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Erotici Racconti

Fattucchiera del contrappeso

By 24 Giugno 2018Febbraio 9th, 2023No Comments

Io m’immetto nel suo tinello con il calice pieno di Raboso rosato, un eccellente vino effervescente del Veneto, gioisco come una femmina balzana di primo livello, perché mentre me la spasso, m’accorgo che lui è a ridosso di me, con quel sorriso rallegrato impresso in volto che m’osserva, sennonché afferra il calice e lo appoggia sulla mensola. Io mi dispongo sul canapè protendendo le gambe come una ragazzina e scaraventando una scarpa nell’aria: 

‘Tu sei piuttosto alticcia e frastornata’ – mi dichiara lui sogghignando, mentre s’avvicina introducendo le mani sotto le ascelle per sollevarmi.

‘Immagina se fossi stata tutta accaldata e fradicia’ – ribadisco io con un’espressione burlona. Lui frattanto mi bacia sussurrandomi:

‘Non temere, di te non mi disgusta né mi urta nulla’.

Io lo bacio ghermendogli la testa, lo sbaciucchio in maniera cupida, irruente e smaniosa, lui mi solleva scagliandomi sul canapè. In un baleno me lo ritrovo di sopra già fra le mie gambe, lo avvinghio in maniera determinata in una stretta energica, ma lui è più aitante e robusto di me, perché la situazione s’inverte, in quanto mi ritrovo cavalcioni sopra di lui. Fintanto che mi mordicchia slaccia la chiusura lampo del mio vestito attillato, mentre con l’altra mano mi coccola la pelle. Con un’azione celere me lo sfila dalle braccia, in tal modo resto sopra di lui. Indosso delle mutandine di pizzo rigorosamente nere, io noto che lui resta sbigottito quando constata che il mio reggipetto è uno di quelli che lasciano ben svestito tutto il seno:

‘Davvero interessante, devo dirti che questa spavalderia e quest’irriverenza che hai mostrato in quello che indossi, m’ha stimolato facendomi nascere un vizioso concetto’.

Avevo la netta cognizione d’essermi gettata in un bell’inconveniente, perché le sue depravate e maniache nozioni erano in definitiva qualchecosa d’enormemente piacevole, ma anche d’eccessivamente dolente e penoso. Effettivamente l’ho fomentato io di proposito con quella biancheria, me ne addosso la completa implicazione, l’intero onere. Lui si solleva un attimo indicandomi di sbarrare gli occhi, io lo sento ripresentarsi facendomi tenere gli occhi chiusi, intanto che mi suggerisce di rimettermi cavalcioni accarezzandomi in ogni parte. Poco dopo qualcosa mi sfiora il collo, alcunché di vellutato e di temperato, io lo capto sempre più aderente attorno a me, rassomiglierebbe quasi a una fusciacca d’altri tempi, lui nel mentre m’imprime una brusca tirata mettendo a tacere nel contempo i vocaboli: 

‘Bada bene, da questo momento potrai comunicare, spostarti e fiatare soltanto dopo il mio ordine. Sai bene che non ti causerei ingiustizie né torti per alcuna ragione. Adesso dovrai seguirmi’.

Il concetto di questo bizzarro svago un po’ mi spaventa, il pensiero m’incuriosisce e la congettura che si è creata mi eccita oltremodo. Ho fiducia di lui, in quanto non è l’esemplare individuo a cui piace la carnalità  esuberante, sennonché accetto raccogliendo il suo volere. Lui mi separa frattanto lo slip introducendo un dito trovandomi già predisposta, io nel mentre gli sfibbio i pantaloni rilevando che naturalmente pure lui è oramai preparato per me. M’infilo il suo cazzo e discendo adagio sopra di lui, appoggio nel frattempo i palmi sul suo torace per poterlo montare bene, in quanto non sono mai stata una fuoriclasse della stabilità, sicché adesso sorreggermi al suo torace mi dispensava l’appropriata padronanza per potermi agevolmente muovere senza causare eccessivi guasti. 

