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Sono anni che utilizzo sempre lo stesso bus, sempre alla stessa ora, la mattina per andare ed il pomeriggio per tornare.
Una parte della giornata che quasi sfugge, con le cuffie che sparano nelle orecchie una musica che assorda tutto ciò che mi circonda e gli occhi quasi sempre chiusi o rivolti al grosso vetro che veloce mostra i paesaggi scorrere. Tengo gli occhi rivolti all’esterno sopratutto durante il ritorno, dalla città frenetica nella sua imperiosa routine, le auto incolonnate, i motorini che sfrecciano come pirati, per poi passare alle grosse statali fino ad arrivare a piccole strade provinciali immerse tra i boschi quasi deserti ma pieni di natura che quasi non si nota più.

Nel viaggio di ritorno sopratutto, non sempre trovo posto a sedere e come in un grosso carro di buoi mi tocca stare in piedi, nel corridoio centrale fino a quando il grosso delle persone non scende alle prime fermate.
Solo allora, cerco una coppia di sedili liberi dove accomodarmi.
Ho sottolineato una coppia di sedili per un motivo, anzi, per una persona.
Fondamentalmente è una sconosciuta, fondamentalmente non ci siamo mai parlati, eppure viene sempre a sedersi al mio fianco.
Quasi come se gli altri pendolari lo sapessero non occupano mai il sedile affianco al mio, perché dopo poche fermate, sale lei.

Sempre ordinata, sempre silenziosa, con i suoi capelli a caschetto, si dirige sicura verso di me e come in un tacito accordo, appena la vedo sposto il mio zaino dal sedile libero.
Non un ciao, non un cenno, niente.
Quasi sempre indossa jeans a vita bassa da cui sovente si intravede il bordo di mutandine arricchite da bordi in pizzo e maglioni o magliette sempre attillate come a voler mettere in mostra il suo generoso seno ma senza mai mostrare alcun tipo di scollatura.
Un piccolo piercing in viso, qualche orecchino, un goccio leggerissimo di profumo e con un trucco mai esagerato passa quasi inosservata agli occhi distratti dei passeggeri.

Sono passati quasi due anni di questa routine in cui non ha mai tirato fuori un giornale da leggere ed oltre a qualche fugace occhiata sul cellulare, è sempre rimasta composta e con lo sguardo fisso sul sedile di fronte.

Nei giorni in cui il bus era talmente pieno da dover stare in piedi, causa sopratutto degli scolari di rientro a casa, quando saliva sul bus, capitava quasi sempre che mi cercasse con lo sguardo e se il caso lo rendeva possibile, mano a mano che la gente scendeva, si avvicinava sempre più a me.

Ancora oggi non mi capacito di questo silenzio durato tanto, eppure era così e sembrava fare comodo ad entrambi.

Però un giorno, ci fu la svolta.

Piena estate, tutti accalcati, stretti uno contro l’altro a scambiarci controvoglia sudori ed odori, quando eccola entrare.
Con lo sguardo mi cerca, mi trova e contrariamente al solito, con decisione si dirige verso di me facendosi largo tra i passeggeri ammassati.
A differenza del solito, il suo sguardo fa trasparire una dose massiccia di nervosismo e dopo avermi raggiunto, dandomi le spalle si posiziona esattamente di fonte a me quando il pullman è ormai in marcia da qualche minuto.
Causa qualche scossone, qualche frenata, qualche curva a destra e poi a sinistra, la massa di persone  attorno a noi inizia a muoversi e farsi irrimediabilmente spazio.
Qualcuno dietro di me spinge, qualcuno davanti a lei indietreggia ed in pochi attimi ci ritroviamo praticamente attaccati.
Come forma di protezione da un eventuale contatto con la persona che ha di fronte, la ragazza pone la sua borsa all’altezza del bacino e tenendola con entrambe le mani, con apparente casualità, indietreggia fino ad essere a contatto diretto con il mio corpo.
I suoi capelli sono praticamente a contatto con il mio naso, il suo profumo ora più forte che mai, mi inebria.
Il suo culo fasciato nei soliti jeans da cui sbuca una mutandina nera è a contatto diretto con il mio bacino e ad ogni curva, si muove, quasi come se si stesse strusciando su di me.
Spostando leggermente il capo verso sinistra per non rimanere immerso nei suoi capelli, non riesco a resistere alla tentazione di abbassare lo sguardo e notare quanto realmente siano pronunciati i suoi seni. Anche se coperti da una maglietta priva di scollatura, si possono notare perfettamente i contorni del suo reggiseno e di quanto le coppe trattengano a fatica il contenuto.

