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Quel compito era diventato incombente, direi sovrastante, diffusamente di spicco, perché in quell’occasione doveva unicamente scortarla seraficamente verso casa. In effetti non era tardi, per il semplice fatto che il suo consorte non era presente e lei frattanto lo aveva affabilmente pregato d’accedere annunciando:

“Su, dai, entra pure, che ti preparo qualcosa da bere, in tal modo terminiamo il nostro radicato, sincero e tenace ragionamento”.

“Sì, certo Vittoria, perfetto, sei molto gentile. Ascolta, però unicamente pochi minuti, in quanto non m’auspico di rimanere volutamente accerchiato nello scompiglio odierno della massiccia circolazione di questa città, perché ho una riunione dall’altra parte del capoluogo”.

Lui aveva varcato quietamente la soglia di quell’abitazione, successivamente entrambi si erano messi a proprio agio sull’ottomana, Vittoria si era sfilata nel mentre la giubba lasciando là Miguel comodamente spaiato, nel tempo in cui lei avanzava verso la cucina. Miguel l’aveva squadrata fissandola per bene durante il tempo in cui Vittoria s’assentava. In verità, Vittoria era una fidata e leale collaboratrice, lui aveva compassatamente ponderato più volte progettando e rimuginando sovente d’essere in sua compagnia per consumare qualcosa assieme, ciò nonostante Vittoria si era puntualmente burlata e per di più costantemente dileggiata, uscendo in tempo dalla macchinazione azzardata di quell’insidia. Vittoria, altresì, possedeva ed elargiva nel contempo sogghigni mirati, costantemente fatti con degl’inequivocabili e precisi cenni d’intesa, dal tanto che Miguel aveva afferrato subito che lei era una femmina peraltro non facile, pressoché difficilissima d’arraffare, complessa, spinosa e non da ultimo ingrata da depredare.

Miguel, invero, aveva avuto tempo addietro svariate occasioni di sostare e di soffermarsi presso l’abitazione di Vittoria per compiere una pausa, raccontandosi in tal modo vicende, arguzie e freddure varie, motteggiandosi e schernendosi in definitiva come due conoscenti di veterana e rodata data. Collocato sull’ottomana Miguel adesso presagiva e identificava la tipica fragranza del tè ai frutti di bosco che Vittoria preparava, dal momento che quella fragranza esalava già nella sala, accompagnato e abilmente amalgamato con il buon odore di Vittoria. Molto probabilmente il clima mite assieme alla presenza di quella femmina, Miguel al momento vagheggiava in maniera traviata e altrettanto viziosa, bramando e fremendo, come potesse essere in ultimo Vittoria, lascivamente e libidinosamente stesa sul talamo tutta per lui. Nel momento in cui Miguel era immerso nei suoi procaci e peccaminosi pensieri, udì la sua voce comparendo dalla cucina.

Vittoria al presente si era accortamente sfilata le scarpe, in seguito poggiò il portavivande sulla tavola, e nel gesto di piegarsi per poggiare il cabarè, la sua blusa semiaperta espose le tette sode sostenute da un reggipetto di buona fattura, intanto che Vittoria si curvava lasciando intravedere finanche la parte prominente della fenditura delle chiappe. Miguel afferrò il suo odore, lo raccolse tutto inebriandosi, in quanto avvertiva una mescolanza inedita d’un inedito olezzo di cute calda di femmina accalorata, in quella circostanza lui allontanò lestamente lo sguardo cercando di rimanere nel modo più contegnoso e formale possibile. Miguel in quel frangente barcollava, vacillava e temporeggiava, titubava, a stento riusciva a tenere a freno la sua focosa indole di maschio stuzzicato a dovere da quella femmina che lo stava attirando nel suo lussurioso regno dei sensi, captava in maniera netta e distinta il cazzo che pulsava ostinato dentro i suoi jeans, che lo stava trainando influenzandolo e attraendolo più in là della sua risolutezza, scardinandogli i buoni propositi e facendolo sragionare.

