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Colta di sorpresa

By 5 Ottobre 2013Dicembre 7th, 2020No Comments

Sono molto felice che questo racconto si sia conservato su questo sito dopo il ripristino, ho notato che hanno raggruppato i capitoli per una lettura d’insieme, meglio così.

Ci sono molto legata perché è stato il primo racconto pubblicato, mi ha portato a conoscere delle persone speciali.

Non è uno scritto recente, è passato qualche anno, purtroppo non sono più una studentessa ma rileggerlo mi porta alla mente le sensazioni provate a quel tempo. BUONA LETTURA!

Premesse utili alla lettura: * Cambio intenzionale dei tempi verbali. *L’altra persona è un uomo più grande, al quale mi rivolgo dando sempre del Lei. * Questo racconto è rivolto e dedicato a quella persona. * Sono alta quasi 1.60 e porto i capelli lunghi. Enjoy it!

Il mio sgabuzzino necessitava di una sistemazione migliore per accogliere altro materiale inutile, poco usato, tipico di una donna affetta da shopping compulsivo. Non molto determinata sono uscita di casa per scendere le scale e raggiungere lo sgabuzzino, in realtà, una tavernetta ben arredata ma zeppa di scatoloni; situata al piano terra del mio condominio, insieme alle altre. Faceva caldo, era pomeriggio inoltrato quindi avevo i capelli legati in una coda alta, con indosso una canotta e degli shorts leggeri, i soliti vestiti ‘chic’ per stare in casa.

Ero così intenta a riordinare la roba che non l’ho sentita entrare, mi ha sbattuto alla porta dello sgabuzzino baciandomi ed esplorandomi con la lingua con impeto ‘ avevo dimenticato di chiudere l’entrata. La sorpresa iniziale non mi ha fatto reagire subito, mi sono sentita una bambola.

Il solco dei seni è bagnato di sudore, mi mette una mano sotto il reggiseno e fa fuoriuscire i capezzoli, il ferretto mi comprime la pelle ma lei continua a strattonarlo, vuole per caso strapparlo? Ripresami dallo shock, provo a bloccarle il polso con un mano e con l’altra tento di rimettermi a posto l’indumento; lei è forte, mi sovrasta con la sua altezza, non riesco a spostarla di un centimetro. Ad un certo punto lascia d’improvviso la presa dal mio petto e mi abbassa i pantaloncini sfilandomi velocemente la cintura a corda dai passanti… Cerca di tenermi bloccata ma essendo più piccola di lei le sfuggo lateralmente rovinando a terra per colpa dei pantaloncini calati.

Ride inginocchiandosi e io mi sento stupida, ha una voce profonda, mi accarezza le gambe partendo dalle caviglie sottili per salire ai polpacci e tirarmi con un colpo netto gli shorts; con la corda fra le mani mi gira a pancia in giù e mi lega i polsi dietro la schiena godendosi la posizione seduto a cavalcioni sopra il mio sedere, lentamente si strofina con il bacino facendomi sentire chiaramente il suo membro duro fra le natiche.

Continuando a muoversi sopra di me, sento il seno schiacciato a terra che lei mi aveva precedentemente scoperto…i capezzoli mi si inturgidiscono e le mie mutandine iniziano a bagnarsi vorrei essere toccata; mi vergogno dei miei pensieri, provo a gridarle di liberarmi: “mi sta facendo male, mi lasci!” “non mi tocchi!” però lei è più forte fisicamente e inizia a stuzzicarmi, si accorge che in realtà il trattamento comincia a piacermi…mi sposta il filo di stoffa fra le gambe e affonda in me con due dita facendomi reprimere dei gemiti fra i denti. Non le do la soddisfazione di godere a voce alta ma continuo a dimenarmi procurandole piacere nel sentire il mio culetto fare frizione sulla stoffa. Mi scioglie i capelli lanciando l’elastico chissà dove e li afferra girando la mia testa di lato per sussurrarmi nell’orecchio “non finga con me” “lo so quanto le piace” “si goda il massaggio”…

è maledettamente autoritario, affascinante in quel suo modo di essere professore e dirigente, indossa la camicia bianca con le maniche arrotolate sugli avambracci che farebbe sembrare anonimo chiunque, tranne Lei. Porta bene i suoi quarantacinque anni, bel fisico, alto, moro e sa di essere appetibile sessualmente, praticamente uno stronzo.

