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Racconti Erotici

Coscienza e verità

By 9 Febbraio 2020Giugno 17th, 2020No Comments

Annetta e Aprilia sono due amiche notevolmente diverse tra di loro, malgrado ciò sono talmente ancorate, legate e vistosamente strette da una presenza intrallazzatrice, trafficona e intrigante, fatta da sottili alleanze e da astute e perspicaci intese ben assimilate, come unicamente un’amicizia femminile sa essere. Annetta è fulgida, radiosa e spensierata, perché vive la vita così come se ogni giorno potesse essere l’ultimo, per cui ha deciso di bere con generose sorsate dalla fonte del piacere che la stessa le offre, curandosi poco delle conseguenze e delle ripercussioni per sé e per quelle degli altri, tenuto conto che coglie ogni occasione di delizia, di gioia e di godimento, infine ride tanto e parla troppo. Le sue innate movenze esprimono una licenziosità e una spregiudicatezza accomodante e cedevole, lei è d’una bellezza innegabile, di quelle che si notano, bionda, formosa e sensuale, quella che gli uomini definiscono e indicano in definitiva una vera femmina d’avere. Qualche volta però lei si perde, si sciupa, talvolta si rovina, allora Aprilia è sempre pronta a intervenire, per lo più ad adoperarsi e ad ascoltare le sue storie d’appagamenti futili, di pienezze inconsistenti troppo sfuggenti, perché possano nutrire almeno per un breve istante la sua avidità. 

All’opposto, certo è, che Aprilia ha le idee maggiormente ben definite e risolute, addirittura più precise e specifiche. Lei è giudiziosa, previdente e riflessiva, si è laureata con il massimo dei voti, perché è sempre stata molto ambiziosa e velleitaria, il suo fidanzato che con sollecitudine sposerà è un allettante astro nascente del mondo finanziario, proveniente tra l’altro da una famiglia agiata e d’alto lignaggio. Gustavo, per la precisione, è indubbiamente un ragazzo fedele, leale e onesto, tutto concentrato e costantemente impegnato sulla sua vita futura insieme con lei. Il suo amore per lui è d’una tenera dolcezza, quasi di protezione premurosa, persino la casa è stata già scelta con i mobili in stile sobrio, ma allo stesso tempo ricercato, giacché tutto è definito, tutto già decisamente stanziato e stabilito. 

Annetta, al contrario, la donna durevole indecisa non le ha mai invidiato questa relazione, però l’accetta riconoscendola perché rientra nei canoni e nei criteri stabiliti da Aprilia, dal momento che quelle poche relazioni prima di Gustavo, tra l’altro tutte molto brevi, non hanno lasciato alcun segno dentro di lei, se non la sgradevole sensazione d’aver perso il suo prezioso tempo con uomini vani e inconcludenti. Lei è fatta così, giacché tutto deve avere una finalità, un intento, perché il suo senso di concretezza e di consistenza, ma anche di rettitudine morale, appaiono l’evidente risultato di quell’educazione austera, contegnosa e rigida delle suore avvenuta anni orsono, che le impedisce di lasciarsi andare alle frivolezze e alle leggerezze che talvolta non guasterebbero. 

Lei sembra una donna inavvicinabile, talvolta quasi scontrosa e suscettibile, con un portamento raffinato e sicuro di sé, ha dei lineamenti fini con dei modi eleganti, garbati e graziosi. Lei è un’amante della pacatezza e della tranquillità, perché quando può si rifugia nel mondo dei libri, naturalmente preferisce soltanto le letture impegnative che spaziano da Nietzsche a Freud, da Kafka a Hemingway. Si è fatta convincere per trascorrere un breve periodo nella costiera amalfitana con Annetta, per il fatto che Gustavo è al presente impegnato in un corso di specializzazione negli Stati Uniti d’America e lei ha bisogno d’isolarsi sganciandosi dagli affanni e dalle frequenti e pressanti difficoltà quotidiane. I preparativi del matrimonio si sono dimostrati d’essere più sfibranti e stressanti di quanto credesse, anche se il suo fidanzato le ha sempre dato una valida mano appoggiandola e sostenendola in tutti i modi possibili. Certo, non è un caso, che soggiornassero proprio là, dal momento che l’ultima fiamma di Annetta pare possedesse una casa proprio lì a pochi passi dall’albergo prenotato, in quanto era già rassegnata nel dover trascorrere le serate da sola, se non voleva reggere la candela facendo il terzo incomodo. Poco male, comunque aveva solamente voglia di leggere e di riposare, dal momento che non era per niente incuriosita da quest’ennesimo inedito scopatore, in realtà sono tutti uguali, con gli occhi affamati, con gli sguardi rincretiniti e incapaci di frenare la loro brama, alla vista della generosa scollatura o del sedere alto e sodo di Annetta, che con i suoi movimenti calcolatamente libidinosi e un po’ volgari li provoca, li eccita prima d’azzannarli come una tigre affamata. 

