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Erotici Racconti

Il mio gingillo

By 30 Settembre 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

Maria non è convinta, visto che non è abbastanza persuasa, in quanto bramerebbe e probabilmente vorrebbe tirarsi indietro, non deve fare niente, deve per l’appunto star ferma e gemere un po’, come sanno fare le puttane come lei. Io le ho legato i polsi con il foulard rosso che aveva al collo la prima volta che l’ho incontrata, due giorni fa per la precisione, poi ho stretto un nodo attorno alla striscia di velluto tra le mani con la mia cravatta, assicurando l’altra estremità alla testiera del letto, perché adesso lei è il mio trofeo. Siamo in questo momento a casa sua e credo che adesso vorrebbe realmente tirarsi indietro, forse però non può, io non la libererò di certo, non fino a quando non avrò finito:

‘Paolo, che cosa ne pensi, potremmo anche iniziare’.

‘Adesso sta’ buona Maria’ – la zittisco io, passandole l’indice sulle labbra.

L’altra mano già fruga nei suoi slip, che come prevedevo erano già abbondantemente pieni di fluidi ancor prima che la toccassi. Io ho lasciato la mia fede al dito, in quanto adesso si muove dentro di lei:

‘Oh, dai sì, così ancora, sì, sei fantastico’.

Il suo corpo va lievemente su e giù sul letto, al ritmo delle mie dita che tiro fuori e guardo brillare alla luce della lampada, poi m’abbasso con le labbra sulle sue mutandine, cominciando a passare la lingua sulla striscia bagnata che segna il tessuto, intanto che i suoi gemiti a questo punto si sono fatti più esigenti e più insistenti. Passando in seguito le dita sotto l’elastico strattono con tutte le mie forze strappandogliele, lasciando una striscia rossa poco sotto l’inguine, poi le infilo tre dita dentro, che scivolano agilmente fino alla terza nocca. Lei ha un sussulto e rovescia la testa all’indietro, io faccio scivolare un dito lentamente sotto il suo corpo, invadendola anche da dietro e quando vedo che è quasi alla linea estrema, lo tiro fuori e m’abbasso i pantaloni, perché non ho nient’altro di sotto.

Lei ha le guance arrossate, gli occhi semichiusi e le labbra leggermente aperte, in quell’occasione mi metto cavalcioni sul suo petto, sentendo la piacevole sensazione dei suoi capezzoli duri come chiodi sulle natiche, lei avvicina la bocca verso di me, io appoggio i miei testicoli sulla sua lingua, dal momento che me li sta lavorando davvero bene. La lascio leccare per qualche minuto, poi piego il cazzo verso di lei che lo imbocca velocemente quasi del tutto. Adesso sto scopando la sua bocca, avanti e indietro, poiché basta oscillare un pochino il bacino e godere lo spettacolo di Maria che si sforza d’ingoiarmelo, agitando le mani saldamente legate nel foulard. Io mi tiro fuori e le agguanto le gambe rovesciandogliele sulle spalle, dopodiché affondo dentro di lei e cominciò a premere come una perforatrice in un filone di petrolio, al momento sto andando lento, perché devo prendere il mio ritmo.

L’atmosfera dell’incontro m’ha dato una carica che non avrei mai creduto possibile e adesso quasi non riesco più a fermarmi, lei ormai già delira e sragiona oltremisura, perché continua a ripetere il mio nome, in un concerto di gemiti e di sospiri che però devo ammettere m’acchiappano tantissimo, assieme alla sua espressione beata e gioiosa che le scende sul viso, quando finalmente arriva il suo turno e gode, poi sborro agevolmente pure io, sfilandolo di fuori e scaricandole tutto il mio seme sul seno e sul collo.

Successivamente mi siedo sul letto e m’accendo una sigaretta, poi sferro tre colpi con la mano sul muro: come da sceneggiatura la porta s’apre ed Enrico e Daniele si precipitano in camera. Maria sgrana gli occhi nel vedere i miei due fratellini e si divincola facendo un po’ di scena, malgrado ciò non ha nascosto il mezzo sorriso che ha fatto al loro ingresso:

‘Adesso ti slegheranno loro due Maria’ – le annuncio io imperturbabile, alzandomi e andando in soggiorno.

Lei non mi risponde, mi guarda semplicemente con lo sguardo fisso andare via, con antipatia, con astio e con un netto disgusto. Nel frattempo, io avevo astutamente inserito una videocassetta di Pedro Almodovar, sapendo d’avere tutto il tempo per vederla.

Alla fine del primo tempo, avrei di certo fatto un salto di là, per controllare come se la stavano cavando i focosi compagni con la nostra nuova, esuberante e vitale ragazza.

{Idraulico anno 1999}

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