Io comincio a montarlo con calma, ogni tanto lui accosta debolmente la lunga fusciacca, in quell’attimo avverto un lieve capogiro, mi manca il respiro, avverto il netto sbalordimento di non essere capace né di comprendere dove mi trovo abbandonandomi in un cosmo affollato dal nulla, smarrisco ogni senso fuorché quello del puro piacere, perché solamente quando lui allenta la stretta, io ritorno ad avvertire le mie mani sul suo torace, percepisco i rumori e capto i respiri. Entrambi andiamo avanti in questo modo per svariati minuti senz’enunciare una parola, ma origliando soltanto i nostri respiri. Io inizio ad accorgermi che il mio piacere aumenta, comincio a esigere di più, in tal modo m’aggrappo alle sue spalle e ricomincio a montarlo più rapidamente. Lui non è approntato per questa variazione fulminea, sennonché accosta ancora nei pugni le estremità della fusciacca, io, abbassandomi di colpo avverto una trazione molto poderosa che per poco mi strangola: 

‘Non farlo più, è assai rovinoso, può esserti fatale, potevi farti seriamente del male, con me devi sperimentare unicamente il totale piacere’ – m’ammonisce lui, rinfacciandomi per quell’azione avventata e sconsigliabile, dopo m’agguanta per il mento e stringendomi a sé mi scruta dritta negli occhi.

‘Ti chiedo umilmente di perdonarmi, di compatirmi, come posso rimediare?’ – gli manifesto io nel contempo impallidendo. Lui in quella circostanza mi liscia la folta chioma rassicurandomi e facendomi girare, perché è nuovamente sopra di me.

‘Mia cara, al presente è giunto l’attimo di fare l’amore, stop con il sesso’.

Come responso io m’avviluppo a lui in maniera tale da poterlo sentire interamente al meglio dentro di me, non riesco a controbattere per il semplice fatto che il mio piacere è vigoroso, trascinante, perché sto esplodendo di piacere, sto sbottando di godimento, vorrei che seguitasse all’infinito, cosicché lo allaccio maggiormente a me, le mie dita s’inabissano sulle sue spalle, mentre i miei spasimi diventano ulteriormente spiccati, sennonché scortesemente si ferma, esce facendomi cambiare posizione cingendomi la vita. Che singolare percezione penso dentro me stessa, a un tratto abbandono l’aderenza con la sua pelle, non sento più il suo corpo umettato, non capto più il suo tocco: 

‘Il sole splende da un pezzo, buongiorno cucciola, la sveglia è suonata già da parecchio tempo, malgrado ciò non ho osato scrollarti, perché riposavi così bene’ – mentre io afferro all’istante che questa qua non è la sua voce, velocemente comprendo che era soltanto un incantevole miraggio. 

Io sospiro e visibilmente assonnata mi giro verso l’uomo che m’aveva appena fatto atterrare dall’empireo, dopo mi sgranchisco, lui è già ammantato, nel mentre lo esamino strofinandomi gli occhi, perché non ho ancora le forze per rispondergli, tuttavia lui mi sottrae violentemente via le coperte dichiarandomi:

‘Dai sfaticata, va’ a cambiarti, che gli altri sono già tutti svegli’.

Io mi sento alquanto affaticata, mi sollevo a rilento dal letto, m’osservo nella specchiera del bagno brontolando, scendo in cucina scendendo giù per le scale pressappoco sfregando la parete. Assieme al mio amante con altri amici, abbiamo stabilito di trascorrere alcuni periodi presso una malga sulle alture adiacenti alla nostra città, dal momento che non è una di quelle attrezzate dove ci si reca per praticare lo sci, bensì si vagabonda per le boscaglie e i faggeti bighellonando tra cascinali, pascoli e mulattiere, in verità e realmente assai incantevole e distensivo. Quella mattina, tenuto conto dell’enorme nuvolosità, avevamo disposto d’aggirarci per i minuscoli villaggi limitrofi e di sfamarci in qualche locanda del posto. 

Io mi accomodo al tavolino con una mano addossata alla faccia, squadro i miei compagni, che frattanto si divertono, parlottano e fanno un gran fracasso. In quell’istante dalle scale appare Giuliano, repentinamente prendo atto che il personaggio principale del mio abbaglio onirico enormemente licenzioso e lussurioso era lui. Subito dopo che mi scruta per salutarmi io divento rossa, fortunatamente sto assumendo del cibo, in tal modo simulo che qualcosa mi va di traverso. Poco male, in quanto nessuno pare se ne sia accorto, meglio così. La mattinata trascorre abbastanza serena, un andirivieni ordinato e silenzioso per le frazioni, la visita alle botteghe, specialmente a quelle alimentari per procacciarsi qualche prodotto caratteristico del luogo.

