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M’s story. Capitolo 57. Lavoro e scuse

By 23 Dicembre 2022No Comments

Venerdì 9 febbraio, ore 12:30. Ho lavorato tutta la mattina, sono sudata e distrutta, eppure ero allenatissima. C’è un pallido sole, bevo da una bottiglietta seduta per terra con le altre. C’è anche da mangiare e, finalmente, ho fame. Mi si avvicinano Eugenio e Max: “Bravissima!”, mi dicono. Eugenio mi spiega: “Ho sempre creduto che tu fossi una bellissima ragazza ma buona a nulla e, invece, con il tuo lutto ho capito che sei anche una brava ragazza. Non piangere adesso, ascoltami! Vieni facciamo un giro, ti spiego cosa stiamo facendo”. E così vado, tra Max (a cui voglio tanto bene e mi ha sempre aiutata e protetta) e questo nuovo amico, che mi credeva furba, mentre ero solo candida.

Lo Shakira resort è stato proprio trasformato: la cinta muraria affonda nel terreno per 6 metri (contro le mareggiate), è altissima e ci nasconde da sguardi indiscreti. Tutte le mura sono coperte da piante di gelsomino, che però adesso non è in fiore. Sulle mura, telecamere e sistemi di sicurezza che riconosco: sicuramente opera di Max. La parte di mura che dà sulla spiaggia privata e ristorante, è anch’essa altissima ed è stato costruito un grande cancello che, spiegano, servirà soprattutto quando il mare infuria: siamo blindati! All’interno sono spariti camping, piazzole e roulotte: solo villini, più che bungalow.
Ora i villaggi sono solo due, la zona scambisti è separata dall’altra da un alto muro, ma collegati tra loro da un passaggio sorvegliato: 300 casette per i nudisti, 50 villette di lusso per gli scambisti. Gli scambisti pagheranno molto di più per l’ambiente più esclusivo e protetto, con piscina privata e tante comodità. Gli scambisti potranno andare dai nudisti; per il passaggio al contrario servirà identificarsi e qualche euro. Le cose da fare sono ancora tante, ma sono sicuri di aprire il primo maggio. Gli accordi con la FKK, associazione mondiale nudista sono fatti: la pubblicità partirà presto. L’accordo con una nascente rete scambista è a ottimo punto. La gestione del ristorante, pulizie e altri servizi è stata affidata a Camillo e i suoi tanti e allegri amici.

Ho mal di testa per esser stata attenta a tutto e lo dico: loro si mettono a ridere, mi baciano sulla testa e mi dicono, come se fosse la cosa più normale del mondo: “Stai serena, la lezione è finita, adesso ti scopiamo e ti facciamo il culo! Poi torni a faticare”.
Io divento rossa e abbasso gli occhi, sussurrandogli: “Ma siete proprio dei briganti… “.
Loro: “Il vero brigante è Camillo … da quando stamattina ha saputo che sei qui al mare ti sta organizzando una fitta serie di cosucce!” Ridono di nuovo, ma non ho paura di Camillo: mi ha sempre protetta e aiutata.

Mi fanno entrare in una delle villette per scambisti, non è ancora completamente arredata: mi dicono “Mettiti a 90 gradi, c’è poco tempo!”. Ubbidisco, porto la pancina sul tavolo e mi abbasso la tuta da lavoro fino a metà coscia, offro le mie intimità indifese alle loro voglie. Mi possiede prima Max, che entra nella mia fessurina appassionato come sempre e, per giunta, ha poco tempo; i colpi sono fortissimi e rapidi, ruggisce come al solito e Eugenio deve chiudere la porta perché non si sentano i suoi ruggiti e i miei gemiti di piacere. Voglio tanto bene a Max, anche perché ne voglio a Marta: mi intenerisco a sentirlo così voglioso e potente e… godo! un bell’orgasmone che mi mancava da qualche giorno, subito seguito da una sua spruzzata davvero importante. È la volta di Eugenio che è proprio cambiato nei miei confronti: “Per prima cosa ti bacio, bellissima ragazzina, perché sei buona nel cuore”. Il suo bacio mi scioglie, mi commuovo, ricambio con amore e gli sussurro: “Non farmi innamorare anche di te, non voglio più innamorarmi, ma ti voglio tanto bene. Grazie per volermi possedere”. Mi sodomizza a secco perché, secondo lui, mi aiuterà a distrarmi: lo ha talmente grosso e gonfio che mi fa male e mi distrae davvero. Strillo, ma solo un attimo, poi mi godo quella penetrazione innaturale: è da tanto che non ricevo il pene del mio Leòn su per il sedere e l’XL di Eugenio mi dona tanto piacere. Vengo una volta quando lo sento tutto dentro e i suoi pelacci che mi pungono le natiche. Il secondo orgasmo quando mi sbatte forte e mi irrora l’ano con tanto sperma. Lo ringrazio di cuore.

