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Erotici Racconti

Atterrita per amore

By 24 Ottobre 2018Febbraio 11th, 2023No Comments

Posto che ancora oggi rimugino congetturando diffusamente su quell’articolata quanto scorrevole e lasciva smodata faccenda, al presente posso ben affermate e in definitiva attestare d’aver collezionato una vistosa e distinta scappatella, arrischiando di compromettere sventuratamente tutte le mie future aspettative di condurre una vita a due in compagnia del ragazzo che avevo all’epoca. Ripensandoci bene, all’occorrenza, se mi dovesse ricapitare di rivivere quelle splendide e irripetibili sensazioni, se tornassero, forse non sarei in grado di dire no, giacché in tal modo cominciò la mia storia, invero un avvenimento afflitto e vessato senza fine.

Lui, in quel periodo, m’adorava davvero tanto, pure io nutrivo a dismisura il medesimo sentimento, eppure ero costantemente allarmata e stabilmente impaurita di questo amore, peraltro fuori mano, discordante e a tratti deleterio e sconsigliato perfino dai miei genitori. Non è stata con lui la mia prima volta, malgrado ciò per me è come se lo fosse stato, perché provavo finalmente immenso e puro piacere, in quella stanza d’albergo in un capoluogo che non conoscevo, una metropoli inedita e impenetrabile, sotto la pioggia e nei locali, sulle scale e nel nostro letto, dove il perenne fruscio delle lenzuola stornellava di continuo canzoni d’amore. Quello stropiccio sa sovente anteporre la canzone giusta per le persone che le accarezzano, sa introdurre il genere fusion, il blues, il jazz, la classica, il dark, il metal, il reggae, il rock, il pop e le canzoni popolari, perché quel memorabile giorno introdusse la serata con un brano d’amore. Poiché era un blues mesto e triste, di quelli che hanno il sapore amareggiato, distinto e inequivocabile d’un addio. 

Le lenzuola sussurravano rumoreggiando la tipica intonazione del blues, mentre il lasciavo beatamente che lui entrasse dentro di me, perché era la seconda volta che qualcuno entrava dentro di me. La prima occasione ebbi come risultato un riso amaro, stavolta iniziai a piangere di gioia e di beatitudine, perché lui entrò inserendosi con dolcezza, giacché si preoccupava angustiandosi per me, intanto che gentilmente m’accarezzava la folta e bionda capigliatura. Le lenzuola continuavano a scandire la melodia trascinante del blues, ogni tanto una tromba e un sassofono compivano un assolo accordato assieme a un movimento veloce e ritmato dei nostri corpi. Fu radicale piacere, un appagamento intenso che s’aggrovigliava districandosi addosso, perché ballammo un blues fantastico e memorabile in quella notte d’agosto. Danzammo il blues più aggraziato e armonioso che una donna può desiderare di ballare, perché lui si muoveva con gradevolezza, dopo aumentava il suo movimento e mi guardava.

Lui sosteneva avvalorando in ultimo, che sul mio viso apparivano delle piccole espressioni che gli precisavano come comportarsi, come fare, come operare occupandosi di farmi stare bene. Di frequente cambiammo varie posizioni, scoprii il piacere di stare di sopra, di gestire il movimento, sia l’entrata quanto l’uscita del suo cazzo nella mia villosissima e infuocata bionda fica, volli anche fargli un pompino, il primo della mia vita, giacché fu come dare un lungo bacio. La lingua che scorreva accarezzandolo adagio, le mani che lo tenevano fermo, accarezzandolo. 

Dopo la bocca che s’apre a rilento e lo lascia entrare, si ferma, indugia e riprende, entra ed esce, ma senz’affondare troppo, successivamente ritorna a leccare intorno il cazzo e poi si schiude maggiormente fino a sentirlo in gola. Avvertire il suo respiro che aumenta, percepire la mia voglia che mi esplode tra le gambe e ricominciare la nostra unione. 

In tal modo ci amammo fervidamente e istintivamente tutta la notte, ci svigorimmo e poi sfibrati cademmo infine addormentandoci fra le braccia di Morfeo. Quello là fu il nostro concerto migliore, la nostra più eccellente composizione ed esecuzione musicale.

{Idraulico anno 1999} 

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