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Erotici Racconti

La puttana del re

By 21 Settembre 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

Uno sguardo rapido all’orologio e i gesti di Fabiana si fecero più forsennati e in aggiunta a ciò frenetici. Le sue mani nervose si muovevano sul suo corpo cercando di sistemare al meglio i numerosi ganci d’una guêpière che quella sera aveva deciso d’indossare, visto che s’accorse in verità che le rimaneva ancora poco tempo per prepararsi, perché a minuti sarebbe arrivato Marco e lei ancora una volta sarebbe stata in ritardo. Non voleva anche questa volta andare fuori tempo massimo, per il fatto che non voleva dimenticare neanche il più piccolo dettaglio per quella serata che già aveva cominciato a prender corpo radicalmente nella sua fantasia. Nel momento in cui avvolgeva le lunghe gambe con quelle velatissime calze di tulle nero, non poteva non pensare alle mani di Marco che avrebbero goduto al loro tatto, in quanto mentre le agganciava al reggicalze, non riusciva a non pensare e a immaginare lo sguardo di Marco straripante di piacere nel guardarle.

Lei amava perdersi in questi pensieri che l’accompagnavano in ogni piccolo gesto della sua vestizione come in un rituale inviolabile, quasi sacro, su ogni piccolo dettaglio del suo corpo, del suo abbigliamento, la sua mente e soprattutto la sua fantasia amavano indugiare e perdersi. Erano momenti e preziosi e rari, in tal modo lo erano ogni volta i loro incontri, dato che ne costituivano parte complementare e inscindibile. L’acuto suono del citofono le ricordò che non era ancora pronta e che doveva affrettarsi se non voleva che Marco aspettasse troppo. Adesso le fantasie lasciavano il posto al piacere di rivederlo e questo era senz’altro un motivo più che sufficiente per finire di prepararsi in un baleno. Era da molto tempo che non dedicavano un’intera serata a loro due, poiché negli ultimi mesi si erano visti in rare occasioni, nondimeno esclusivamente per fuggevoli coincidenze, per cibarsi velocemente o per un rapido aperitivo, dal momento che da almeno due mesi non erano riusciti a organizzare un’intera serata. Questa volta non soltanto per colpa degl’innumerevoli impegni di lavoro e degli obblighi familiari di Marco, al contrario, anche per un periodo di crisi e di squilibrio che Fabiana stava attraversando.

Lei si era posta troppe domande sulla sua storia con Marco, essendo che conosceva gli impegni del suo amante, eppure si sentiva trascurata, poiché avrebbe voluto da lui maggiori attenzioni e premure, soprattutto perché i loro incontri erano troppo diluiti nel tempo e cominciava a desiderare maggiori spazi per loro due. L’alleanza tra di loro era talmente forte, in quanto non poteva accontentarsi d’una storia fatta di briciole di tempo rubato a mille altre cose. Lei avrebbe voluto fare molte cose con lui: partire, dormire insieme, continuare a vivere quella partecipazione esaltante, che indubitabilmente il tempo passato insieme aiuta a coltivare favorendo in tal modo una sorta di paura, poiché aveva acciuffato il sopravvento sul piacere che il pensiero e quegl’incontri con il suo amante le procuravano, eppure il suo corpo, i suoi sensi, la sua fantasia e il desiderio tenace che Marco le continuava a dimostrare, anche con la promessa di passare al più presto qualche giorno insieme, avevano finito per sbaragliare soverchiando quella parte di Fabiana, che questa volta sembrava decisa a ricondurla verso doveri che l’allontanavano dalla sua vera anima, quella che aveva scoperto con Marco.

Lui era stato il primo a capire avvedutamente e a coltivare oculatamente i suoi desideri, giacché con Marco era riuscita a scoprire e a vivere ogni sfumatura della sua femminilità, soprattutto quella più intima, più nascosta, più perversa, ma in special modo addirittura la più vera. Nessuno come lui ammirava e conosceva così bene ogni parte del suo corpo, nessuno come lui aveva avvedutamente coccolato assennatamente la sua pelosissima fica ed esplorato il suo sedere. In alcun modo come lui, era riuscito a liberare da loro quei gemiti selvaggi, che facevano venir fuori tutta la sessualità di Fabiana e la donavano a Marco, perché ne godesse appieno con altrettanta emancipazione e libertà. Durante la cena, tutti questi pensieri presero forma nelle parole, nei sorrisi e negli sguardi e perfino nei silenzi che accompagnavano ogni loro gesto. Il movimento dei loro corpi, il suono della loro voce esprimeva tutto il desiderio che era stato soffocato in quegli ultimi due mesi e che adesso pregustava l’intensa felicità che entrambi s’aspettavano da quella serata, perché se avessero potuto avrebbero fatto l’amore lì, in quel ristorante, uno dei più famosi di Milano, davanti agli occhi di tutti i presenti.

