Luca e Martina erano sposati da quasi vent’anni lui 45 e lei 43 anni. Una coppia benestante, abituata agli agi e ai lussi di chi ha saputo costruirsi una posizione solida. La loro villa, moderna e minimalista, era l’emblema di un’esistenza impeccabile: aperitivi esclusivi, auto di alta gamma, vacanze in boutique hotel. Eppure, sotto quella patina perfetta, qualcosa da tempo covava.
Martina era una donna magnetica, difficile da non notare, impossibile da dimenticare. Capelli neri, dritti, taglio a caschetto perfettamente curato, un viso raffinato scolpito da linee sensuali e due occhi verdi con quel taglio leggermente orientaleggiante, ipnotici, di quelli che non si limitano a guardare, ma scavano dentro. Le labbra, carnose e piene, sempre perfettamente lucide, erano l’invito silenzioso a pensieri proibiti.
Il suo corpo era il frutto della cura e della vanità. Dopo la nascita del loro unico figlio, Martina aveva scelto di ridisegnare le sue forme con una chirurgia discreta ma efficace: il seno, adesso una quinta abbondante, pieno e sodo, sembrava sfidare il tempo e la gravità. Adorava vestirsi con classe e malizia, minigonne sartoriali che accarezzavano le sue gambe slanciate, quasi sempre velate da autoreggenti di seta nera, un dettaglio che non abbandonava mai, nemmeno in casa. Non c’era giorno in cui Martina non indossasse lingerie raffinata, pizzo, trasparenze, reggicalze, come se il suo corpo fosse sempre in attesa di uno sguardo desideroso.
Da qualche mese, però, Martina aveva iniziato a scoprire un lato di sé che fino a quel momento aveva solo sussurrato tra le pieghe delle sue fantasie. Trascorreva ore in solitaria davanti al computer, esplorando quel mondo infinito di pornografia che la incuriosiva e la eccitava come non le era mai accaduto prima. E più il tempo passava, più la sua attenzione finiva sempre su un genere preciso: uomini di colore, fisici statuari, corpi possenti, e dotazioni impressionanti.
Era diventata una sua ossessione segreta. Eppure, non c’era spazio per il tradimento in senso classico. No. Martina non voleva nascondere nulla a Luca. Quello che desiderava era diverso: voleva che fosse un gioco, un’esperienza condivisa, una nuova forma di intimità tra loro. Una complicità perversa e liberatoria, capace di riaccendere la passione sopita… ma alle sue condizioni.
Quella sera, Luca rientrò tardi, come spesso accadeva. La villa era immersa in una luce soffusa, e il profumo che Martina amava diffondere nell’aria rendeva l’ambiente ancora più intimo. Lo trovò nel salotto, distesa sul divano, una figura elegante e misteriosa, che sembrava quasi in attesa. Aveva indosso una camicetta nera di seta, sbottonata in modo disinvolto sulla parte superiore, con una minigonna di pelle che accarezzava le sue gambe affusolate. Le autoreggenti nere completavano l’effetto di seduzione, ma con quella classe tipica di Martina, che non sembrava mai eccessiva, mai troppo evidente.
«Sei tornato tardi…» disse, con un sorriso quasi impercettibile, facendo scivolare lo sguardo su di lui. Non era un’accusa, ma piuttosto una constatazione, come se stesse lentamente prendendo consapevolezza di qualcosa che non voleva ammettere nemmeno a se stessa.
Luca si avvicinò e la baciò, ma avvertì qualcosa di diverso nell’aria. Non riusciva a capire bene cosa, ma percepiva quella tensione latente, come se Martina stesse cercando di dirgli qualcosa senza pronunciare parole chiare.
Lei lo guardò intensamente, i suoi occhi verdi che sembravano scavare nella sua anima. Era come se stesse cercando di capire come e quando aprirgli la porta verso qualcosa di nuovo, di proibito.
«Mi piacerebbe parlare di qualcosa,» iniziò lentamente, «un pensiero che mi è venuto in mente di recente…»
Si fermò, osservandolo attentamente, misurando le parole. «Sai, a volte mi chiedo se tu saresti mai capace di… guardarmi in modo diverso, magari di permettermi di… essere desiderata da altri, se fosse solo un gioco. Un gioco che ti eccita anche, magari.»