“Si goda il massaggio”. Finisce la frase leccandomi il lobo, lo prende fra i denti e gioca con le sue dita dentro di me muovendole a cerchio, sento l’eccitazione salire e brividi di piacere mi passano attraverso la schiena. Sto per cedere, i miei umori iniziano a colare fino a bagnare terra…le vorrei urlare contro: “Bastardo non è colpa mia, se mi tocca così!’. Ma lei è bravo in quel che fa, mi alza la canotta e mi sgancia il reggiseno liberandomi dalla pressione del ferretto, sospiro sollevata. Si rialza di colpo e mi rigira da terra con il seno all’aria che prende fra le mani massaggiandolo.
Mi sento accaldata, i capelli mi ricadono un po’ sul volto, vorrei ricompormi. Come sono arrivata a questo punto? Ammetto che, dalla prima volta in cui l’ho vista in università, ho sempre pensato che Lei fosse un bell’uomo, carismatico ma professionale sia con gli studenti, sia con le studentesse. Non una parola in più, non un sorriso ambiguo; decisamente un ottimo prete. Che cazzo ci fa qui, nella mia tavernetta, con quei pantaloni che le fasciano magnificamente il culo e le mani sulle mie tette? Io, a differenza di molte colleghe del mio corso, non mi sono mai mostrata disponibile nei suoi confronti ‘

Decido di giocarmi la carta della collaborazione…vediamo se riesco a fregarla… Col volto mi avvicino a lei leccandomi innocentemente le labbra, mi è di fronte, con la punta della lingua le accarezzo il profilo della bocca, siamo fermi, io non mi muovo e lei non ha da tenermi imprigionata, la bacio lentamente tremando appena, è per lo sforzo della mia posizione come se facessi gli addominali, se ne accorge, mi sostiene con le sue braccia, ricambia il bacio. Ci mettiamo seduti sul pavimento, mi avvolge in un abbraccio, le parlo con voce sottile: “mi tolga la corda” “lo vede? Può farmi quello che vuole..” mi guarda con aria sospetta, mi sfiora un capezzolo con le dita, lo prende fra l’indice e il pollice e inizia a tirarlo, a girarlo, scende con le labbra fino alla clavicola che mi morde improvvisamente, si mette a ridere “le ho mai dato l’impressione di sembrare uno stupido?”.

Sono un lago fra le cosce, capisco di non aver possibilità di fuga; ma voglio veramente sfuggirle? Lei si massaggia il membro e si alza posizionandosi con il cavallo dei pantaloni all’altezza del mio viso, non è volontario ma questa presa di posizione mi eccita ulteriormente, le sorrido collaborativa, il suo membro viene impercettibilmente masturbato dalla sua mano, mi prende il mento e lo porta vicino alla cappella ma non lo fa entrare in bocca, mi tocca la guancia lasciandomi scie di liquido pre-seminale… ha un odore forte, così maschile, mi verrebbe voglia di accoglierla fino in gola ma non oso farlo, continua a farsi sfiorare la punta contornando le mie labbra, sono lucide e invitanti, non riesco a guardarla negli occhi, é così umiliante!…i suoi occhi così scuri mi fissano beffardi, la sto odiando. Lo legge dal mio sguardo e sento il suo pene farsi strada in bocca, non è violento, un po’ mi spiazza perché se volessi potrei allontanarmi anche legata ma…non ci riesco, mi sprofonda lentamente e io cerco di non farle male con i denti. Le esce un sospiro di piacere, le piaccio così inerme…

Mi riprendo subito iniziando a succhiare senza il suo permesso, gode sorpreso e io mi concedo una piccola vendetta. La porto quasi al limite, dall’interno le faccio massaggi con la lingua modificando l’aderenza delle pareti orali lungo la sua asta…ciò mi porta a una carenza di ossigeno e quindi il mio ritmo diventa più sfrenato. Mi strattona i capelli uscendo rumorosamente dalla bocca, portandosi un filo di saliva che ricade sul mio petto. Allora la sua attenzione si riconcentra sul seno e mi stuzzica i capezzoli col suo arnese nel frattempo che riprende fiato….

Cap. 2 ‘ Ultimo

Cerco anch’io di tornare a una respirazione normale reclinando il capo perché, dalla vergogna, non riesco a guardarla. Lei continua a stimolarmi i capezzoli con le dita spostando il suo membro che scivola, lubrificato dal sudore e dalla mia saliva, nel solco dei seni; Percepisco tutto il suo calore, la durezza. Mi sento nervosa e involontariamente mi lecco le labbra e ‘ male, il sapore del suo seme si riaccende in bocca e mi riscopro desiderosa di volerne dell’altro. Faccio per rialzarmi, un po’ per scacciare questi pensieri ma lei mi spiazza accarezzandomi piano la testa dall’alto, spostandomi delle ciocche dal viso, sono per caso un cane?

Per poco non mi metto a ridere pensando a una sua possibile risposta: ‘Un cane no, ma una cagna sì!’ ed in effetti curvo le labbra in una parvenza di sorriso, lei ghigna e mi chiede, con quella maledetta voce: ‘Vuol rendermi partecipe dei suoi pensieri divertenti?’. Mi da del Lei mentre la distanza personale tra docente e studentessa è stata abbondantemente superata. Eccitante. Mi limito ad alzare le spalle ‘Professore, seriamente, che cazzo sta facendo?’ ‘Si rende conto?’. Provo a rialzarmi nuovamente, non siamo mica ragazzini ‘ed inoltre, i polsi ancora legati dietro la schiena fanno male da un po’.