Torno a faticare e portare detriti, dalle 14 fino alle 17. Poi in auto si torna alle Nazioni, Le mie sorelle sono buone, anche le nuove mi coccolano, non mi fanno più quelle maledette condoglianze che mi fanno ricordare il mio amato Balth. Ci sono docce per tutte, non dobbiamo litigare: io me la faccio fredda gelata e riprendo le forze. Via via che finiamo vedo che le altre vestono da cerimoniale, mentre a me Eugenio (che è socio, anche se da poco) lo proibisce: devo stare nuda in camera e aspettare inginocchiata. Quando sento una macchina che arriva e Decimo che sale e mi porge una valigia, capisco: mi sono andati a prendere dei vestiti e, sicuramente, ho appuntamento con qualcuno per cena. Sceglie per me l’abito Oscar de la Renta in tulle nero, lungo, con schiena scoperta e scollo a V: non può sapere chi me lo ha regalato e io non voglio pensarci e ricordare. Come collare metto uno semplice: solo oro, non so dove mi porteranno e può esser pericoloso.

Alle 18 scendo nel salone, stanno preparando cena e si fermano tutte e tutti a guardami… mi sorridono sono felici per me, felici per vedermi di nuovo bellissima, felici perché sto per uscire e distrarmi. Come ci amiamo tutte le une le altre! Questo abito è completamente trasparente, perciò si porta nude sotto, ma la patata è coperta da un doppio orlo del tulle.

Quando arriva Camillo, quasi sviene: “Ma sei una figa stratosferica!” poi si mette a ridere e ridono tutte a vedermi arrossire. Non so cosa abbia organizzato per me, non posso chiedere, perché Eugenio mi ha detto di considerarlo un mio padrone per stasera. So solo che ha una macchina giovanile, rossa e bassa, lucidissima e veloce. C’è fretta!
Camillo: “Forza! Dobbiamo essere a San Marino massimo alle 19.00!”.

Questa automobile mi fa paura, è troppo veloce: nascondo il viso contro la sua spalla per non vedere. Arriviamo puntuali a un elegante negozio: Furrure Romagna, vendono pellicce e lui si presenta: “Buonasera, siamo qui per la prova del capo prenotato dal signor Bakoyannis per la signora Ponce”. Le commesse sono gentili e mi fanno provare un cappotto di lince lungo 90 cm, color bianco con ombre grige. Vedo il prezzo e mi sento male: 26.190 €. Guardo Camillo, sono in imbarazzo, ma non riesco a parlare: devo abituarmi al fatto che adesso è uno dei miei padroni. Lui è intelligente, capisce cosa provo, mi sorride e mi porge una lettera. È breve, riesco a capire tutto: “Cara Emme, la pelliccia che ti stanno preparando è un modo di dirti ‘grazie’ da parte di mia moglie Adelina: non ti dimenticherà mai. Non so quando torneremo, né se torneremo: ma non dirlo a nessuno. Anche io devo dirti grazie e ti ho fatto un piccolo regalo sul tuo conto personale, quello che gestisce Claudio e che tu non puoi usare: lo voleva sia mio padre sia io. Ma il regalo più grande è questo, il numero di cellulare. Quello di mio padre non funziona più, così, per qualunque motivo, usa il mio. Un abbraccio forte e grazie ancora. Adelina e Karcharias”.

Piango di nuovo, in silenzio, commossa da mille ricordi: Camillo capisce tutto di me, mi abbraccia, mi consola, poi, per distrarmi, scherza come al solito: “Ti si è rotto il vestito, dietro sei nuda”. Sussulto, scatto, mi guardo la schiena a uno specchio… poi gli dò un pugnetto sulla spalla e.… rido. Che tipo ‘sto Camillo! Ma mi fa distrarre e ridere. Finita la prova mi porta in un elegante ristorante sul mare a Riccione, dove mi guardano tutti. Gli spiego: “Mio signore, lo sa che non possiamo decidere niente, vero? Le creerò dei problemi, dovrà decidere lei dove siederò, cosa dovrò bere, cosa devo o non devo mangiare… e così tutto il resto”. Lui: “Ma, veramente, io ho già deciso: io mangerò te e tu ti lascerai mangiare!”. Divento di nuovo rossa, ma rido anche io. Terribili romagnoli…

È tutto buonissimo, sto attenta a non mangiare troppo perché lui non è ancora abituato a gestirci e mi lascerebbe mangiare tutto. Poi mi parla, si apre: “Emme, sto lavorando per il villaggio, so che non ci capisci niente, ma le cose vanno bene: avremo un sistema di ‘scambio cortesie’ con locali a tema di tutta la riviera, fino a Bologna e Modena. Se i loro clienti verranno da noi pagheremo un premio, e così viceversa. Hanno aderito tutti: si tratta di 18 club privé della Romagna; poi le discoteche vicine: 12 a Ravenna, 1 a Ferrara 13 a Rimini, 10 a Cesena. Hanno aderito anche 5 sexy shop della Romagna e 10 di Bologna. Infine, i siti scambisti: stasera vorrei farti conoscere il programmatore e amico che sta lavorando per noi: ha già costituito una rete di 30 siti scambisti”.