Si sarebbero accoppiati con quella voglia d’esporsi e di mostrarsi a tutti che contraddistingueva la maggior parte dei loro incontri amorosi. Là dentro, infatti, erano presenti dirigenti, uomini d’affari, camerieri in impeccabili ed eleganti divise bianche insieme a cervellotiche, complicate e macchinose signore, dato che sarebbero rimasti immobili a guardare la bellezza e la sensualità dei loro corpi, dato che come due animali si sarebbero annusati, leccati e accoppiati con alterigia, fierezza e con libertà. Con questi pensieri, dopo cena, decisero d’andare in uno di quei club dove avrebbero potuto liberare e riscattare tutte le loro emozioni e le loro fantasie. Ne scelsero uno, dove peraltro erano già stati una volta e di cui avevano potuto apprezzare gli ampi spazi accoglienti e riservati. Era uno di quei posti dove ogni particolare rabboccava di lussuria: le luci, i colori della tappezzeria, la musica, gli ampi letti che arredano i privè, i movimenti serpeggianti dei corpi seminudi che si muovevano sopra, gli sguardi e gli atteggiamenti dissoluti e impuri di chi si fermava per guardarli. C’era addirittura una saletta cinematografica dove venivano proiettati film normali, ma ai quali nessuno come si può ben immaginare, prestava una reale e tangibile attenzione. 

Il locale quella sera era semivuoto, in quanto poche coppie e qualche uomo da solo s’aggiravano con apparente indifferenza, mentre occhiate fugaci e non troppo riservate facevano intuire i loro reali desideri. Marco e Fabiana si sedettero su uno dei tanti sofà disseminati nell’ampio salone antistante ai prive e ordinarono un whisky. Si sentivano felici e liberi, giacché a ogni sorso cresceva il loro stato d’ebbrezza e d’euforia. Alla fine incuriositi da quello che stava succedendo e soprattutto poteva succedere negli spazi più ambigui del locale, decisero di fare un giro. In quel preciso istante tutti gli uomini che si trovavano sparsi nel salone intuendo le intenzioni dei due amanti s’alzarono uno dopo l’altro, per seguire la scia di desiderio che Marco e Fabiana riuscivano a lasciare dietro di loro.

Dopo un breve giro i due amanti in preda a una crescente eccitazione, si lasciarono cadere comodamente su d’un letto circondato da un grande acquario, un arredamento proprio ideale per eccitare la fantasia esibizionista di chi vi sta sopra. Marco copriva solo in parte il corpo della sua amante, lasciando intenzionalmente agli sguardi altrui la libertà di poter avere una visione sensuale di Fabiana. Le sue mani cominciarono ad accarezzarla scoprendo lentamente le sue gambe, poi con maggiore forza le alzò il vestito all’altezza dei fianchi mentre con l’altra mano le allargava le gambe. Adesso tutti potevano ammirare le gambe e il ventre di Fabiana, intanto che lei si dimenava sotto le mani erudite di Marco, perché più Marco la toccava e la scopriva e più aumentava l’eccitazione di Fabiana. Sotto le sue dita ormai completamente bagnate dal dolce liquido, Marco sentiva tutti gli spasmi di piacere che crescevano sempre di più. A un certo punto distolse lo sguardo dall’amante, si girò verso l’acquario e s’accorse che tutti gli uomini del locale si erano fermati davanti a loro. Deformate dal vetro, quelle sagome umane sembravano ancora più irreali e oscene.

Qualcuno si stava già avvicinando ai due amanti, dato che Marco con il suo corpo proteggeva Fabiana, però nello stesso tempo con le sue mani esplorava, allargava la fica di Fabiana e l’esponeva sempre più alla visuale degli sguardi impudichi e lussuriosi di tutti quegli uomini. Marco era il primo a godere di quella vista e soprattutto dell’idea che era lui a permettere tutto ciò, a guidare e a invogliare tutti quegli sguardi. In quel momento sentiva Fabiana completamente sua, ancor più come se fossero stati da soli. Tutti quegli uomini lo facevano sentire ancora più forte, perché sapeva che la sua amante si esibiva apposta per lui da renderlo felice e orgoglioso. In poco tempo mentre Marco continuava sempre con maggiore forza a giocare con il sesso dell’amante, altre mani percorrevano il corpo di Fabiana.

Lei non riusciva a vedere precisamente chi fossero, anzi, più si muovevano su di lei e più chiudeva gli occhi concentrandosi solo sulle forti e inaspettate sensazioni che le procuravano. Lei si sentiva leggera come se galleggiasse in un mare di piacere immenso e incontrollabile, senza avere l’idea di dove tutto quel piacere la stesse trasportando. Una mano indugiava sui suoi seni, sui capezzoli gonfi, poi scendeva piano piano sul ventre, un’altra le sfiorava i fianchi, un’altra ancora attraversava lentamente tutta la sua gamba sollevandola leggermente. Attualmente sempre sotto la guida di quella mano, stava sfiorando un membro che sentiva crescere con i movimenti del suo piede. In quello stesso momento il desiderio di Fabiana divenne intenso e violento e straripò sotto le mani di Marco, inondandole come un fiume in piena.

