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Erotici Racconti

Forza travolgente

By 2 Agosto 2018Febbraio 10th, 2023No Comments

Abbiamo finalmente deciso d’isolarci estromettendoci dagl’impegni quotidiani, dimenticando tutto quanto ed escludendo ciascuno, perché vorremmo concederci senza rivelarlo a nessuno qualche giorno di sacrosanta villeggiatura compiendo una vacanza con il mio uomo, visitando per l’occasione varie città d’arte del centro Italia, perché mi piace immergermi tra gli usi, i costumi e le tradizioni locali della gente. Di frequente troviamo spunti per serate, spettacoli e per attività culturali sui giornali locali, che abitualmente consultiamo in macchina tra lo scorrere del verde dei latifondi. Questo mese di fine maggio, essendo infatti molto propizio, è perfettamente ideale per quello che dobbiamo compiere, giacché non ha nulla d’invidiare alla terrificante e oppressiva calura del mese sia di luglio che d’agosto, però a conti fatti ci s’accorge che stando in ferie si fa anche meno caso all’insofferenza e al patimento in generale del clima. 

La meta e l’intento giornaliero della solennità adocchiata in questione è una rievocazione medioevale all’interno d’un antico borgo della provincia di Arezzo, giacché e là che ci stiamo avviando. Dalla baraonda che si percepisce tutto pare tranne che una cerimonia liturgica, passeggiamo nel mentre tra una moltitudine di persone e fra barroccini stracarichi di variopinte futilità, in quanto commessi viaggiatori entusiasti caldeggiano proponendo articoli impensabili, giochi inimmaginabili, saltimbanchi, palloncini, turisti con dei sacchi a pelo in spalla, forse sono loro i venditori d’immagini sacre in cooperazione nel piazzale della chiesa, mentre più avanti nuclei familiari eccessivamente corpulenti attendono impazienti la loro pagnottella imbottita con la porchetta, zingari al lavoro nella ressa e bimbi piagnucolanti in ogni parte, in realtà un marasma inverosimilmente estivo e sfarzosamente festaiolo. 

Tre assordanti botti d’artificio annunciano la rappresentazione storica dello spettacolo in costume che simboleggiano le vesti d’una guerriglia medioevale, che si svolge nel territorio protetto a monte dell’abbazia. Io osservo Costantino e senza proferire parola d’intuito accordo c’incamminiamo verso l’esibizione. C’è moltissima gente e nonostante il passo affrettato riusciamo a guadagnarci a fatica un posto su d’una gradinata in discesa in piedi ai bordi d’un muretto. Seduti per terra, là accanto a noi ci sono tre amici del Belgio in maglietta e bermuda, ridono compiaciuti trangugiando birra e sgranocchiando noccioline. Frattanto s’accendono i fari e la rappresentazione inizia, Costantino mi fa una carezza e si riappropria di me con un bacio. Io sono accaldata e pure impaziente, la mia attenzione si divide tra l’assalto a cavallo nell’arena e i miei strepitanti vicini di gambe. Capto nel mentre un insolito solletico alla caviglia, dimeno il piede, sarà stato un insetto penso, dopo abbasso lo sguardo e vedo una lunga spiga verde mi sta accarezzando le gambe, accompagnata da uno sguardo blu tagliente del suo inedito conduttore. Accanto a lui, i suoi due amici sogghignano e osservano la mia istintiva reazione, sto per aprir bocca, sennonché m’arriva il cenno di non farlo con un distinto ammiccamento, lo stelo nel mentre come delle dita riprende a ispezionare la pelle delle mie gambe, perché s’irradia dal collo del piede e si dirige su verso la caviglia, la circonda, dopo segue il polpaccio per arrivare lentamente al ginocchio. 

Lui si diverte un sacco, sorseggia la sua birra e mi lancia occhiate faccendiere e intriganti intuendo la mia calura, mentre quella brezza fresca che soffia adesso s’avverte sulla mia pelle divertendomi un po’. In questo coinvolgente, delicato e riguardoso gioco sottile Costantino è impegnato che assiste lo svolgimento del combattimento, nel mentre finisce la sua birra, loro due si scrutano, adesso che succederà? Una mano m’afferra la caviglia, l’altra all’opposto fa in modo che io apra le gambe, Costantino si gira, ha sentito lo spostamento, ma io accenno un sorriso e in tal modo non s’accorge di nulla, fortunatamente c’è parecchio trambusto, altrimenti si sentirebbe il mio cuore battere forte. Il ragazzo introduce la sua gamba nuda tra le mie, avrà suppergiù trent’anni d’età con un faccia da filibustiere birbante. Il suo viso adesso tasta la parte posteriore della mia coscia destra, mi sta quasi seduto dietro, tenendo il mio piede in ostaggio tra le sue gambe.

