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L’ Estate – Capitolo 6 – L’ultima festa

By 18 Maggio 2020No Comments

Come in molte cose nella vita, il difficile è iniziare. Il percorso appena successivo, se si ha la voglia intensa di percorrerlo, è come una lunga discesa, in cui il razionale scema lentamente lasciando spazio al puro istinto. Fu quello che accadde puntualmente a Sara. Passò le giornate successive a elaborare quello che le era successo solo qualche ora prima e, a differenza della volta scorsa, non fu preda di sensi di colpa e solo una leggera sensazione di vergogna le premeva sul cuore. La verità è che l’avventura appena vissuta l’aveva eccitata terribilmente e quelle sensazioni, quei gesti, quelle parole volgari l’avevano completamente rapita. Ancora lievemente combattuta dalla voglia di sperimentare ancora, e piccoli segnali di resistenza che battagliavano nella sua coscienza pensò a cosa avrebbe detto al suo fidanzato. Raccontargli tutto per eliminare i sensi di colpa o tenersi tutto dentro, un piccolo segreto che sarebbe stato solo suo? E Claudia, la sua migliore amica? Forse avrebbe potuto raccontare tutto a lei, era sempre stata la sua confidente più intima. Mentre si dibatteva tra questi confusi pensieri trascorsero alcune giornate prive di eventi di rilievo. Come pochi giorni prima, Sara cercò di evitare di imbattersi in Roberto e Bruno. Li scorse di sfuggita in spiaggia e,stando attenta a non farsi vedere dai suoi, si limitò a qualche cenno di saluto. Rimase appiccicata ai genitori, una sorta di continua ricerca di un limbo di sicurezza contro esperienze che l’ avevano scombussolata. Si giunse così verso la fine della vacanza senza che Sara fosse riuscita a farsi dei nuovi amici. Furono poche le occasioni e fu ancora meno la voglia di Sara di interagire con altre persone. Nel frattempo scoprì che Roberto era partito, non prima però di averle lasciato un bigliettino all’entrata della sua tenda con annotato il suo numero di telefono. “La saluto signorina. Partiamo oggi. Se vorrà sa come potrà trovarmi”.

Fu questo il laconico messaggio che Roberto lasciò. Sara, dopo un attimo di esitazione, salvò il numero di telefono sul suo cellulare e cestinò la busta, non voleva assolutamente che i suoi potessero in qualche modo trovarla. Non recise dunque il cordone che la teneva agganciata a quegli eventi.
Pensò dunque che con la loro partenza anche le sue impreviste trasgressioni sarebbero terminate e, in cuor suo, provò uno stranissimo senso di delusione, un sentore in fondo all’animo che non sapeva spiegarsi.
Eppure Sara si sbagliava.
Caso vuole che infatti proprio in occasione della sua ultima sera di pernottamento al camping Sara si trovò a gestire un’altra inaspettata esperienza.

Proprio durante l’ultima sera della villeggiatura di Sara e la sua famiglia si celebrò la settimanale festa del camping. Era una serata in cui tutti gli ospiti erano invitati al bar per trascorrere qualche ora insieme con musica dal vivo e un ricco buffet.
La zona antistante il bar era stracolma di gente, tutti si servivano dai tavoli imbanditi che gli organizzatori avevan messo a disposizione. Sara, che per l’occasione aveva deciso di indossare i suoi leggings preferiti, di un giallo canarino, abbinati a una magliettina scollata e un paio di sandaletti con un modesto tacco, trascorse gran parte della serata coi suoi e il fratellino Christian. Papà era piuttosto triste, ancora qualche giorno e sarebbe dovuto tornare al lavoro, la nostalgia post vacanziera si era già impossessata di lui, mentre Mamma cicalò tutta la sera con le sue nuove amiche, attività in cui era maestra.
Incrociarono i vicini di piazzola e tutti ne approfittarono per mangiare qualcosa. Sara era in preda a una strana agitazione,aveva ancora davanti agli occhi nitide le immagini del vicino che si segava nella roulotte, del tutto inconsapevole che lei lo stesse osservando dalla finestrella. Ogni volta che lo guardava. puntuale quella scena le si ripresentava. L’uomo le lanciò occhiate decise e frequenti, lo sguardo che indugiò a lungo sulla vistosa scollatura che Sara metteva in mostra. Sara ne fu lusingata, si accorse di quegli sguardi e, con grande cautela, si girò di proposito due o tre volte al fine di dare in pasto al vorace sguardo dell’uomo il suo meraviglioso culetto,le chiappe ben delineate e modellate dai leggings strettissimi, e il minuscolo perizomino che si intravedeva in trasparenza. Era terribilmente eccitante, quel visino da innocente ragazzina su quel corpo che stava pian piano sbocciando creava un contrasto a cui era impossibile rimanere indifferenti e diversi furono gli sguardi che indugiarono su di lei.
La serata trascorse così fino al momento in cui la musica cessò e i clienti furono invitati a lasciare la zona del bar, che ormai stava chiudendo. Papà e i 2 vicini erano palesemente brilli e anche le donne mostravano qualche segno di sospetta euforia. Perciò non stupì il fatto che, quando uno degli uomini propose di terminare la serata a bere qualcosa nella piazzola dove erano montate le tende, tutti accettarono di buon grado. Non era ancora il momento di andare a dormire, se non per il piccolo Christian, l’ultima serata doveva essere indimenticabile. Presero dunque posto al lungo tavolone di plastica dove solo qualche mattina prima avevano condiviso la colazione. Enzo,così si chiamava uno dei due uomini, portò una bottiglia di prosecco e bicchieri per tutti. Ne fu offerto uno anche a Sara, che subito protestò con papà: “Papy sai che il vino bianco mi dà alla testa”
”Su Sara, è l’ultima sera di vacanza, mi sembra giusto onorarla con un brindisi di gruppo!”.

