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Eccomi arrivata alla mia fermata, scendo dall’autobus con borsetta a tracolla, il mio vestito ritirato in lavanderia su un braccio e la confezione del dolce per il mio compleanno… Sicuramente Martina sarà a casa a preparare la festa se non ha avuto il tempo di passare lei dalla pasticceria e se questa sera non mi è venuta a prendere alla fermata come fa ogni sera. Beh, anche se non è carino come comportamento, ‘basta il pensiero’ come si suol dire.

Niente di male, dopotutto devo solo camminare intorno all’isolato e nonostante sia scattato il cambio dell’ora e sia già scuro, la strada è ben illuminata e se non fosse per questa torta e il vestito che nel Nilon mi scivola… non avrei nessun problema. È sempre stata una ‘fissa’ di Martina quella di non volermi saper in giro sola la sera quando scurisce. 

“Signora… mi permette di aiutarla? Le sta cadendo il vestito che ha sul braccio… “

Sono appena scesa dall’autobus ed in effetti sto facendo mosse da giocoliere per non far cadere nulla…

“Grazie, molto gentile… ” alzo gli occhi su quel giovane di cui però non distinguo il volto perché rimane all’ombra del suo cappuccio.

Per un attimo gli cedo il dolce mentre riposiziono il vestito…

“Se vuole, le porto io il dolce…”

“Ohh no, grazie! Non c’è bisogno… ” dico riprendendo il pacco della pasticceria… “Sei veramente gentile… grazie ancora”

“Come desidera Signora… buonasera…”

“Ciao caro…”

Mi avvio verso casa…

Chissà cosa starà preparando, per me, Martina a casa… mi ha parlato di un bel regalo e sono sicura che fino a tarda sera mi terrà sulla corda prima di darmelo; lei si diverte un mondo a farmi morire di curiosità. 

Sono all’incrocio e come sempre giro a destra; è un vialetto dove si affacciano i giardinetti di alcune villettine… sono poche decine di metri dove non vi sono, al momento, passanti anche per l’assenza di negozi.

Sento dei passi dietro di me… non so neppure io perché  sto aumentando il passo; quel rumore mi sembra sempre più vicino… il cuore mi comincia a battere più forte, quasi smetto di respirare tendendo ancor più l’orecchio.

Cavolo! Ma cosa sto facendo? Mi faccio influenzare dalle paure di Martina? Ma chi vuoi che si interessi a me? 

Diminuisco l’andatura… con la scusa di riposizionare le cose sulle braccia mi fermo addirittura ed ecco che un ragazzo mi sopravanza.

“Accidenti a quella stupida di Martina!” penso tirando un profondo sospiro, mi rendo conto solo ora di essere rimasta in apnea fino al momento in cui quel ragazzo mi ha superata.

Al prossimo incrocio attraverso la strada, giro a sinistra e sono sulla via di casa… subito troverò un locale,un bar poi un ristorante, divisi da un vicolo a fondo chiuso dove credo si aprano le porte del magazzino del bar e della cucina del ristorante e finalmente dopo 4 palazzi, una cinquantina di metri, arriverò al cancello di casa.

Ora mi trovo di fronte al bar, in lontananza vedo i lampioncini posti ai lati del mio cancello, sono accesi e il loro effetto è veramente caratteristico… danno un’idea di antica raffinatezza.

“Ohh, Signora, è sempre lei?” Mi sento apostrofare alle spalle; mi volto, è il ragazzo che mi ha aiutata all’autobus 

“Mi perdoni, se l’avessi riconosciuta prima mi sarei offerto prima di accompagnarla…”

“Tranquillo, ancora grazie ma come ti avevo detto non c’era bisogno…”

“No, no… sarebbe stato mio dovere! Posso offrirle qualcosa al bar? Venga…”

“Come avessi accettato, grazie ma sono arrivata e mi stanno aspettando”

“Non è così che si risponde ad un invito e ad una offerta di passare due minuti per di più proposta in modo così gentile…”

Mi volto verso questa nuova voce; riconosco il ragazzo che mi aveva superata qualche minuto prima per la strada…

