Skip to main content
Erotici Racconti

Delirio senza fine

By 1 Ottobre 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

Maura si fermò davanti ad Andrea con una mano sul fianco, in una postura calcolata in maniera obliqua sfidandolo persino con gli occhi. Lei indossava ancora la giacca del tailleur di colore verde, come se fosse intenzionata ad andarsene subito e quella non fosse stata così come una visita accuratamente programmata. Andrea le aveva appena fatto delle rimostranze, poiché lei non avrebbe trascorso il resto della settimana con lui, ma sarebbe andata a Madrid. Con il marito, infatti, aveva detto che ci sarebbe andata con l’altro, quello di cui si era imposto di non essere volutamente geloso, viceversa il pensiero tuttavia gli avvelenava e gli turbava il piacere d’essere amato da lei, così nel tempo in cui si guardavano ogni amarezza e ogni dispiacere sparirono dalla mente di Andrea.

Gli occhi di Maura verdi peraltro come il suo abito lo incantarono immediatamente e la loro espressione determinata gli fece in conclusione capire, che lei avrebbe comunque completato ciò che aveva deciso. Doveva stare ai patti e accettarla, così si disse e le sorrise scendendo con lo sguardo per accarezzare quella figura sinuosa, il seno, la vita stretta, la linea morbida dei fianchi e le gambe slanciate sui quei tacchi elevati. S’avvicinò, mentre la sua espressione s’addolciva e delicatamente l’aiutò a togliersi la giacca attillata, cosicché le spalle nude di Maura emersero in tutto il loro splendore da quello che portava sotto e che costituiva il top: elaborati pizzi neri da cui si sprigionò una nuvola di profumo alla fragranza di rose. In quell’attimo Andrea fu travolto da un’ondata di desiderio, le cinse sennonché la vita con le mani mentre le deponeva un bacio umido nell’incavo del collo:

‘Ti voglio, non resisto più, mi fai uscire di senno’ – le sussurrò lui infervorato, mentre dietro cercava la chiusura lampo, alla fine l’aprì e fece scivolare per terra la gonna.

Lui si scostò da lei per guardarla ancora e la vide davvero splendida, vestita del bustino di pizzo cui erano attaccate le sottili striscioline del reggicalze. Accarezzò con lo sguardo le sue gambe inguainate nelle trasparenti calze di nylon nere fino alle caviglie sottili, esaltate dai tacchi esili e altissimi di quelle scarpe nere a punta, poi gli occhi di Andrea ripercorsero i polpacci delicati, le ginocchia, le cosce levigate e si fermarono stupefatti lì dove esse finivano.

Maura in quella circostanza non indossava gli slip, offrì il suo pube ben curato con quel folto e magnifico triangolo peloso allo sguardo ammaliato e incantato di Andrea, durante il tempo in cui lei sedeva su d’una poltrona del salotto, aprendo un poco le gambe con quei tacchi saldamente piantati sul tappeto. Andrea si buttò in ginocchio davanti a lei che nel frattempo gli tese un piede, lui lo agguantò nelle mani, se lo accostò alla bocca e cominciò a baciarne forsennatamente il collo e la caviglia, poi salì al polpaccio e al ginocchio, sentendo il tessuto delle calze contro le labbra.

Lui risaliva con cautela lungo le sue gambe, però non era tanto lui ad andare sempre più su, quanto lei a offrirsi alla sua bocca spingendosi in avanti. Lei sentiva il caldo dei suoi baci, anzi, era attutito dalla sottile barriera del nylon, finché le calze finirono e avvertì la lingua di Andrea bruciarle la pelle. Allora aprì ancora di più le gambe e aspettò sorridendo, poiché Andrea non si fece attendere. La sua lingua lambì delicata il pube di Maura, poi lei avvertì un soffio fresco che le fece raggrinzire di brividi la pelle e chiuse gli occhi. Per un po’ non avvenne nulla, tuttavia quando li spalancò Andrea era nudo davanti a lei, con il cazzo rigido e ben proteso, Maura sentì le sue labbra gonfiarsi e aprirsi accompagnate da un fiotto tiepido e odoroso di voglia.

Era davvero bellissima la sensazione che provava, sentendo le sue labbra così vive, accoglienti e sensibili, perché desiderava fino allo spasimo d’essere accarezzata lì dal suo cazzo. Andrea lo appoggiò al clitoride bagnandolo dei fluidi di Maura, poi lo strinse alla base, affinché il glande potesse gonfiarsi di più e lo spinse tra le appassionate e frementi labbra di lei, però senza entrare, solamente passandolo dall’alto verso il basso così come compie un pennello per aumentare la sua voglia, finché emise un gemito. Maura spalancò allora le gambe, mentre sentiva il glande spingere e la sua fica aprirsi del tutto.

Lui entrava flemmatico e indolente, in modo calcolato, creandole nel ventre un senso di vuoto e congiuntamente di pienezza. Adesso l’asta era tutta dentro e Maura provò l’impulso incontrollabile di serrarle le labbra intorno, sarebbe bastato soltanto un millimetro in più. Si trattenne immobile, assaporando quell’attimo d’attesa dolcissima ed estenuante, poi Andrea spinse a fondo e lei contrasse con tutta la sua forza i muscoli vaginali, stringendolo in una morsa sentendo le sue vene gonfiarsi accarezzando l’entrata della fica e il glande che la scavava dentro, finché sentì nascere delle onde di piacere, dapprima piccole, poi sempre più alte che s’accavallavano rincorrendosi piacevoli e spasmodiche nell’utero.

