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M’s story. Capitolo 26. Cinque giorni in SPA

By 13 Novembre 2022No Comments

Dormo come in letargo. Verso l’una sento dei rumori e apro un occhio: è Claudio che rincasa, cammina male, immagino perché: sorrido nel mio scendiletto e mi riaddormento.
Marta ci sveglia alle 7, e subito mi accorgo che ho le mie cose. Mi lavo la faccia svelta e, mentre lascio il bagno a Claudio, gli dico cosa mi succede. Vado da Marta, lo dico anche a lei, ma Claudio la chiama: “Marta, aiutami per piacere”.
Mentre metto le mutandine grandi, sento Marta che sgrida Claudio: “Ma potevi almeno chiedere una pausa o nasconderti!”.
Claudio: “Ma Marta era la mia prima festa con tutti quei bei ballerini, sono piaciuta tanto a tutti! Ero così contenta! A un certo punto stavano persino per litigare su a chi toccava e hanno assegnato il numero come al supermercato”. Marta scoppia a ridere e gli spalma l’unguento. Io mi chiedo quanti saranno stati quei “tutti”.

Verso le dieci, mentre sto lavando i pavimenti squilla il centralino degli uffici. Claudio può avere il cellulare, Marta e io no: ma lei almeno può rispondere al telefono fisso. È Giovanni, dice a Marta di mettere il vivavoce: “Attenzione: il Dott. Vigneti sta diventando matto, vuole a tutti i costi rivedere M. Cosa facciamo?”.
Marta: “A M. è venuto il mal di pancia mensile. Penso che Vigneti dovrà rinunciare”.
Gio: “Glielo dico e se del caso vi richiamo”.
Passano solo due minuti e il telefono fisso squilla di nuovo.
Gio: “Niente da fare, vuole vederla anche se è indisposta. Vignati ci può aiutare tanto per i rapporti con il mondo agricolo. Quindi M. prenda un antidolorifico, riempia una valigia e si faccia trovare pronta per le 12. Che veda come è vestita Marta: gli servirà a capire. M. starà fino a venerdì con Vignati in una SPA di sua proprietà a riposare. Per M.: sappi che ho cercato di far capire a Vignati cosa sei davvero. Lui mi ha ripetuto dieci volte che ha capito, che ti farà ubbidire e che, anche se pensava a una relazione, si adegua al fatto che hai tanti ‘fidanzati’: ti rispetterà, ti vorrà bene e vuole aiutarti. Tutto chiaro?”.

Io non dico niente, mi vergogno solo all’idea che Helio adesso sa che sono una schiava: gli voglio bene, è stato dolcissimo e forse mi sarei innamorata anche di lui. Pazienza, mi farò cinque giorni di vacanza, dormendo e facendo massaggi e bagni termali.
Marta è più concreta, mi sorride complice, mi porta allo specchio a farmi bella.
Dodici meno cinque: la macchinona di Helio si ferma davanti all’ingresso, Helio scende. Marta lo accoglie sulla soglia del nostro portone con la mise che ci fan mettere per i primi freddi: collare, nuda, tacchi alti e guêpière, tutta in nero! L’autista Rodolfo salta sul sedile di guida. Helio la divora con gli occhi. A cinquant’anni Marta è uno splendore: “La piccina è pronta, eccogliela!”.

Marta ha scelto per me una mise elegante e birichina, ma non da porcella: Louboutin nere con tacco a spillo altissimo, calze parigine bianche, mini a pois neri molto corta ma più lunga delle solite: 25 cm di lunghezza anziché 18. Lupetto Merinos aderentissimo e bomberino Monclaire bianco che mi copre appena alla pancina. Helio e Rodolfo apprezzano e spostano gli occhi da Marta a me. Partiamo e la minigonna sale, sale, sale… ho le mutandine normali, non il perizoma, e sono abbastanza coperta: per timore di venire sgridata come mi è successo con alcuni uomini, mando giù il rospo e la lascio dove è.

