizione alla pecorina, ma poi avvertì la punta del suo cazzo premere sull’ano e si ritrasse.
– Davide, cosa fai? Non eravamo d’accordo che il mio sedere non è cosa per te? – disse Silvia prendendogli l’uccello in mano e stringendolo forte, quasi ad assicurarsi che non se ne andasse in giro in cerca dei suoi orifizi.
– Scusa Silvia, è che sono talmente eccitato e ti ho vista così disponibile che ho pensato’ Veramente ci penso da tanto’
– Ma no, caro. La mia verginità anale è per Tommaso (questo è il mio nome, mi accorgo solo adesso di non averlo ancora rivelato). Sarà lui il primo, nella notte di sabato 15 ottobre.
– Oh, allora va bene.
– Non vorrai, dopo avergli promesso che avrebbe avuto il mio vergine culo, fargli trovare un buco sfondato, no? Che razza di ospite sei? Un po’ di educazione, che diamine! – Continuò Silvia con un’espressione di rimprovero, affondando il coltello nella piaga e cominciando a provare gusto nell’umiliare il marito, il cui uccello a quelle parole raggiunse la sua massima erezione e cominciò a sussultare. 

– Allora, per chi è il mio culo? Avanti, rispondi.
– Per… per Tommaso. – Intanto Silvia cominciò a masturbarlo, stringendo forte quasi a fargli male, con colpi lenti ma ampi, guardandolo severamente negli occhi. Dentro di sé se la rideva però.
– Perché?
– Come perché? Non saprei…
– Te lo dico io, allora. Perché lui è un vero maschio, con una grande mazza, che sa come soddisfare una donna. Al contrario di te. E tu puoi toccare il mio culo?
– N… No.
– Cosa ti ha fatto pensare che io sarei stata d’accordo nel permetterti di infilare il tuo vermiciattolo nel mio ano?
– Non… Non lo so… Scusa.

Silvia sentiva la sua erezione sempre più forte. Davide aveva gli occhi fuori dalla testa e la bava alla bocca. Farfugliava parole incoerenti ed era al massimo dell’eccitazione.
Silvia accelerò il ritmo con la mano e Davide eiaculò quasi subito. Per la quarta volta.

– Ecco, bravo. Vedo che hai capito. Che non succeda più. Adesso pulisci il casino che hai fatto e lasciami dormire, che sono stanca. Meno male che domani mettiamo la gabbietta e non dovrò più far fronte alle due disgustose libidini. 

Silvia se la stava proprio spassando e aveva capito che più ci andava pesante con Davide, più a lui piaceva e più l’aveva in pugno.
Venne finalmente il giorno, sabato 15 ottobre.

Partii il pomeriggio subito dopo pranzo.
Ormai non sono più un ragazzino e volevo essere ben riposato per l’incontro con Silvia, per cui avevo dormito fino a tardi la mattina.
Non c’era traffico e arrivai a Viareggio in poco più di tre ore, che avevo passato a cercare di ricordarmi tutti i passi che avrei dovuto fare in quei momenti cruciali.
Sarebbe bastato una piccola mossa falsa, una esagerazione o una mancanza di coraggio o personalità e tutto rischiava di passare dalla categoria di ‘serata di lussuria indimenticabile’ a quella di ‘disastro totale e amicizia compromessa’.

Parcheggiai nel giardino della loro bella villetta e vidi Davide che mi aspettava sulla porta con un sorriso entusiasta ma nervoso.
Presi il portaabiti e la mia borsa da viaggio con lo spazzolino e il cambio di biancheria dal portabagagli e andai ad abbracciarlo con grande calore.
Dalla cucina uscì Silvia, asciugandosi le mani con uno strofinaccio. Avevamo concordato come avrebbe dovuto essere il nostro incontro: dovevamo flirtare fin dal principio e avrebbe dovuto essere chiaro che io mi sarei impossessato di lei. Ci abbracciammo e quando fui sicuro che Davide, tornando, ci vedesse, presi la testa di Silvia tra le mani, appoggiai la mia fronte contro la sua, le diedi un bacino sulle labbra, poi un altro e le sussurrai parole dolci.
– Allora, Sissy, sei decisa? È tutto pronto?
– Sì. Ci siamo, finalmente
– Sei contenta di vedermi? Questa sera ti faccio mia!
– Non vedo l’ora – e mi passò leggermente il palmo della mano sulla patta dei pantaloni.
– Ti farò godere come mai in vita tua. Ti farò piangere e ridere. Ti userò a mio piacere come se fossi un oggetto. Sarai la mia troia, sarai carne da cazzo. Te lo metterò in tutti i buchi che hai, e se non bastano te ne farò altri. Mi supplicherai di fermarmi, poi mi supplicherai ancora di NON fermarmi. Sarà la notte più bella della tua vita.

Era una recita a uso e consumo di Davide, che ascoltava pietrificato. Io di solito con le donne sono rispettoso e chiedo il permesso prima di metterglielo nel culo.

Mi resi conto però che così non andava. Lui era scosso: un conto è soddisfare una fantasia e un altro era perdere la donna di cui era innamorato, la madre dei suoi figli.
Vidi che cominciava davvero a pensare che forse l’aveva fatta grossa.