Luca la fissò, sorpreso dalla proposta velata. Non capiva se fosse solo un pensiero che aveva bisogno di condividere o se ci fosse qualcosa di più, ma il suo istinto gli diceva che quella domanda non era priva di un fondo di verità. La sua mente corse veloce, ma non trovò risposte immediate. Si limitò a dire: «Non capisco cosa intendi…»
Martina sorrise e si spostò leggermente, alzandosi dal divano per avvicinarsi a lui. Con un gesto delicato, gli sfiorò il petto, come se volesse rassicurarlo, ma allo stesso tempo accendere qualcosa dentro di lui. «Immagina,» continuò, la sua voce sempre più bassa e sensuale, «di vedermi… con qualcun altro. E tu che mi guardi. Ti ecciterebbe?»
Luca si sentì un po’ scioccato dalla proposta, ma c’era qualcosa in quel suo tono che lo faceva pensare che non fosse solo un gioco teorico. Martina lo stava invitando ad esplorare insieme, a mettere alla prova i limiti della loro relazione.
Martina si avvicinò ancora di più, posando una mano sul suo viso, accarezzandolo lentamente. «Non voglio tradirti, Luca… ma ti piacerebbe che fosse qualcosa che facciamo insieme, un gioco da vivere?»
Luca, pur sentendo un fremito di curiosità, non riusciva ancora a concepire quella possibilità. Quella proposta, seppur velata, gli sembrava qualcosa di troppo distante dalla realtà. Ma il modo in cui Martina lo guardava, il suo corpo che emanava una sensualità così palpabile, cominciava a sciogliere la sua resistenza.
Martina, notando il suo momento di esitazione, sapeva che doveva essere paziente. Non voleva forzare nulla, ma voleva che lui iniziasse a desiderarlo come lei lo desiderava. «So che è difficile, ma non voglio farti male. Voglio solo… esplorare qualcosa che mi eccita profondamente. Una fantasia.» La sua voce diventò un sussurro. «Non devi preoccuparti, Luca. Non è tradimento. È solo… un gioco.»
Si fermò per un attimo, lasciando che le sue parole entrassero nella mente di lui. Poi, aggiunse: «Mi eccitano… quegli uomini, con il loro corpo, con la loro forza. Quei video che guardo… mi fanno sentire desiderata in un modo che… non riesco a spiegare.»
Luca rimase in silenzio, cercando di elaborare tutto ciò che Martina gli stava dicendo. La sua mente era confusa, ma una parte di lui cominciava a sentire il richiamo di quella possibilità. Martina non sembrava un’estranea, sembrava solo una donna che cercava di dare nuova vita alla loro relazione.
Qualche settimana era passata da quella notte. Una notte che aveva risvegliato desideri sopiti. Luca e Martina avevano iniziato a vivere la loro relazione in modo diverso, riscoprendo una passione che sembrava essere scomparsa nel tempo. La sensualità di Martina, la sua capacità di sedurre senza sforzo, aveva fatto tornare tutto nuovo, e Luca si era lasciato trasportare, senza remore, in un gioco che lo eccitava più di quanto avesse mai immaginato.
Quella notte, avevano fatto l’amore con una passione che non si vedeva da tempo, come se ogni bacio, ogni carezza, fosse una scoperta. Martina lo aveva guidato, facendogli esplorare ogni angolo di piacere, con una maestria che lo aveva sorpreso. Non erano solo i corpi a parlarsi, ma le emozioni, i desideri, una connessione che superava i limiti fisici. Quella notte, Luca non avrebbe mai dimenticato il modo in cui Martina lo aveva posseduto, senza fretta, ma con una determinazione che gli aveva fatto perdere il controllo, come se fosse entrato in un mondo che non conosceva.
