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Erotici Racconti

Mi prendo cura di voi

By 25 Maggio 2017Febbraio 3rd, 2023No Comments

Io avevo cominciato a lavorare all’interno di quell’abitazione occupandomi di loro a tempo pieno, però non ho presente e non ricordo esattamente quando, presumo all’incirca sei o sette anni fa. Vi dirò che mi sono sempre andati a genio gl’individui più assennati, equilibrati e alquanto giudiziosi, perché più esperti e più ferrati nel loro insieme, in quanto io matura e responsabile lo sono ogni volta sempre stata in special modo più degli altri miei coetanei dell’epoca che frequentavo. Loro due, infatti, erano una coppia non proprio felicemente e lietamente sposata con un bambino di quattro anni, dove io svolgevo la mansione di governante quando loro non c’erano.

Lui farmacista di professione peraltro allettante, grazioso e incoraggiante, con un’aria avvincente e intrigante ma non innamorato, lei in direzione opposta, sempre occupata e presa interamente dal lavoro, perché di giorno era impegnata in un grosso centro commerciale e all’imbrunire vistosamente indaffarata con la scuola serale. In fin dei conti, davvero troppo affaccendata per pensare e per provvedere adeguatamente e correttamente alla famiglia, per il fatto che il bambino credeva per poco che fossi io sua madre. Ogni tanto, al termine della settimana, lei restava in città dai suoi genitori per effettuare dei corsi d’aggiornamento, io quindi per guadagnare e intascare qualcosa d’utile rinunciavo alla discoteca o al locale in voga del momento, per trascorrere la serata guardando i cartoni animati nella TV sul divano con il mio pupazzo, come lo chiamavo io e talvolta con il marito lì presente. 

Io devo però francamente ammettere e per di più sostenere che non era precisamente un biasimo né un’afflizione né un rammarico nel reale senso del termine trattenersi là in compagnia e in vicinanza di quello che ragionavo e riflettevo fosse il maschio delle mie speranze segrete, dato che verso il termine della settimana, dal momento che ero informata che lui era lì presente io mi curavo rifinendomi e perfezionando un po’ di più la mia persona, con una scollatura più conturbante e più provocante, un po’ di trucco in più per uno sguardo maggiormente intimo e più profondo assieme ai capelli più corretti e ritoccati del solito. Quella sera, precisamente l’anno scorso, era calda ma alquanto ventilata, perché proprio lì io avevo pensato che saremmo rimasti da soli sulla terrazza per mangiarci l’anguria con il pupazzo che guardava le stelle; io mi sono messa una camicetta bianca elasticizzata senza il reggiseno con i pantaloni neri, a quel punto arrivo alla loro porta e suono il campanello, lui m’apre fastoso più che mai e piuttosto sorpreso mi riporta: 

‘Ascoltami, rimuovimi una personale curiosità, mia moglie non t’ha per caso detto che si portava via anche il bimbo? Sai, non lo vede mai e ha voluto portarlo con sé in città’. 

‘Si sarà evidentemente dimenticata, succede. Va bene, grazie lo stesso, adesso ti saluto. Buonasera’ – concludendo l’opinione in maniera sbrigativa, lui sennonché tempestivamente m’interruppe acutamente dicendomi in modo entusiasta: 

‘No, ma dai, resta qui con me. Mangiamo qualcosa e poi andrai a casa o dove vorrai, in tal modo mi faccio perdonare per l’inconveniente’.

Io sussultavo in modo smanioso, trepidavo in maniera febbrile per quell’eccitazione sopravvenuta in maniera inattesa, viceversa, mi balzò in testa l’ingegno di farmi anelare maggiormente da lui.

‘No, non è il caso, figurati. Dai non scomodarti, non ce n’è davvero urgenza’.

‘Insisto, veramente, perché ci tengo’. 

Quest’epilogo finale era francamente e schiettamente quello che io volevo in modo preminente. Lui entrò in casa trovando un po’ di disordine, anzi, era alquanto normale, dopo andò ad accendere lo stereo per alterare trasformando in modo opportuno e propizio l’ambiente, in tal modo nell’aria si diffuse lentamente una specie d’ossigeno e di sollievo carico di un’ovattata e d’una esclusiva insperata eccitazione:

‘T’aiuterò io, sì, fidati di me’ – affermai io nel frattempo.

‘Va bene, prepariamo il sugo intanto che l’acqua si riscalda’.

Io non sono mai stata a dire il vero lealmente un persona estrosa né geniale in cucina, eppure quella volta era come se le mie mani si fossero irrimediabilmente immobilizzate, lui vide che in quella circostanza io ero un po’ impacciata e irresoluta: 

‘Ti dico però, che non sono tanto esperta né intenditrice ai fornelli né con i coltelli’ – esordii con una tangibile sincerità. 