Con uno scatto, prendendomi per le spalle, mi rimette come prima e io ricado dolorosamente sulle ginocchia, Lei si abbassa alla mia altezza, mi parla fermamente, come se stesse a lezione, come se stesse spiegando la Teoria del Restauro a un branco di capre, ‘Aurora, io non ho finito, ora lei si stenderà a terra ed aprirà le gambe, se vedo resistenza la fotto senza remore, mi sono spiegato?’. Sono rimasta paralizzata dal suo tono di voce, ho i crampi allo stomaco per l’agitazione, la guardo con occhi spalancati. Mi sorride e senza tanti complimenti mette una mano fra le mie cosce iniziando a stuzzicarmi il clitoride; fa aderire il suo petto al mio e con l’altra mano mi afferra una natica stringendola forte. Mi masturba sia davanti che da dietro e io mi sento impazzire perché non vorrei ma il bisogno di essere posseduta sale prepotente.

Come mia unica difesa le mordo il collo e con mia sorpresa gradisce il gesto quasi ringhiando, affonda dentro me con tre dita ed allora non posso più trattenere i gemiti, le arrivano direttamente nell’orecchio, sento l’asta del suo membro premere duro come non mai. I capelli sciolti mi pizzicano la pelle, sono costretta nella sua morsa, ha un odore così virile; vorrei tracciare righe rosse con le unghie sulla sua ampia schiena, mi fanno male i polsi, le ginocchia e sto godendo: la sottile differenza fra il piacere e il dolore.

Esce da me e quelle dita lucide di umori le porta alla bocca succhiandole a turno, mi sento imbarazzata, mi afferra il viso e mi bacia ficcandomi la lingua quasi in gola, mi libera dalla corda e le mie braccia automaticamente si aprono per riprendere la circolazione, le porta dietro al suo collo e scende a sfiorarmi le ascelle, i seni, i fianchi che prende saldamente mentre mi fa alzare, non ci riesco subito, un po’ barcollo perché si erano addormentate le gambe; le cado subito addosso. Mi tengo ancorata a lei mentre mi porta vicino al tavolo al centro della tavernetta.

‘Così sarà più comoda, mi ringrazi’ non faccio in tempo a capire il senso delle parole che mi prende in braccio e mi adagia sul tavolo posizionandosi fra le gambe, improvvisamente mi morde una spalla e mi entra dentro con un colpo netto, muovendosi ‘violentemente e facendo sbattere il bacino con il mio inguine. Non mi da tregua, mi manca il respiro, lo sento arrivare fino in fondo, è una sensazione bellissima; siamo sudati, scivolo avanti col corpo permettendole una maggiore penetrazione, geme estasiato, ansimo come una gatta in calore. Mi prende delle ciocche di capelli e le tira, con una mano mi pianta le dita in un fianco, io reagisco graffiandole le scapole, le braccia. Il mio seno cozza con il suo petto, scendo con le mani fino a tastarle il fondoschiena marmoreo e l’attiro ulteriormente verso di me spalancando le gambe come la più navigata delle puttane.

‘Sei così stretta ” Giustamente, in questi momenti, il Lei va a farsi fottere, in tutti i sensi.

Non me ne frega niente, mi apra come vuole, spinga così, me lo faccia sentire fino all’utero, mi tenga ferma mentre faccio finta di dispiacermi, faccia il professore cattivo che punisce la sua allieva ‘ Mi faccia sentire di sua proprietà

‘I miei pensieri si susseguono disconnessi mentre grido senza preoccuparmi di farmi sentire, almeno qualcuno scopa in questo condominio di impiccioni!, Lei è ormai al limite, gocce di sudore le cadono dal mento , mi sbatte al tavolo come un forsennato e mi soddisfa pienamente perché così vorrei essere presa letteralmente. Si concede un ultimo affondo ed esce velocemente dal mio corpo, riversandomi ogni fiotto di sperma sulla pancia, respira praticamente con la bocca nella mia, mi ruba il fiato, sento le contrazioni della mia vagina affievolirsi. Si sostiene a me in un abbraccio, il suo pene si appoggia su una coscia, ricambio la stretta avvolgendo le braccia intorno al suo busto. Cosa si fa adesso? Non ho il coraggio di muovere un muscolo. Avverto di sorpresa, un dolore al di sopra del seno destro, mi sta facendo un succhiotto, che cazzo fa? Mi sta marchiando? Non è contento così? Stizzita cerco di allontanarmi ma mi blocca con la sua presa ferrea, quando vede il colore violaceo della pelle che sta succhiando, si stacca guardandomi’ seriamente negli occhi ‘Meriteresti altro che semplici succhiotti, sei una studentessa impertinente, da oggi ti insegnerò a rispettare il tuo professore e stai pur tranquilla che a casa non ci salirai con quel tuo bel culetto intatto”.

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