L’appuntamento è stato fissato presso un ristorantino affacciato sul mare, Aprilia accetta l’invito, ha fame, indubbio che dopo si sarebbe ritirata presto, perché doveva finire il libro e in secondo luogo voleva dormire tanto, eppure quando entra l’uomo di Annetta lei ha un piccolo sussulto. Lui non è un uomo che si nota per la sua bellezza, però riempie la stanza con la sua notevole e ragguardevole presenza: è alto, è muscoloso, ha una capigliatura folta con la barba incolta, indossa dei jeans trasandati e una maglietta invertita. Le sue movenze sono curiosamente aggraziate, ha gli occhi di fuoco, le sopracciglia sono aggrottate, nessun accenno d’un sorriso traspare, dal momento che si presenta senza grandi formalità: 

“Che cosa prendete?” – annuncia lui in modo quasi burbero e sbrigativo. 

Aprilia si sente sconcertata, è parecchio a disagio, è imbarazzata, in quanto il suo sguardo inopportuno e sconveniente la colpisce conturbandola. Forse è infastidita dalla sua presenza? Lei abbassa lo sguardo sul menù e non gliene frega più niente del cibo, perché vorrebbe essere soltanto fuori di là al più presto: 

“E’ un individuo di poche parole il tuo amico” – sussurra ad Annetta, quando lui s’allontana per un momento. 

“No, non è così, fidati. Sembra refrattario, restio e pure scostante, però t’assicuro che a letto è tutta un’altra faccenda” – ridendo disinvolta e spontanea. 

“Sarà, contenta tu, io però non ci devo andare. Questo tizio mi fa sentire enormemente a disagio”. 

Durante tutta la cena Annetta resta con la voce stridula ridendo forte, disinteressata e incurante della scarsa partecipazione degli altri interlocutori. Lo sguardo penetrante di lui si posa sovente sul corpo di Aprilia, lui lo fa senz’alcuna discrezione, con una sfrontatezza e una spudoratezza sconcertante. Lei si sente esposta, manifestamente denudata e derubata da quegli occhi così incredibilmente verdi e profondi cui nulla sembra sfuggire, nemmeno i pensieri più segreti, così mentre Annetta scivola liscia nel suo parlottio leggero, lui si rivolge ad Aprilia esponendo con modo casuale: 

“Che cosa ne dici dopo di un bel ménage a tre?” – e Aprilia d’improvviso s’irrigidisce sentendosi palesemente affrontata, apertamente offesa e assai risentita. 

Lei rimane disgustata e scandalizzata da questa proposta ignobile e spregevole, buttata là, fatta nello stesso tono come se qualcuno volesse offrirle un caffè a casa, poi ritrova la padronanza e la sicurezza sulle sue emozioni risponde in maniera furiosa e alquanto irritata: 

“Senti, io non so che idea ti sei fatto di me, però sono qui esclusivamente per accompagnare la mia amica, ci mancherebbe pure. Tra poche settimane mi sposerò e un’avventura prematrimoniale è proprio l’ultimo dei miei pensieri, figuriamoci poi con uno come te”. 