Lasciai Silvia e mi sedetti in sala con lui.

Prese un paio di birre dal frigo e ci sedemmo al tavolo a chiacchierare un momento.
Il Milan, che se va avanti così è a rischio-retrocessione, la scoperta di un ristorante in Piemonte che faceva i migliori funghi che avessi mangiato da molti anni, la crisi e i politici che sembrano non sapere da che parte cominciare, i figli che hanno finito l’Università…

Arrivò anche Silvia e cominciò il suo discorso, anche questo concordato in precedenza.
– Io volevo mettere bene in chiaro una cosa. Posso interrompervi un momento? Io ho un marito di cui sono innamorata da sempre. Lo amo e lo rispetto e non lo cambierei con nessuno. Non ho nessuna lamentela sul suo modo di fare l’amore e vorrei continuare a farlo con lui anche dopo questa sera. Se siamo arrivati a questo punto è per il suo desiderio ossessivo di vedermi con un altro e di soffrire tutte le umiliazioni che ciò comporta, ma se ha cambiato idea io sono ben contenta di tirarmi indietro. Se però devo andare a letto con qualcuno vorrei divertirmi, lasciarmi andare e godermela al massimo. Siamo tutti d’accordo su questo punto? Tommaso è carino e invitante, ma io non vorrei mai sposarlo. Posso pensare di togliermi un capriccio con lui, ma non certo di costruire una vita insieme.
– Anche per me è così – continuai – sono pronto a lasciar perdere tutto se questo minaccia il vostro matrimonio, anziché rafforzarlo. Quello che stiamo tutti facendo è un gioco, un gioco di ruolo. Propongo di continuare a giocare fino al momento in cui io e Silvia dovremmo cominciare a fare sul serio, nel vostro letto. Fino a quell’istante tu ci potrai fermare in qualsiasi momento. Basterà uno squillo al cellulare che terrò sul tuo comodino. E non sarà successo niente di grave. Da quel momento, però, se il telefono non squillerà, io lo spegnerò, non mi fermerò più e andrò fino in fondo, se Silvia è d’accordo.

Silvia gli prese la mano e lo guardò negli occhi.
– Tu sei il migliore marito del mondo. Se hai anche solo la più piccola delle preoccupazioni lasciamo stare.
– A vedervi prima così vicini, in intimità mi sono spaventato a morte, ma mi sono anche eccitato tremendamente. Non riesco a scacciare l’immagine di voi due abbracciati che vi scambiate bacini e tenerezze. Mi sento svenire dalla lussuria. Non ci fosse questo arnese intorno al mio uccello avrei un’erezione da Guinness. Ho molta paura, ma credo di voler  continuare.

– Allora prepariamoci, che è quasi ora. Mi raccomando, preparamela bene.
Infatti salirono in camera loro, una grande stanza al primo piano con un bagno privato e una vista sui giardini di fronte. La camera degli ospiti era anch’essa al primo piano, ma non aveva il bagno e si doveva usare quello a pianterreno. Silvia mi aveva lasciato un grande asciugamano sul letto. Mi spogliai, mi cinsi l’asciugamano intorno ai fianchi e scesi a fare una doccia veloce.

Davide e Silvia si occultarono nella loro stanza e si concentrarono nel preparare la donna per me.
Lui era eccitatissimo, saltellava di qua e di là, la insaponava sotto la doccia, carezzandole il corpo con grande dedizione, i seni la schiena, le gambe, i piedi! Oh mio dio, con che cura infilava le dita delle mani tra le sue dita dei piedi!

Poi la asciugò con morbidi asciugamani appena usciti dall’asciugatrice, ancora caldi.
Tutta nuda la profumò con deodoranti e profumi di grande classe. Per lei solo due gocce di Opium sul collo e tra i seni.

Continuò vestendola col costoso completo intimo La Perla marrone scuro, tanga e reggiseno a balconcino push-up.
Le sue mani carezzavano, aggiustavano elastici, controllavano chiusure…
Verificava la perfezione dello smalto sulle unghie della moglie, della depilazione delle gambe, della tenuta della pettinatura, del ciuffetto ben regolato di peli rossi sopra la vagina, del trucco. La moglie doveva essere perfetta e desiderabile per farsi scopare da me!

La aiutò a infilare un meraviglioso vestito Valentino di pizzo azzurro, senza maniche, corto sulle gambe, ma molto accollato, perfetto per i capelli rossi ed il seno piccolo di Silvia.

Continuava a eccitarsi al pensiero di quanto bella l’avrei trovata e che emozione avrei provato a prendermela.

Io ero meno eccitato. Silvia era una mia grande amica e ben raramente avevo pensato a lei come una partner sessuale.

Una buona scopata senza pensieri è sempre una prospettiva interessante, ma ero preoccupato per quello che avrebbe potuto accadere alla loro coppia.
Intanto avevo indossato la mia camicia bianca con i gemelli (Cartier), la mia migliore cravatta e il completo grigio Tombolini ed ero pronto a uscire.

Più tardi ci dirigemmo al ristorante, io e Silvia seduti sul sedile posteriore della sua Volvo e Davide al volante.

