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Erotici Racconti

Isolata e fuori mano

By 31 Maggio 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

Io ti ho aspettato fino alle due di notte, però non avevo sonno, visto che dopo cena avevo bevuto un caffè senza indugio, a tal punto ho ripescato dalla libreria un vecchio libro mai finito peraltro di leggere e mi sono sdraiata sul letto fra le lenzuola umide. Le lenzuola sono di seta, dato che ti scivolano e sfuggono addosso come nondimeno la mia persistente eccitazione. Il mio corpo era caldo e pensavo che la seta fresca potesse arrecargli un po’ di refrigerio, però niente, perché era te che voleva, o per meglio dire la mia carne bollente.

In quell’occasione mi sono alzata, sono andata in bagno, ho guardato il mio viso riflesso nello specchio: le pupille erano luminose e lo sguardo compassionevole, il trucco era ancora evidente, poiché non c’era traccia di sonno. Ho preso l’asciugamano e l’ho imbevuto d’acqua fredda e dolcemente ho strofinato il mio corpo e le mie cosce, visto che tendevano istintivamente ad aprirsi, poi ho indugiato su quel punto, ho chiuso gli occhi e ho sognato di te.

E’ stata una frazione di secondo incalcolabile, poi un rumore mi ha ridestato riportandomi alla realtà: erano le tre di notte, un’auto aveva frenato, io mi sentivo ancora così inquieta e preoccupata. Tu dov’eri in quel momento? Perché non eri con me? Oppure tu avevi preferito la compagnia dei tuoi amici balordi e scriteriati del bar, se no la bocca affamata e libidinosa di qualche troia in calore? A quel punto mi sono diretta in cucina, ho aperto il frigorifero, dal momento che io lo riempio sempre di cibi invitanti, perché anche il palato vuole essere gratificato e soddisfatto, almeno lui.

Al momento, malcontenta e più sveglia che mai ho acceso il video come di consueto, per il fatto che di notte trasmettono quei programmi che di giorno si censurano e si deplorano in tutti i modi. Hai notato però, che di recente si vedono solamente delle donne? Maggiorate, super aumentate e super siliconate, dato che scialacquano e sprecano la loro bellezza solleticandosi fra di loro: se io avessi tanta carne non la userei con un’altra donna. Degno di nota, preferisco delle cosce muscolose magari d’uno sportivo, non di uno della palestra: che ne so? Un individuo d’atletica o d’un tennista, dato che bacerei e leccherei il suo torace liscio e ben modellato, in quanto sono chiaramente eterosessuale e dannatamente monogama. Sei tu che voglio caro mio, però tu non ci sei, malgrado ciò come d’abitudine mi dici:

‘Io mi presento lì da te, tu aspettami alzata e magari indossa il tuo prezioso pezzo intimo, dato che mi provoca e mi stuzzica molto’.

Di questo andare, io come una stupida ci sono cascata come sempre. Ogni volta preparo i miei sensi al tuo arrivo, perché ogni poro aspetta soltanto di risucchiare il tuo profumo, gli odori che emana la tua pelle compatta e profumata. I polpastrelli delle mie mani sono agili e frementi: sì, li sento, perché vogliono soltanto poter toccare il tuo corpo, le mie labbra poi non ne parliamo, sembrano gonfiarsi, giacché qualcuno direbbe che io mi sia fatta iniettare del silicone per renderle più evidenti. No, &egrave tutto genuino e naturale: si estendono e si protendono in avanti pronte per baciare il tuo collo.

La mia anima poi è quella più vigile, perché sembra ridestarsi e riaccendersi dal suo naturale torpore e dalla sua stanchezza, gli occhi s’accendono luccicanti e vivi, le orecchie sono tese, unicamente per intercettare il minimo suono che ricordi la tua voce macchiata da tante sigarette. Insomma, tutto di me s’agita, freme e ribolle, però tu non ci sei, perché tu scappi sempre. Tu ormai sei solamente un’apparenza, un miraggio d’uomo, sei soltanto quello squillo di telefono, dove io sollevo la cornetta e tu che annunci:

‘Vengo lì da te, aspettami alzata’.

Io vengo, sì, ma chi viene più oltre alle donne allegre e gioviali della televisione notturna? Io no di certo, che angoscia e che tormento. Questi pensieri e questi timori mi hanno angustiato e turbato, infastidito e raffreddato più delle lenzuola, più del gelato che ho divorato mentre ti aspettavo e inutilmente immaginavo il momento in cui saresti apparso sulla porta.

Io mi sono sdraiata sul letto, ho chiuso gli occhi, però non mi sono illusa, perché non ti ho più sognato. Tu eri disinteressato e distante, tu eri fuori mano chissà dove, in quale bar, con quale troia di turno a divertirti, perché tu eri appartato, indifferente e assente dai miei pensieri.

Il sonno stava pigramente sopraggiungendo, atteso, lieve e sperato, poi d’improvviso ho deciso e in conclusione ho pacatamente disposto: l’indomani avrei regalato il mio nuovo intimo.

{Idraulico anno 1999}

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