Lo avevo visto pochi attimi fa seduto ad un tavolino del bar, evidentemente ci ha appena raggiunti. La situazione comincia a darmi ansia

“Sentite ragazzi… ora io devo andare… magari nei prossimi giorni ma questa sera proprio non posso…”

mi volto e sto per riprendere il cammino…

Il primo ragazzo fa il gesto di aiutarmi e di prendermi il dolce dalle mani; mi scosto bruscamente 

L’altro…

“Almeno potrebbe farci assaggiare questo bel dolce… sembra molto gustoso! E poi.. io e lui siamo due ghiottoni” e si mette a ridere

“Non è mio… domani ne prendo uno tutto per voi ma ora lasciatemi andare…”

“Non sto parlando di quel dolce che ha in mano, Signora…” aggiunge il secondo ragazzo infilando una mano sotto la mia gonna portandola lungo l’interno cosce fino ad afferrare il gluteo infilando le dita lungo il solco… “parliamo di questo dolce!” 

Sento la sua risata mentre mi volto di scatto per dargli un bello schiaffo; sono impedita dalle cose che ho in mano; alzo la mano che tiene il vestito che cade a terra ma il ragazzo è più lesto di me e mi blocca facilmente il polso, mentre il primo mi toglie dalle braccia la torta…

Un bagliore mi abbaglia occhi e mente, un bruciore improvviso coglie la mia guancia e subito dopo un dolore interno, sordo, quasi paralizzante prende la mia mandibola: sono stata colpita da pugno? Da un forte ceffone? Mi sto rendendo conto solo che mi sto piegando sulle ginocchia… Mi sento spingere, traballo. 

Urlo… ma il mio urlo viene soffocato da un secondo violento ceffone in pieno viso.. di nuovo quel bagliore seguito da un dolore intenso all’altezza del naso che quando si attenua lascia sentire un leggero bruciore alle labbra…

“Zitta! Vecchia… Smettila di schiamazzare…” Uno dei due mi trascina nel vicolo prendendomi sottobraccio…

Provo a dimenarmi, sento uno strano sapore dolciastro in bocca… sanguino dal naso?

“Ehi, vecchia Troia… forse non ci siamo capiti…”

Mi sento tirare la giacca indietro di fatto bloccandomi  le braccia dietro la schiena mentre l’altro mi afferra alla gola comprimendomi le carotidi, so che di lì a poco perderò conoscenza per cui cerco di colpirlo con un calcio.

Un pugno alla bocca dello stomaco mi toglie fiato e forza… una serie di conati mi fa vomitare bolo acido…

“Che schifo! Sei proprio una lurida scrofa degna di vivere nel tuo… Ohhhh guarda qui!!…”

Mi ha appena strappato la camicetta e ha visto sul mio petto la catenella  fissata ai miei capezzoli con dei morsetti…

Le dita alla gola mi stringono… mi si sta annebbiando la vista…

Ho le mani di uno fra le cosce… quelle dell’altro alla gola e sul seno.

Mi sento strappare le mutandine… 

“Puzzi troppo di vomito per baciarti, Troia!” Sposta la mano dalla gola alla mandibola ancora dolorante… 

Riprendo fiato… e un minimo di lucidità, intravedo una figura, in controluce, appoggiata a l’angolo del vicolo, cerco di urlare ma viene fuori un modesto “Basta ragazzi…” Guadagnandomi un altro poderoso ceffone che avverto spaccarmi il labbro…

Mentre uno mi sta penetrando in modo scomposto davanti e dietro con le dita,  l’altro mi comprime la mandibola dolorante obbligandomi ad aprire la bocca e mi infila le mie mutandine in bocca…

Sento l’altro suggerire

“Spingile ben in fondo che non riesca a sputarle”

soffoco… Soffoco… SOFFOCO! Il sangue nel naso mi fa respirare a fatica; provo a soffiare col naso per liberarlo, ecco ora a fatica riesco ad inspirare quel poco che posso

“Avevi ragione…” sta dicendo quello che mi sta tastando intimamente…” Qui abbiamo da divertirci… e a quanto pare si diverte pure lei… senti come sbava questa vecchia fica!”