Era al lavoro, ma la mente di Luca era lontana. I suoi pensieri tornavano sempre a quella notte, alla sensazione di Martina che lo avvolgeva, al desiderio che l’aveva attraversato, come un fuoco che non si spegneva mai del tutto. Quel gioco li aveva cambiati, e lui non riusciva a smettere di pensarci.
Sullo schermo del suo telefono apparve un messaggio di Martina, che lo scosse fuori dai suoi pensieri. Ma questa volta, non era lei a scrivere. Era Luca a voler sapere di più.
Con un certo imbarazzo, ma anche un’incredibile curiosità, si fece coraggio e scrisse:
“Martina, non riesco a smettere di pensare a quello che mi hai detto quella sera. Mi ha fatto… impazzire. Volevo chiederti più dettagli della tua fantasia… di quello che ti eccita davvero. Non so come parlarne faccia a faccia, ma via messaggi mi sembra più facile.”
Luca si sentiva vulnerabile, ma sentiva anche che era il momento di andare oltre, di esplorare quei confini che Martina gli aveva aperto. Non riusciva più a ignorare il desiderio che aveva iniziato a crescere dentro di lui, ma non era facile dar voce a tutto questo di persona. I messaggi sembravano meno rischiosi, meno esposti.
Il suo cuore batteva forte mentre aspettava la risposta. Ogni parola che scriveva sembrava avvicinarlo sempre di più alla possibilità di vivere quel gioco, di vivere quella fantasia che Martina aveva accennato con tanto mistero.
Luca non dovette aspettare a lungo prima che Martina rispondesse. Il suo messaggio arrivò velocemente, ma non era quello che si aspettava. Non c’erano parole esplicite, solo il respiro di una confessione che stava per venire fuori.
“Ti amo, Luca. Sei tutto per me. E lo sarai sempre, nessun altro potrà mai cambiare quello che provo per te.”
Luca sorrise, ma al tempo stesso sentì una curiosità crescente. Poi, un secondo messaggio arrivò, più audace, ma ancora molto velato.
“Ma ci sono delle cose che non riesco a ignorare. Non voglio che tu pensi che non ti desidero più, è solo che… a volte mi piacerebbe esplorare altre fantasie. Non ti preoccupare, non ti tradirò mai.”
Luca, sentendo il cuore battere più forte, rispose velocemente: “Fantasie? Di che tipo, Martina?”
La risposta di Martina arrivò quasi subito, più diretta questa volta, ma sempre molto misurata.
“Mi eccita pensare a me con un altro uomo, mentre tu sei lì… a guardare.”
Un brivido attraversò Luca, mentre si sforzava di comprendere cosa stesse leggendo. Era perplesso, ma anche incuriosito. Non rispose subito. Martina insistette.
“Lo so, ti sembra strano. Ma l’idea di fare qualcosa di così… proibito, mi fa impazzire.”
Luca cominciava a sentirsi confuso, ma anche intrappolato nel desiderio che Martina stava accendendo in lui. Rispose lentamente: “E cosa pensi di fare con lui?”
Martina non esitò a rispondere: “Voglio che lui mi desideri. Voglio che mi prenda, mentre tu guardi. Ti eccita l’idea che un altro uomo possa avere il controllo su di me, mentre tu resti lì, immobile?”
Luca non riusciva a trattenersi. Ogni parola di Martina sembrava una sfida, ma anche una promessa di qualcosa che non aveva mai sperimentato. Si sentiva a metà strada tra la confusione e la voglia di esplorare quella fantasia.
“Non so, è difficile da immaginare… Ma la verità è che mi stai facendo pensare a tutto questo.” scrisse, la mente in subbuglio.
Martina sentì che il terreno stava diventando fertile, e non perse tempo: “Non c’è bisogno di essere confuso. È solo un gioco. Un gioco che possiamo vivere insieme. Un gioco che ci avvicina, invece di allontanarci.”
Luca era quasi senza parole, ma la curiosità cresceva. “E se ti dicessi che questa cosa mi sta eccitando? E non so bene cosa fare con questo pensiero…” scrisse, consapevole di quanto la conversazione fosse ormai lontana dai toni puritani di un tempo.
Martina sorrise mentre leggeva. “Io sono pronta, Luca. La domanda è… lo sei anche tu?”