“Non fare la sposina sofisticata, perché si vede da lontano che hai una gran voglia di scopare, è solamente che non vuoi ammetterlo con te stessa. Sei troppo usurpata dalle stronzate per non capire di che cos’hai realmente bisogno per davvero. Basta osservarti per captare la smania repressa che cova in te, perché sei come una pentola a pressione, che se non s’aprirà la valvola presto scoppierà. Io quella valvola però te l’aprirei volentieri, eccome”. 

“Al diavolo, ne ho abbastanza. Dove l’hai trovato quest’individuo così indisponente, ignobile e sdegnoso?” – alzandosi visibilmente agitata, allontanandosi incollerita e lanciando il tovagliolo e le posate con aggressività e irruenza sul tavolo. 

Annetta l’implora di rimanere, ma il suo intervento non è molto convincente né efficace, così Aprilia guadagna la porta come una furia senza degnare d’uno sguardo il cameriere che stava investendo. Rientra in albergo con il volto in fiamme, tenuto conto che infiniti pensieri si mescolano rincorrendosi e accavallandosi senza alcun controllo. Lei si sente addolorata nello spirito, colpita nella personalità e percossa nella sensibilità nell’animo, perché l’atteggiamento arrogante, presuntuoso e saputello di Leandro con quelle parole così dirette e mirate l’ha indubbiamente offesa. Non dovrebbe prenderle nemmeno in considerazione né arrabbiarsi, lei si sente però oltraggiata, punta e trafitta sul vivo, così prende il libro e cerca di concentrarsi, eppure non ci riesce, allora lo chiude di scatto e spegne la luce. Durante il tempo in cui si gira irrequieta nel letto le tornano in mente le sue immagini a tavola, mentre bacia la sua amica insaziabilmente assieme alla mano destra che sbottona la camicetta per toccarle i capezzoli già induriti, peraltro noncurante d’essere osservato. Il suo focoso desiderio di maschio era così palesemente coinvolgente e talmente percettibile, poiché si poteva constatare qualcosa d’animalesco, allo stesso tempo inoltre di sprezzante, di chi prende quello che vuole senza chiedere o meno, se sia appropriato, opportuno, permesso e tollerato. 

“E’ proprio sboccato e sfrontato, è senza complessi né inibizioni costui. Ma come si fa a comportarsi agendo così davanti a tutti?” – ripeteva verso sé stessa non riuscendo a trovare un’accettabile, ammissibile e convincente interpretazione. 

Lei sta barando con sé stessa, perché se lo chiede con un bugiardo e finto stupore, in realtà il ricordo la eccita eccome, perché le piace l’idea del proibito, del vietato, del limite appena varcato tra la decenza e la spudoratezza, tra il lecito e lo sconveniente. Quando sente la porta della sua camera aprirsi non si volta, il cuore batte in accelerata, il suo respiro è trattenuto a fatica, avverte dentro di sé una sensazione totalmente nuova, una sorta d’angoscia carica d’attese, un timore misto con un’eccitazione palpabile, per questo motivo non aveva chiuso con la chiave. Le lenzuola si scostano, la denudano esponendola alla penombra della stanza illuminata indirettamente dalla luce della strada, intanto che brividi caldi s’inseguono sulla pelle raggrinzita. Lei non protesta, poiché sarebbe inutile e stupido, così resta in attesa, lui la scruta, osserva le sue fattezze con calma libidinosa, dato che la sua pelle candida sembra ancora più trasparente nella semioscurità. Quando si china su di lei per regalarle uno dei suoi baci rapaci, si sente già cera morbida tra le sue mani. Una malleabile cedevolezza e un intrepido desiderio d’essere oggetto delle sue voglie imperiose s’impadronisce di lei, la sua lingua s’intrufola con forza tra i suoi denti divorandola e lei annaspando s’aggrappa a lui tirandolo verso di sé. Lei sprofonda in un vortice quando il suo corpo possente si posa sulla sua fragilità, pochi preamboli tra loro due, perché Leandro non perde tempo. La sua spada dura e tagliente come l’acciaio affilato la penetra con decisa veemenza, la possiede con prepotenza, si muove a ritmi irregolari sapendo quando fermarsi e quando accelerare i colpi. 