Mai avevo visto Silvia così elegante. I suoi capelli rossi risaltavano splendidamente e il tutto era così luminoso che sembrava emettere luce propria. Forse anche per via della catenina con un piccolo diamante che aveva al collo.

La serata era fresca e lei per coprirsi aveva scelto una stola nera chiusa davanti con un grosso fiocco.
Non ci fu molta conversazione all’andata, nessuno era rilassato.

Ci fermammo davanti alla porta del ristorante io scesi e mi affrettai ad aprire la portiera per far scendere la mia dama per la cena, mentre Davide cercava un parcheggio nelle vicinanze.

Gli dissi di aspettarci e che l’avremmo chiamato appena finito per il conto.

Era sabato sera e il Milan giocava l’anticipo di Serie A. Avrebbe potuto ascoltare la partita con l’autoradio. Il posto non era lussuosissimo, ma era famoso per la qualità del cibo e molto frequentato.

Il cameriere ci accolse con un sorriso, guardò lei riconoscendola, poi me e il sorriso lasciò il posto ad un’espressione sbalordita. Da vero professionista, però, non disse niente. Lei era assolutamente la donna più elegante e affascinante del locale.

Durante la cena (quasi non toccammo cibo), mi resi conto che da una finestra ogni tanto potevo vedere nella notte una testa, la sua, che ci spiava incuriosita.

Con Silvia chiacchierammo un po’ e anche se i nostri discorsi non furono così intimi, il nostro atteggiamento, a suo uso e consumo, invece lo era. Le prendevo spesso la mano, qualche volta le scostavo con le dita un inesistente ciuffo di capelli dalla fronte oppure lei ogni tanto si avvicinava a sussurrarmi qualcosa all’orecchio e nel farlo mi appoggiava il seno al braccio. Niente di scandaloso, ma abbastanza per non lasciare dubbi sulla natura della nostra relazione.

Ci scambiammo addirittura un rapido bacio sulle labbra. Intanto io le dicevo che, niente di personale, ma avrei preferito che dopo questo episodio non se ne prevedessero altri e che speravo che Davide si togliesse questo pensiero.
– Non fraintendermi, tu sei bellissima, soprattutto stasera, e non sai con che gioia ti darò due colpi più tardi. Ma sarei più contento se la cosa finisse qui. Io vorrei trovarmi una moglie e pensare a lei, ma se devo venire a scopare la donna del mio amico una volta al mese sono rovinato.
– La penso anch’io così, Tommaso. Mi sei simpatico e ricordo con piacere il tuo uccello da quella vacanza nudista in Dalmazia, ma non penso affatto di avere una relazione continuativa con te. Solo un pizzico di curiosità che posso benissimo fare a meno di soddisfare. Come ho fatto per questi ultimi venticinque anni.
– Allora non pensiamoci. Speriamo che domattina Davide ci dica che è stato bello, ma che adesso basta. Pensiamo invece a scaldare la serata. Sesso per noi e umiliazione per Davide. Ti voglio calda, disinibita, senza vergogna e senza sensi di colpa. Voglio farti tutto, specialmente le cose che a lui neghi, come il sesso anale. E con lui invece devi essere crudele e senza pietà. Se sei d’accordo comincerei con un pompino. Voglio che per prima cosa veda bene il mio cazzo e lo confronti col suo. Non è quindi necessario che tu mi faccia venire, basta che me lo tocchi, me lo baci, me lo succhi un po’, dimostri di apprezzarlo come si conviene. Poi potremmo scopare. Come ti piace?
– Mah… non ho grande esperienza. Mi trovo bene con Davide nella posizione del missionario, perché mi piace guardarlo in faccia quando viene. Altre posizioni le ho provate poco. Mi metto nelle tue mani.
– Ti propongo questo: cominciamo col missionario, come vuoi tu, ma poi si fa come dico io. Ok?
– Va bene. Ma quante ne vuoi fare?
– Di solito, ora che ho cinquant’anni, non riesco a farne più di due o al massimo tre. Ma a te penso di regalare molti più orgasmi. Non è necessario che io venga tutte le volte che vieni tu.
– Ma dai, non ci credo! Io vengo sempre una sola volta, quando va bene!
– Vedremo, E se lo facessimo partecipare?
– Non so. Mi sentirei imbarazzata.
– Allora facciamo così: dopo la prima scopata vediamo come stiamo, come sta lui e casomai lo chiameremo se ci dovesse sembrare il caso.
– D’accordo, ma ora andiamo. Guarda che dopo tutti questi discorsi ti salto addosso in macchina!
– Ci speravo proprio!

Silvia gli face uno squillo al cellulare e intanto chiesi al cameriere se avessimo potuto portare con noi gli avanzi. – Sa, per il cane…-

Il cameriere arrivò dopo qualche minuto con un sacchetto di carta contenente una mezza bistecca e un avanzo di pasta. Intanto Davide apparve sulla porta.
Il cameriere capo, quello che aveva riconosciuto Silvia, ci lanciò un’occhiata disperata, ma noi con tutta calma ci alzammo, io aiutai Silvia a coprirsi con la stola, indugiando con le mie mani sulle sue spalle e sussurrandole – sei bellissima – all’orecchio.
Davide guardò il conto, prese la carta di credito e la consegnò ad un esterrefatto cameriere, mentre noi gli passavamo accanto dicendo: – Davide, pensaci tu, da bravo – e uscimmo all’aperto.
Dopo aver pagato, Davide s’affrettò a recuperare l’auto e la condusse proprio davanti all’uscita del ristorante.