Qualche giorno era passato da quella conversazione. Nessuno dei due aveva più toccato l’argomento, come se quelle parole sussurrate via messaggio fossero rimaste lì, sospese, in attesa di un segnale.
Quella sera, Luca aveva prenotato in un ristorante elegante nel centro della città, uno di quei posti dove l’atmosfera è fatta di luci soffuse, bicchieri di cristallo e sguardi discreti.
Martina, come sempre, aveva curato ogni dettaglio. Indossava un abito nero, lungo fino a metà coscia, aderente quanto basta da sottolineare ogni curva, con uno spacco laterale che lasciava intravedere la gamba fasciata da autoreggenti. Il trucco era più marcato del solito: occhi sottolineati da una linea scura, labbra piene e sensuali, smalto rosso profondo. Si era fatta bella, sì, ma non solo per Luca. Quella sera c’era qualcosa di diverso in lei. Un piccolo fuoco che le brillava negli occhi verdi.
Luca la osservava mentre sorseggiava il vino, rapito da quella femminilità così sicura, così sfacciata eppure sempre elegante. Non passò molto prima che anche qualcun altro si accorgesse di lei.
Un uomo, seduto qualche tavolo più in là, notò Martina. Aveva uno sguardo sicuro, ma non invadente. Osservava. Forse da diversi minuti. Quando i loro occhi si incrociarono, Martina non abbassò lo sguardo. Rimase lì, fissa su di lui, solo un piccolo, impercettibile sorriso sulle labbra, prima di tornare a concentrarsi su Luca come se nulla fosse.
Luca si accorse di tutto. Di quello sguardo, di quel gioco muto che si era consumato in pochi secondi. E proprio in quell’istante, qualcosa dentro di lui si mosse. Un pensiero, un’ombra sottile della conversazione di qualche giorno prima, gli attraversò la mente.
Martina, tranquilla, continuò la serata come se fosse la più normale delle cene. Ma nel suo sguardo c’era qualcosa di nuovo, una scintilla consapevole, quasi complice.
La cena proseguì tra sorrisi, vino e conversazioni leggere, ma l’elettricità nell’aria era palpabile. L’ammiratore di Martina, dopo aver lanciato un ultimo, discreto sguardo nella sua direzione, si alzò, pagò il conto e lasciò il ristorante.
Martina seguì la sua figura con gli occhi per un istante, poi si voltò verso Luca con quel sorriso lento e malizioso che lui stava imparando a decifrare sempre meglio.
Approfittando del locale ormai quasi deserto, Martina si sporse verso di lui, lentamente, come se volesse dirgli qualcosa di tenero, ma senza dire nulla. La sua mano scivolò sotto il tavolo con una naturalezza studiata, e con un gesto disinvolto, preciso, si sfilò il perizoma, senza che nessuno se ne accorgesse.
Con fare complice, lo porse a Luca sotto al tovagliolo, accarezzandogli la mano nel passaggio, mentre con un sussurro caldo gli soffiava all’orecchio:
«Ti aspetto in bagno…»
Quando entrò nel bagno — una piccola stanza riservata e silenziosa — Martina era lì ad aspettarlo, appoggiata al lavandino, con lo sguardo languido e le labbra appena socchiuse. Non servivano spiegazioni, non c’erano discorsi, solo quella tensione sospesa, pronta a esplodere.
Luca la prese per il mento e la fissò negli occhi, poi con un gesto deciso le fece scivolare il vestito sopra i fianchi. Senza dire una parola, la guidò lentamente in ginocchio davanti a sé.
Fu in quell’istante che il tono cambiò.
Martina, guardandolo dal basso, si morse il labbro, mentre con mani sicure gli apriva i pantaloni. Il cazzo di Luca era già duro, gonfio di desiderio represso. Lo afferrò con entrambe le mani e se lo portò alle labbra, sfiorandolo con la punta della lingua come se stesse assaporando un dolce peccato.
«Apri quella bocca, troia…» sibilò Luca, stringendole i capelli dietro la nuca, forzandola ad accogliere tutto il suo sesso.