In quel pertinente e scrupoloso momento Miguel frantumò risolutamente quella lungaggine per lungo tempo accumulata, si sollevò energicamente attorniandole i fianchi protendendola con fermezza in prossimità dell’ottomana, Vittoria in principio non aveva consapevolezza né percezione sul da farsi, in seguito appena si rese conto che le sue mani l’abbrancavano convinte, fervide e per di più entusiaste, in quel momento lei lo squadrò esaminandolo in maniera controversa, dubbia e qualunquista, quasi sfiduciata. Vittoria decifrò e capì alla svelta nel suo lascivo e libidinoso sguardo svariate azioni, che non aveva giammai anticipato, avvertito né pronosticato in cuor suo. Avrebbe bramato roteare, attaccarsi là e sostare, speculò perfino di strepitare, perché era in procinto di pronunciare qualche vocabolo, ciò nondimeno ruzzolò genuflessi sopra i guanciali, intanto che captava la struttura di Miguel che la comprimeva tastandola e sollevandole nel contempo la sottana.

Vittoria era adesso ampiamente ottenebrata, grandemente turbata e diffusamente sbigottiva, fiutava il suo odore di maschio che volte l’aveva giustappunto aizzata e lusingata, ma il suo punto strategico era al momento molto ballerino e malfermo. Si rese subito conto in un baleno, che mentre una mano armeggiava dottamente bloccandola all’ottomana, l’altra sapientemente le calava in modo esperto le mutandine. Un inedito e insperato sentimento di disagio e di verecondia coglie Vittoria appena Miguel la scruta, perché attualmente poteva ispezionare ogni piccolo lembo di lei nel tempo che genuflessa l’esaminava, spaziando con lo sguardo quel bel podere giustamente ed appassionatamente ormai espugnato. Miguel era in totale subbuglio, un completo parapiglia dei sensi, al presente si apprezzava e assaporava appieno quegl’istanti.

Abilmente con la mano destra allentava la cintura, abbassava i jeans e l’adocchiava: al presente, quella tratto che suddivideva le chiappe, che in svariate occasioni aveva ipotizzato di tallonare accodandosi fin là, ora l’aveva dinanzi alla sua lussuriosa visuale. Di fronte a quella fenditura, dove qualsiasi maschio può farneticare, stravedere e dare i numeri, Miguel non sopportò più e si chinò leccandole la fica, ubriacandosi ed esaltandosi in conclusione di quella fresca e pungente fragranza di donna che il suo corpo emanava. Vittoria si rendeva conto della pertinente incapacità e quando avvertì la sua lingua che s’incuneava, sperimentò di non avere più auspicio e speranza alcuna. Vittoria transitava dall’irritazione e dalla stizza iniziale, alla preghiera e allo scongiuro finale, perché si rese ben presto conto che Vittorio si era lestamente levato da lei allontanandosi, però subito dopo lo percepì sentendolo immergersi e affondare in conclusione nella sua pelosissima e profumata bionda fica. Quel cazzo le parve smisurato, anche se a dire il vero non era sproporzionato, però era ben fatto, adesso lo sentiva fuoriuscire, scivolare e per di più pulsare. Miguel non proferiva nulla mentre la scopava, però le sollevava la blusa tastandole con maestria le tette. Adesso Vittoria era tra le sue grinfie, era il manufatto sessuale, l’intento finale, la meta corporea e lussuriosa del suo indiscusso, lapalissiano e riconosciuto piacere. Miguel faceva scorrere accuratamente quel cazzo facendola gemere all’inverosimile, lungo tutta quella deliziosa e pelosissima fenditura scompaginandole le membra. L’amplesso sennonché variò subito dopo, perché Miguel la fece voltare a rilento, conficcandole successivamente il cazzo contro l’ano e accedendo nella porta secondaria di Vittoria.