Fa una pausa, prosegue: “Ti ho detto una mezza bugia: quel programmatore tu lo conosci già. Era quelle due sere da me, alle Buone Maniere di Forlì (vedi cap. 35 e 40). Se non lo vuoi rivedere rispetterò la tua vergogna e paura”.
Io chiedo: “Mio signore, mi lascerà di nuovo sola con uomini che non conosco?”.
Camillo: “No, almeno non questa sera. Se mi accetti come amico, vorrei starti accanto tutta la sera, perché è importante che tu riveda alcuni di quei ragazzi: vogliono chiederti scusa. Se invece non li hai perdonati, ti riporterò alle Nazioni”.
Io: “Ma come? Sei l’unico che… cioè, scusi: Mio signore, lei è l’unico che mi ha sempre protetta e aiutata. Non mi ha nemmeno mai voluta, neanche toccata. E per questo io… io le voglio bene… penso di non essere abbastanza carina per servirla, ma non ho paura di lei, glielo giuro. Decida lei cosa è bene per me, la supplico”.
Camillo: “Ma cosa stai dicendo… ma lo sai che da quando ti ho visto salire le scale al Buone Maniere, ti penso tutti i giorni? So benissimo che ti sei accorta che ti guardo le gambe (e anche più su), da quando ti ho vista alle nazioni un’ora fa. No, sono altri i motivi per cui non ti ho mai toccato: tuo marito li sa e mi capisce. Comunque, visto che devo decidere al posto tuo, e visto che non hai paura di me… si torna al Buone Maniere. Li chiamo per avvisare: non te ne pentirai, te lo giuro”.

Di nuovo sulla macchinona rossa e verso le 22:00 siamo davanti al Buone Maniere, lo prego: “Camillo muoio di vergogna, ti supplico, stammi vicino”. Entriamo: ci sono tutti, sia quelli della prima sia della seconda volta, più quattro ragazze. Quando mi toglie il cappotto ammutoliscono; danno uno spintone a uno che si riprende e mi porta un mazzo di calle e gladioli bianchi: sussurro un “grazie”, divento ancora più rossa, mi stringo a Camillo, taccio, tengo gli occhi bassi. Abbassano la musica. Parla uno, sì uno di quelli che…
“Signora, noi abbiamo sbagliato, non sapevamo chi fosse lei, abbiamo visto solo una gran gnocca che ci stava e… ci siamo comportati come animali, le chiediamo il perdono. Adesso, la metà di noi sta lavorando per lei o grazie a lei. Ci chieda qualunque cosa: siamo romagnoli, siamo sbordelloni, ma non siamo persone cattive”. A turno, mi raccontano cosa stanno facendo per Shakira Resort: chi prenderà in gestione il ristorante, chi il sito e i servizi di pubblicità, chi il bar, chi il personale stagionale, chi il verde e così via. Io spiego a tutti: “Grazie delle informazioni, il villaggio è mio, però è gestito dal mio signore Eugenio e Camillo lo aiuta. Io non ho l’intelligenza e non saprei cosa fare”.

Hanno lasciato le luci accese, così, anche da seduta sono praticamente nuda sotto i veli, in mostra per tutti. Provo tanto imbarazzo mentre parlano: a quello l’ho succhiato, l’altro mi ha tanto palpata mentre ballavo, quello mi penetrata, l’altro mi ha sodomizzata.
Quando Camillo mi fa alzare è una liberazione: torniamo verso il Lido delle Nazioni: “Sei più calma ora? Hai visto che sono tutti pentiti?”.
Io: “Sì, grazie, penso sia tutto merito suo mio signore… solo che mi han divorata con gli occhi per tutto il tempo… Ho tenuto le gambe chiuse più che ho potuto, ma appena schiudevo, avevo 20 occhi che puntavano lì…”.
Camillo: “Ma Emme, questo è inevitabile… solo se ti vesti con un sacco non sarai guardata. Sei bellissima ed è ovvio che tutti ti guardino e.… e ti desiderino. Immagino tu abbia visto l’effetto che hai su tutti noi”.
Io: “Sì, mio signore, ho visto… confesso che fa piacere sentirmi così desiderata: vedere tutte quelle protuberanze, mi fa bagnare e sentire utile. Anche se non mi sembra stia bene per una donna sposata, benché giovanissima come me… comunque, protuberanza di tutti, alcuni portavano i pantaloni larghi, stile oversize”.
Camillo: “Veramente, pantaloni oversize li portavo solo io… quindi ti riferisci a me. Pensi ancora di non piacermi? Credimi, se vesto così, ho le mie ragioni”. Taccio, divento rossa: mi ha scoperta che l’ho sbirciato lì… sono proprio un’ochetta, non gli chiedo le ragioni.