Intanto Silvia aveva avuto un brivido per l’aria fresca della sera e si era appoggiata a me, rannicchiandosi contro il mio petto e io le misi un braccio intorno alle spalle.

Arrivò la Volvo, io aprii la portiera per Silvia e quando si chinò per entrare la misi una mano sul culo, strizzandole bene una chiappa e passandole il taglio della mano nel solco con decisione.

I giochi erano cominciati.

Una volta seduti, Sissy (Silvia ormai aveva cambiato personalità) non aspettò neanche che chiudessi la portiera dietro di me per incollare la sua bocca sulla mia e ficcarmi dentro la sua lingua.

Io mi buttai a tutta. Cominciai a stringerla forte, a prenderle i suoi seni coperti dai ricami di Valentino nelle mani e poi quasi subito mi diressi in mezzo alle cosce.

Aveva delle autoreggenti chiare e quando risalii lungo le sue bellissime gambe (frutto del costante lavoro in palestra e in piscina degli ultimi venticinque anni e di una dieta rigorosa) ebbi tempo di sentire la stoffa che terminava lasciando il posto al contatto diretto della sua pelle.

Allargò le cosce facendo risalire il vestito e sporgendo il bacino verso il bordo del sedile. Le nostre bocche non si erano ancora staccate e mentre raggiungevo le sue costosissime mutandine mi resi conto che i suoi occhi controllavano se Davide ci stesse guardando.

Ma Davide guidava e non diceva nulla e sinceramente non riuscivo a prestargli molta attenzione impegnato com’ero a scostare il bordo del tanga e sentire gli umori della mia amante sgorgare copiosi.

La penetrai con un dito e lei emise un gemito e un sospiro insieme. Mi chiesi se fosse un’urlatrice o una mugolatrice.

L’avrei scoperto presto.

Intanto quelle maledette mutandine mi intralciavano il lavoro con le dita, che nel frattempo erano diventate due, così che interruppi il bacio, mi inginocchiai davanti a lei, le dissi di alzare il culo, le spinsi il vestito su fino ai fianchi, le afferrai il tanga con le due mani e glielo abbassai fino alle caviglie per poi toglierglielo.

A questo punto, nel buio, la mia faccia era a pochi centimetri dalla sua fica e non ci pensai un attimo a mettere la mia lingua sul suo clitoride.

Questa volta emise un gridolino e mi afferrò i capelli, per quanto possibile. Non me ne sono rimasti moltissimi infatti, e li tengo abbastanza corti. Il sapore e l’odore forti degli umori di Sissy, che riconobbi tipico delle rosse mi colpirono come una mazzata.

Cominciai a sentirmi davvero infoiato. Baciai, leccai, morsi, strofinai la mia faccia, il naso, il mento, i baffi contro di lei che mi teneva premuto contro il suo inguine, gemendo sempre più forte.

Incredibilmente ebbe un orgasmo, malgrado il contatto fosse durato forse nemmeno un minuto. Era una mugolatrice. Senza dubbio.

Mi resi conto di avere ancora le sue mutandine fradice in mano. Mi pulii la faccia con quelle, poi mi alzai a sedere, mi sporsi verso Davide, gliele misi sotto il naso e poi gliele infilai nel colletto della camicia.

– Tienile tu, caro, a ricordo di come si deve bagnare tua moglie per essere contenta. E ricordati di tenere il conto dei suoi orgasmi. Oh, un’altra cosa: ti abbiamo procurato la cena!

Gli allungai il sacchetto con gli avanzi.

Lui lo prese, obbediente e lo posò sul sedile a fianco.

– Lo mangerai dopo in cucina, in piedi. Non ci ringrazi? Eppure noi abbiamo pensato a te, anche se avevamo altro a cui pensare!

– Grazie…

– Con un po’ più di trasporto, che diamine! – disse Silvia, sorprendendomi – In fin dei conti siamo qui per fare un favore a te! Guarda con che straccetto di vestito devo andare dal mio amante! Dovresti vergognarti! E il ristorante, poi!? Una bettola! E tu? Non hai neanche la divisa da autista! Sei proprio un taccagno! Eppure il tuo amico Tommaso fa di tutto per farti contento! Ti ha procurato la cena, ti soddisfa la moglie, te la tiene calda per le tue fantasie perverse e le procura tutto quello che tu non puoi darle!

Così dicendo gli dava dei colpetti sulla testa con decisione.

– È vero, grazie ancora, per la cena e per quello che fai per mia moglie!

– Non ti preoccupare, lo faccio con piacere per fare un favore a un amico. – Alle volte sono proprio stronzo…

Intanto avevamo raggiunto la sua abitazione.

