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Racconti Erotici

Femmina sediziosa

By 6 Maggio 2020Settembre 13th, 2020No Comments

Lei, era una di quelle donne, che appena ci posavi su lo sguardo, ti comunicava all’istante come prima impronta suscitandoti un’inedita quanto libidinosa voglia d’afferrarla e in conclusione di sbatterla lascivamente alla prima occasione utile. Nel suo modo di fare, invero, non compiva in realtà niente di fenomenale né d’eccelso, eppure da come ti guardava per qualche secondo fissandoti, ti scatenava dentro indecenti impulsi e lascive tendenze, ispirandoti e stimolandoti di compiere osceni, triviali e sfrenati istinti. Saltuariamente mi recavo in quella succursale all’uscita della tangenziale della mia città, poiché in quella struttura ci lavorava il mio migliore amico d’infanzia, in quanto occasionalmente andavo a trovarlo. In altri periodi avevo conosciuto sì altre collaboratrici e coadiuvanti, donne graziose ma quasi tutte erano distaccate, scialbe e impersonali, sennonché rimasi vivamente impressionato e diffusamente attratto quando vidi per la prima volta Ruth. Abbigliata solamente in pantaloni e camicia, non faceva generalmente nulla per farsi notare, eppure le sue forme talmente floride e licenziose, non potevano non beccare imprigionando in maniera netta e distinta la mia considerazione e il mio istinto connaturato di maschio in calore. 

Rammento ancora adesso, che appena entrato là dentro quella struttura, notai all’istante la sua capigliatura rossiccia, che le ricadeva sulle spalle appoggiandosi quasi come un ornamento sul davanti. La sua camicetta aveva i primi bottoni aperti e quando m’accostai alla scrivania, fu più energica di me sia la cupidigia quanto l’istigazione di curiosare, giacché intravidi il solco delle tette talmente prosperose, che percepii una lussuriosa e incontinente brama d’assaporarli. A fatica m’imposi di dissuadere lo sguardo, presentandomi in conclusione con il mio abituale contegno arguto e brioso. Ruth sollevo signorilmente e garbatamente lo sguardo, invadendomi con il colorito delle sue verdi e magnetiche iridi, mi tese la mano e ribatté alla mia spiritosaggine con altrettanta propensione. Appariva non avermi affatto osservato e io fui ricevuto ben presto dal mio amico Danilo. Quando entrai nel suo reparto lo sollecitai: 

Di’ un poco birbante e furbacchione che non sei altro, come vedo lo tieni ben nascosto questo tesoro. Da quanto tempo tieni segregata qua dentro questa bella perla di ragazza? – gli formulai io, alquanto coinvolto e ben impressionato da tanto splendore.

“Quale? La ragazza che hai visto là all’ingresso? Certo, si chiama Ruth e s’adopera per noi solamente da quindici giorni. Ti dirò che non possiede nulla di peculiare a mio avviso, a parte che ha le più grandi tette qua della zona” – mi riferì quasi con noncuranza e con trascuratezza Danilo. In quel preciso istante udimmo battere alla porta. 

“Ecco qua, gustatevi i caffè, li metto qua di sopra” – annunciò Ruth, sciorinando un sorriso cordiale e notevole. 

In quel preciso istante si piegò lievemente di fianco a me e lì potei arraffare nitidamente la sua fragranza impossessandomene del tutto; Ruth odorava d’effervescente, di pulito e di buono, ma anche di femmina e d’erotismo, di un’inedita e nascosta carnalità, poiché intravidi le due piene sfericità che si deformavano pressandosi sotto la sua camicetta. La voglia in quel frangente mi stordì turbandomi e intontendomi, perché senza rendermene conto istintivamente mi bagnai la lingua sulle labbra indugiando. Ruth m’adocchiò facendomi un sorriso tra il modo di fare accorto e provocante e tra quello assecondato e tentatore, subito dopo s’allontanò. 