Ogni tanto io esamino Giuliano, è sempre appiccicato a Francesca, ogni volta che adocchio che si carezzano li esamino, cerco di memorizzare la meraviglia del sogno che ho vissuto, inseguo e ricerco vagheggiando di poterlo concretamente avvinghiare e stringerlo per mezzo delle mani della mia amica, mentre mi emoziono da sola pensando a quegli specifici e penetranti pensieri. Il tempo fa i capricci, diluvia a più non posso, perciò decretiamo di prepararci una rapida cena, d’accendere il camino e restare nella malga, sennonché per ingannare quei momenti qualcheduno suggerisce dei giochi di società, dal momento che io li esecro detestandoli in pieno.

Io non partecipo, mi sposto, farfuglio e mugugno collocandomi nelle loro vicinanze sull’ottomana per guardare la televisione, congetturando da ultimo sulla visione che avevo ultimato la notte precedente. Dalla mia collocazione ho modo di studiare placidamente Giuliano senza che qualcuno s’accorga smodatamente. Il passatempo in questione consiste nel pronosticare qualchecosa redatta su delle carte, e chi fallisce, al terzo tentativo deve tracannarsi un’acquavite. Trascorsa un’ora, Francesca è la ragazza conciata nel modo peggiore, non è infatti un genio, suppongo che abbia trangugiato perlomeno quattro grappe, ma a ben vedere il liquore lo sopporta adeguatamente. La scorgo che ondeggia su una soluzione che, se errata, l’avrebbe di certo condotta a bersi il quinto. Persuasa della mia opinione la espongo agli altri a gran voce: 

‘Errore, sbagliato’. 

‘Come sbagliato’ – Francesca perdonami, mentre osservo la mia amica con gli occhi da cagnolina attaccabile e incustodita. 

‘Così non va’ – sbotta Giuliano, molto conveniente, sarei capace pure io, adesso tracanna’.

‘Non ci penso neppure, no, io non sto gareggiando’.

‘In tal caso potevi tenere la bocca chiusa’ – ribadendo questo s’alza in piedi e si dirige verso di me. Io rido in maniera convulsa lui m’acciuffa per i polsi facendomi alzare.

‘Adesso resta in piedi, però con gli occhi chiusi’: Io ubbidisco ed eseguo.

Non avverto nessun movimento, in seguito apro gli occhi, tento di voltarmi, eppure una mano me li copre.

‘No, bella mia, qui non s’imbroglia’.

‘Giuliano, ascolta, non serve che tu mi copra gli occhi’ – ribatto io tentando di dimenarmi, ma lui per mantenere salda mi propina una brusca tirata ritrovandomi interamente incollata a lui. In quel preciso istante quella circostanza favorevole per me si spegne, resto bloccata, sento il suo torace sulla mia schiena anche se siamo riparati dai vestiti, però lo avverto. Tutto il mio corpo è appoggiato al suo, io cerco di godermi ogni piccola e breve sensazione che questo contatto mi somministra, sotto il mio naso passa la prestabilita fragranza avvolgente del Bayleis: 

‘Mi sono comportato bene, da informazioni attendibili, ho appreso che è la tua bevanda alcolica preferita’ – mi mormora nell’orecchio pungolando la mia curiosità. 

Seppur la sua modulazione non sia delle più erotiche comincio a non intendere più niente, perché la sua segnalazione accanto all’orecchio e il suo alito mi procurano tremolii inesprimibili, al presente ho uno stordimento sentendomi ardere e faccio assegnamento che quel minuto si concluda in fretta, intanto che percepisco il boccale gelido che s’appoggia alle mie labbra:

‘Sta’ attento Giuliano, fa’ con attenzione’ – enfatizza viceversa con un accento leggermente snaturato il mio amante, in realtà non è fesso, in quanto era lampante che quella temporanea adiacenza era fuori dal seminato.