Tutto il nostro elaborato piano per portare Davide al massimo dell’eccitazione andò in fumo, perché né io né Silvia ce la facevamo più. Abbandonammo Davide a pianterreno e salimmo le scale quasi correndo per raggiungere la camera da letto.

Ci spogliammo con frenesia.

Si abbassò la cerniera del vestito e in attimo se lo tolse.

Ebbi appena il tempo di apprezzare il suo preziosissimo reggiseno a balconcino La Perla prima che lei se lo sganciasse e lo buttasse a terra come uno straccio qualsiasi. La mia svestizione fu un po’ più elaborata (maledetti gemelli di Cartier del cazzo!), per cui alla fine le fui sopra con ancora la camicia addosso. Sbottonata, ma ancora agganciata ai polsini.

Niente pompino.

Lei si lasciò cadere sul letto, gli occhi fissi sulla mia erezione, con ancora indosso le autoreggenti e le scarpe e allargò le gambe permettendomi di vedere bene il suo ciuffetto rosso. Mi accomodai tra le sue cosce e glielo ficcai dentro.

Nessuna preparazione, nessun preliminare, nessuna cautela.

Glielo ficcai con un colpo solo fino in fondo. Lanciò un grido, stavolta. Ma forse non era solo di piacere, ma avvertivo stupore, sorpresa, anche un pizzico di dolore.

Cominciai a pompare come un toro con colpi lunghi e rapidi. Lei alzò le ginocchia per permettermi un accesso migliore, mi mise le braccia al collo e mi ficcò le unghie nella schiena.

Poi si inarcò per aderire meglio alle mie spinte e mi baciò sulla bocca. Un bacio che durò pochissimo, perché cominciò a emettere suoni sempre più acuti, a respirare forte, a sbattere la testa da una parte e dall’altra e alla fine si lasciò andare a un orgasmo devastante.

Io accelerai il ritmo durante il suo interminabile orgasmo e scaricai tutto il mio seme dentro di lei.

Una scopata magnifica.

Lei era stata davvero come le avevo chiesto di essere: calda, disinibita, scatenata.

Troia, insomma.

Rimasi qualche minuto dentro di lei, appoggiandola mia testa nell’incavo del suo collo e lasciando che il mio peso la schiacciasse.

La sentivo vibrare sotto di me, ancora scossa e ansimante.

Una grande pace si impadronì di me e mi feci prendere da quel familiare senso di esausta soddisfazione e appagamento che segue una bella scopata.

Però la sentii irrigidirsi a un certo punto. Mi staccai da lei e mi rovesciai sul letto al suo fianco. E vidi che sulla porta faceva capolino il nostro Davide.

Ci eravamo scordati di lui.

– Hai visto tutto? – Chiese Silvia.

– Sì. Ho perso solo l’inizio.

– E cosa ne pensi?

– Pazzesco. Soffro come un cane a vederti godere così, ma non ho mai provato niente di più eccitante.

– Bene. Ora sei ufficialmente cornuto. E contento.

– Senti, tutto questo movimento mi ha messo sete. Non hai del bianco in fresco da portarci? – Gli chiesi

– Vado subito.

Quando se ne fu andato chiesi a Silvia se andasse tutto bene.

– Cazzo, Tommaso, tu sì che sai scopare! Veramente sono rimasta impressionata! Il tuo uccello dentro di me mi faceva un effetto mai provato prima.

– Ti andrebbe di far scopare Davide, adesso?

– Adesso? Sei matto?

– Ma no, dai. Non hai visto com’è rosso in faccia? Se non scopa scoppia. Togliamogli la gabbietta e facciamolo provare.

– Ma sono sporca del tuo sperma!

– Appunto. Un’ulteriore umiliazione.

Mentre Silvia si convinceva, Davide tornò con un vassoio, una bottiglia di Chardonnay ghiacciato e due bicchieri.

Due, non tre. Cominciava a capire!

– Bravo, cornutello. – dissi, mentre ci porgeva i bicchieri appena riempiti.

Sorseggiando il vino, Silvia disse in tono autoritario:

– Togliti i pantaloni.

– Come?

– Mi hai sentito. Pantaloni e mutande.

Davide ubbidì.

Vidi per la prima volta la sua gabbietta. Era di silicone e gli teneva l’uccello piegato in avanti. Si agganciava a un anello fissato allo scroto, sopra le palle, che si apriva con una chiave. Ogni volta che un’erezione cominciava, il suo membro urtava il silicone, non riusciva a rizzarsi e il dolore che ciò causava abortiva immediatamente il tentativo.

Silvia aprì il cassetto del comodino, ne estrarre una piccola chiave di bronzo e con fare sbrigativo gli aprì la gabbietta e gli liberò l’uccello.

– Ora vai a farti un bidè, che non te lo lavi bene da dieci giorni. Poi torna qui. Non te lo menare, eh, che io ti conosco, maiale!

Davide sparì in bagno per tornare dopo qualche minuto.

– Se vuoi te la faccio scopare. Ne avresti voglia? – Dissi.

– Davvero?

– Sicuro. Ma prima ti faccio vedere come si fa. Sissy, ti spiace alzare le ginocchia in modo che da sotto lui possa vedere meglio?