Alla fermata successiva diverse persone si fanno spazio per scendere dal mezzo ed in pochi istanti ci troviamo strizzati uno contro l’altra. Il mio petto finisce spinto contro la sua schiena, i miei piedi contro i suoi talloni ed ovviamente il mio bacino preme con ancora più forza contro il suo culo pronunciato che a questo punto turba con prepotenza il mio membro.
Bastano pochi secondi prima che l’erezione inizi a presentarsi a fatica e quando finalmente il mezzo riparte, un piccolo spazio si è creato tra di noi.
Imbarazzato, sperando che non si sia accorta di niente, mi allontano delicatamente da lei fino a eliminare il contatto fisico e con una mano vado a sistemarmi l’erezione ormai completa.

Bastano due frenate del mezzo ed una accelerata decisa per ritrovarmi nuovamente con il suo culo contro il mio pacco e la mia asta che si accomoda con forza tra le sue chiappe.
Questa volta è lei a dover avanzare essendo io impossibilitato ad indietreggiare, ma non lo fa.
La sento premere maggiormente con il culo come per poter sentire meglio cosa sprofonda tra le sue chiappe e quando ne è certa, si allontana quel poco che basta per poterlo estrarre dall’incavo e poterselo strusciare con una certa forza sulle chiappe.

Sono esterrefatto, nessuna parola per due anni ed ora senza nemmeno un ciao ci ritroviamo uno contro l’altro in questa surreale situazione.

Ho l’intenzione di avvicinarmi al suo orecchio e dirle qualcosa, ma non so che cosa.
Potrei prenderla per i fianchi, potrei toccarla con le mie mani o potrei solamente muovermi anche io con il bacino e ficcarlo nuovamente tra le sue chiappe e premerlo con forza in cerca di un po di sollievo a questa specie di tortura.
Ma non riesco a fare niente di tutto questo e la sua fermata, tre prima della mia è ormai giunta.
Quando si stacca da me, la vedo fugacemente controllare con una occhiata la mia palese erezione che deforma i pantaloni e senza salutarmi si dirige verso l’uscita facendosi strada tra i presenti.

Il giorno seguente fortunatamente la calca non si ripresenta e posso prendere posto a sedere.
Voglio però modificare qualcosa rispetto la solita routine ed al posto di posizionarmi vicino il finestrino, mi posiziono sul sedile affianco di modo che se vuole sedersi, sarà costretta a parlarmi.
Finalmente arriva la sua fermata, la vedo salire, mi cerca con lo sguardo e quando mi trova, vedo il suo stupore negli occhi. Si avvicina continuando a fissarmi e dopo aver constatato che il posto al mio fianco è libero, resta qualche attimo titubante mentre il pullman ha ripreso la sua corsa.
Infine si decide ed una volta raggiunto, sposto il mio zaino in segno che il posto è libero ma non mi alzo per farla passare.
Le leggo negli occhi una rapida riflessione e poi, quello che non mi aspettavo. Aggrappandosi al sedile di fronte a me, mi passa sopra, quasi mi scavalca e mentre i suoi polpacci strusciano sulle mie gambe, con il culo mi è praticamente attaccata al volto.
Nell’azione i suoi jeans si abbassano ancora, mostrando nitidamente il suo perizoma, composto da un sottile filino nero che collega i due pezzi di stoffa scavando un piccolo solco sui fianchi.
Quando finalmente si siede, complice l’azione ed il fugace panorama, non riesco a non rivolgerle uno sguardo più invadente del solito. Tanto che anche lei rivolge il suo verso di me notando come l’abbia analizzata da testa a piedi ed abbia indugiato più del dovuto sulla scollatura inusuale della maglietta.

Come al solito, nessuna conversazione, seduta composta guarda di fronte a se ma il suo profumo continua ad invadere le mie narici, segno che oggi qualcosa è cambiato.

