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<<Il tuo cazzo mi è piaciuto proprio ieri… >> 

Tiziana rabbrividì a sentir quelle parole uscire dalla bocca di sua figlia Anna, sempre così educata e cordiale con tutti. Stava origliando la sua conversazione al telefono da dietro la porta della sua stanzetta e strabuzzò gli occhi oltre ad impietrire. Anna continuò il suo discorso con disinvoltura, come se si sentisse al sicuro e ci fosse solo lei in casa. 

<<Sì, dai… Armando non dire così… dai che devo andare che tra poco mamma entra a darmi la buonanotte… Sì, ciao, ci vediamo domani, puntuale… >>

Dopodiché il silenzio. Nonostante sua figlia avesse raggiunto la maggiore età per fare tutto ciò che sessualmente voleva, Tiziana avvertì l’impulso di proteggerla. Quel nome non le era certo nuovo, anzi Armando, il suo giovane autista personale le era piaciuto anche a lei quando lo aveva visto di persona. Glielo aveva raccomandato una sua conoscente al lavoro. Fu colpita fin da subito dalla sua affidabilità e cortesia, inoltre aveva già svolto il ruolo in precedenza e Tiziana le affidò Anna senza pensarci troppo. Armando era inoltre un bel ragazzo, capelli corti e occhi scuri, magro quasi quanto la figlia. Se ne invaghì ancora di più quando la sera, prima della buonanotte, la figlia le raccontava delle sue chiacchierate con lui e ritornava a casa felice e spensierata nonostante la mole di compiti. Ma a sentir quei discorsi proprio non ci stava; Tiziana decise che li avrebbe colti sul fatto, in modo tale che Anna avrebbe ragionato rendendosi conto di cosa stava facendo e Armando sarebbe diventato in breve tempo un lontano ricordo. Tiziana pensò ad un piano per salvare Anna e qualche giorno cercò di applicare la sua strategia.

Quel giorno ritornò a casa poco prima di loro. Si mise in libertà in camera e tirò su le serrande felice di essere rincasata prima del dovuto grazie al permesso chiesto al lavoro. Sapeva che Anna sarebbe tornata a momenti grazie a quanto lei aveva rivelato quella mattina a colazione. Si era appena tolta i vestiti lasciandosi l’intimo addosso quando la porta di casa sbatté e un trambusto prese vita. Tiziana sentì rumori di passi misti a baci e uscì dal suo rifugio per vedere di cosa si trattava; i rumori provenivano dalla cucina ed erano piuttosto equivoci. 

Sua figlia e Armando ci stavano dando letteralmente dentro.