– Certo. – e le alzò, mettendosi in posizione con le gambe larghe e la fica esposta. Ma anche l’ano diventava visibile.

– Allora, la prima cosa è la penetrazione. Io prima sono entrato come un treno in galleria. Ma è comprensibile perché era la prima volta che scopavamo e avevamo un po’ di fretta di conoscerci. Ma di solito conviene prima strofinare bene la cappella contro le grandi labbra per stimolare la lubrificazione e aprirle un po’. Vedi come faccio io? – E intanto passavo la mia cappella nel solco delle grandi labbra. Silvia sorrideva.

Davide sbarrava gli occhi.

– Poi, quando capisci che è pronta, la penetri piano, così, vedi? – e lo lasciai scivolare dentro lentamente.

– Adesso cominci a muoverti. Conviene muovere il bacino con movimenti ampi, cercando di andare fino in fondo, fino a quando i due ossi pelvici si toccano. Vedi come faccio? – A ogni colpo Silvia si spostava di dieci centimetri e le sue tette, seppur piccole, andavano da tutte le parti. Lei cominciò a gradire in modo esplicito.

Questa volta addirittura si mise a dire: – Sì, Sì! Bello!

– Vedi, cornutone, quello che conta è l’ampiezza del movimento. – cominciavo a essere affannato e parlavo con difficoltà.

– Certo, ci vuole un arnese bello lungo. Non tanto perché in questo modo arrivi fino in fondo. Infatti il fondo della fica non ha terminazioni nervose, ma la stimolazione dei primi cinque o sei centimetri della vagina si può fare con una sola lunga penetrazione anziché con tanti movimenti più corti e frenetici. Devi imparare questo movimento rotondo del bacino. Guarda tua moglie, vedi come le piace?

La situazione era assurda.

Stavo scopando sua moglie con lui seduto accanto, il suo cazzo durissimo, e gli stavo spiegando come si doveva fare. E lo trattavo come un ragazzino alle prime armi, questo mio amico cinquantenne.

– Arrivare a toccare il fondo della cervice è comunque bello per la donna, nella testa almeno, perché le da la sensazione di essere posseduta completamente, di essere riempita al massimo, di essere in balìa del suo partner. Contribuisce all’orgasmo, anche se non lo provoca.

Continuavo a scopare Silvia con movimenti lunghi e misurati. Lei cominciava a non poterne più, inarcava la schiena, gemeva, roteava gli occhi, mi prendeva per le spalle e mi graffiava con quelle sue unghie rosse.

– Poi l’uccello dev’essere anche grosso. Deve sfregare contro tutte le pareti della fica. Sopra, sotto, a destra e a sinistra. Tu che ce l’hai corto e sottile devi compensare con tanti movimenti rapidi e frenetici. Ti stanchi subito e la lasci insoddisfatta. Puoi recuperare con la lingua. Un giorno ti addestrerò anche in quello.

Silvia stava impazzendo.

– Oddio, oddio! Tommaso, mi fai morire!

– Vedi? – Continuai impassibile a parlare con Davide. – Le donne sono le regine della camera da letto. Comandano loro. Ti lasciano fare solo quello che vogliono loro e ti negano quello che vuoi tu. Si scopa a comando, secondo i loro desideri. Ma c’è un momento nel sesso, e lo stai vedendo qui, adesso, in cui le hai portate a un passo dall’orgasmo e le tieni in quella terra di nessuno che è la cosa più vicina al paradiso che ci è dato conoscere. In quel momento poi chiedere e avere tutto quello che vuoi. Guarda la tua mogliettina. Che troia che è diventata! Si sente dominata, posseduta, senza più volontà, senza più energia, mi appartiene completamente, si è dimenticata di tutto, figli, marito, bollette da pagare… Gode come se non ci fosse un domani. Poi arriva all’orgasmo. Finito quello ritornerà padrona della scena.

Davide era senza parole.

Esterrefatto dalla faccia di sua moglie in estasi che emetteva rantoli sordi ansimando e rovesciando gli occhi all’indietro.

Col bacino cercava di aderire completamente alle mie spinte e inarcava la schiena. Le gambe cominciarono a tremarle nell’aria, mentre cercava di allargarle il più possibile.

– Vedi? Sta cercando di allargare le gambe come per aprirsi in due. Sente il mio cazzo fino al cervello. Le sto scopando anche l’anima. È il potere della mascolinità, che per una volta trionfa. Ma questo momento non dura in eterno. Quando senti che ha raggiunto il massimo e sta cominciando a scendere dalle stelle, allora io di solito accelero il movimento e le faccio godere. Adesso scusa ma non riesco più a parlare.

Diedi cinque o sei colpi rapidi e Sissy esplose in un orgasmo spettacolare con grida stridule e poi con gemiti rauchi che sembravano provenire direttamente dal suo utero.

Ansimando dissi ancora a Davide:

– Non perderti lo spettacolo del suo buco del culo che si contrae spasmodicamente. Quando smette, l’orgasmo è alla fine.

Infatti abbassò la testa e rimase a guardare ipnotizzato le ritmiche contrazioni dell’ano della moglie, squassata da un orgasmo che non aveva provocato lui. Io ero riuscito a evitare di venire. Per un pelo.