I bicchieri vennero riempiti e si brindò con un pizzico di nostalgia per il prossimo ritorno in città. Anche Sara cominciò leggermente a sentire gli effetti dell’alcool, non era solita bere spesso e le era sufficiente un bicchiere per raggiungere quello stato di tenue euforia dato dall’alcool. Gli uomini intanto continuavano a riempirsi i bicchieri, mentre le donne chiacchieravano, un po’ isolate, di argomenti che a Sara non interessavano affatto. Enzo parlava col padre di Sara ma sempre più spesso cercava con gli occhi Sara, seduta vicino alla madre, intenta a smanettare sul suo cellulare. Improvvisamente il padre si accorse dell’isolamento di Sara e la chiamò.
”Sara, che fai lì da sola? Vieni a sederti qui con noi” quasi le urlò Giulio.
Sara raccolse il bicchiere, si alzò e si diresse verso il padre.
”Eccomi papy” gli disse Sara , sedendosi su una sedia posta tra lui ed Enzo, che gentilmente lo stesso uomo le aveva messo a disposizione.
”Forse non faremo discorsi così interessanti ma sicuramente meglio che stare a sentire quelle là!” disse Giulio rivolgendosi agli altri due uomini, che risero e confermarono quelle parole.
Sara sorrise un po’ imbarazzata, era una situazione strana, papà semiubriaco e quell’uomo,Enzo, seduto proprio di fianco a lei. Rimase in silenzio a sentire i discorsi degli uomini mentre Enzo,stappata un’altra bottiglia di prosecco, le riempì un altro bicchiere. Sara lo ringraziò guardandolo e notò lo sguardo dell’uomo passare dai suoi occhi alla scollatura.
Sentì subito una strana eccitazione, che l’alcool contribuiva a enfatizzare. Si sistemò meglio sulla sedia, raddrizzando la schiena e spingendo il petto in avanti. Sapeva che l’uomo, durante la chiacchierata col padre, lanciava fugaci occhiate alle sue tette, osservandone il profilo generoso e i bordini del reggiseno che sfuggivano al contenimento della maglietta.
Dopo qualche minuto Enzo propose di stuzzicare qualcosa e,alzandosi, disse che sarebbe andato a recuperare qualcosa in roulotte.
”Aspetta Enzo, vengo a darti una mano” disse pronto Giulio.

Ma Enzo lo bloccò subito:” No, figuriamoci. Ci penso io, non preoccuparti. Stai seduto tranquillo”
”Già offri tutto tu, darti una mano è proprio il minimo” rispose Giulio aggiungendo, rivolgendosi a Sara :”Su Sara, sempre con quel cellulare in mano. Dai una mano tu a Enzo”
Sara guardò prima il padre e poi Enzo.

“Va bene papi” rispose Sara.
”No davvero, non ce n’è bisogno” rispose l’uomo.
”Insisto!” disse Giulio “Almeno Sara una mano può dartela”
”OK ok” disse Enzo rassegnandosi. Ma la proposta del padre certo non gli dispiaceva, anche se per pochi minuti avrebbe senz’altro potuto dare uno sguardo più approfondito alle grazie della figlia.