Helio nota il complesso immobiliare dove viviamo e ne è colpito… comincia, molto discretamente, a fare domande. Scopre così che è mio, che si tratta di quasi venti ettari in città, che è super protetto, che non sono l’unica a viverci… e tante altre cosucce che voi lettori già sapete. Alla fine, la domanda da un milione di dollari: “Ma a cosa ti serve un parco e residenza così?”.
Rispondo dicendo la verità: “Io non lo so, se ricordi ho un tutore legale che hai conosciuto: pensa lui a tutto. So che ci sono tanti costi e spese per farlo funzionare e hanno affittato alcuni spazi a società estere. Questo posto mi ha aiutata tanto ad accettarmi, a crescere grazie alle persone buone che mi addestrano, a diventare più buona e ubbidiente”. Lui mi ascolta poi… si mette a ridere, chiedendomi: “Insomma è una specie di scuola per schiave, sbaglio?”. Abbasso lo sguardo, cerco la sua mano, la stringo, ma non riesco a dire “sì”. Però son contenta perché Helio si sta facendo un quadro sempre più chiaro della situazione.

Si informa del papà che non ho mai avuto. Della mia vita al paese e dei rapporti avuti con tanti paesani via via che prendevo le forme di donna. Delle mie sfortune con il povero ex fidanzato Luigi, che è ancora in carcere. Rispondo a tutto con sincerità: forse dico troppe cose, ma tutto quel che facciamo è legale e voglio bene a quest’uomo così paterno e gentile.
Dopo un’oretta e qualcosa arriviamo: la SPA è diversa da quella della prima volta, ma è altrettanto lussuosa. A questo punto, persino io capisco che Helio non è un semplice proprietario terriero. Ha preso per noi un’antica villa a circa 80 metri dal corpo dell’Hotel a cinque stelle: sono 400 metri quadrati di casa, con ogni servizio, su due piani, con una suite imperiale e 4 junior suite. Per massaggi, SPA e piscine termali si andrà nell’Hotel.

Si va a tavola, ci sono poche persone a ottobre, ma i maschi mi guardano tutti. Anche qui abbiamo un tavolo in posizione panoramica e chiuso alla vista degli altri ospiti. Mi conosce più della prima volta e sa già che deve ordinare per me. A servirci – sorpresa! – c’è ancora Eugenio, il caposala del primo resort. Helio si è rilassato, non pensa più al lavoro, mi guarda con affetto, ma guarda anche le mie gambe e il piccolo seno che risalta dal lupetto.
Mi apre il suo cuore: “Cara M., io credo di essermi fatto un’idea abbastanza chiara di te e delle persone che ti aiutano: non ti condanno e, anzi, ti dico con franchezza che – ora che so – mi piaci di più e vorrei vederti con regolarità. Ma ci sono cose che voi non sapete e che vi serviranno a capirmi: la prima è che sono vedovo da quasi tre anni. La seconda è che ho quattro figli maschi, dei quali tu hai conosciuto solo il maggiore. L’ultima è che la mia amatissima moglie ti assomigliava in molte cose: anche se non bella quanto te, era insicura di carattere, pudica e ubbidientissima. Te lo dico in modo diretto, per evitare fraintendimenti: una volta al mese la portavo da Eugenio e la scopavamo assieme per tutto il week end. Ho imprese nei quattro continenti e in ognuno c’è un “Eugenio” che la usava con me quando passavamo. Tutti quegli incontri la aiutavano ad essere umile, a non farmi contestazioni o rivendicazioni, ad amarmi quasi quanto io ho amato lei”.

Tace e osserva le mie reazioni: io sono stupita solo che, come al solito, non so cosa dire. Prima che ci servano il secondo, prosegue spiegandomi che quella è la ragione per cui si è sentito subito attratto sessualmente e mentalmente da me. Ha amato sua moglie e vede in me chi può donargli quella serenità e quei piaceri che non ha più. Infine (e qui divento rossa), desidera che anche i suoi quattro figli conoscano la gioia che lui ha provato accanto a una donna docile e sottomessa. Ha atteso tutti questi giorni (che poi son stati pochini) per essere sicuro che io fossi all’altezza e, ora che è sicuro di chi sono io veramente, intende realizzarlo. Voglio bene a quest’uomo gentile, mi dispiace della sua perdita, ma non sono sicura di aver capito cosa si aspetta da me fino a quando mi chiede: “I miei quattro figli desiderano chiederti il perdono per quanto ha fatto il maggiore: ti chiedo per piacere di conoscerli, ascoltarli e accettare il loro regalo riparatore. Ti giuro che non ti mancheranno mai di rispetto e, se ti faranno piangere per qualsiasi motivo li punirò con rigore. Ora, ti prego: permettimi di presentarteli, sono qui fuori. Posso?”.