– Adesso tocca a te, intanto io mi riposo. Non ho più vent’anni.

– Tocca a me? Davvero? – guardò sua moglie, ma lei era stravolta e non sapeva più nemmeno dove fosse.

Mi alzai in piedi. Ero un po’ sudato e pensai a quello chardonnay freddo che ancora era sul vassoio. Me ne versai un mezzo bicchiere intanto che Davide si accomodava tra le cosce della moglie.

La baciò sulla bocca in preda a un’eccitazione mai provata prima, che lo lasciava tremante e senza fiato.

Silvia pareva che neanche si rendesse bene conto di quanto stava succedendo e non oppose nessuna resistenza.

La penetrò e cominciò a pompare come un pazzo. Io ero in piedi dietro di lui gustandomi il vino freddo e lo guardavo agitarsi tutto sudato, mentre Silvia, ripresasi, lo abbracciava stretto.

Davide aumentò il ritmo e cominciò ad ansimare forte.

Fu a questo punto che colsi lo sguardo disperato di Silvia, che lo stringeva al petto con tutto l’amore di cui era capace con le lacrime agli occhi, mentre Davide ce la metteva tutta e finalmente eiaculò dentro di lei.

Ma lei non lo aveva “sentito”, non aveva provato niente.

La sua disperazione era visibile nell’orrore del suo sguardo.

L’uomo che amava, con cui aveva fatto sesso soddisfacente per più di vent’anni, il padre dei suoi figli, il marito amoroso che non le aveva fatto mancare mai nulla, con cui aveva diviso gioie e dolori, che ascoltava le sue confidenze, che le aveva tenuto la mano quando aveva partorito, quest’uomo che era metà della sua vita non era più credibile come amante per lei.

Le cose non sarebbero mai più tornate come prima. Lo capì mentre lo teneva abbracciato forte, mentre lo stringeva piangendo piano come se non si rassegnasse a farselo scappare, ma non c’era più niente da fare. Il gioco di ruolo era finito. Ora bisognava fronteggiare la realtà.

E lo capì anche lui a sentire il suo uccello ballare dentro la vagina della moglie, che non aveva mai sentito così larga e scivolosa.

Ma per lui, assurdamente, le cose erano migliorate: non era mai stato così eccitato, il suo orgasmo era stato il migliore della sua vita. La sensazione di rifiuto che aveva ricevuto dalla moglie era la cosa più arrapante che avesse mai provato.

Masochismo dei sentimenti: questo era quanto stava inseguendo con disperazione. E l’aveva trovato.

Intanto io mi ero un po’ ripreso e gli battei sulla spalla.

– Togliti, cornuto. Ti è piaciuta la patata di tua moglie appena scopata da un altro uccello più grosso e ancora piena di sperma? Adesso tocca ancora a me. Sissy, girati.

Silvia si girò, rassegnata. Aveva un culo interessante. Non un filo di grasso, perfettamente depilato e bianchissimo, anche intorno all’ano, il che non è così comune. Forse un po’ piatto, ma per una donna di quasi cinquant’anni non si poteva chiedere di più.

Le aprii le chiappe, mettendo il suo buco del culo in piena luce. Guardai Davide.

– Guardalo bene. Questo non è per i cornutelli dal pisello piccolo come te. È per i grandi. Tu non potrai mai averlo, mai. Morirai senza aver provato il piacere di metterlo nel culo a tua moglie. Adesso provo a sfondarglielo. E tu non hai voce in capitolo. Magari, se stai buono e non dai fastidio ti lascerò leccare il mio sperma fuori dal suo culo. OK? Ci stai Sissy?

Silvia non rispose ma sporse il suo sedere un po’ più in fuori.

Dio, come mi piace il culo delle donne!

La parte più segreta, più nascosta, più vergognosa.

Penetrare quella parte vuol veramente dire “possedere” una donna. Non c’è la scusa della procreazione: è solo affermare il tuo potere.

È anche un po’ doloroso per loro, non è piacevole da subito.

Senza la prostata, la maggior parte delle donne non raggiunge l’orgasmo solo con il coito anale. E quindi lo fanno solo come un atto di sottomissione completa.

Mi fa impazzire.

– Passami il lubrificante. Svelto.

Il mio cazzo era di nuovo eretto e Davide lo guardava ammirato.

Era eretto anche il suo, ma non faceva la stessa figura.

Cominciai a ungere il culo di Silvia con il lubrificante con movimenti rotatori intorno al buco, poi inserii prima un polpastrello, poi tutto l’indice e cominciai a muoverlo lentamente fino a quando non sentii che il dito scivolava con una certa facilità.

Misi un po’ di lubrificante anche sul mio uccello.

Silvia si era abituata a sentire la presenza estranea e si stava lentamente rilassando. Appoggiai la cappella e cominciai a spingere un po’.

Silvia reagì con uno strillo e contraendo l’ano.

– Attenta Sissy. Così non va. Devi essere più rilassata, non aver paura. Godrai ancora. Adesso spingi un po’ in fuori. Davide, lavorale il clitoride con le dita.