Leandro domina e signoreggia i suoi pensieri, affascina e soggioga la sua immaginazione, padroneggia e piega il suo corpo, controlla la sua volontà e guida persino l’anima, niente le appartiene più, tutto gli spetta di diritto, per cui lei ora gode, freme, sussulta soltanto perché lui glielo permette. Dopo Leandro si discosta e in modo indelicato e irriguardoso le allarga le gambe, per affondare il suo viso e bere golosamente da quella deliziosa fonte quel succo colante, lo fa con destrezza e con maestria, come se la conoscesse da qualche tempo, intuendo e fiutando che cosa le è finora mancato, perché quell’inedita situazione la fa davvero vibrare. La lingua s’introduce là, muovendosi come una spirale e avvolgendo le sue labbra grandi, giacché sembra proprio che volesse mangiarla, poi con ritmo incalzante accende in lei il fremito, un tremore che spavaldo continua convulsamente anche quando si è già staccato da lei. Aprilia gli offre il suo ventre, lo cerca desiderando ancora la sua bocca con quelle labbra calde e libidinose, aprendo ancora più le gambe e avvicinandosi con il bacino al suo viso. Lui non si tuffa più, dato che guarda soddisfatto l’effetto della sua lingua sapiente sussurrandole con la sua voce rauca: 

“Adesso scopati con le tue dita, infilane uno alla volta e arriva fino in fondo. Non badare alle tue unghie lunghe, graffiati pure ma continua, perché un piccolo dolore amplifica sviluppando il piacere, sfiora lentamente il clitoride con il pollice, lo senti come si sta gonfiando? Stai tremando, ma è soltanto piacere, goditi la tua fica gocciolante, perché deve fremere. Chiudi gli occhi e non guardarmi”. 

L’effetto della sua voce è ferma ma suadente, l’eccitazione intensa e accompagnata da un incredibile senso di disinvoltura e di scioltezza mai provato prima, in quanto la fanno giungere all’apice del godimento in pochi attimi. A quel punto Leandro le toglie la mano leccandosi le sue dita gocciolanti, il suo cazzo marmoreo entra deciso un momento prima di farsi travolgere da un orgasmo violento, un tripudio d’onde alte e impetuose che si scaraventano furiosamente sulle pareti del suo ventre fino a travolgerla. Leandro si ferma accarezzandole la schiena con i polpastrelli bagnati dai suoi abbondanti fluidi, il primo gesto affettuoso, bonario e dolce. Lui legge tutta la meraviglia nel suo viso, per essere stata capace di folleggiare e di scatenarsi in maniera così oscena e trasgressiva, avvertendo e scoprendo una sensazione liberatoria, categoricamente e interamente sconosciuta, dopo lui s’alza e prima d’andare via le sussurra in tono perentorio: 

“Per tutto il periodo che rimarrai qua, non indossare più nessun abbigliamento intimo”. 

Aprilia s’addormenta appagata, qualcosa in lei è cambiato, in quanto non sa attribuire una spiegazione razionale, però sa che è così. Il suo materialismo autoritario e inflessibile l’ha contagiata fatalmente. Quando s’incontrano il mattino dopo lei si sente impacciata e irresoluta, dal momento che le parole non le escono con naturalezza e tutta la sua completa padronanza con quella sicurezza di donna in carriera è sparita di colpo. Camminare senza gli slip la rende insicura, perché è vistosamente ed eccezionalmente turbata, eppure allo stesso tempo sente solleticarsi continuamente, per il fatto che avverte un’eccitazione latente, ma sempre presente. In seguito, mentre sorseggiano il caffè, lui comunica alle due ragazze che non ci sarà per la fine della settimana. Aprilia ride imbarazzata, la sua invero è una risata fuori luogo per camuffare il dispiacere e il rincrescimento di dover fare a meno della sua presenza. Questa risatina ridicola diventa un intercalare detestabile e odioso per lei, adesso ha soggezione di lui, avverte perciò una stravagante sensazione d’incredibile referenza. Annetta la guarda sorpresa e intuisce, non dice niente, nessun uomo è di sua proprietà e la curiosità approssimativa nei suoi confronti è già sparita. 