Io la volevo focosamente, in quell’attimo un tremore m’aveva irrimediabilmente attraversato, perché nella mia fantasia già concepivo con la mente il gusto di brandirla là sopra la scrivania, di sbrindellarle via quell’inconsistente camicia e ficcare il naso e successivamente la lingua tra quelle carnose tette, per poi baciarla con lentezza e infine esplorarle i grossi capezzoli.

“Sta buono Giuliano, frena, conosco bene quel tipo d’occhiata. Rinuncia, molla, che sei persino ammogliato, se Francesca immaginasse, per te sarebbero cavoli amari” – mi rimbrottò all’istante Danilo, redarguendomi affettuosamente conoscendo l’indole battagliera, bellicosa e sospettosa della mia giovane sposa. 

Il mio fedele amico Danilo mi riportava immancabilmente alla concretezza e al mondo reale, dandomi una pacca sulla spalla. In quella circostanza io m’allontanai, malgrado ciò i giorni successivi seguitai a scervellarmi pensandola, elucubrando a quella deliziosa femmina, finché mi masturbai focosamente ripensando a Ruth. 

Tre giorni dopo ricapitai nel suo reparto per trovare Danilo e Ruth era sempre là accomodata alla scrivania, mentre stavolta discorreva al telefono lavorando con il computer. In quella circostanza indossava una blusa vaporosa e una gonna attillata. Constatai che era anche più voluttuosa della prima volta, perché lei m’esaminò con una venatura dall’accenno ammiccante e da piglio monello riferendomi nel contempo:

“Sa signor Giuliano, in questo momento Danilo non è qua, comunque se desidera può attendere nella sua sezione, suppongo che non si tratterrà per molto” – mi espose Ruth con lo sguardo attento e acuto. 

Io approvai elogiandola con piacere e per ridurre la distanza fra noi due, le prospettai avanzandole di darci rapidamente del “tu”. Ruth mi sorrise e assentì. Accedetti nella sezione del mio amico e m’accorsi che avevo la testa in totale subbuglio, perché quella libidinosa femmina mi faceva vaneggiare dalla brama di sfiorarla, sennonché repentinamente la porta si spalancò e Ruth penetrò, mentre io la squadravo in maniera sbigottita proclamandole:

“Ipotizzavo che fosse Danilo” – replicai io lestamente, per affievolire la scena, velando leggermente le situazione irrequieta che si era prodotta, nell’istante medesimo nel quale Ruth aveva sprangato l’uscio dietro di se.

“Stai mentendo Giuliano, l’ho capito sai? Tu aspettavi che arrivassi io. Sei impaziente di guardarmele, non è vero?” – enfatizzò spontaneamente Ruth spronandomi, squadrandomi e stuzzicandomi con il suo sguardo magnetico e sorridendomi in maniera libidinosa e concupiscente. 

Acconsentii, assoggettandomi e annuendo, eppure non pronunciai un vocabolo. Mi sentivo come plagiato e stregato, lucidamente avvinto e suggestionato, dal momento che non percepivo l’ora che Ruth si togliesse quella blusa.

“Ascoltami Giuliano, ti propongo un gradevole intrattenimento, tu non potrai sfiorarmi, fin quando io non ti darò il consenso. Va bene? Non impensierirti né angustiarti più di tanto, abbiamo tutto il tempo che ci occorre, perché tutti gli altri collaboratori sono impegnati in un’adunanza fuori residenza e rientreranno solamente stasera tardi” – mi espose in maniera provocatoria e scaltra Ruth, fomentandomi oltremodo. 

Io intontito e sedotto annuii, Ruth ridacchiò in maniera subdola e sovvertitrice, terminò di sbottonarsi la blusa, lasciandomi ancora con il desiderio profondo di vederla nuda. S’accosto nei miei paraggi, mi fece sollevare e mi cavò il pullover. Iniziò a succhiarmi il collo, io percepivo il suo odore che m’invadeva l’orifizio nasale facendomi farneticare di desiderio. Dopo Ruth si sfilò finalmente la blusa e io la studiai, ispezionando bramosamente quelle due carnose tette talmente imbottite che avevo di fronte. Quelle tette, adesso, erano indubbiamente più incantevoli e favolose di come me le ero congetturate, perché apparivano compatte e massicce con i capezzoli granitici come dei chiodi. Io fremevo, ribollivo dalla smania, tuttavia il passatempo proseguiva, perché Ruth allettandosi e beandosi della mia lussuriosa e voluttuosa mimica, s’avvicinò nuovamente sfregando i suoi capezzoli sul mio torace, intanto che si sbottonava la gonna. Dopo si staccò da me e si girò fino a che non intravidi il suo splendido didietro, poiché essendo talmente meditabondo e raccolto sulle tette, non avevo per nulla notato che aveva finanche delle favolose e tondeggianti chiappe.