Un brivido le percorse la schiena e si appoggiò al muro, sporgendo la testa per vedere la scena. Spiare sua figlia fottere in maniera così ravvicinata Armando gli provocò una stretta di gelosia, non più di ribrezzo. Anna era china al cospetto del giovane, a torso nudo, i suoi seni delicati al vento da cui svettavano i capezzoli follemente inturgiditi. Era pronta a prendere in bocca quel membro non tanto lungo ma perfettamente eretto e solido come la roccia; la spada di Armando era sguainata e pronta per la battaglia che si delineò di lì a poco. Non appena Anna posò le labbra sulla cappella rossastra, Tiziana ebbe uno spasmo. Deglutì e un sussulto così piacevole da sembrarle surreale e una morsa le scatenò la libidine nel basso ventre. Non pensava che dopo mesi di voglia repressa un porno con protagonista sua figlia potesse fargli quell’effetto. Si ritrovò spiazzata a dover affrontare l’eccitazione incalzante a ogni suzione di sua figlia e stava morendo di gelosia; avrebbe voluto entrare e partecipare ma si trattenne perché aveva paura di rovinare quel magico momento che i due giovani stavano vivendo. Anna lo succhiava con fervore mentre Armando le teneva una mano dietro la nuca per non farsela scappare, suoni gutturali e gemiti di piacere riempivano la cucina e Tiziana stava per cedere alla tentazione. Poco dopo fece scivolare una mano sotto il tessuto delle mutandine, sentendo il calore del suo sesso maturo e umido che sciolse ogni sua remora. Avendo un marito erano anni che non si dava del piacere solitario e ricominciare a farlo le fece provare un forte benessere. I due giovani nel frattempo erano troppo indaffarati per accorgersi della sua presenza ma qualche minuto dopo cambiarono posizione. Armando levò di colpo Anna dal suo pene, facendola arrabbiare; non aveva più voglia di un pompino, bensì voleva assaporare la sua intimità. Così costrinse Anna a sedersi sul tavolo e la aiutò a levarsi i vestiti rimanenti gettandoli senza preoccupazioni a terra. Tiziana ebbe una scarica di piacere e si ritrovò a dover sopprimere un gemito che avrebbe potuto farla scoprire. Si riassestò dopo poco, quando vide sua figlia godere e Armando chino tra le sue gambe divaricate; il giovane le leccava rumorosamente la figa inumidendola con la sua saliva. Anna si stava facendo trasportare dal piacere e lo stesso stava avvenendo a Tiziana che si immedesimò così tanto nella situazione che immaginò essere nei panni della figlia. La signora trattene un nuovo gemito, sentì il piacere sull’orlo e interruppe bruscamente la sua masturbazione. Aveva voglia di ritardare l’orgasmo per provare quanto più piacere possibile. Armando era implacabile e continuava senza sosta a far gemere e gridare di libine sua figlia finché quest’ultima non ebbe voglia di fargli cambiare posizione. Lo spintonò via, esattamente come lui aveva fatto con lei, e gli disse chiaramente << Lo voglio dentro… >>. A quelle parole Tiziana ebbe un nuovo spasmo e s’interruppe nuovamente. Vide Armando mettere in tiro il suo bell’uccello e inserirlo nella fessura della figlia. Anna lo accolse senza troppi fastidi, facendosi fottere senza sosta da Armando che glielo infilava dentro fino a sbattergli addosso i testicoli pieni di seme. Un sesso così selvaggio che Tiziana non ci vide più; allungandosi velocemente una mano alla bocca soppresse un grido mentre le contrazioni scuotevano il basso ventre e le gambe presero a tremare. Il corpo s’irrigidì, risultandole impossibile muoversi ma tutto durò una manciata di secondi. Alla fine si tolse e si appiattì contro il muro mentre sentiva Anna e Armando indaffarati a godere repentinamente. Sua figlia ricordo al giovane che a breve sarebbe venuta e lui non faceva altro che continuare i suoi gesti, digrignando i denti e fottendola con veemenza. Infine Anna cedette; Armando le venne dentro proprio mentre lei ebbe il suo poderoso orgasmo. Tiziana osservò la figlia che godeva toccandosi repentinamente i seni e cacciando brevi urli. Quando tutto si placò, si allontanò e andò in camera.

Si rinchiuse nel suo rifugio e si rivestì mentre li sentiva muoversi in cucina; aveva appena finito di rimettersi gli abiti quando sentì la porta sbattere nuovamente e i passi pesanti di Anna venire verso di lei. Fortunatamente sentì la porta della sua camera richiudersi e Tiziana, dopo aver preso la borsa e le chiavi, uscì scavalcando la finestra della camera che dava sul cortile. Fece il giro del palazzo e si ripresentò al cospetto della porta d’ingresso, suonando il campanello; ad aprirle venne sua figlia in splendida forma, sorridente come se nulla fosse accaduto. Anna accolse in casa sua madre senza problemi e Tiziana ne rimase quasi strabiliata. In cuor suo sapeva che avrebbe dovuto parlare a sua figlia dell’accaduto ma non aveva idea di quando avrebbe trovato il coraggio di farlo.

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