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Racconti Erotici Etero

Licia, che non me la dava

By 10 Marzo 2024No Comments

Conosco Licia da più di vent’anni. E’ sempre stato un pezzo di figa da paura. Sensuale, ammiccante, lunghi capelli mori da zingara, non tanto alta ma un concentrato di erotismo. Bellezza mediterranea, magra, culetto sodo, due morbide tettine impertinenti, gambe affusolate. Ogni volta che uscivamo assieme vedevo gli uomini sbavare sulle sue forme e lei, civettuola, flirtava con tutti con quel suo sorriso ammiccante. Non si era mai sposata, qualche fidanzato ufficiale, diversi amanti. Io ero il suo amico più fidato, quello a cui ricorrere quando le cose andavano male, da chiamare nei momenti bui o quando le serviva un favore. A volte restavamo abbracciati sul divano per ore, guardando un film e, inutile dirlo, amico o non amico, il cazzo chiedeva la sua parte. La accarezzavo, le baciavo il collo, mi allungavo anche sotto la gonna, le accarezzavo i seni da sopra la maglia…lei lasciava fare, ma quando mi spingevo oltre, si spostava, mi diceva no e io, abbozzando un sorriso, mi fermavo…per poi tornare a casa e spararmi seghe a manetta. Una volta, durante una trasferta di lavoro, abbiamo anche trovato il tempo di andare in spiaggia. Lei si è messa in topless, slippini brasiliani a incorniciare quel culetto da favola e mi parlava con noncuranza mentre le sue tette mi sfioravano il petto. Facciamo il bagno e giochiamo in acqua, appoggiandosi a me sulla schiena. L’uccello era di marmo e sembrava che lei ci prendesse gusto a stuzzicarmi, per poi divincolarsi non appena cercavo di abbracciarla.
Altre volte abbiamo pure dormito assieme in hotel, nel matrimoniale, con lei che indossava pigiamini sexy, molto eleganti, io al solito boxer e maglietta. Guardavamo un film sul mio tablet e alla fine si addormentava sul mio petto. Una sbirciatina alle tette, che lasciava sempre in bella mostra, ma ogni mio approccio veniva respinto con la scusa che “siamo troppo amici e non voglio perderti”. Intanto altri se la chiavavano e io andavo avanti a seghe…mi ero rotto il cazzo abbastanza!
La goccia che fece traboccare il vaso fu quando, tornando da un incontro di lavoro, il discorso si spostò sull’intimo perché, chinandosi a raccogliere una penna durante la riunione, dai pantaloni aveva fatto capolino il perizoma.
“Guarda che prima ti è uscito il perizoma e quel tizio ha strabuzzato gli occhi”
E lei, sorridendo con aria sorniona: “Davvero? Hai guardato anche tu?”
“Certo! Era quello marrone con i fiocchetti rosa”
“E’ della Perla. Davanti è in pizzo trasparente con i bordi in raso”
“Ti si vedrà tutto il pelo!”
“Scemo! Non ce l’ho mica pelosa”
“Sei tu che la chiami pelosina”
“La tengo sempre rasata”
“Spero non sia tutta tutta rasata. Non mi piace”
“Ho lasciato un triangolino qui sopra” dice indicandosi il basso ventre.
“Licia, in questo momento ho in mente la visione della tua passera, con te nuda che te la tocchi. Fai di tutto per farmi eccitare e poi non darmela. Sarai un po’ stronzetta, vero?”
Lei ride e non dice nulla. Scendiamo dall’auto, la abbraccio, ho il cazzo in tiro. Lei si divincola. Saliamo a casa sua. Sono eccitato a mille. Mentre si toglie il cappotto la stringo da dietro. Sente il mio cazzo appoggiato in mezzo alle chiappe. Le agguanto le tette.
“Smettila, non fare così”.
Direi che ho sopportato fin troppo. Le sollevo la maglia. Le mie mani sulle tette, le stringo mentre le bacio il collo. Sento il suo respiro pesante. Alzo il reggiseno e libero le tette. I capezzoli si irrigidiscono. “Ti ho detto di piantarla!” Cerca di divincolarsi. La stringo ancora di più. “Ho voglia di te, voglio il tuo corpo, la tua pelle, le tue tette, la tua figa, il tuo culo…” “No, dai, ti prego, ti ho detto di smetterla. Piantala!” Si gira e cerca di spingermi via. Le abbranco il culo, quasi la sollevo e con un braccio la stringo ancora più me. Succhio un capezzolo, poi l’altro, la bacio su tutto il corpo, il suo profumo mi inebria“ Licia si inarca, cerca di spingermi via. “Basta, no, sei mio amico, non voglio, non devi…” La bacio sulla bocca, le sue labbra serrate. “Ho voglia di scoparti, voglio leccarti la figa, sentire la tua pelle!” Con la lingua mi faccio strada tra le sue labbra. “Mmmmmh, no, non farlo, sei uno stronzo, non saremo più amici!” “Voglio scoparti!” Apre leggermente la bocca, infilo la lingua, sento la sua lingua, sono eccitato al massimo. La spingo sul divano. Le sono sopra.