La spiga è al presente per terra, la sua birra è terminata, adesso la sua mano mi tratteggia la pelle abbozzandomela. La pressione di quel tocco è davvero piacevole e aggraziata, molto bella e decisa, la sua mano è torrida, eppure soffice e conciliante. Il mio rossore verrà scambiato per calore, ma in effetti non lo è, perché numerose scariche elettriche come un corto circuito partono dalla schiena per invadermi, mentre le sue dita raggiungono l’inguine, io in quel frangente a malapena mi reggo in piedi. Lui attraversa la piega inguinale esplorandola fra le natiche e il pube, sono tutta sudata, sento il pubblico che applaude, giacché lo sento come un suono foderato provenire da lontano, mentre lui con le nocche scorre sul cotone delle mutandine che ormai non crea più nessun attrito né resistenza. Si strofina il naso contro la mia gamba, con la testa sposta l’orlo del vestito per guadagnare pelle per la sua bocca, adesso se non tengo intenzionalmente chiusa la bocca mi uscirà un gemito, in tal modo dovrò calibrare il lasciarsi andare al totale controllo, mica semplice da eseguire. 

Io scruto il suo impeto facendo scendere la mia mano sulla faccia, lui rimproverandomi mi morsica le dita, con i denti li trattiene nella sua bocca sentendoli avvolgere dalla sua lingua, mentre esploro la sua bocca la sua mano vince l’elastico delle mutandine e da un lato viene a contatto con me, con la mia parte più intima. In quest’istante Costantino mi cinge le spalle e mi stringe a sé, per combinazione non se n’è accorto, mi riferisce qualcosa inerente la rappresentazione, Dopo mi bacia, durante il tempo in cui simultaneamente l’altro mi bacia la fica, perché avverto nettamente il suo piacere fremere sulla pelle delle mie gambe. Mi sento tutti gli occhi addosso, ma sono soltanto i suoi due amici che ora mi guardano, perché sono diventati seri, affaccendati nel toccarsi il cazzo con noncuranza da sopra i pantaloni, camuffando così una vistosa erezione. 

Un leggero svenimento mi pervade mettendo a dura prova l’equilibrio, mentre la mia fica e la sua mano approfondiscono vagliando una piacevole conoscenza. Non sapevo che si fosse slacciato i bermuda fino a quando non toglie il mio piede dal sandalo e lo accompagna all’interno della sua patta aperta. In verità io non avevo mai usato i piedi come mani e sentire la pelle del suo cazzo tesa, con la pianta del mio piede per determinarne le dimensioni usandolo come metro paragone, m’inorgoglisce facendomi sentire particolarmente carica, elettrica e fremente. Ammetto che coordino a fatica i movimenti, dovendomi mantenere con una sola gamba, malgrado ciò comincio la mia adesione a quel gioco amplificando l’apertura delle mie cosce, che ormai sento d’avere eccessivamente irrorate. Intuisco che lui si ferma un attimo nei movimenti per portarsi la mano vicino al viso, perché vuole inebriarsi profondamente del profumo del mio intimo piacere, perché vederlo al momento di sbieco m’apporta un’estrema euforia, io desidero in quell’istante baciarlo, ma non posso compierlo. Riusciamo a guardarci appena, mi bagno le labbra con la lingua, mentre lui mi stava in un certo senso fiutando. Quest’azione lo rassicura nel proseguire con maggiore impeto, ma con tatto, per avere in ultimo la mia arrendevolezza mi penetra con due dita. Io sento il suo avambraccio spostarsi fra la lunghezza delle mie cosce e questo gesto mi porta al repentino piacere, conducendomi rapidamente all’acme totale, non resisto oltremodo e ottengo in tal modo un orgasmo esagerato, intenso e vivace, però strozzato curiosamente dal silenzio e in modo inconsueto dall’immobilità, una tensione spasmodica delle membra davvero fuori dal comune. 

Nel momento in cui vanno scemando le contrazioni, la sua mano destra sfiora il mio piede nella sua patta per darmi il ritmo, dopo pochi istanti lo sento irrigidirsi ed esplodere tra le dita del mio piede, perché in quell’intima sensazione le dita della sua mano intrecciano le dita bagnate del mio piede, stringendosi in definitiva nel suo orgasmo audace, compresso e voluttuoso. 

Io sogghigno dentro me stessa, lui si riprende, mi bacia la gamba, s’asciuga il sudore dalla fronte, cerca i miei occhi per pronunciare in silenzio. Frédéric si risistema, si ricompone, si solleva in piedi a rilento, accoglie soddisfatto la mia mano nella sua e ci guardiamo in viso forse per l’ultima volta. Una carezza e un bacio intellettivo, prima della fine della raffigurazione, perché dopo si dilegua per raggiungere rapidamente i suoi amici. 

La parte bizzarra, sbalorditiva e sorprendente di tutto questo che è accaduto? Niente, bazzecole, perché poca cosa m’ha in verità infastidito, impaurito e in conclusione indisposto, giacché sto bene con me stessa, per il fatto che al presente quel maroso lussurioso vissuto di quella lasciva e scostumata intesa, ovverossia quello spostamento inverecondo, quell’aggroviglio gioioso, impudico e tumultuoso dei sensi, mi sta ancora concretamente scortando. 

{Idraulico anno 1999} 

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