La sua fermata infine sta per arrivare e come prima, senza dire mezza parola, torna a scavalcarmi.
Questa volta però si muove con calma, più del dovuto e donandomi un panorama mozzafiato, ancora meglio del precedente.
Alzandosi non si è sistemata i jeans e il suo perizoma con il triangolino posteriore di pizzo si mostra con prepotenza a pochi centimetri dal volto con anche una piccola porzione delle sue splendide chiappe.
Infine, non contenta, voltandosi verso di me, la vedo alzare un braccio per suonare il campanello.
Nel farlo, la maglietta si alza tanto da mostrarmi una piccola porzione del suo ventre da cui sbuca una lieve ed invitante pancetta mille volte meglio di un ventre piatto.
L’erezione è nuovamente pulsante nei miei pantaloni stretti e so che l’ha notata anche se sono seduto.

Si sistema i jeans e si dirige all’uscita del mezzo.
Mentre sono ancora rapito da quel culo splendido, distrattamente mi volto verso il finestrino e noto che qualcuno mi fissa. Di colpo mi risveglio realizzando che è lei, ferma a guardarmi fino a quando il pullman non riprende la sua corsa.

Sceso alla mia fermata, quando mi metto a riflettere su cosa poter fare l’indomani per rendere più interessante la situazione, mi rendo conto che oggi è venerdì e fino al lunedì successivo non la potrò più incontrare mandandomi così in una sorta di paranoia.
Durante tutto il weekend la mia testa è rimasta quasi assente ed anche uscendo con gli amici, sentivano che qualcosa non andava.
Il suo culo è rimasto impresso nella mente come se fosse ancora di fronte i miei occhi.

Finalmente il lunedì è arrivato.
Nel momento in cui trovo posto a sedere per il viaggio di ritorno, la mia erezione si presenta già con prepotenza.
Come l’ultima volta, mi siedo nel posto vicino al corridoio così da vedere cosa escogiterà oggi e poi, trepidante, attendo che arrivi la sua fermata.

Finalmente la sua fermata, finalmente la vedo salire e poco dopo avermi trovato, mi raggiunge.
Anche oggi indossa una maglietta più scollata del solito che mostra una buona panoramica dei suoi seni e quando mi scavalca, anche questa volta i jeans si abbassano più del dovuto. Oltre notare con piacere una piccola porzione delle sue chiappe e lo spacco tra esse, non noto però la presenza di mutandine.
E se non le avesse messe?
E se fossero solo talmente striminzite da non vedersi?
Ma con un culo come il suo, chi se ne frega di dove stanno le mutandine.

Oggi a differenza di qualunque altro giorno, il suo umore è decisamente positivo e quasi sorridendo, sempre composta sul sedile, questa volta guarda volentieri fuori dal mezzo.
Con questa novità ne approfitto per guardarla meglio e vago calmo con lo sguardo soffermandomi su ogni suo dettaglio.
Il tempo è però tiranno e tra poco dovrà scendere.
Questa volta si prepara molto prima del tempo, fruga nella borsa, si guarda attorno diverse volte e poi nel momento di scavalcarmi, questa volta mi si siede quasi in braccio. Rapidamente infila una mano nella tasca dei miei pantaloni e guardandosi intorno ci deposita qualcosa all’interno.
Rapidamente ritira la mano, si alza e senza nemmeno voltarsi si dirige alle porte d’uscita.
Sono ancora più sconvolto del giorno precedente, mi sposto rapidamente sul sedile che occupava fino a poco fa e mentre con una mano entro nella tasca agguantando cosa ci ha depositato, la vedo ferma a guardarmi sorridendo.
Il pullman riparte mentre mi rendo conto che quello che sto toccando è stoffa. Coprendomi con lo zaino, lo estraggo dai pantaloni e quando mi rendo conto di cosa si tratti, lo infilo rapidamente in tasca.
Solo giunto a casa ho il coraggio di tirarlo nuovamente fuori.
Oggi era senza mutandine, ora ne sono certo visto che le sto tenendo tra le mani.
Profumate, umide, bianche e decisamente sgambate, sul davanti, trovo un messaggio scritto sulla stoffa.
“Assaggiami. Se domani vuoi di più, scendi con me.”

Come consigliato nel messaggio, assaggio quelle mutandine fradice di umori mentre con una mano viaggio su e giù rapidamente sul mio cazzo.
In pochi minuti esplodo tutto il mio godimento senza smettere di succhiare quella stoffa tanto gustosa.

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