Sara si alzò e si avviò con Enzo, la testa che le girava un po’, aveva decisamente esagerato col prosecco. Passarono di fianco alle donne ed Enzo disse che avrebbe portato qualche stuzzichino per tutti.
”Quanto parlano le donne” disse Enzo a Sara “E poi non si capisce nulla, ci vorrebbero i sottotitoli!”
Sara rise alla battuta dell’uomo e timidamente rispose:” Quando mamma ci si mette non la ferma più nessuno”.
In prossimità della piccola porta della roulotte Enzo si fece da parte e fece entrare Sara per prima.
”Prego signorina” le disse sorridendole.
”Grazie” rispose Sara guardando l’uomo e facendo il primo passo sulla scaletta della roulotte. Enzo,appena dietro di lei, le mangiò con gli occhi il sederino stretto nei leggings aderenti, e parte del perizomino che fuoriusciva sulla parte alta.
Sara percepì quello sguardo e fu pervasa da intensi brividi.
”Scusami, qui è un po’ buio” le disse Enzo accendendo una piccola luce posta su un lato del piccolo cucinino della roulotte . “E si sta anche un po’ stretti”.
Aprì un piccolo armadietto,cominciò a prendere qualche pacchettino di salatini che pose su un piatto sopra un tavolino nero. Sara lo riconobbe subito , era quello dove l’uomo aveva sborrato solo qualche giorno prima. Quel pensiero le fece quasi venire le vertigini e arrossì stupidamente.
”Tutto bene?” le chiese Enzo, vedendola improvvisamente come rapita da qualche pensiero.
” Si si tutto bene” gli disse Sara sorridendo impacciata.
L’uomo armeggiò ancora per qualche secondo poi si accorse che quello che cercava era proprio nel vano dietro di lui. “Scusami, prova ad aprire quell’anta là,in alto. Dovrebbero esserci della patatine”.
La ragazza si sporse verso l’anta alta, dando le spalle ad Enzo ed alzandosi sulla punta dei piedi. La mensolina era piuttosto alta e Sara ci arrivava a fatica. Enzo osservava la scena come in estasi. Il sederino di Sara ora era proprio di fronte a lui e in quella posizione lo poteva vedere in tutto il suo splendore. La magliettina si era alzata un pochino lasciando scoperta parte della schiena della ragazza e,dai leggings, spuntava il bordo del perizoma. Tra le chiappe si vedeva scorrere nitido il filo del perizoma bianco.
L’uomo le si avvicinò: “Ecco, vedi? Proprio lì in alto” le indicò. Sara annuì e si alzò ancora di più per cercare di raggiungere con la mano la mensola più alta.
L’uomo,complice l’alcool, aveva perso parte dei freni inibitori. Quasi senza rendersene conto, attratto da quel culo fresco e giovane, le si mise proprio dietro, il suo bacino che quasi si appoggiava a quello di Sara.