Martina obbedì senza esitare, lasciando scivolare la bocca sul suo cazzo, fino a ingoiarlo profondo, con le lacrime che le pungevano gli occhi, ma senza fermarsi. Il ritmo lo dettava lui, afferrandole la testa con entrambe le mani, sbattendole il cazzo in gola con forza, sentendo il calore e la saliva colare lungo l’asta.
«Brava puttana… succhialo bene… voglio vederti con la bocca piena, capito?»
Martina mugolava con il cazzo ancora in gola, le mani che scivolavano sulle sue cosce nude, bagnata e umiliata come non le era mai capitato, ma terribilmente eccitata.
Quando Luca sentì l’orgasmo montargli dentro, la trattenne con forza sulla sua asta, spingendola fino in fondo, costringendola a ingoiare tutto.
«Non ti azzardare a sprecare nemmeno una goccia, puttana…»
Martina accolse ogni singola stilla, stringendo le labbra intorno a lui, le guance vuote che lo risucchiavano fino all’ultimo spasmo.
Quando lui si ritirò, la guardò dall’alto, il petto che ansimava, mentre lei si passava la lingua sulle labbra lentamente, lasciando trasparire quel misto di sottomissione e trionfo.
Poi, con un gesto quasi tenero, Luca la sollevò in piedi e la strinse a sé, baciandola con passione e dolcezza, come se volesse assaporare la donna che amava, non solo la troia che aveva appena usato.
«Così impari a provocarmi…»
Martina si sistemò i capelli, si aggiustò l’abito con movimenti eleganti e tornò al tavolo, la stessa donna raffinata di sempre. Solo Luca sapeva cosa aveva fatto, e quell’immagine non lo avrebbe lasciato in pace tanto presto.
L’abitacolo era silenzioso, avvolto dalla penombra dei lampioni che scorrevano lenti sui finestrini. Luca guidava, ancora scosso dalle immagini di quella serata: la sensualità sfacciata di sua moglie, la trasgressione consumata nel bagno, la malizia dei suoi sguardi. Accanto a lui, Martina si sistemava piano la gonna, accavallando le gambe con gesti lenti, consapevoli, il profumo ancora intriso di quel misto di desiderio e sfida.
Dopo un lungo silenzio, fu lei ad avvicinarsi, poggiando con naturalezza la mano sulla sua coscia.
«Serata interessante…» sussurrò, sfiorando la stoffa dei pantaloni con la punta delle dita.
Luca si limitò a un sorriso, concentrato sulla guida, ma quella mano iniziava a muoversi lentamente, risalendo decisa lungo l’interno coscia, fino a sfiorare la consistenza dura e pulsante sotto la stoffa.
Martina, sentendo sotto le dita quella reazione, lasciò andare un sorriso carico di soddisfazione. «Mmm… hai ancora voglia di me…» sussurrò, mordendosi il labbro, mentre le sue dita indugiavano, stuzzicandolo attraverso i pantaloni.
Luca emise un respiro profondo, teso tra la prudenza e l’istinto.
«Tu… mi fai impazzire, lo sai?» rispose, la voce roca.
Martina non rispose. Gli sbottonò piano la cintura, con una lentezza maliziosa, e con un gesto deciso abbassò la zip dei pantaloni, liberando il suo membro teso e affamato. Si chinò su di lui, con grazia e naturalezza, «Continua a guidare…» disse a bassa voce, sfiorandogli la punta con la lingua, raccogliendo la prima goccia di eccitazione che l’aspettava.
«Non voglio aspettare di arrivare a casa…» sussurrò, prima di avvolgerlo completamente tra le labbra.
La sua bocca si mosse lenta all’inizio, godendosi ogni centimetro, lasciandolo scivolare a fondo fino a sentirlo sfiorarle la gola. Alternava colpi lenti e profondi a piccoli giochi di lingua sulla punta, facendo gemere Luca piano, costringendolo a stringere il volante con forza per non perdere il controllo.