“Ma lei è abituata ad altro…” gli risponde il tipo che ho davanti mentre attorciglia le dita alla catenella rendendola tesa. Inizia a far ballare i miei seni giocando con la catenella.

Il respiro faticoso, il dolore al viso, la paura, i battiti del cuore a mille, due forse tre dita dentro di me e quel dolore misto al piacere interno che mi sta producendo quel gioco crudele mi stanno trascinando dove proprio non voglio arrivare! L’adrenalina è sul punto di farmi brutti scherzi!

Di colpo il ragazzo mi strappa letteralmente la catenella dai seni… il dolore infernale che provo sui miei capezzoli mi fa capire che quantomeno me li ha graffiati profondamente… la mia mente che comincia ad allontanarsi dalla realtà mi dice che meno male non avevo i piercings..

“Godi così,  vero puttana?” E si mette a ridere sguaiatamente mentre mi applica di nuovo la catenella forse per…

Nel farlo ha lasciato la presa, è il momento giusto, l’altro è accucciato a terra… si sta masturbando mentre mi scopa con le dita il culo… scappo! 

Due passi poi le braccia impedite nei movimenti, e il tentativo goffo di liberarmi dei loro corpi mi fanno cadere malamente finendo per sbattere il viso a terra…

Appena in tempo ho voltato il viso sbattendo con la tempia e il sopracciglio che avverto essersi aperto!

Mi afferrano per le gambe, mi fanno voltare a pancia in su, il sangue sugli occhi mi annebbia la vista e… un fortissimo dolore proprio al sesso quasi mi obbliga ad alzarmi col busto come in un esercizio di addominali… una pedata data proprio lì ha cancellato la mia mente facendola immergere in un mare di dolore interno.

Un ennesimo schiaffo mi ha disteso di nuovo!

Sento in lontananza che ridono, ridono di me, forse del mio inutile tentativo di fuga… no, non sono lontani ma lo schiaffo su l’orecchio mi fa sentire le loro voci attutire. 

Ho paura, mi ammazzano questi qui!! Ma perché il mio corpo gode? Perché dà loro questa soddisfazione? Certo non arrivo a l’orgasmo ma..

“Dai… l’hai trovata tu la Troia… a te l’onore!!” Eccolo… a momenti mi prenderà e non devo oppormi se non voglio morire…

Sento dolore mentre mi penetra, devo avere il sesso tumefatto dalla pedata.

Si sta comportando da animale qual’è, mi sta scopando con violenza con spinte poderose mentre con le mani si aggrappa alle mie mammelle. Non mi da la possibilità di godere del suo atto sessuale, anche volessi, ad ogni sua spinta il dolore alla mia vulva si rinnova e quelle mani sui seni feriti mi distolgono mentalmente  dal suo agire anche se il mio corpo invece risponde a quel ardore animale con mille contrazioni e spasmi che non vorrei provare…

Prima di godere mi fa voltare togliendomi dalla posizione scomoda delle braccia ma costringendo i miei seni nudi a strusciare dolorosamente sulle pietre del selciato di questo vicolo…

Sto piangendo! Ho perso la cognizione del tempo e dello spazio… mente e corpo due entità sempre più lontane

Lo accosta al mio culo già allentato dalle sue stesse dita prima quando ero schiacciata al muro dal suo compagno. Spinge, entra, lo sento entrare a fatica perché in alcun modo lubrificato e fin da subito mi pompa senza ritegno!

“Ti piace, Troia! Lo sento! Hai già il culo sfondato… troppo facile scoparti, ne hai già presi tanti di cazzi in culo! vero?”  Dice così è le sue spinte diventano più feroci, più profonde, più veloci… anzi, perché siano più ‘dure’ si aggrappa alle mie spalle facendovi perno schiacciando I suoi testicoli fra i miei glutei spalancati…

Il suo amico non trova di meglio che mettermi il suo stivaletto sul mio viso posizionato di lato e divertirsi a strofinarmelo sulla guancia dolorante costringendomi a strusciare a mia volta il viso sul selciato.

Il sangue che io verso dal naso e dal ciglio ferito, il residuo di vomito in gola, il buio…il selciato schifoso di questo vicolo… la suola ruvida, sporca, puzzolente del ragazzo si uniscono e completano il mio terrore… un terrore pieno di rassegnazione.