“Che spettacolo Ruth, hai veramente un proporzionato e leggiadro didietro” – le manifestai io aizzato e sobillato più che mai. 

Lei sorrise attratta e lusingata denudandomi, trovandosi davanti tutta la virilità del mio cazzo mostrato nel suo splendore. Ruth s’accosto e lo lambì, subito dopo me leccò strappandomi gemiti di piacere travolgenti. In quel frangente lei mi riferì che potevo acciuffarla. Io non temporeggiai oltremodo facendola distendere sullo scrittoio. In principio giocherellai con le sue abbondanti tette baciandole e pizzicandole, successivamente digradai fino all’addome soffermandomi là in basso, così come lei aveva eseguito con me. Io soffrivo, mi dolevo e spasimavo, perché bramavo perdermi e sprofondare su quelle gradevolissime carni, per rifocillare il mio sbraitante e famelico assettato ghiribizzo, ciò nonostante desideravo prorogare quel momento per dilungarmi nel gustarmela a fondo.

Appena percepii che anche Ruth stava per raggiungere l’apogeo estremo del piacere, mi fermai e mi sollevai da lei. La squadrai contemplandola per bene e ravvisai nelle suoi splendide verdi iridi la petizione muta diffusamente ricercata e ampiamente desiderata di soddisfarla, poiché non resistetti più. Successivamente la feci scendere dallo scrittoio, intimandole d’adagiarsi su d’una ampia e larga poltrona collocata all’angolo della stanza, la feci voltare in maniera tale da poterle agevolmente scrutare quell’eccezionale e superbo fondoschiena. Bastarono unicamente pochi affondi da parte mia, perché pure Ruth strillò lestamente il suo possente e nerboruto orgasmo, peraltro da parecchio tempo trattenuto e incamerato. 

Io mi disposi subito dietro le sue terga e la penetrai scopandola alla pecorina. Inizialmente iniziai a scoparla adagio alternando la mia penetrazione dapprincipio nell’orifizio anale, in seguito dopo diversi minuti passai all’accesso della sua favolosa fica, intanto che Ruth si dimenava godendo come un’invasata. In effetti non ci misi molto a eiaculare, appassionato e coinvolto com’ero, poiché furono sufficienti solamente modeste spinte, giacché sborrai estesamente di gusto tutta la mia densa e lattescente essenza da tempo accumulata. Ruth m’osservava estasiata, voltando indietro la testa e scrutando la mia faccia deformata per il piacere provato, mentre la mia sborrata per l’occasione colava in parte sulla sua pelosissima e rossiccia fica e il resto stillava adagiandosi sulle sue chiappe, per il fatto che ottenni un orgasmo liberante, veemente e affrancatore, come poche volte mi era capitato di vivere. 

In seguito Ruth si collocò sopra di me, mentre io con le mani armeggiavo le sue abbondanti tette e i suoi lunghi capelli rossi che mi solleticavano la faccia, abbracciandoci e baciandoci intensamente, fino a quando la sua respirazione non si placò rabbonendosi. 

E’ proprio vero, le donne con i capelli rossi sono davvero impareggiabili, speciali e uniche. Ruth era una di quelle. Dopo quella volta, seguitammo a frequentarci più spesso e volentieri, perché con una grande e impensata intesa, sperimentammo costantemente passatempi nuovi e trastulli differenti, rallegrandoci e deliziandoci a più non posso impreziosendo sempre di più i nostri intimi e impetuosi incontri. 

{Idraulico anno 1999} 

 

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