“E’ quello là in alto?” gli disse ingenuamente Sara.
”Si, è proprio quello” le rispose l’uomo stringendosi ancora di più verso di lei.
Sara percepì la vicinanza sempre maggiore dell’uomo quando,ad un certo punto, sentì qualcosa appoggiarsi deciso sul suo sederino. L’uomo, da dietro, aveva avvicinato oltre ogni misura il suo bacino al sederino di Sara. Sara sobbalzò impercettibilmente ma non fece una piega, continuò a rovistare nell’armadietto mentre l’uomo, incentivato dalla mancanza di reazione della ragazza, si appoggiò col suo cavallo al culetto della giovane. Sara percepì il contatto dell’uomo. Non si girò né cambio posizione,lasciò che l’uomo continuasse. Enzo, osando oltre ogni limite e anche spinto dal coraggio fornitogli dall’alcool, cominciò a strusciarsi sul culetto di Sara con movimenti lentissimi. Sentì la ragazza inizialmente contrarsi e,pochi attimi dopo,spingere leggermente indietro il sedere, al fine di aumentare quel contatto. Il cazzo gli divenne di marmo in pochi secondi, l’erezione a fatica trattenuta dai corti shorts che l’uomo indossava. Non si fermò, capì che alla ragazza non dispiaceva la situazione.
Lei sentì il cazzo ora duro che premeva sulle sue chiappette, lo sentiva intrufolarsi tra di esse, sfiorarle il buchetto e la fighetta. Improvvisamente pensò ai suoi che, a pochi metri, erano del tutto ignari di quello che stava accadendo. Questo pensiero aumentò a dismisura la sua eccitazione. Pensò a papi che chiacchierava appena fuori dalla roulotte mentre lei si faceva strusciare il cazzo sul sedere da quest’uomo più grande di lei. Immobile, Sara si fece fare tutto senza fare una piega.
L’uomo,sempre più eccitato, le mise le mani sui fianchi e cominciò a strusciarsi con maggior vigore.
”Che troietta” pensò l’uomo, che aumentava sempre più l’intensità dei movimenti. Poi cominciò ad alternare strusciate a colpi più decisi e secchi, come se la stesse scopando da dietro.
Sara, come nella situazione con Roberto e Bruno, non riusciva a frenare gli eventi. Era conscia del rischio della situazione e del fatto che stava facendo una cosa che non si doveva fare ma,nonostante questo, l’eccitazione che provava era più forte di tutto e la trascinava senza che lei avesse la forza per tirarsi indietro. Sentire quell’uomo che faceva al suo sederino quello che più gli piaceva la faceva impazzire.
L’uomo si ritrasse per un secondo e,dopo essersi assicurato che nessuno si fosse accorto di qualcosa gettando uno sguardo dalla piccola finestrella che si affacciava sul piazzale, con le due mani sfilò lentamente i leggings di Sara. Li abbassò fino a metà coscia, e guardò per qualche secondo quello splendido culetto ora coperto solo dal sottile perizomino bianco. Cominciò a palpeggiarlo con le mani, infilando il dito medio nell’incavo delle chiappette e giungendo a sfiorarle la fighetta. Sara era già umida,il tessuto del perizoma che lentamente si impregnava dei suoi umori. Poi sentì l’uomo armeggiare con i suoi pantaloncini. Li abbassò insieme alle mutande ed estrasse il cazzo. In preda a un’eccitazione senza pari, cominciò a sbatterlo con colpi secchi sulle chiappette di Sara che, appoggiata al cucinino, godeva di quel contatto così trasgressivo. Girò indietro la testa due-tre volte per osservare quello che stava facendo l’uomo, vide quella grossa cappella colpire a più riprese il suo sederino. Poi l’uomo cominciò a strusciare l’uccello sulle natiche , e lo appoggiò sul filo del perizoma che le copriva il buchetto del culo. A quel contatto Sara ebbe un gemito, il suo ragazzo non aveva mai provato a giocare col suo buchino e per lei era un’ esperienza totalmente nuova. Sentì improvvisa e sorprendente la voglia di farselo riempire, farselo sfondare,una voglia incontrollabile e sfrenata. Allargò un po’ le chiappe per facilitare il compito dell’uomo, che fece strusciare tutta l’asta in mezzo alle chiappe di Sara. L’uomo era quasi al limite, faceva fatica a credere a quello che gli stava capitando, una zoccoletta del genere, e per di più assolutamente insospettabile, era un dono del cielo. Continuava a premere e a strusciare la cappella sul filo del perizoma quando improvvisamente qualcosa giunse a spezzare l’incanto di quella situazione. Per Sara fu quasi un sollievo, aveva quasi paura di quello che si sarebbe lasciata fare senza remore. Sentirono Giulio, dalla piazzola, gridare qualcosa.
”Allora questi stuzzichini? Li state cucinando sul momento?” urlò con voce un po’ impastata dall’alcool.
Enzo ebbe la prontezza di rispondere:” Arriviamo subito” preoccupato dal fatto che qualcuno potesse entrare a controllare.
L’uomo non poteva rischiare di venire scoperto, sarebbe stato un dramma, perciò decise che era il caso di fare in fretta,anche se non avrebbe finito come avrebbe voluto.
Si prese il cazzo in mano e cominciò a farsi una sega. Sara girò la testa di lato e lo guardò. Non disse nulla, gli lasciò fare quello che voleva. Lui appoggiò la cappella all’altezza del buchino del sedere di Sara e ,senza scostare il perizoma, aumentò la velocità della mano. Sara sentiva il rumore della mano dell’uomo che si masturbava, i suoi gemiti di piacere e rimase immobile, attendendo quasi con impazienza quello che sarebbe senz’altro accaduto, il culetto esposto completamente ai piaceri e ai voleri dell’uomo. Enzo continuò a segarsi tenendo Sara ben ferma con la mano sinistra.
Pochi attimi dopo l’uomo cominciò a sborrare, troppa l’eccitazione che aveva accumulato nel corso della sera.
Sara si vergognò quasi di sé stessa ma non aspettava che quello. Sentì i primi schizzi di sborra ricaderle sulle chiappe, impregnarle le mutandine e colarle sul buchino. L’uomo indirizzò i getti prima sul filetto del perizoma e poi sulle chiappe di Sara. Furono getti intensi , Sara sentì il calore della sborra riempirle il sedere, la sentiva densa colarle dalle chiappe e raggiungerle lentamente le cosce. Si girò curiosa ad osservare gli ultimi schizzi che fuoriuscivano dal cazzo dell’uomo. Con la coda dell’occhi riusci a scorgere parte del suo sederino, ricoperto di quel vischioso liquido bianco.
Enzo si svuotò le palle fino all’ultima goccia rimasta, sbattè due-tre volte ancora la cappella sul sedere di Sara e,ansimante, rimase qualche secondo ad osservare il sederino della giovane ricolmo di sperma,uno spettacolo incredibile. Sbrigata quella necessità , si ricompose in fretta mentre Sara cercò di ripulirsi in qualche modo con alcuni fazzolettini, li passò sul sedere e sulle cosce, impregnandoli della sborra calda dell’uomo. I rivoli di sperma le avevano raggiunto quasi le caviglie. Poi si ritirò su i leggins.
L’uomo le accarezzò il visino
”Che brava bimba. Ora però portiamo di là gli stuzzichini” le disse, ora sbrigativo, preoccupato che fuori potessero avere sospettato qualcosa.
Sara annuì senza aggiungere nulla e,insieme ,uscirono dalla roulotte.
”Oh finalmente” disse entusiasta Giulio “Sara hai aiutato Enzo o te ne sei stata lì a guardare come sempre il tuo cellulare?” le disse il padre.
”No, ho aiutato, papi” rispose Sara, divenendo improvvisamente bordeaux.
”E’ stata bravissima” aggiunse Enzo con un sorriso.
Terminarono gli stuzzichini in un clima che aveva perso il calore di prima, Sara era improvvisamente vergognosa per quello che era appena accaduto nella roulotte e non spiaccicò parola, percepiva ancora il senso di umido delle mutandine impregnate di sperma. Improvvisamente ebbe paura che qualcuno potesse accorgersene, nonostante pensasse di aver pulito bene. Un sorta di panico si impossessò di lei.
Divenne tardi e tutti si salutarono,dandosi appuntamento all’anno successivo.
Enzo la salutò con sguardo complice. Sapeva che la ragazza non avrebbe detto nulla a nessuno, sarebbe stato un loro segreto
Tornando alla tenda mamma però si accorse di qualcosa, le mamme notano sempre tutto.