Sensazioni assurde dovute ad un eccesso di adrenalina si mescolano a pensieri fuori da ogni realtà. In certi momenti la mente si difende fuggendo… il corpo lo fa abbandonandosi ad ogni tipo di impulso trasformandolo in stimoli a cui reagire in modo ‘animale’ al di là della volontà…

Quella lattina di coca-cola colpisce la mia mente… il suo colore stride con il grigio che mi circonda e mi fa pensare a chi può essere venuto fin qui per berne il contenuto…

Il mio corpo sta sussultando e godendo di uno orgasmo anale che sconvolge il mio intestino mentre quel palo erutta al suo interno…

Piango, un senso di colpa insieme a quella consapevolezza di impotenza mi invade mentre quel sesso esce dal mio corpo…

Si scambiano di posto… una mano mi prende per i capelli, mi fa voltare a forza, mi fa sbattere la testa a terra più volte come temesse una mia reazione; sono letteralmente frastornata: immagini, pensieri, persino ricordi infantili sono tutti confusi e mischiati a sensazioni di dolore e di piacere; mi sento afferrare per le gambe… vengo prima strattonata poi mi alzano le gambe e… vengo carezzata dalla punta dello stivaletto… che dopo un ruvido e lurido massaggio spinge aprendomi.

“Ma guarda sta Puttana! Si fa scopare anche da una scarpa! Scommetto che se spingo entra scarpa e tutto tanto è lubrificata questa fogna!”

Mi sento allargare, slargare, strappare, slabbrare… 

E loro che ridono a vedermi scuotere la testa in preda al dolore e al terrore…

“Spingi!”

“Aspetta… ho altro in testa!” E giù risate

Mi solleva ancor più le gambe e aiutato dal degno compagno mi porta le mie ginocchia al petto…

Mi penetra il culo col cazzo… lo fa penetrandomi lentamente scivolando dentro di me forse aiutato dallo sperma de l’amico… mi penetra profondamente ma poi si ferma…

Cosa fa? Mio Dio! Cosa vuol fate?  Ecco: torna a penetrarmi col suo stivaletto…Lo spinge nella mia vagina… Cazzo! Mi sfonda! Mi sta aprendo lentamente ma inesorabilmente fino ad infilare tutta la punta,  ecco… sto impazzendo… ogni cellula del mio corpo, non solo del mio sesso, è tesa allo spasimo… ogni millimetro della mia pelle gode, soffre, urla, esplode in mille ‘sentire’ contrastanti e al tempo stesso intensissimi che mi portano in paradiso e all’inferno al medesimo tempo. 

Da quella lattina rossa… un babbo natale mi sorride!

Ecco che comincia a scoparmi rabbiosamente il culo mentre agita la scarpa infilata nella mia fica!

La posizione, il dolore, le sue spinte rabbiose mi portano ad avere altri conati che a l’inizio mi soffocano facendomi tossire rabbiosamente. Colpi di tosse che  ora mi permettono di sputare le mutandine che naturalnente si sono spostate dalla gola.

Il vomito mi si sparge sul viso colando dal naso prima ed ora dalla bocca che spalancata cerca aria. L’acido gastrico mi brucia gola naso e bocca…

Un getto di piscio si sta riversando sul mio viso riempiendomi la bocca e tornando a soffocarmi… scuoto la testa nel tentativo di poter riprendere fiato… bevendo, sputando quel piscio per tornare a liberare la mia bocca…

E lui si accanisce nel mio culo… ridono! Io mi sento riempita… lo sento dentro di me correre rabbioso nelle mie budella mentre me ne sto con la vagina spalancata da quella scarpa…

Finalmente gode… e quella sudicia scarpa esce dalle mie labbra più intime; Gode ma resta dentro di me. Rantola piacere finalmente…

L’amico interviene

“Bravo! Ti sei scopato la vecchia Maiala… dai… andiamo ora… ti è piaciuto questo dolce?”