Accostato il bicchierino alle mie labbra, Giuliano mi tende indietro il cranio per farmi trangugiare quel liquore che digrada dritto in gola, io mi sospingo in avanti e ridacchio mentre tossisco, Giuliano molla la presa e gioendo depone il bicchierino:

‘Vorresti gareggiare di nuovo? – mi esprime con un’espressione di contesa.

‘No, nel modo più categorico’ – rimbrotto io, per il fatto che non saprei sopportare nuovamente una circostanza del genere. 

M’avvio per coricarmi molto tempo prima degli altri, in quanto non m’accorgo che il mio amante si ficca nel letto. Verso le cinque del mattino mi alzo per sorseggiare dell’acqua, fintanto che rientro nella stanza sosto per un istante di fronte alla soglia di Giuliano tentando d’intercettare certi traffici:

‘Può darsi che stia scopando con Francesca, m’attrarrebbe di certo ispezionarli attraverso il foro della serratura’. Che credulona e scimunita che sono, penso dentro di me, su dai, va’ nel bagno e immergi la capoccia dentro l’acqua gelida, così ti rinfrescherai le idee, anche se dovrei immergere altro nell’acqua fredda per far cessare quest’arrovellante ed estenuante voglia di lui.

Lo so bene che è disarmonico e deforme, eppure in queste coincidenze la sola azione da compiere è sfogarsi, in tal modo stabilisco d’utilizzare il procedimento alternativo. Ritorno verso la stanza, desto il mio amante, ovverossia scuoto il suo guerriero ed erompo con veemenza tutta la mia brama sopra di lui, stuzzicandolo con tutti gli espedienti, accentrando e polarizzando le mie voglie per allontanare la figura di Giuliano. La mattina seguente il mio amante mi desta, al presente sono risolutamente distesa, scendo di sotto per consumare la colazione bendisposta, frattanto Danilo un altro dei nostri amici non perde tempo scaraventandomi addosso la rappresentativa freddura, rimarcando che ieri sera nel letto mi sono data da fare. Chiaramente, anche se la spiritosaggine è scontata, in verità me l’aspettavo da qualcheduno di loro durante questo soggiorno, sennonché prendo fuoco: 

‘Guardatela come è diventata, questo significa che è vero’.

‘Tu sei soltanto astioso, sei roso dall’invidia, perché spartisci la camera con un ragazzo e non con me’.

‘Effettivamente pensando ai miei gusti, le tue chiappe per me sono fuori misura, sono grosse’ – ride canzonandomi. 

‘Ascoltami bene citrullo, se non altro io scopo. Tu invece?’.

‘Occhio, ho appena udito la parola scopare, posso associarmi al dialogo?’.

Giuliano nel mentre arriva collocandomi un braccio sulla spalla, io m’irrigidisco e sbotto.

‘Basta, la chiacchierata è terminata’ – esclamo io in modo incontrollato e adirato, perché con un rilevante dispiacere viscerale scanso bruscamente il braccio di Giuliano di dosso:

‘Accidenti, che irritabilità e che umore nero, hai per caso il flusso mestruale? – enfatizza nel mentre Danilo deridendomi. Prima che possa replicare Giuliano in modo beffardo e derisore mi segnala:

‘Se hai il ciclo, come faremo a scopare stasera?’.

In quella circostanza divento di tutti i colori dell’arcobaleno, dò in escandescenza, alzo i tacchi e m’allontano adirata, esasperata e sdegnata. Un’altra giornata se ne va. Quella sera decidiamo d’andare in discoteca, perché in quella piccola borgata si trova persino un discreto locale da ballo, l’ambiente è gradevole, giacché consumiamo, ridiamo e balliamo. Io scruto Francesca che si sfrega con Giuliano, benché faccia freddo è praticamente quasi svestita, là dentro farà pure caldo, in ogni caso è mezza nuda. Io li osservo e al contempo gl’invidio, lui sembra enormemente brillo per come la palpa, chissà quanto scoperanno più tardi, finché un compagno della combriccola s’avvicina dicendomi: 

‘Metti via quel muso, avvicinati qua, dai che balliamo’ – mi esorta l’amico di stanza di Danilo, in questo modo mi scaglio sulla pedana da ballo. 