“Ma Sara, hai delle macchie sulle cosce e sul sedere. Che hai combinato?” Sara arrossì violentemente, la sborra era colata dalla cosce sui leggings abbassati e ora aveva formato delle macchie modeste, ma evidenti. Mamma si avvicinò a Sara per osservare meglio ma Sara la fermò con decisione.
”Non è niente mamma, devo essermi seduta su una sedia umida o bagnata” le disse, al colmo della vergogna.
”Poi in tenda dammeli che domani a casa gli do una bella lavata” le disse mamma, sempre premurosa.
Sara si intrufolò subito in tenda. Si sfilò i leggings e le mutandine. Al tatto le sentì ancora umide, intrise dello sperma di quell’uomo che appena conosceva. Che mi sta accadendo? Pensò preoccupata.
Era preda di strane sensazioni, si rendeva conto di aver travalicato dei limiti che fino a poco prima considerava insuperabili eppure il ricordo di quello che aveva appena fatto era così vivido e inebriante che Sara non riusciva a farsene una ragione.
Ripensò all’uomo che le sborrava sul sedere, mentre i suoi eran lì, a pochi metri,una fantasia a cui non aveva mai neanche fatto un pensiero, un’esperienza che fino a pochi giorni prima avrebbe giudicato folle e insensata. Eppure si scoprì ancora eccitata e desiderosa, ed era questa la cosa che più la spaventava. Cercò conforto nella notte, e si addormentò stringendo forte a sé il cuscino.
Era chiaro che ancora non sapeva che, dopo quell’estate, nulla sarebbe più stato come prima.

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