Martina lo succhiava con avidità, con movimenti sempre più decisi, facendo schioccare la bocca ogni volta che risaliva, solo per assaporare la sua reazione. Sentiva la tensione crescere dentro di lui, sentiva i muscoli delle sue cosce irrigidirsi.
«Vieni, amore…» sussurrò, gli occhi brillanti di malizia e desiderio.
Con pochi colpi ancora, Luca esplose nella sua bocca, stringendo i denti e mordendosi il labbro per non gemere troppo forte. Martina ingoiò tutto, lenta, senza distogliere mai lo sguardo dal suo volto.
Si ricompose con calma, lisciandosi i capelli con le dita, e sussurrò compiaciuta:
«Adesso puoi concentrarti sulla strada… fino a casa.»
Una volta varcata la soglia di casa, Martina si tolse le scarpe con un gesto lento, lasciando cadere la borsetta sul mobile all’ingresso. I tacchi le avevano segnato la pelle, ma i pensieri erano ancora sospesi su ciò che avevano condiviso quella sera.
«Vado a farmi una doccia,» sussurrò, senza nemmeno voltarsi, mentre slacciava con delicatezza la zip del vestito, lasciandolo scivolare lungo il corpo con una sensualità naturale, come se sapesse di essere osservata. Restò solo in autoreggenti, i capelli lucidi di lacca ancora perfettamente in piega, mentre si dirigeva verso il bagno.
Luca la seguì con lo sguardo, la trovò sotto l’acqua calda della doccia con ancora le calze addosso, l’effetto che l’acqua produceva sul tessuto era incredibilmente eccitante. Martina ad occhi chiusi appoggiata alla parete si stava dando piacere carezzandosi un seno e titillando la clitoride ad occhi chiusi. L’effetto che questa visione ebbe su Luca fu incredibile, pur avendo avuto due orgasmi ravvicinati il cazzo gli tornò di pietra, entrò nel box doccia senza farsi sentire e girò Martina verso il muro, si mise dietro di lei e dopo averle allargato le gambe la penetrò a fondo con un solo colpo talmente forte da alzarla da terra. Martina cominciò a mugolare intanto che Luca da dietro la pompava, “ti piace essere presa così troia?”, Martina non rispondeva ma mugolava sempre più forte fino a che Luca si impossessò del suo clitoride e stimolandola mentre la scopava, la doppia stimolazione, le fece avere un orgasmo molto intenso che le piegò le gambe, Martina non riusciva più a parlare dal piacere che provava. Luca le si avvicinò all’orecchio e le sussurrò “vorresti che ci fosse un altro al posto mio vero?”, Appena sentito questo Martina tornò a vita e cominciò a favorire la penetrazione di Luca, perchè potesse arrivare più in fondo e più forte, “oh si tesoro guarda come mi fotte bene questo porco”, Luca non era mai stato così eccitato, era la terza volta che aveva un rapporto in un sol giorno, non gli succedeva da anni oramai, cominciò a pensare che in fondo questa idea di Martina non era poi così da scartare… tutti questi pensieri li fece continuando a scopare sempre più forte sua moglie, che attaccata al muro ansimava in continuazione e continuava ad avere orgasmi a raffica. Per aumentare ulteriormente la penetrazione Martina allargò le natiche in modo che Luca si avvicinasse e la penetrasse più profondamente. Luca spingeva a più non posso, ma quando la vide allargarsi le natiche non ci pensò due volte, come un fulmine uscì da Martina per sodomizzarla in un solo colpo. Martina urlò più per la sorpresa che per il dolore, l’acqua comunque facilitava la lubrificazione ma era parecchio tempo che non avevano rapporti anali, a dirla tutta, pensò Martina, è da parecchio tempo che non mi scopava in questo modo, anzi forse non lo aveva mai fatto. Luca la sodomizzò a lungo, fino a che le scaricò dentro un fiume di sperma, la serata finì che si rifecero la doccia e che andarono finalmente a riposare.
Gran racconto, voglio farti i complimenti per l’ottima scrittura, qualcosa che si trova troppo poco spesso in siti come questi. Spero vorrai pubblicare ancora altri racconti (oltre alla continuazione di questo, ovviamente)!