Rimango interdetta qualche secondo, poi capisco che non posso non aiutare quest’uomo buono, ancora nel dolore per la sua perdita, e rispondo: “Se me lo chiedi così… mi stai trattando come una ragazza normale, non come una schiava di piacere per uomini. E non posso che risponderti ‘sì’. Però, siccome sto per morire dalla vergogna di rivedere il tuo primo figlio, ti supplico di starmi vicino e lasciarmi stringere la tua mano”. Mi sorride tenero, avvicina la sua sedia alla mia e mi stringe forte la manina. Eugenio, intanto, ha spostato il tavolo e messo 5 sedie di fronte e attorno a me.

Helio dice che possono entrare e, uno alla volta si presentano: io tengo gli occhi bassi e ho le guance color rosa vivo. Sono 4 ragazzi molto belli ed educati, sembrano davvero dispiaciuti. I primi due sono già uomini fatti, alti e forti quasi come il loro papà. Gli altri due lasciano intravedere che lo saranno tra poco: sono già più alti me (non ci vuole tanto). Non riesco a dire niente, per fortuna parlano loro, dal maggiore all’ultimo: per comodità li chiamerò figlio 1, f1, f2, f3, f4.

F1 dice che sta soffrendo da quel giorno in cui mi hanno posseduta in cinque, che si sente un verme. Mi chiede il perdono e mi supplica di accettare il suo dono: apre un astuccio con dentro un orologino Dior con lunetta e corona in oro giallo e diamanti incastonati. “Signora M., il quadrante è in malachite: un verde bellissimo… ma non quanto i suoi occhi”. Resto basita… stringo la mano di Helio, per chiedere il suo aiuto, lui risponde al figlio: “Lo accetta, puoi metterglielo al polso”.

Tocca a F3: anche lui mi chiede scusa e dona un paio di décolleté Dior, color carne, tacco a spillo di 9 cm. Gli piaccio tanto, non stacca gli occhi da me e, quando dico “grazie”, mi supplica di lasciare che mi aiuti a calzarle. Come il padre non aspetta la mia risposta ma è delicatissimo a sfilarmi le Louboutin e calzarmi quelle che mi ha regalato. Helio mi aiuta alzarmi, così che i figli ed Eugenio possano vedere come mi stanno: le mie gambe sembrano ancora più lunghe e snelle, oltre a farmi risaltare il culetto tremendamente.

F2 è agitato e, mentre scarta il fiocco di una scatola di La Perla Couture, si dichiara: “Signora, io l’avevo vista solo nelle foto di quando ha vinto il concorso di Miss Ragioneria… ma da quando l’ho vista dal vero oggi sono in totale confusione… la prego si accettare questo abito da sera e di farmi l’onore di aiutarla ad indossarlo, la supplico!”. Ha una bella erezione molto visibile sotto ai jeans e io non so più dove guardare. Aperta la scatola, estrae un vestito nero e trasparente: sul davanti ha un ampio spacco e porzioni trasparenti, sul retro una cascata di tessuto a rete che lascia intravedere gran parte del corpo, compreso il lato B.

Sono in piedi, vorrei sparire, cerco gli occhi di Helio: è felice, espressione dolce, mi incoraggia accompagnandomi con una mano sulla schiena al centro del salottino del pranzo: “Aspettiamo, manca ancora F4, coraggio!”.
Il più giovane dei figli diventa rosso in viso, sembra non voglia alzarsi. Alla fine, sollecitato dal padre, lo fa e… si scopre che ha una larga chiazza bagnata al centro dei jeans… ha spruzzato per colpa mia senza nemmeno toccarsi!
Il suo è un piccolo pacchetto, mi spiega: “Signora io non ho tanti risparmi quanto i miei fratelli più grandi, ma le giuro che per lei, ho speso tutti quelli che avevo. Non mi sgridi, mi ha detto mio papà che lei non aveva il costume da bagno per le piscine e… e…” mi porge il pacchetto, lo apro: c’è un insieme di fili bianchi, con solo tre triangolini grandi come francobolli: due per i capezzoli e uno che forse non coprirà nemmeno la patatina… Io capisco di piacere tanto a tutti e sei: figli, padre ed Eugenio. Capisco che sono gentili, ma quel micro bikini… che vergognaaa!!!