Vittoria a questo punto docile e sottomessa qual era, adesso affrontava sottostando a quegl’inediti e viziosi accadimenti, però in cuor suo compariva un mesto e amareggiato conflitto interiore, si palpava una netta e tangibile discordia intrinseca. Miguel in maniera rude e selvaggia entrava e usciva da lei, Vittoria al presente attendeva unicamente che lui sborrasse alla svelta per completare quell’opera. Per questa tangibile ragione, giacché non mostrò nessun contraccolpo quando lui la scopò da dietro in quella maniera. Vittoria captò un indolenzimento appuntito quando la sua cappella le spalancò il didietro, perché il suo intelletto non ammetteva né tollerava che potesse succederle pure questo. Il suo sposo, l’incomparabile esemplare che lo avesse potuto compiere, l’aveva sennonché invasa alla pecorina, però Vittoria, all’epoca con lui bendisposta e irresoluta, era restata molto rattrappita per tutto il tempo avendo accumulato una sofferenza tremenda. Dopo lui aveva eiaculato nell’ano e quel fluido l’aveva infastidita, dopo da quella spiacevole esperienza non aveva più auspicato arrischiare né avventurarsi.

Attualmente, in modo originale e inatteso, un forestiero trovatello, birbante e mezzosangue come Miguel, la stava chiavando in quell’edificio peraltro interdetto di casa sua. Alla svelta agognò di comprimere i suoi tessuti muscolari per ostacolarlo, eppure Miguel era già dentro di lei che la possedeva totalmente. Pareva incongruente e insensato, Miguel la stava violando in casa sua, approfittava ed eccedeva di lei, Vittoria avvertiva il cazzo di Miguel che la padroneggiava, le sue mani che la dominavano incendiandole il corpo, il clitoride era aguzzo e rossiccio, finalmente lui eiaculò gemendo e sbraitando. Miguel assai attonito e sbalordito quanto Vittoria, forse più di lei, colse le sue molteplici contrazioni muscolari non trattenendosi più. La sua amabile sborrata sopraggiunse infatti alquanto densa, fluida e sostanziosa, perché si riversò con dei rilenti schizzi sul corpo di Vittoria, cospargendole in parte la schiena e le chiappe.

In quell’istante si sentono i sobbalzi di Vittoria, Miguel in modo caloroso e coinvolto l’incita invitandola e spronandola a voltarsi, mentre la sua blusa tutta spiegazzata si è anch’essa macchiata del suo intimo fluido seminale. Al momento Vittoria ha il cazzo di Miguel che cola davanti alla faccia, lui bonariamente glielo sfrega ancora intriso di sperma baciandola in ultimo ardentemente, lasciandola invero scombussolata per quel cedevole, fresco e lascivo atto. Vittoria sistema al meglio e senza proferire niente sguscia via dalla camera.

Lei si osserva adesso attonita e meravigliata di fronte alla grande specchiera, eppure non ha l’audacia di muoversi. La densa sborrata di Miguel a dire il vero fuoriesce adagio dal suo didietro. Forse è una sconsideratezza, un eccesso, una stoltezza – rimugina Vittoria lasciandosi cadere sui guanciali dell’ottomana, perché non rammentava così ben impresso un orgasmo gagliardo e vigoroso provato da anni, anche se in cuor suo ancora si turbava imbarazzandosi nel ripensarci.

Vittoria sbarra gli occhi, capta le gambe impregnate, mentre si sfiora quella pelosissima fica volutamente bistrattata e quell’ano umiliato e strapazzato. Al momento il cazzo di Miguel riposa, il guerriero giace attualmente placato e rasserenato poco distante. Non trascorre a ogni buon conto molto temo, dal momento che più avanti, Vittoria nella segretezza e nel mutismo di quella splendida giornata, inizia ex novo a trastullarsi con le dita esplorandosi ed eseguendo un principesco quanto spettacolare e scenografico ditalino.

{Idraulico anno 1999}

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