Io continuo ad ansimare e a tossire fra le lacrime… volgo la testa e ancora quella lattina mi fa quasi sorridere… mi sembra di essere come lei: una lattina vuota,  bevuta!

Il dolce! Dove è finito il mio dolce?

“Aspetta! Devo finire e godermi la ciliegina…”

L’amico ride… 

“Cosa hai in mente?”

“Ahhhh”… sospira riempiendo il mio intestino di piscio… 

“Cazzo stai facendo?”

“Le sto facendo un clistere di piscio… caldo e abbondante… vedrai come si cagherà addosso!” 

Sì, mi sento riempire dal suo liquido caldo.

Dopo un tempo che non so più definire lui esce quasi di colpo ottenendo da me, anche per la posizione, una fontana di piscio e merda… che mi riempe ventre e cosce… e gonna

Le loro risate risuonano nel vicolo…

“Ecco una Troia nel suo trogolo…” 

Ancora su l’angolo del vicolo intravedo la solita immagine controluce, ferma e sinistramente silenziosa. 

Vedo dalla parte opposta la scatola del dolce del mio compleanno; uno di loro si accorge di cosa sto guardando mentre sto liberando le braccia dalla giacca; il ragazzo dal cappuccio torna indietro e calpesta la scatola facendo scoppiare la panna dalle pieghe del cartone… si china, ne raccoglie un po’ sul dito e l’assaggia…

“Ci voleva tanto a offrircene un po?” Ride sguaiato mentre si allontana.

Resto sdraiata, esausta, sconfitta,  umiliata, usata, abusata, ridotta ad un ammasso di carne ricoperta di vomito, sangue, piscio e merda… piena di dolori ovunque… 

Vedo un talpone correre lungo la parete… sarei tentata di chiedere scusa anche a lui per l’intrusione nel suo ambiente.

Passano minuti, forse 10?, forse mezz’ora?, un’ora? Un tempo infinito poi lentamente mi alzo… mi copro come posso con la camicetta e la giacca piene entrambe di ogni mio liquido. Una mia scarpa ha perso il tacco; ci mancava anche questo! La mia gonna è diventata una raccolta di ogni possibile rifiuto umano… le mie gambe piene di sperma mista a feci e urina…mi soffermo a raccogliere quello che rimane della mia torta… saluto con gli occhi la mia unica compagna in quell’inferno, la lattina di coca-cola e lentamente,  zoppicando torno alla vita…

Arrivo sulla strada.

Una signora con le borse della spesa

“Signora, Mio Dio!, cosa le è successo? Mi dica come posso aiutarla!”

Le sorrido grata

“Sono arrivata a casa… non si preoccupi”

“Ma… Signora! Le chiamo una ambulanza!? La porto a fare una denuncia…”

“Grazie davvero ma.. ho già attivato… Grazie ma non c’è bisogno… stia tranquilla”

Lentamente mi sto avviando verso casa…

Sono al cancello, suono… scatta la serratura… zoppicante arrivo al portone di casa… 

Mi apre la porta Martina tenendo sul braccio il vestito, che io avevo ritirato alla lavanderia, ancora avvolto dal nilon.

“Buonasera Padrona…”

“Vieni, entra mia dolce cucciola”

“Sporco ovunque…”

“Tranquilla questa sera non è un problema…”

Poi mi prende per mano, mi fa fare una piroetta su me stessa e…

“Soddisfatta? È stato di tuo gradimento il regalo che la tua Padrona ti ha voluto fare?”

“Io la amo Padrona! Lei sa sempre come soddisfare i miei lati masochisti”

Martina ride…

“Che Padrona sadica sarei se no?”

Poi… 

“Ora vatti a rendere il più possibile decente… fra poco arriveranno gli ospiti ed io ho bisogno di avere la mia cagnetta accanto per iniziare la festa di questa sera in tuo onore…”

Le sorrido…

“Indossa il vestito che ti lascia la schiena nuda… lo sai, cucciola, che amo essere tentata di affondarvi le mie unghie…”

Mi sta dicendo orgogliosa di me… e aggiunge

“Ricordati di indossare il collare…”

“Certo Padrona!” 

P.S. per un commento o un suggerimento, entrambi graditi, : pl631801@gmail.com 

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