I quattro ragazzi mi sono già attorno, sono circondata: arriva l’ultima minaccia del padre. prima di lasciarmi tra i suoi figli: “Il primo che manca di rispetto alla signora se ne pentirà amaramente, è chiaro?”.
E mi spogliano… piano, lenti, gustando ogni millimetro del mio corpo, delicatissimi e chiedendomi il permesso per ogni cosa: io non riesco a rispondere a nessuno e, a ogni capo tolto, cerco di coprirmi con le manine. Quando sono nuda si fermano, mi guardano: hanno gli occhi del branco di lupi che ha circondato la preda.

Mi vestono con il La Perla Couture e tanto rispetto… mi passa qualche paura e un po’ dell’imbarazzo… anche se noto che persino Eugenio ed Helio hanno un’erezione assurda.
Hanno finito, sono rivestita con il nuovo abito da sera: non ho uno specchio ma da come mi guardano i sei maschi nel salottino ho tanta paura di essere indecente e volgare.

Helio dà le disposizioni: “Ora accompagnerò io la nostra splendida ospite al centro benessere e SPA. Voi andate a scegliere le vostre suite, sapendo che stanotte la signora non dormirà con nessuno di voi. Accendete il camino per riscaldare il grande salone al primo piano”. Mi offre il braccio, Eugenio mi apre la porta… si va al centro benessere, dovrò passare in mezzo ai pochi ospiti del resort… che però, quando ci vedono zittiscono. Sento qualcuno che sottovoce dice “E’ una modella… no un’attrice”, finché parte un applauso discreto e gentile verso di me… cerco i suoi occhi: è trionfante: “Hai visto stupidina? Se in privato sarai mia schiava, in pubblico sei una principessina”.
No, non mi piace essere una principessa, il mio posto è ai piedi di chi mi sceglie… ma sento che Helio è un uomo meraviglioso… che sa trovare ogni volta il giusto mix tra cortesia e sottomissione… come sono un altro sa fare. Ma ora non devo pensare a Leòn.

Nel Centro benessere mi presenta alla direttrice, Romea, una bella signora molto giovanile: “Romea cara, questa è una mia carissima amica, te la affido: due ore subito, che è un po’ stressata, da domattina 4 ore, fino a venerdì. Decidi tutto tu al posto suo, ma mi raccomando: rendila ancora più bella”. La signora recepisce che sono una cliente particolare, è cordiale, fa due telefonate e subito mi accompagna al primo trattamento. Le successive due ore sono uno sballo, non avevo mai provate sensazioni simili… sono felice e il mio cuoricino batte forte per Helio. Al termine Romea mi accompagna nella Hall e… c’è Helio ad aspettarmi, quasi a marcare il territorio e mostrare a tutti la sua preda.

Lenti, a braccetto, attraversiamo il parco verso la residenza Golombaia, la villa rustica dove ci sono le suite di Helio per sé i suoi figli. Mi parla con voce calma: “M. ora dovrò possederti… non avere paura, lo abbiamo già fatto e sai come ti tratto… ma è necessario che oggi tu ridiventi la schiava che sei, mi doni piacere e tu sia umiliata, lo capisci? Così, piano piano, diventerai più umile e ubbidiente… Perciò appena entrati, sali su e indossa i tuoi abiti per quando sei in casa, poi scendi… e niente paura, su!”.

È così dolce, razionale, mi spiega le cose in modo che io le capisca… è facile ubbidirgli. Entro, non guardo nessuno, trotterello veloce al piano di sopra, mi cambio: Marta mi ha permesso di portare oltre alla mise per i primi freddi, un collare di oro bianco con anello, orecchini e braccialetto con smeraldi che mi hanno regalato, la codina anale da gatta. Scendo lenta le scale: ho su le décolleté Dior che mi hanno appena regalate, calze (non autoreggenti) bianche allacciate a una guêpière semplice, bianca, che mi copre la pancia e basta, lasciando il seno in mostra.