‘Dove si trova Filippo?’ – mi domanda lui incuriosito.

‘Sta tracannando con gli altri del gruppo, immagina se lui balla’.

Gradualmente le melodie diventano più orecchiabili, anche Filippo, il mio amante, assieme agli arrivano sulla pedana per ballare gl’intramontabili balli di gruppo. Per tutto il tempo che ballo da sola, concentrata sulla musica, noto Giuliano che m’osserva, tuttavia allontana all’istante l’espressione non appena incontra la mia. Nel mentre ispeziono dietro di me, Francesca non è là, neppure una donna graziosa è nei paraggi, perciò considerava me penso io, non ci penso e proseguo nello sgambettare seguendo la musica, finché non rientriamo verso casa del tutto svigoriti verso le quattro del mattino. Sono trascorse più di due ore, finora non m’addormento, è ogni volta così, dopo che vado a saltellare mi resta sulla persona troppa adrenalina che non mi fa addormentare, immaginiamoci stare ferma. Filippo dorme come un sasso, sennonché agguanto la borsetta e scelgo di sostare nella sala attendendo il chiarore. La notte è gradevolissima là di fuori, andrei nel giardino se non fosse per il freddo, frattanto ascolto la musica e fisso l’esterno immersa totalmente nei miei intimi pensieri. In modo fulmineo due mani freddissime mi sfiorano il collo, io salto per aria, mi volto con il cuore in gola, effettivamente il cuore rimbomba nel petto maggiormente, nel tempo in cui distinguo Giuliano davanti a me che m’ha appoggiato le mani sui fianchi. Che cosa faccio, che cosa dico, ma perché, va’, allontanati, doveva rimanere unicamente un sogno. Niente panico, sta’ calma, non è ancora capitato nulla:

‘Stavi fumando? Però, che mani fredde, dai, fattele riscaldare’.

Io tolgo velocemente le sue mani dai miei fianchi, tiro in giù le maniche del mio pigiama afferrandole tra le mie. Questa è un’azione che mi viene naturale con chiunque abbia le mani fredde, perché mi sento rabbrividire come una foglia dall’emozione e dall’eloquente imbarazzo, ma credo sia solamente la mia impressione. Giuliano mi scruta, io non riesco a dire niente, il mio cuore galoppa a mille, il mio respiro si espande, siamo troppo vicini, i miei occhi gli urlano di baciarmi. Lui mi bacia né con calma né con timore, in seguito si svincola dalla mia presa, colloca la mano dietro la mia testa e con una veemenza impetuosa mi bacia ancora frastornandomi. Io reagisco a quel bacio, mi lascio divorare radicalmente senz’indugiare, sono completamente conquistata e interamente incollata a lui. Giuliano m’appoggia al tramezzo del muro senz’enunciare una parola, è con il fiato corto senza quasi staccare le sue labbra dalle mie, giacché respira dentro la mia bocca passandomi le mani lungo tutta la schiena, mi tocca i seni, io sono esageratamente accalorata, ed essendo con il pigiama non porto neppure il reggiseno, sta per digradare più in basso, sennonché lo blocco: 

‘Giuliano, no, non è il momento, neppure il posto è appropriato’ – sganciandomelo di dosso con un’energia che non pensavo di possedere, malgrado ciò lui m’immobilizza:

‘Sonia, ascolta, ho ben afferrato che ti piaccio, perché quando ci troviamo faccia a faccia diventi rossa di frequente, scommetto che se adesso ti sfioro in mezzo alle gambe sei già bella inzuppata’. Nel l’udire la sua opinione io lentamente cedo, lui m’attira di nuovo a sé, in segno di duello con le dita mi sfrega le cosce riparate dal tessuto del pigiama, con lentezza raggiunge il bordo del laccio del pantalone, stavolta lasciandomi libera di macchinare se bloccarlo, oppure questa sua studiata indolenza sia architettata di proposito per farmi perdere totalmente omogeneità. Affrontato con successo l’intralcio di quel nastro lui m’agguata, in quell’istante non assimilo né comprendo veramente più niente, non riesco a frenarlo, il mio respiro diventa affannoso, mentre lui approda senza sosta in profondità con la mano, mi sembra di rimetterci le forze, al punto che mi stringo alle sue spalle: 

‘Lo avevo immaginato, perbacco se avevo ragione’ – mi bisbiglia lui con un accento totalmente differente e insinuante.

