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La collega di lavoro (parte 1)

By 3 Maggio 2022No Comments

È il mio primo racconto, vi chiedo dei feedback alla seguente email raccontimickey22@gmail.com

Era l’estate del 2020 post lockdown, si creò la “tradizione” di prendere l’aperitivo con i colleghi alla fine della giornata lavorativa.
Quella sera, tra pacchi e scuse, siamo rimasti solo io (Marco, alto 188 fisico normale senza nessun acuto, barba curata, occhi e capelli neri) e Gabriella (alta 165, piatta di tette, ma tale piattezza compensata perfettamente dal lato b sodo e abbondante, occhiali e capelli lunghi castani).
Lei si era lasciata da un paio di mesi, mostrandosi un nuovo lato di se, più sorridente e partecipe. Io da sempre taciturno e fidanzato da anni con la stessa ragazza, che non ho mai tradito, m’incuriosì di quella nuova Gabriella.
La serata era iniziata come al solito un cocktail e qualcosa da mangiare per non bere a stomaco vuoto, non era la prima volta che andavamo soli.
Dopo essere stati lì per un’ora, i ragazzi del locale in maniera velata (sistemando i tavoli vuoti) ci avvertivano della loro voglia di chiudere.
Senza pensare, con una spontaneità a me sconosciuta le chiesi “ma se comprassimo una bottiglia di vino e la continuiamo a bere a mare?” Mi sorpresi della domanda che avevo appena posto, ma neanche il tempo di crearmi i sensi di colpa che immediatamente rispose di “si, certo”, senza alcuna esitazione.
Comprai la bottiglia di vino e ci avviamo al parcheggio.
“Possiamo andare col tuo motore? Non mi va di prendere la macchina”
E nel giro di 5 minuti ci ritrovammo a mare.
La serata prosegui parlando del più e del meno, di argomenti seri e meno seri.
La serata cambiò quando mi disse ” Devo fare pipì”, rimasi sorpreso perché non si creo problemi a farla davanti a me alzandosi il vestitino estivo che aveva quel giorno.
La scena si ripete altre due volte, dove provai a vedere qualcosa, ma vidi nulla per il buio della notte, lei mi “rimproverò” o almeno tentò di farlo solo una volta. Lei era una di quelle ragazze che se la conosci puoi solo dire “è una santa”.
All’inizio non diedi importanza a quel gesto, eravamo entrambi brilli.
Ma poi la “svolta” della serata, “tu sei rude o romantico con la tua ragazza?”
“Beh dipende dalla voglia, perché?”
” Perché tu mi sembri troppo gentile, cioè sei stronzo ma gentile”
“Non ti sto capendo, che vuoi dire?”
“Che il mio ragazzo non era capace neanche di sculacciarmi!”
“Mi prendi in giro, io lo farei dalla mattina alla sera”
“Come scusa?!”
Si dice in vino veritas e in quel caso mi fece dire la verità, provai a rimediare senza successo.
“Ho detto, che non ci credo lo avrà fatto sempre”
“Nono, tu hai detto ben altro.”
“Va bene, dico lo sai che è il tuo pezzo forte, davanti sei piatta” provai ad ammettere e buttarla sullo scherzo.
“Vedi che sei stronzo, ma gentile? Altri lo avrebbero detto in maniera volgare, senza dirmi che ero piatta magari, lo so stronzo”
Eravamo stesi sulla spiaggia, troppo vicini per evitare quello che accadde.
Mi baciò e ricambiai, ma la cosa si fermò li, bloccato dai sensi di colpa.
“Lo so, che ti sto mettendo in difficoltà siamo colleghi e tu sei anche fidanzato”
Restai in silenzio, in cerca di capire come agire. Ma la mia mano aveva deciso di agire da sola, era sotto al suo vestito appoggiata al suo fantastico lato b.
“Ma veramente non ti sculacciava?”
” Ti ho detto di no, vuoi farlo tu?

Fine prima parte

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