Alzo un attimo gli occhi, cerco Helio, gli uomini nel salone si alzano tutti, sono sette, c’è anche Rodolfo l’autista-guardia del corpo. Mi coglie un momento di panico, respiro profondamente per calmarmi… poi lenta vado davanti a Helio: vuole che mi vedano come sono davvero? E allora sarò schiava agli occhi di tutti!
Mi inginocchio ai suoi piedi, tengo gli occhi bassi: sollevo una manina fino a quando lui mi porge la sua, grande, forte, callosa. Sussurro un “Grazie mio signore”, chino il busto leggermente restando inginocchiata, poi mi risollevo, avvicino al viso il dorso di quella manona e lecco… lecco fino a quando toglie la mano. È davanti a me, davanti ai suoi figli e collaboratori e si spoglia, finché si toglie tutto: ho davanti agli occhi un uccellone nella più sfacciata arroganza… ma soprattutto un uomo dolcissimo, forte, alto, che mi ha guidata con tanta attenzione. Qualcuno ha messo su Bellissima, di Annalisa e il cuoricino mi batte… Scaccio via la coscienza che tanti mi stanno guardando e porto il viso verso i suoi testicoli, glieli adoro… e purtroppo miagolo, sottovoce e dolcemente: lo chiamo… chiamo il gattaccio grande, grosso… ma adorabile: tutti mi avranno sentita. Nessuno parla.

Helio mi solleva, mi guida attento al centro del salone, mi fa mettere a quattro zampe sul morbido tappeto persiano. Sa che, in questi giorni, davanti non posso… perciò, lento, va dietro di me: mi sta dando il tempo di capire e accettare come sarò umiliata: oggi lo accetto, non mi rassegno soltanto. Quando mi toglie la coda e mi spalma una crema che non so, porto il viso a terra, inarco i fianchi, sposto le ginocchia per aprirmi e offrirmi e… tremo per l’emozione e miagolo, dolcissima, lo sto chiamando ancora.

È dietro di me, si posiziona all’entrata della mia rosellina segreta… mi sodomizza piano, spinge pianissimo… non sento nessun male… e, anzi, miagolo come per chiamarlo ancora. E lui intuisce, spinge di più: non lo ha piccolo e me lo fa sentire per bene introducendomelo su per il sederino ancora… Nel cuore provo un sentimento di riconoscenza e… un secondo dopo, purtroppo, do spettacolo: il corpicino mi trema tutto, alzo la testa, rovescio gli occhi e miagolo di nuovo, ma ora continuamente, come gli dedicassi una canzone d’amore. Vendendomi così docile, Helio non ce la fa più a trattenersi, mi sussurra” buonasera schiava di piacere per uomini… sei meravigliosa”, mi tiene forte per i fianchi e si prende ciò che gli spetta… con me travolta da un orgasmone fortissimo.

Ho di nuovo perso coscienza, son rimasta sveglia ma non capivo più niente… mi riprendo e mi scopro distesa sul tappeto, con la testa su una coscia di Helio, confusa, con i quattro ragazzi attorno a me. Gli chiedono: “Posso baciarla, pà?” … “Posso aprirle di più le gambe?”, il più piccolo: “Pà, l’avrò anche io?”.
Lui risponde ai figli serissimo: “A M. potremo fare di tutto, ma se la vediamo con gli occhi lucidi o a disagio ci fermiamo, chiaro? Se saremo buoni con lei, forse potremo rivederla un’altra volta, forse di più”.
Subito sento un bacio inesperto sulla bocca, una carezza sul seno, una carezza sulle cosce, qualcuno che mi fa mettere sul fianco e mi valuta il culetto…

È tutto bellissimo, ma le mie paure ritornano, assieme alla vergogna… mi rialzo, cerco gli occhi di Helio… mi sorride e io rispondo: “Helio, ragazzi… mi scuso… siete dei tesorini… Vi giuro che sono felice, che ubbidirò a tutto e a tutti, ma ora sto… sto morendo di vergogna… mi date il permesso di tornare di sopra? Vi prego…”.
Me lo concedono tutti, hanno capito che sono a mio agio quasi del tutto e che il mio culetto nei prossimi 4 giorni… mamma mia!

Continua

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