Io sono nella piena esaltazione, l’ebbrezza mi pervade, captare il suo tocco mi scompiglia, ora rimugino che era più soddisfacente di come lo avevo sognato, poi questi suoi spostamenti flemmatici mi fanno enormemente farneticare. Comprendo solamente adesso che pure lui è visibilmente infervorato, esigo sentirlo, bramo toccarlo, allungo la mano sopra i suoi jeans e interpreto che pure lui è più invasato di me, perché quando accosto la mano quasi m’addenta il collo. A seguito di quest’altra opposizione Giuliano rimane seriamente sbigottito, perché tutto il lirismo e la situazione irrimediabilmente precipitano, tenuto conto che lui rimuove lestamente la mano che aveva introdotto tra le mie cosce. Io lo esamino con stupore, non so che cosa ribadire, lui m’osserva, mentre lo lascio là da solo. Nella stanza m’abbandono sul letto con la faccia immersa nel capezzale, per un attimo trovo là un veloce e temporaneo espediente, l’unico pretesto. 

Al momento sono assai desolata e fortemente sconfortata, non penso al fatto che se al mio amante fosse balenato per la mente di fare sesso in quel momento, io non avrei saputo esporgli né commentargli il motivo per cui m’avrebbe già trovato inondata fra le cosce. Per fortuna Filippo ha il sonno molto pesante. E’ nuovamente mattina, oggi voglio risultare inferma e turbata, eppure mi rendo conto che è una congettura insensata e da persona pusillanime, anche se in verità appaio un po’ inferma, tenuto conto che per l’intera giornata è un’impresa persino gustare il cibo. Durante il corso di questa lunghissima giornata Giuliano mi sta ancorato alle costole, cercando di punzecchiarmi a dispetto delle rinunce della serata precedente. Questa volta non lo esegue spiritosamente o amorevolmente come aveva creato nei giorni precedenti, stavolta mi provoca con un atteggiamento notevolmente sostenuto, azzarderei per la circostanza affermare pressappoco perfido e prepotente, io non sostengo questa condizione. Francesca è là di fronte a me che m’annuncia: 

‘Secondo me tu non stai bene, hai la temperatura alta, è tutto il giorno che sei rossa e non hai piluccato nulla’ – mi manifesta adocchiandomi in viso. 

Io dilato gli occhi squadrando dapprima lei e in seguito Giuliano, che mi esamina mentre si degusta la sua razione di cibo. Il mio corpo in quel momento ambisce di più la carne che si trova sul tavolo, rispetto alla carne di Giuliano, tuttavia non riesco a sfamarmi. Il mio sguardo è abbattuto, malcontento e tediato, scruto Giuliano di nascosto, dal momento che non avverte per nulla la mia occhiata, per buona sorte sono già rossa a sufficienza. Sono a letto, di espletare del sesso con Filippo neppure un accenno, anche se ho guadagnato un massaggio proprio niente male. Sono quasi rilassata, sto per assopirmi quando sento dei passi lungo l’andito, nel frattempo mi alzo senza far rumore e noto che Giuliano sta uscendo per fumare. Lo stomaco in quel baleno si blocca, che cosa faccio? Vado da lui in maniera determinata lo bacio, non lo faccio conversare, lo stuzzico, lo ghermisco, lo faccio mio, oppure m’adagio e cerco d’appisolarmi? Non riesco a speculare, attualmente tutt’intorno mi mulina ogni cosa, sto avendo il voltastomaco benché la mia pancia sia vuota. Sono risoluta, m’alzo di nascosto, le forze mi cedono, ripenso a Filippo per come si è abbuffato non c’è il timore che si risvegli presto, sicché esco dalla camera e adagio pedino Giuliano fino alla cucina. Lui è accostato al davanzale della persiana che ispeziona la sigaretta ancora spenta: 

‘Dimmi una cosa, hai intenzione di fumarla o d’incenerirla con il pensiero?’ – gli dico a bassa voce da dietro. Giuliano si volta e mi esamina:

‘Tutto deriva e soggiace da come la faccenda si evolverà’.