“Ma cosa fai??!”
“Lo capirai!” Le sbottono i pantaloni. Eccolo il perizoma: tulle e raso marrone, con delicati fiorellini rosa e un delizioso fiocchetto ad incoronare la fighetta della Licia. Le tolgo con forza i pantaloni assieme alle scarpe. Il minuscolo perizoma copre una fighetta ben tenuta, rasata, con un ciuffo di pelo appena sopra le grandi labbra, come mi aveva detto. Scosto il triangolino di raso e trovo la sua figa davanti a me. Finalmente! Affondo la faccia in mezzo alle sue gambe, con la lingua mi insinuo tra le grandi labbra, cerco il clitoride, lo trovo, lo lecco, lo succhio. Licia comincia a bagnarsi. Le sue resistenze sono andate via via affievolendosi.
“No, non sono pronta. Smettila, non devi….”
Il reggiseno è ancora sollevato, lo tolgo completamente e le sfilo la maglia. Strappo il perizoma. Ora è nuda davanti a me, si copre le tette con le mani ma appare frastornata. In un attimo sono nudo anch’io. Le sono sopra, pelle contro pelle. La sua pelle è morbida e profumata. Il mio cazzo preme sulla sua fighetta, le tette sul mio torace, le bacio il collo. Licia ansima, si abbandona a me. Le sussurro all’orecchio, mordendole delicatamente il lobo “Sei una troietta, una puttanella. Ti hanno scopato tutti e a me la facevi solo annusare.” “Sei il mio amico più caro, avevo paura di rovinare la nostra amicizia. Non voglio perderti” “Non dire cazzate. Così saremo ancora più vicini” Le bocche si incontrano. Le resistenze sono cadute, lingua contro lingua, pelle contro pelle. “Il mio cazzo ha voglia di te” Le prendo la testa, la spingo verso il mio uccello. Fa la ritrosa, gira la faccia, premo il cazzo sulle sue labbra e finalmente apre la bocca. Le afferro la testa con decisione mentre il mio uccello spinge fino in gola. “Argghhh…umpf…” “Dai, succhiamelo, puttanlle”. Finalmente inizia succhiare, e lo fa anche bene. “Brava, vedo che sai succhiare bene”. Comincio a scoparmela in bocca, sento i suoi gemiti e i suoi spasmi. Mentre lei mi lavora la cappella, le afferro la figa, le infilo un dito, poi un altro e un altro ancora. Strofino il clitoride e si bagna ancora di più, ora è un lago. Ansima, mentre il mio cazzo ancora le riempie la bocca. “Senti il mio cazzo, sentilo fino in fondo, troietta!” Le spingo l’uccello fino alle tonsille, quasi soffoca. Lo tiro fuori e le metto mezzo metro di lingua in bocca. “Sei un bastardo” mi sussurra. “Sei una stronza. Godevi a farmi eccitare, a farti sentire desiderata” “Non volevo rovinare la nostra amicizia. Ora chissà cosa succederà” “Succederà che ti scopo. E poi mi dirai se saremo ancora amici” .
La prendo in braccio e dal divano ci spostiamo sul lettone in camera. La butto sul letto, le sono sopra, la abbraccio, ci baciamo. Il suo corpo minuto è caldo e vellutato. Il cazzo preme sulla fighetta bagnata che piano piano si socchiude. “Ti prego, fai piano, è un po’ stretta” “Certo tesoro, ma piano piano si allarga” Così dicendo inizio a spingere sulle grandi labbra. La sento, è davvero stretta, ho il cazzo di marmo e sentire la mia cappella avvolta dalla figa della Licia lo rende ancora più duro. Il mio cazzo si fa strada nella stretta passera della Licia. “Aahh, sento il tuo cazzoooo! Fai pianoooo! Aaaah, sììì, lo sento dentro dentrooo!” Continuo a spingere il cazzo dentro la sua fighetta fradicia, è un piacere immenso sentire l’uccello avvolto in una morsa carnale che mi avvolge il cazzo completamente. Sento delle piccole contrazioni della sua passera che mi fanno godere ancora di più.
“Allora la sai usare questa figa! Brava, così” e affondo sempre più il cazzo dentro di lei. La sto scopando a tutta forza, mi tengo alle sue spalle per darle colpi sempre più profondi
“Ti ho detto di fare piano, la mia pelosina è stretta…il tuo…è grosso!”
La stringo, la abbraccio, con le braccia la circondo quasi due volte tanto è esile, sento le costole, la pelle è liscissima e profumata, sento le tette contro il mio petto. Affondo il viso nel collo, la bacio, mentre il cazzo continua a stantuffarle la figa.