In quel momento realizzo una cosa a cui non avevo fatto caso: Camillo non mi ha mai penetrata, non me lo ha fatto succhiare, accarezzare e nemmeno vedere. E, se ricordo bene, non lo ha fatto neanche con Filomena o altre schiave. Che sia gay?

L’auto rossa sfreccia veloce, lui prosegue: “Ci credi o no che ti voglio? Cosa cambia per te sapere che ti desidero? Te lo dico: son pazzo di te, ne ho parlato con tuo marito, mi ha dato carta bianca… è solo che ho un problema imbarazzante… e poi non vorrei che fosse una cosa tra padrone e schiava, cioè vorrei piacerti anche io, almeno un po’”.
Le sue parole mi hanno colpito, soprattutto le ultime: “Mio signore, io… cioè… [prendo un respirone per trovare la forza] lei è alto, snello e… mi sa calmare facendomi ridere … mi ha sempre difesa e… ed è molto attraente”. Abbasso la testa per nascondere il viso: credo di aver sbagliato a dirgli che mi piace tanto e gli sono affezionata.
Siamo arrivati al parcheggio esterno dello Shakira Resort, ferma, l’auto, chiede: “Mi trovi attraente? Giura”.
Dal nulla spunta Max: è armato e scopro che abbiamo un nuovo cagnone lupo. Camillo abbassa il finestrino: “Hei ciao, sono con Emme, tutto bene”. Max sorride e sparisce.

Rimasti soli nel parcheggio, finalmente un braccio mi avvolge la vita, mi tira a sé, avvicina il viso al mio, si ferma. Io non mi muovo: chiudo solo gli occhi e, da spudorata, schiudo le labbra. Mi sfiora le labbra con le sue: studia le mie reazioni. Poi affonda: lo sfiorare diventa un fiocco, invasivo, le lingue si intrecciano e le mie mani gli accarezzano i capelli dietro la nuca. Io miagolo, non riesco a evitarlo… lui si irrigidisce, geme, quindi fa un lungo sospiro: “Io… scusami… che figura di m… mi sono bagnato tutto… scusa, scusa!”.
Noto sul davanti dei suoi pantaloni larghi una chiazza di bagnato che va dalla cintura alle sue ginocchia: ha spruzzato come una cascata! Forse perché lui è così gentile e rispettoso, forse perché non ho avuto l’orgasmo… divento spudorata: “Ma, quindi, il mio signore Camillo mi desidera? Cioè potrei essere scelta per il suo divertimento?”.
Cami: “Hai ragione anche tu, forse hai anche pensato che io sia gay. È giusto che tu capisca perché mi comporto in modo diverso dagli altri: però mi devi promettere che non ti spaventerai qualunque cosa sia, va bene? Prometti?”. Faccio di sì con la testa e lui comincia a sbottonarsi i calzoni, li abbassa, si ferma. Mi guarda, controlla che io sia tranquilla, poi… abbassa i boxer. È tutto chiaro adesso: ha un uccellone come il mio Leòn: un autentico 3XL! Ed è diventato rosso in viso… è pudico! È dolcissimamente pudico.

Cami: “Ecco ora sai tutto… e devi anche sapere che… sono vergine. Perché tutte le volte che qualcuna me lo visto si è messa a urlare ed è scappata. Ora sai tutto: se vuoi mandarmi via lo capirò”.
Io: “Penso che i miei signori Leòn e Camillo abbiano parlato, ma non si siano detti tutto. Mio signore, lei lo sa che il mio Leòn ha il suo stesso problema? Sa che anche lui non ha potuto possedere una donna per anni? E, soprattutto, sa che la moglie e schiava di Leòn ha imparato a farlo felice nonostante quel cosone che anche lei ha tra le gambe? Ora è tardi e domattina mi farete faticare, ma se il mio signore mi desse una possibilità, vorrei provare a farlo divertire appena ha un’oretta per la sua schiava Emme”.

Lui non crede alle sue orecchie, sorride da orecchio a orecchio, mi bacia di nuovo tenero.

Continua

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