I giorni di lontananza diventano una palpabile tortura per Aprilia, mentre Annetta invece si sta distraendo con il ragazzo del bar, lui è giovane e alquanto inesperto, perché velocemente lei lo istruirà a dovere. Aprilia fissa il cellulare in maniera insistente nella speranza d’una chiamata, d’un SMS dell’uomo che ha modificato trasformando appieno tutte le sue certezze, le sue convinzioni, le sue idee e le sue sicurezze, cosicché cerca di distrarsi sperando che il tempo passi in fretta, in quanto attende con ansia il lunedì. S’accorge che il suo pensiero diventa quasi psicotico, la sua memoria torna in maniera martellante e tormentosa a quei momenti di tutt’altro che tenera intimità, però che l’hanno fatta sentire per la prima volta radicalmente donna e indiscutibilmente femmina insieme. Adesso quando è da sola non può fare a meno di toccarsi, anche soltanto per un attimo per ammansire calmando i bollori che avverte dentro di sé. Ogni volta che si siede capta che la sua corolla arroventata al contatto con le sedie fredde di plastica o di legno inizia a bagnarsi. Dissimulando un movimento lento dell’anca in avanti s’incolla completamente alla sedia schiacciando il clitoride tra le gambe e percepisce colate d’un fluido denso. Quell’effetto è ogni volta così infervorante che il desiderio impulsivo e irrequieto si trasforma in lussuria pura. Il lunedì successivo lo rivede in piazza, si sente avvampare il viso e il cuore batte velocemente, però lui la nota appena: 

“Come mai non hai mai risposto ai miei SMS? Non ti sei mai fatto sentire in questi giorni?” – obietta lei in maniera inquisitoria. 

In un primo momento Leandro sembra non sentirla, concentrato e raccolto dalla lettura del giornale, dopo solleva la testa e scandisce lentamente le parole: 

“Io non ho nessun obbligo nei tuoi confronti. Non siamo una coppia, il fatto che abbiamo scopato insieme non t’autorizza a trattarmi come se ti dovessi qualcosa”. 

Aprilia si sente raggelare il sangue nelle vene, è atterrita, sconcertata, assai turbata e sgomenta, sicché s’alza e va via senza pronunciare alcuna parola. Dentro di lei s’accavallano incrociandosi e mescolandosi in un insopportabile groviglio, sentimenti di generale delusione, percezioni di mortificazione, animi di rabbia e di totale umiliazione. 

“Che figlio di puttana. Avevo proprio bisogno di farmi trattare così? Sono una professionista stimata con tanti uomini che mi girandolano intorno, che s’accontenterebbero d’una parolina dolce, che mi viziano con numerose attenzioni e con pensieri gentili, non aspettandosi niente in cambio. Non mi vedrà mai più, dovrò presto parlare con Annetta, faccio i bagagli perché domani partirò” – ripete indotta più che mai e notevolmente persuasa verso se stessa. 

Detto, fatto. Il giorno seguente mentre s’avvia con Annetta al banco dell’accettazione dell’albergo, lei continua a sfogarsi sbraitando a voce alta: 

“E’ un bastardo, è insensibile e malvagio, non ha il minimo rispetto né scrupolo né tatto per le donne, ma come fai a scoparci insieme? Sei solo un’amica che chiavi per lui, non ha alcuna considerazione di te. Perché faccio questi discorsi con te? Tanto è inutile”. Intanto il cellulare vibra, giacché è arrivato un SMS: 

“Ho voglia di te, raggiungimi in via Pisacane”. 

“Sai dov’è la via Pisacane?”. 

Aprilia ha agito d’istinto, in quanto è la prima volta che lo fa. Non si è lasciata condizionare né vincolare dai suoi principi di sempre e nemmeno dal suo orgoglio di donna percossa e ferita, perché sente di non poter fare a meno d’un altro incontro, forse quello drastico ma risolutivo. Soltanto un altro ancora e poi avrebbe chiuso del tutto. La via Pisacane è una stradina poco frequentata, un vicolo cieco con un piccolo spazio verde in fondo al vicoletto dietro la strada alberata del lungomare. Appena sopraggiunge lo vede là appoggiato al tronco d’un albero: 

“Senti, sono qui soltanto perché forse già lo immagini”. 

