Skip to main content
Erotici Racconti

Implorante di voglia

By 29 Maggio 2017Febbraio 3rd, 2023No Comments

Lui m’aspettava lì silenzioso e tranquillo, appoggiato in modo fiducioso e pieno di belle aspettative, con le sue spalle nude appiccicato al muro bianco della mia stanza da letto, contemplando e riflettendo su quella piccola colomba e il blu delle lenzuola ancora attorcigliate dal sonno. Non so perché, eppure non volle accompagnarmi all’incontro con il padrone di casa, un bell’uomo sui quarantacinque anni d’età per decidere e per stabilire infine con esattezza come poter sistemare nel modo migliore il giardino. 

Lui in quella circostanza rimase a osservare i miei oggetti personali sparsi sulla sedia, accanto a qualche foto dimenticata sul comodino, il cappello che profumava ancora di mio nonno, con tutta quella roba da stirare, però io non ne avevo voglia per nulla al mondo. Era però davvero attraente il colore scuro della sua pelle, visto che faceva contrasto con il mio accappatoio dal color bianco latte, seppur troppo corto per lui spalmato in quel metro e ottanta d’altezza di gloria e di vanto. Al momento non fumava più e m’aspettava da solo con i suoi pensieri, le sue preoccupazioni e gli sguardi sul disordine e sullo scompiglio che conosceva assai bene, perché nel momento in cui parlavo con il padrone di casa io avevo davanti agli occhi la sua immagine amabile, cordiale e orgogliosa, in quanto il suono della sua voce intensa e profonda mi ripeteva ansimando un sottinteso ti voglio, perché probabilmente il padrone di casa non aveva capito il mio sorridere imbarazzato e turbato, intanto che mi spiegava il progetto del futuro giardino. 

Io rivedevo lui in piedi davanti all’aiuola, un tempo ricco di girasoli, con i suoi boxer che lasciavano intravedere qualcosa, mentre io dietro di lui nascosta dalla sua ombra allungavo le mani abbracciandolo con tutta me stessa e raggiungendo in tal modo quella meta. A ripensarci bene, io avverto e colgo molto bene ancora oggi il suo sesso tra le mie dita mutare e il boxer diventare stretto, aderente fuori misura, disagevole e imbarazzante per lui così impacciato e perfino timoroso. Lui per l’occasione si girò di scatto tenendomi stretta a sé per nascondere quell’evidente erezione, mi sollevò con estrema facilità ed entrò in casa appoggiandomi su quello stesso muro bianco, dove adesso aspettava il mio ritorno. La sua forza mi permise di restare con le spalle al muro e cercare di riprendermi ciò che era mio, mentre il mio ventre cominciava ad ansimare e a fremere, perché all’improvviso l’ho sentito dentro e pieno di sé. In quel preciso istante mi sembrava d’esplodere, d’impazzire, per il fatto che la mia pelle iniziava a bruciare contro la parete, però io non volevo interrompere né volevo smettere in alcun modo. 

Con le mie piccole mani, io lo tirai ancora di più verso di me posandole sul suo sedere sodo e nero, mentre lui continuava a sussurrare frasi astruse, incomprensibili e sibilline, sollecitandomi oltremisura fino a farmi venire anche diverse volte, fino a perdere il controllo, fino a farmi perdere quasi i sensi. La sua lingua indugiava sul mio collo mentre io urlavo tutto il mio piacere, il mio seno era incollato contro il suo petto e ancora la sua lingua sulla vena blu bagnata dal sudore, dato che urlando lui non mi fece mai tacere. Alla fine io mi lasciai andare alla sua forza e alla sua vitalità, alle sue braccia che continuavano a reggere tutto il peso del mio piacere e sentii il suo cazzo ancora possente dentro di me che mi voleva, mi cercava approfonditamente. Io iniziai a muovermi piano piano con la sensualità di un ventre in calore e guardare i suoi occhi per assimilare e per capire per bene. Io leccai la sua pelle uniti in un’impareggiabile e in uno straordinario fuoco di sensi, a quel punto iniziò ad aumentare il ritmo della danza e infine socchiuse gli occhi implorando addirittura il Padreterno.

Fu precisamente in quel momento che gli dissi di prendermi, d’usarmi come più gli sarebbe aggradato. Lui con delicatezza, con fermezza e con forza si fermò, uscì dal mio corpo ancora caldo, mi posò e allargò le mie gambe, poi piegò le sue fino ad arrivare con la bocca a sfiorare il mio ventre umido. Con le dita aprì le mie labbra e la lingua iniziò il suo cammino. In quel momento le mie spalle iniziarono a premere contro il muro sempre più forte, mentre il mio ventre s’esponeva offrendosi apertamente a lui in maniera imperiosa, io quasi svenni quando il piacere invase il mio corpo e pure l’anima sconquassandomela.

Lui si rialzò di scatto e con il cazzo sempre più compatto mi penetrò sollevandomi ancora da terra per l’ultima volta finché non lo sentii strepitare, compiendo lo stesso gesto insieme a lui con le lacrime agli occhi. In seguito ci trattenemmo così addosso a quel muro, l’uno nell’altra, aspettando che il tempo si fermasse, mentre stava riprendendo a scorrere lentamente bagnato dall’esplosione e dallo sfogo totale dei nostri accalorati, esaltati e frenetici sensi. Solamente in quell’occasione mi resi realmente conto che la porta e le finestre erano rimaste incautamente e sconsideratamente aperte. Attualmente ne ho compreso correttamente il perché, per il fatto che il padrone di casa quel pomeriggio mentre commentava illustrando civilmente il progetto per il giardino, contraccambiò intenzionalmente in modo fulgido il mio sorriso. Lui non si mosse quando la mia mano cominciò a scendermi lungo i fianchi, così iniziò a entrare nei jeans aderenti fino a sentirmi supplicante di desiderio, escludendo il contatto degli occhi verso i suoi, peraltro accigliati, impensieriti e persino a tratti minacciosi.

Lei a quel punto rimase a guardare, nel momento in cui aprivo la cerniera e allargavo le gambe, visto che successivamente venne da me.

{Idraulico anno 1999} 

Leave a Reply