Io non terminai di conversare, per il semplice fatto che lui si era già avventato collocandosi nella parte posteriore del mio dorso affagottandomi in modo consono, le sue mani erano sulle mie, giacché mi diedero il suggerimento corretto per terminare d’affettare in maniera appropriata e idonea quelle verdure. La sua cavità pelvica rasentava la mia, visto che avvertivo un brivido risalire costante sulle mie terga, cosicché la vampata di quel fervore s’elevò bruscamente. Mi passò gli ortaggi non muovendosi d’un centimetro, continuando però a starmi dietro costantemente attaccato. A quel punto li affettammo simultaneamente, tuttavia la sua chioma s’avvicinò tenacemente verso di me, mentre io coglievo e percepivo nitidamente la sua respirazione all’altezza del mio bavero, in tal modo lui con un lieve strappo mi collocò alcune dita adagiandole precisamente sul capezzolo destro. Il dito umido sporcò la mia camicia, tuttavia sentii una fresca e gradevole sensazione di piacere, lui cominciò a fare dei limitati spostamenti attorno a esso, accorgendosi in questo modo che io ero priva del reggipetto, però distintamente eccitatissima ed euforica, successivamente me lo slacciò per aprire agevolmente maggiormente la scalvatura e la sua mano cominciò ad accarezzarmi ambedue le tette attardandosi ben volentieri per attizzare e per stuzzicare i capezzoli ormai diventati duri ed eretti, pertanto mi roteò e iniziò a lambirmi. I suoi erano dei baci erotici e lussuriosi, colmati e rafforzati di totale bramosia, con le sue appassionati mani che mi rimuovevano la blusa il più rapidamente fattibile, mentre io lo stringevo a me sussurrando in modo malizioso e scaltro: 

‘No, dai questo non è corretto, non trovi? Poi non è giusto né opportuno, non ti pare?’ – però con quell’atteggiamento, con quella movenza e con quel tono avido, esagitato e smanioso, giacché era come se gli stessi dicendo apertamente di sì, tenuto conto che non vedevo realmente l’ora d’iniziare quell’anelante e tanto rimpianta impresa, nondimeno per lungo tempo sospirata e attesa. 

In quella circostanza io gli sfilai velocemente la casacca, nel frattempo lui proseguendo a sbaciucchiarmi mi sorresse adagiandomi sul ripiano del porta vivande, lì mi sfibbiò i calzoni e sfilandomeli trascinò con sé persino gli slip. Io ero discinta e inerme alla presenza di lui accomodata sul ripiano, lui ardimentoso e spavaldo intanto mi squadrava. In quell’istante gli sbottonai i calzoni, tenuto conto che dall’interno di quelle mutande colorate aderenti s’intravedeva chiaramente e lucidamente una poderosa e pulsante eccitazione. Lui m’abbracciò, le nostre pelvi vennero a contatto, visto che soltanto i suoi boxer ci separavano. Io in quel momento iniziai a strusciarmi adulandolo, lui mi tastava accortamente le tette mordendomi i capezzoli, in quell’istante io farneticavo e sragionavo percettibilmente per il godimento che mi procurava. Le sue mani m’accarezzavano l’interno della coscia, mi disse di sdraiarmi sul tavolo, tuttavia mi bastò digradare con il busto. Entrò quasi timidamente e cominciò con il dito medio a palpeggiarmi lambendomi di continuo, soffermandosi sul clitoride gonfio e voglioso già assai inondato, infine sfiorandomi ininterrottamente con determinazione mi fece approdare all’orgasmo più fenomenale e più impensabile avuto fino ad allora, ciononostante non era ancora finita.

Io ero inondata, ero piacevolmente invasa di piacere all’inverosimile, giacché agguantai le dita impregnate e le leccai tutte, poi scesi dal tavolo per far accomodare lui, in seguito cominciai ad abbassargli i boxer, successivamente mi posizionai nella posizione della smorza candela con la schiena rivolta verso di lui e mentre lo baciavo con impeto mi muovevo sul suo membro vigoroso e palpitante. Poi m’abbassai e carezzandolo con le mani cominciai a baciarlo, a giocarci e divertirmi con la lingua, con le labbra, fino a prenderlo in modo definitivo in bocca. 

Dopo, a un tratto smisi e risalii rapidamente perché volevo essere penetrata, in quel momento lui mi prese in braccio e mi condusse sul letto, dove facemmo l’amore fino all’alba del giorno dopo. Io continuai a compiere la mansione della governante in modo avveduto e responsabile per loro, a cercarlo e a vederlo privatamente, dato che ormai io ero diventata la sua intima e personale spasimante.

Oggi, al presente, siamo ufficialmente insieme, tra l’altro in modo esplicito e formale. Lui è ufficiosamente  separato e quel bimbo diventato oramai un ragazzo vive oggidì con la madre, con tutto ciò ci divertiamo, ci svaghiamo sollazzandoci e spassandocela realmente un sacco. 

{Idraulico anno 1999} 

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