Mi chinai a baciarle il collo e intanto il mio uccello entrò con la punta.

– Ahhh!

– È finito, è finito. Non ti farò più male. Tu, cornuto, continua col clitoride.

Lasciai la mia cappella nel suo culo ancora per un minuto o due per farla abituare e rilassare poi cominciai a spingere ancora un po’, fino a entrare qualche altro centimetro.

Questa volta sembrò che ce l’avessi fatta e mi avventurai a spingere fino quasi in fondo.

Lei si mise una mano sugli occhi, cercò di sporgere il culo più che poté nel tentativo di non sentire quella sensazione di massiccia occupazione abusiva del proprio corpo da parte di un’enormità impossibile da contenere, che invece col tempo le donne imparano ad apprezzare.

Il suo culo era incredibilmente stretto. Stimolava il mio glande in modo piacevolissimo. Non riuscivo a venire perché mi muovevo troppo lentamente per non farle troppo male, ma dopo qualche minuto sentii che cominciava a rispondere. Solo un fremito all’inizio, ma poi sentii che il suo bacino ruotava impercettibilmente per adeguarsi al mio movimento.

Le dita di Davide facevano il loro lavoro e io mi azzardai ad accelerare un pochino. Sentii l’orgasmo montare e anche Silvia cominciò a muoversi con più decisione, ormai aperta e rilassata.

Venni nel suo culo e fu indimenticabile, perché lei venne praticamente nello stesso momento. Rimasi qualche minuto dentro di lei, fino a che il mio cazzo, che non mi aveva fatto fare brutte figure quella notte, divenne flaccido e uscì da solo.

Mi girai da una parte, distrutto. Sentii il sonno arrivare, ma feci in tempo a vedere Davide con la faccia tra le chiappe di Silvia che leccava avidamente il mio sperma dal suo culo.

Mi addormentai come una pietra, senza neanche lavarmi i denti.

Seppi poi che Davide aveva continuato il lavoro anche con la fica della moglie, piena del mio e del suo seme, oltre che degli umori della proprietaria.

Non sono più un ragazzino e mi sentivo veramente distrutto e appagato.

+++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++

La mattina dopo Davide ci portò la colazione a letto, come d’accordo. Col grembiulino.

Ci disse che era stata la notte più bella della sua vita. Che non vedeva l’ora di ripetere l’esperienza.

Poi parlò Silvia:

– Caro, mi sono resa conto che non voglio più che tu entri dentro di me. è triste, ma è così. Ora che ho provato Tommaso non penso di poter più sopportare le tue avances. Credo che ti dovrai accontentare di soddisfarmi con lingua e dita, d’ora in poi. Se vuoi ancora dividere il letto con me, dovrai mettere la tua gabbietta, almeno la notte. E poi, se Tommaso vorrà venire ancora a trovarci sarà lui a decidere quanto tempo prima dovrai vivere con la tua castità. Potrai avermi solo come secondo dopo Tommaso, per avere l’evidenza della tua incapacità a soddisfarmi.

– Farò tutto quello che mi dite di fare. Ubbidirò a tutti i vostri ordini, voglio esaudire tutti i vostri desideri.

– Va bene. – dissi io – Pensavo proprio che questa notte ti sarebbe bastata. Ma se così non è io sono disposto a continuare solo fino a quando non mi troverò una donna da amare. Poi ve ne dovete trovare un altro.

– D’accordo.

– Silvia, ma possibile che tu non senta nulla quando ti scopa? è così piccolo? Stanotte non mi sembrava.

– No, ti giuro, non serve a niente. Davide, fai vedere. Togliti i pantaloni.

Ubbidiente se li tolse.

Lei gli prese la punta del cazzo con due dita e lo alzò come se le facesse schifo.

– Guarda che piccolo. Guarda com’è sottile. Non sento niente!

– Come farà per avere un orgasmo?

– E chissenefrega! Quando scoperemo, alla fine gli permetteremo di venire con me o di farsi una sega.

– Perché non lo offri a qualche finocchio? Davide, vieni sul letto in ginocchio, girati e piegati che vogliamo vedere il tuo culo.

Incredibilmente, Davide lo fece. Silvia gli aprì le chiappe pelose e disse:

– Magari gli piace. Il buco sembra bello largo. – E gli infilò un dito. Il cazzo gli si rizzò istantaneamente.

– Allora ci penseremo, ma vedo che al cornuto l’idea piace. Vero puttanella??

– Sai cosa? Dovrei cominciare a fargli indossare le mie mutandine.

Continuammo a tormentarlo ancora per qualche ora, poi decidemmo che non si poteva andare avanti così tutto il giorno e che si doveva tornare alla normalità. Convenimmo quindi che il grembiulino sarebbe stato il nostro semaforo. Se lui avesse messo il grembiulino l’avremmo umiliato e trattato da cornuto, oltre che dedicarci al sesso adultero.

Tolto il grembiulino, tutto sarebbe stato come prima.

Cominciò così il nostro stile di vita cuckold, come dicono gli inglesi, che andò avanti per qualche anno. Fino a quando incontrai Erika.

Ma questa è un’altra storia.

Leave a Reply