Lui la stringe a sé spingendo il suo bacino contro il suo, il suo cazzo è durissimo e s’imprime nel ventre di Aprilia fino a raggiungere la bocca dello stomaco: 

“Non parlare, so perché sei qui. Questa volta spetta a me, prendi il cazzo e fammi godere”.

Leandro in verità non conosce mezzi termini né mezze misure, eppure incredibilmente le piace. E’ un approccio talmente intatto, nuovo e bizzarro per Aprilia, eppure capisce che così non potranno mai esserci doppiezze né falsità né menzogne di sorta. Lui s’abbassa, tira fuori il cazzo, Aprilia lo avvolge avidamente sulle labbra rosso fuoco esplorando ogni venatura e gustandoselo al meglio, percorre il glande liscio infilando la punta della lingua nella fessura che già cola, lui le afferra i capelli e la guida con dei movimenti ritmici. Aprilia s’aggrappa al suo sedere compatto, infila le unghie nella sua carne soda e osserva estasiata dal basso l’espressione lussuriosa e piacevole che gli procura. Pure lei è bagnatissima, tuttavia l’orgasmo non tocca a lei, le dita s’intrufolano tra i suoi glutei, trovano il forellino rugoso e infila lentamente l’indice. I suoi mugolii diventano sempre più forti, perché nel sentirlo sembra emettere lamenti d’un animale ferito, comunque sono proprio questi versi selvaggi che le fanno un effetto incredibilmente arrapante, perché Aprilia desidera sentirlo esplodere nella sua bocca, bere il suo seme e sentirsi accontentata del suo appagamento. I suoi spasmi sono incontenibili, i gemiti senza ritegno, poi Leandro in conclusione sborra. Eiacula molto, perché con un urlo liberatorio le ricopre il viso con quella lava bianca e densa, gli schizzi sembrano lunghi come delle frecce in quanto s’infilano tra i capelli. L’eccitazione di Aprilia è irrefrenabile, lei abbassa la mano per toccarsi, però si sente fermata dalla sua presa decisa: 

“Aspetta, non adesso, impara ad aspettare, fa’ crescere ancora la voglia, ti dirò io quando godere. Adesso puliscimi lo sperma”. 

Il sapore di quello sperma le sembra la cosa più adorabile e deliziosa che avesse mai assaggiato, poiché è un miscuglio squisito tra il dolce e l’agro, perché ha lo stesso effetto d’un bicchiere di vino bianco frizzante bevuto con un unico sorso. Aprilia si sente inebriata, la mente è annebbiata, fuori d’ogni controllo. Lei lo implora di soddisfarla almeno con le dita, perché non è per niente condizionata né vincolata dall’idea, che potrebbero essere osservati da dietro le finestre che s’affacciano sul piccolo giardinetto pubblico. In vita sua non ha mai vissuto un’eccitazione così intensa né così bizzarra, una voglia forzatamente insoddisfatta e sospesa, così forte da farle mancare l’aria. Adesso ansima, tutto in lei freme, pulsa, sbatte, come un vulcano che si prepara all’eruzione, che a ondate manda sempre più in alto il magma incandescente. Lei avverte dolore, Leandro si gode la lingua di Aprilia sul cazzo che ha perso un po’ di quella tensione vigorosa, i suoi movimenti sono lenti per assaporare meglio la scia del piacere intenso appena vissuto, senza spreco, senza dissipare energie inutilmente, dopo Leandro le dice d’appoggiarsi all’albero, d’alzare la gonna e d’allargare le gambe. Sulle cosce interne si distinguono i rivoli dei fluidi caldi e la fica ingrossata, gonfia e rossa come un frutto maturo e succoso, Leandro la osserva con rinnovata bramosia appoggiando l’intero palmo della mano sulla sua fica in fiamme formando una coppa per raccoglierne i liquidi traboccanti: 

“Non venire, aspetta ancora”. 