Giuliano è caparbio, infaticabile e tenace, sebbene abbia collezionato i due rifiuti di ieri sera ha ancora voglia di provocarmi oltremodo, davvero non pensavo. Nel contempo io m’avvicino e lo bacio facendogli capire all’istante che stavolta non mi sarei tirata indietro, perché adesso gli slaccio la chiusura lampo e gl’infilo dentro la mano:

‘Accipicchia, ma quanto sei invogliato’ – gli sussurro nell’orecchio.

Successivamente gli allento la camicia, ad ogni bottone lecco o bacio, non lascio indietro nulla del suo petto. Le mie mani ora sono ferme sui suoi fianchi, adesso la mia lingua è posizionata sopra il suo ombelico, sento già la punta del suo cazzo che spinge sul mio mento. Sono sovraeccitata, vorrei che anche lui mi toccasse, ma preferisco seguitare il compito che ho faticosamente impostato. Slaccio la cinghia aspirando di fare meno frastuono possibile, apro i bottoni dei pantaloni, adesso dal suo cazzo mi divide soltanto il tessuto dei boxer. Appoggio il viso su quell’affare di marmo e respiro il suo profumo d’uomo, mentre con le mani inizio a fargli scendere i boxer. Glieli tiro giù fino alle caviglie e quando torno su è lì che m’aspetta. Vorrei prenderlo in bocca subito, Giuliano mi studia, io lo ispeziono in modo serio. Inizio prima a leccare sotto e lui apre un po’ più le gambe per farci passare bene la lingua. Muoio dalla voglia di sentirlo dentro di me, ma devo resistere, devo farlo farneticare. Torno a guardare dritto nei suoi occhi, lui non li toglie dai miei, con la punta della lingua inizio a leccagli l’asta, per fortuna ha dimensioni normali, dovrei riuscire a farmelo arrivare bene in gola senza sforzi. Ripeto l’azione alcune volte, stando bene attenta per il momento a non toccargli o leccargli la punta.

So che lui freme dalla voglia, che glielo agguanti tutto in bocca, finalmente sono io stavolta a lasciarlo pietrificato. Giuliano è succube delle mie azioni, trafitto dall’estasi, i suoi respiri sono fremiti, il suo corpo è in subbuglio, lo percepisco appieno. Abbasso lo sguardo e finalmente prendo la sua cappella fra le mie labbra, lo sento già bello bagnato e ora sì, che sento bene il suo sapore. Mi eccita da morire, ci gioco bene con la lingua poi scendo fino quasi alla fine, la mia lingua continua ad accarezzarlo, le mie labbra lo massaggiano, dapprima adagio, in seguito più veloce. Me lo tolgo dalla bocca e ritrovo il suo sguardo, lui m’accarezza la testa: 

‘Sei una femmina fenomenale, non ho parole’ – mi enuncia lui senza fiato. 

Io gli sorrido, costantemente guardandolo fisso negli occhi lo riprendo tutto in bocca e scendo, approdo fino alla fine. Ogni centimetro del suo cazzo è nella mia bocca, fino in gola. Lo sento pulsare mentre s’ingrossa nella mia piccola gola. Ringrazio di non avere le tonsille. Mi tolgo. Non deve assolutamente sborrare prima d’aver soddisfatto pure me. Di scatto mi prende dalle spalle e mi solleva, mi bacia con foga quasi mordendomi le labbra, la sua mano, di nuovo dietro la testa, stringe i miei capelli, sembra quasi che mi voglia mangiare di baci. Dopo ci stacchiamo, siamo completamente senza fiato, mi solleva la maglia del pigiama e inizia a brutalizzarmi i seni con la lingua, io avverto che le mutande sono completamente fradice, quasi mi vergogno. Ora è lui che scende verso il mio ombelico, in meno d’un secondo i pantaloni del mio pigiama sono per terra e la sua lingua è dentro di me, dalla foga che usa sembra voglia infilarci la testa. Non lo sento quasi neanche respirare, avverto soltanto i suoi gemiti di piacere, perché per un uomo dev’essere estremamente gratificante percepire una donna così bagnata.