Fabiana si sentiva riconoscente verso il suo amante per aver soddisfatto e stimolato in modo così intenso la sua fantasia e pertanto volle regalarlo davanti a tutti, così si mise in ginocchio tra le sue gambe, gli slacciò i pantaloni e accolse tra le mani il suo membro. Lei lo osservava, lo accarezzava e lo sentiva crescere e diventare sempre più caldo sotto le sue mani. Non avrebbe mai smesso di guardarlo, di baciarlo né di toccarlo, poiché davanti a lui la sua volontà s’annientava: lui era il suo padrone, il suo re e lei si sarebbe attenuta e avrebbe ubbidito a tutto il piacere che lui le avrebbe chiesto, cosiffatto se lo passò lentamente sul collo, sul viso, sulle labbra prima di prenderlo in bocca e risucchiarlo tutto dentro di sé, con movimenti sempre più forti e più energici per ingoiare fino all’ultima goccia il desiderio di Marco che intanto le esplodeva dentro. In seguito s’alzarono storditi con i sensi drogati da quelle forti sensazioni, in quanto aggiungevano un altro tassello al mosaico del loro percorso erotico e sentimentale. Un miscuglio ricco d’emozioni, di complicità, di fantasia e di fascino che li faceva sentire più liberi, felici e soprattutto uniti.

Dopo questi momenti sentivano d’appartenere l’uno all’altra in un modo totale, senza riserve, poiché dentro di Marco aumentava la voglia di possedere Fabiana e di penetrarla per ore, come se volesse liberarne sotto i suoi innumerevoli colpi tutte le emozioni ancora nascoste, tutto il desiderio che in lei sembrava infinito, per arrivare fino alla sua anima e Fabiana quella sera nondimeno voleva offrirgliela tutta. Di questo andare, poco dopo a casa di Fabiana, i due amanti si ritrovarono da soli e con i sensi infuocati Fabiana si tolse lentamente il vestito e cominciò a danzare muovendosi con tutta la sensualità che aveva dentro, mentre con voce calda esordiva:

‘Tu sei il mio sultano, il mio re, io sono la tua schiava, perché tu mi hai comprato per caldeggiare e soddisfare tutti i tuoi desideri’ – parlava rivolta verso Marco, intanto che lui la guardava con gli occhi carichi di desiderio.

Quelle parole lo facevano davvero sentire un sultano infervorando ulteriormente i suoi sensi, un re e davanti a lui vedeva muoversi la sua bellissima puttana, il suo prezioso oggetto di desiderio che per qualche istante aveva concesso ad altri individui, ma che adesso ritornava totalmente suo. In questo modo fecero l’amore come non l’avevano mai sperimentato prima con una passione intensa, assoluta ed esaltante. I gesti di Marco erano energici e violenti, mentre la fica, il sedere e la bocca di Fabiana s’aprivano e s’esponevano al sesso e alle mani di Marco che sempre più imperiose s’impossessavano di loro. In quell’occasione, infatti, più i colpi di Marco diventavano violenti, più Fabiana godeva, dato che urlava con la voce rotta da tutto quel desiderio:

‘Io sono la tua schiava, la tua puttana, tu sei il mio re, il mio padrone, dal momento che ogni parte del mio corpo ti spetta, perciò fanne quello che vuoi’.

Il corpo di Fabiana era anestetizzato da tutto il piacere che la sensazione di donarsi completamente a Marco le procurava, giacché non sentiva neanche il dolore che le mani e il corpo di Marco accidentalmente le procuravano, sia per l’intensità sia per la frenesia con le quale si muovevano sopra di lei. Entrambi raggiunsero un orgasmo che li lasciò esausti e stravolti. Fabiana rimase immobile riversa sul letto, perché non riusciva né a muoversi né a parlare, in quanto guardava Marco mentre di scatto si era alzato e si preparava velocemente preoccupato d’aver fatto tardi, poiché sua moglie era fuori città, eppure voleva tornare a casa per l’angoscia e per timore che lei lo cercasse.

Un silenzio pesante fatto d’imbarazzo e di sgomento per sensazioni nuove mai provate prima si frappose improvvisamente tra di loro. Fabiana chiuse gli occhi rannicchiandosi su sé stessa, dal momento che si sentiva piccola, perché sgorgava fuori l’altra parte di sé, la Fabiana bambina, quella che avrebbe desiderato appianarsi, sciogliersi e slegarsi sotto gli abbracci amorevoli di Marco, dato che l’avrebbero consolata e rassicurata che lei era ancora il suo tesoro.

In conclusione, di colpo, le ritornarono tutte quelle paure che l’avevano fatta allontanare da Marco e che l’avevano resa imprendibile, invulnerabile e sfuggente. Marco era già uscito dalla casa, stava ripensando alla serata, agli sguardi freddi di Fabiana, giacché sentì che il disagio dell’amante era anche il suo mentre emozionato e impensierito s’avviava verso casa.

I ruoli nella vita non sono mai così definiti né precisi né spiegati, perché talvolta può essere divertente inscenare e interpretare ruoli diversi e sentirsi differenti, anche se unicamente per una sera come in questo caso, visto che la regina per il suo re è diventata puttana, malgrado ciò, soltanto per il suo re ed esclusivamente per una sera.

{Idraulico anno 1999} 

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