Ansima “Ahhh…mmmhh…ooohh…sìììì…cosìììì..piano…ora ti sento bene dentro” Continuo a chiavarmela mentre le succio le tette, con i capezzoli turgidi di piacere. Mi sollevo tenendola per la vita. Voglio godermi la visione del mio cazzo dentro la figa mentre mi sbatto la Licia, le tette che rimbalzano sotto i miei colpi. “Sei una puttanella, una piccola troietta affamata di cazzo!” “Sei un porco, un maiale” “Dimmi che ti piace scopare, zoccola, che sei golosa di cazzo” “Stronzo, fammi godere, scopami bastardo, aaaahhh…”.
Mi giro, lei sopra di me, il cazzo sempre ben piantato nella figa, ma ora è lei che si muove. Muove il bacino per sentire la pressione del mio uccello nella sua passera, mentre la tengo per i fianchi, assecondando le sue spinte. Le sue mani sul mio torace e la vista delle tette che si scuotono sopra di me mi fa godere ancora di più. Sono ad un passo dallo sborrare nella figa. Non voglio.
Mi divincolo, la afferro per i fianchi e la sbatto sul letto.
“Cosa fai???”
Le spingo giù la testa e le spalle, la schiena inarcata e il culetto in su; due belle chiappine che si sollevano verso di me. Una visione paradisiaca. Le prendo i fianchi e la spingo ad impalarsi sul mio uccello, scopandola da dietro.
“Sì, così. A pecora. Sei sempre più mia, puttanella!”
“Porco! Porco, maiale, bastardo!”
“Dimmi che ti piace, troia!”
“Sei un bastard…aaaahhh, porco…mmmmhhh, sì…sì…sì….sììììììì!!!!”
Continuo a chiavarla da dietro, non le dò tregua, me la sto fottendo con goduria, colpo su colpo, le lecco la schiena mentre sento il morbido culo che si appoggia sulla mia pancia. Le prendo le tette da dietro, continuando a spingere nella figa. La pelle è morbida e profumata e mi manda in estasi. Mi sollevo, le mani scivolano sulle chiappe, le allargo, vedo il buchino. Mi attira. Con un dito prendo un po’ dei suoi umori dalla figa e li passo sul buco del culo.
“Cosa vuoi fare? Non ci provare!”
Il buchino è ben lubrificato ora. Mi bagno il dito e lo infilo mentre continuo a fotterla. Esco dalla figa e appoggio l’uccello sul buchino mentre le allargo le chiappe.
“No, nel culo no!”
“Perché? Non dirmi che non te l’hanno mai fatto!”
“Solo un paio di volte, anni fa. Ora mi fa male!”
“Ti farà male solo all’inizio!” le dico, mentre il mio cazzo comincia a farsi strada.
Ha un culetto piccolo ma ben tornito. Il mio cazzo fa la sua porca figura in mezzo alle sue chiappe. Lo sfintere è stretto, lo forzo, un anello di carne mi circonda la cappella.
Lei urla “No! Fermati! Mi stai facendo male!” Supero la stretta e ora il cazzo si fa strada nel culetto di Licia. “Aaahhh, mi stai sfondando! Sento il cazzo fin dentro la pancia!”
“Hai visto che ora ti piace? Puttanella!”
Sto godendo. Ho il cazzo avvolto dal culo di Licia, me la sto inculando di brutto, sento i coglioni che sbattono sulle chiappe. Lei si scuote sotto i miei colpi, la tengo per i fianchi e quasi la sollevo.
“Senti il mio cazzo fino in fondo! Sentilo, zoccola! Ti voglio sfondare tutta!!”
Continuo a pomparle il culo per un po’. Il buchino è ormai dilatato e il mio cazzo scivola che è un piacere. Dentro e fuori, dentro e fuori, la tengo per le chiappe di quel culettino morbido e liscio mentre me la sbatto con godimento. Il mio cazzo sembra sproporzionato in mezzo a quelle tonde e minute chiappine. Le allargo ancora di più per godermi lo spettacolo dell’uccello infilato nel culo ormai sfondato. Sto quasi per venire, esco dal culo. Con una mano mi prendo l’uccello, con l’altra prendo Licia per i capelli. Sono con il cazzo davanti al suo bel faccino.
“Guarda come godo, puttanella che non sei altro! Prendi tutta la mia sborra! Vengoooo..”
Il primo schizzo le va sulla bocca, un altro sul collo, infine le sborro sulle tette.
“Ora me lo pulisci per bene”
Tirandola per i capelli, la costringo a leccarmi la cappella per poi spingerle il cazzo in bocca. Mentre mi succhia la sditalino per bene. Ha un fremito, stringe le gambe
“Godoooo, sto godendo. Bastardo, mi hai fatto godere. Sei uno stronzo!”
“Sei la mia troietta!”
“Sei un maiale!”
Ci abbracciamo, nudi, lingua in bocca, sento la sua pelle morbida. E restiamo così.

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