Apro gli occhi e ora lui è davanti a me, abbiamo il fiatone, glielo prendo in mano, lo voglio dentro, subito, voglio sentire le sue spinte dentro di me. Apro le gambe con strana disinvoltura, in quanto non mi ero accorta che m’aveva tolto una gamba del pigiama, in tal modo m’avviluppo a lui, mi scivola dentro con molta facilità, mi prende in braccio e m’attacca al muro. Spinge dentro di me con una forza mai sentita, soffoca i respiri sul mio collo, fra i miei capelli, dobbiamo fare il meno rumore possibile. Le sue potenti spinte mi pervadono, mi danno un piacere estremo mai provato.

Quella posizione risulta abbastanza scomoda, dopo mi divincolo un momento da lui e lo faccio sedere sulla sedia accanto a noi. Era una sedia di quelle di una volta, morbida, a detta di Giuliano addirittura comoda. Ora sono io a cavalcarlo, m’impalo su di lui e mi muovo, piano, lentamente, perché voglio sentire ogni centimetro di lui, ogni muscolo, voglio godermi la sensazione, anzi le sensazioni che mi dà il suo corpo.

Lui accetta questo mio ritmo, la cosa diventa quasi inebriante, gli metto una mano dietro la testa e lui la lascia andare contro il muro. Siamo completamente rilassati. Cerco i suoi occhi, le sue labbra. Ora &egrave sesso normale, senza foga senza fretta. Siamo solo noi, abbiamo trovato un nostro ritmo, che dà gran piacere a tutti e due: 

‘Vorrei sborrare insieme a te’ – mi sussurra.

‘Meglio di no, non fare cazzate’ – lo rimprovero io baciandolo, cavalcandolo ancora e sfregando lentamente tutto il mio corpo al suo.

Giuliano stringe di più, m’afferra per il collo quasi obbligandomi a stare ferma, perché si nota lontano un miglio che non gli piace essere troppo dominato, sicché prende il controllo e inizia a spingersi più forte dentro di me. Non da farmi male:

‘Adesso ti farò godere per bene’.

‘Perché, finora che cos’hai combinato?’ – replico io senza fiato.

Lui non impiega molto tempo a farmi venire, devo controllarmi, stringo il mio corpo al suo quasi facendogli male, spero solamente di non avergli impresso dei segni. Sento che anche lui non ce la fa più, sta facendo fatica a trattenersi, prontamente esco da lui e mi genufletto davanti. Stavolta lo prendo subito tutto in bocca e lui non si trattiene, esplode sborrando tutta la sua densa esuberanza dentro inondandomi la bocca, giacché faccio fatica a contenere tutto quello sperma. Estraggo il cazzo fuori, lo squadro negli occhi e mi pulisco il labbro con la lingua. Il suo respiro è ancora affannato, mi accarezza teneramente la testa. Glielo afferro ancora in bocca, è ancora rigido, passo la lingua dappertutto per pulirlo, mentre adagio capto che si rilassa, mi prende la testa e se l’appoggia sul ventre, adesso pare quasi mi stia facendo una coccola. 

Giuliano non dice nulla, m’accarezza, al presente siamo interamente sudati nonostante il freddo. La mia frangetta è attaccata alla fronte, in quel momento comincio a riflettere sugli altri, qualcuno ci avrà forse sentito? Se ci avessero spiato braccandoci? E se arrivasse adesso qualcuno? Ci siamo comportati come se fossimo stati soltanto gli unici locatari dentro quella casa. Celermente m’alzo da lui sollecitandolo di sbrigarci:

‘Ascolta, dai Giuliano, adesso vestiamoci, qualcuno può vederci’.

Lui sogghigna in modo sornione durante il tempo in cui s’infila i calzoni annunciandomi:

‘Ci pensi solamente adesso?’ – manifesta lui in modo beffardo, canzonatorio beatamente soddisfatto.

Io lo ammiro e sorrido, considerando tutto ciò che frattanto di laborioso e meraviglioso che mi è successo, al momento non so che cosa dirgli, mentre ci allontaniamo alla svelta ben appagata e gratificata di tutto quello che è accaduto. 

{Idraulico anno 1999} 

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