Aprilia sussulta a quel contatto, cerca di controllare con la mente l’orgasmo imminente, perché le basterebbe una leggerissima contrazione dei muscoli pelvici per scatenarlo. Le dita di Leandro inumidiscono l’ingresso del buchino stretto e grinzoso, Aprilia lo aiuta alzando e abbassando i fianchi, con il desiderio irruente d’essere penetrata senza perdere altro tempo. Il suo respiro diventa maggiormente affannoso e quando Leandro capisce che non riesce a trattenersi oltre, le infila un dito entrandole fin dentro le viscere, cogliendo immediatamente il suo orgasmo lunghissimo e potente, accompagnato con spasmi di piacere, forti e ripetuti all’infinito. Il suo sembra essere un urlo di dolore, invece è soltanto per l’emozione più intensa mai avvertita, Aprilia non riesce a tenersi in piedi, si lascia sorreggere da lui in un lungo abbraccio, con il viso appoggiato al suo aspira a pieni polmoni l’odore della sua pelle, del suo sudore e del suo respiro. Quando si riprende sorridono come due complici che s’intendono senza parlare e lei capisce quello che avrebbe dovuto intuire tempo fa. 

Lui le ha incredibilmente aperto inediti ambiti, divulgandole nuovi orizzonti, facendole intraprendere un percorso difficile, inesplicabile e a tratti penoso. Aprilia doveva assorbire, imparare e addottrinarsi, uscire in definitiva fuori dai soliti canoni delle relazioni comuni e smetterla con i suoi affanni, le sue preoccupazioni e quei timori mentali, acquisire e recepire i veri desideri senza vergognarsene, dare e prendere senza congetturare né pretendere niente in cambio. Togliere la maschera della finzione, allontanare l’impostura della commedia, riuscire a dire francamente quello che si ambisce, che si desidera, che si pensa e che si vuole apertamente, senz’infruttuosi, inconcludenti e vani giri di parole. La sensualità aperta e disinibita, l’erotismo sciolto e sincero vissuto con la sola percezione dei sensi, senza logica, senza razionalità né falsi perbenismi né moralismi. Quest’atteggiamento ha nei confronti di Aprilia un effetto liberatorio incredibile, lei si sente affrancata e ardita, fermamente autogovernata, perché adesso potrà decidere che cosa farà della sua vita, ora che ha scoperto un lato di sé che sarebbe rimasto rintanato sotto le convinzioni, isolato fra le credenze e nascosto tra le finzioni della sua vita perbene. Il bianco e il nero, i concetti intangibili e le regole inviolabili con se stessi, perché nulla è necessariamente vero, nulla è ciò che apparentemente sembra. Annetta, invece, è destinata a restare costantemente in superficie, perché lei s’accontenta del suo innato individualismo, poiché ogni avventura è un’attestazione e in ultimo una conferma della sua attraente e irresistibile femminilità. In verità non le interessa altro, Aprilia però è diversa, molto disparata, perché adesso lei analizza, approfondisce, interiorizza e studia ogni esperienza. 

“Adesso sparirai?” – esclama lei apertamente dispiaciuta, palesemente rammaricata di non poterlo più incontrare, adesso che aveva tessuto con lui intrecciando un’eccellente intesa mentale e altresì impostando una grandiosa corrispondenza a livello sessuale. 

“Non appartengo alla tua vita, ma svanirò quando non avrai più bisogno di me” – commenta Leandro, chiarendo il concetto con la sua semplice e altrettanto efficace, quanto stringata e leale schiettezza. 

L’indomani parte per davvero, va via senza affanni né rimpianti né tormenti d’animo, Aprilia prova per lui un rimarchevole e nobile senso di gratitudine, di distintiva e di lodevole riconoscenza, in quanto ha la consapevole certezza che potrà contare su di lui. Leandro come sempre l’ascolterà, la comprenderà senza commentare né criticare né giudicare in alcuna maniera, sapendo che dovrà risolvere da se le questioni personali e quando potrà la soddisferà. 

Aprilia ha incontrato senza dubbio in modo insperato e provvidenziale, un amico non abituale né poi così ricorrente. 

A ogni buon conto, certamente inatteso e poco diffuso come uomo, probabilmente però il migliore. 

{Idraulico anno 1999}

 

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