In quell’occasione appoggiò il palmo della mano poco sopra il suo sesso e lo spinse all’interno verso il ventre e sentì la sua asta che si muoveva, meravigliandosi che fosse arrivata così in profondità dentro di lei, giacché si sorprese ad accarezzare da fuori la punta del cazzo all’imboccatura dell’utero, sentendosi mancare il respiro. Andrea si tirò un po’ indietro e lei sentì il vuoto che lasciava e lo supplicò:

‘Non andartene, voglio sentirti muovere dentro di me. Sì, dai, rimettilo dentro quel tuo splendido cazzo’.

‘Sta’ tranquilla, non me ne vado, sono nel tuo respiro. Mi senti vero?’.

Lui si muoveva inizialmente affondando lentamente in lei, in seguito al ritmo del suo respiro, sempre più forte. Maura con gli occhi spalancati godeva allentando e stringendo ritmicamente i muscoli vaginali, sentiva che lui le entrava nel cervello e che questa era la sua resa, l’onda che la travolgeva nella voglia e nel piacere che pervadeva tutto il suo corpo, fino a quando lui fece uscire il suo cazzo totalmente bagnato e lo passò sulla fica aperta, lo fece scivolare sulla pelle e poi senz’indugio, entrò di nuovo in lei con forza mentre posava le sue gambe sulle spalle.

Maura appoggiò le mani sul petto di Andrea quasi per volerlo rallentare, però in fondo sapeva d’essere sua, assolutamente sua e di volerlo tutto dentro di sé, intanto che l’orgasmo l’annientava si sentì velocemente terra fertile aperta per essere inondata dal suo candido seme. Dopo un tempo che sembrò lunghissimo, Andrea si riscosse e guardò la sua donna, dal momento che aveva ancora voglia di lei, successivamente la fece alzare e la condusse verso il letto, la fece stendere piegata, poi ponendole una mano sotto il ventre la sollevò facendola mettere a quattro zampe, carezzò il suo sedere splendido e si chinò per leccare quella magnifica e pelosissima fica lucida e rossa ancora aperta.

Il suo sapore adesso era cambiato, giacché si era mischiato con quello di lui. Appena la lingua la sfiorò, Maura cominciò a fare le fusa come una gatta inarcando la schiena e strofinando i capezzoli sulle lenzuola. Andrea iniziò a leccarle la fica con cupidigia, quasi volesse divorarlo, poi passò a lambire il buchetto roseo, prima leggermente e poi spingendo, quando lei avvertì la punta della lingua che improvvisamente le entrava lì spinse le natiche verso Andrea, mentre le sue dita le entravano nella fica. Lei impazziva, presa e sconquassata nel vortice delle sensazioni intense di piacere pregandolo di tenerle i seni tra le mani, mentre la leccava e gli disse che voleva essere scopata nel sedere da lui. In questo modo, appoggiandosi con la testa e le spalle al cuscino, portò le mani all’indietro sulle natiche, per aprirle integralmente alla voglia del suo amante, prima d’introdurvi due dita facendola mugolare in modo smisurato d’eccitazione. Era lava bollente, quella che Maura sentì scivolare dentro assieme al tocco della lingua e delle sue dita, in quanto amplificarono e intensificarono il suo desiderio non riuscendo a trattenere un grido:

‘Sì, adesso vienimi dentro Andrea. Ti voglio’.

Lui allora cominciò a sfiorare e a premere con il glande sul suo ano, lo spinse in fuori con forza fino a sentire il cazzo che la penetrava continuamente e sempre più, poi Maura cercò i testicoli di Andrea e li strinse, cosicché lui le diede una spinta più forte e fu tutto dentro il suo corpo. Maura gridò, giacché si sentiva piena di lui, avvertiva il cazzo tutto stretto nelle sue viscere, percepiva che Andrea ansimava e godeva e aveva la mente occupata da lui e lo desiderava anche nella fica. Si sentiva confusa e stordita, in preda a tutte le voglie, come se avesse intuito i suoi desideri, finché Andrea allungando una mano, trasse dal cassetto del comodino un vibratore e dopo averlo leccato glielo infilò davanti:

‘Accendilo’ – le disse e lei lo fece rapidamente.

Cominciò a tremare, mentre le vibrazioni che le facevano nascere ondate di godimento si propagavano al suo cazzo, che saldamente piantato tra le natiche di Maura diventava sempre più duro e più largo. Maura non aveva giammai sperimentato sensazioni così vigorose captando sia il dolore sia il piacere simultaneamente, dato che le pareva di morire negli spasimi della libidine che assaporava in quegl’istanti. Avvertiva spiccatamente Andrea in ogni sua parte, dentro il suo corpo e non sapeva da dove venisse il suo piacere, gridò come se delirasse, era fuori di sé, mentre lui si muoveva dentro di lei e le sussurrava costantemente:

‘Sì, sei la mia troia, la mia dolcissima, splendida e unica troia’.

Mai in quest’occasione, infatti, questa parola l’era apparsa così armoniosa, dolce e soave nel suono: un omaggio a lei, un’ammissione di fragilità e di vulnerabilità da parte dell’uomo, perché in quel momento ci fu un’idea che le nacque dentro balenandole nella testa e nel contempo violentandola: l’immagine di due uomini, i suoi uomini per lei, dentro di lei insieme. Un finimondo, un uragano, un pensiero troppo forte che la travolse e la trascinò in un orgasmo costante, lungo e spossante, continuo e pieno di sussulti accavallati e ripetuti l’uno sull’altro, in un delirio senza fine, senza nome e privo di precedenti.

Fino al momento che Andrea s’abbandonava affaticato e sfinito sul corpo di Maura, dopo averla completamente farcita e riempita con i getti abbondanti e cremosi del suo speziato e vischioso seme.

{Idraulico anno 1999}

Leave a Reply