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Racconti Erotici

Natura di maschio

By 29 Febbraio 2020Giugno 16th, 2020No Comments

Anche questa notte è trascorsa indenne, direi perfetta, ribadirei profondamente intatta, annuncerei con una condotta alquanto sedativa. E’ nuovamente sabato, ultimamente le giornate trascorrono rapidamente, che neppure m’accorgo che devo impostare nuovamente la settimana daccapo. Per me, infatti, in questo frangente la ripresa quotidiana è abbastanza disagevole ed estenuante, giustappunto a seguito dei gozzovigli e delle deliziose baldorie immagazzinate, d’altra parte per me sacrosante e irrinunciabili della sera precedente, riferite in verità ai bagordi del venerdì sera. Infatti mi alzo con comodo e verso le nove del mattino, quest’oggi ma non solo, sul mio telefono m’appare l’usuale messaggio inviato da parte di Carlotta che riporta: 

“Ascolta Walter, appena potrai dedicami dieci minuti, chiama per favore, perché gradirei riferirti cose incombenti, è importante e di grande interesse”. 

Cazzo, di nuovo, ci risiamo, non mi libero davvero più, che intralcio e che fardello, questa qua è proprio come una sostanza adesiva, perché in effetti, a ben vedere era proprio così. Lei, presentemente ingarbugliata, assai ottenebrata e molto sfiduciata e sovente irresoluta, perché la complessità e l’inconveniente di raggiungere un legame con un individuo promesso sposo, adesso viene immancabilmente a galla, con un intervallo ricorrente e come se non bastasse persiste. In realtà, per dirla tutta, ci siamo incontrati in una piacevole e temperata serata di fine luglio dell’anno precedente. Uno spassoso e delizioso appello nel sorseggiare una gradita birra, presso l’abitazione d’una mia benevola confidente di vecchia data e della sua prossima locataria, perché in quel propizio frangente è divampata all’istante fra noi due l’inattesa malia, l’insperato richiamo e oltre a ciò il vicendevole interesse. Io, in effetti, ero stato piantato due mesi prima dalla mia compagna, donna peraltro costantemente affrancata, pretenziosa, prestante e volitiva, la tradizionale femmina in avanzamento professionale, affermata impresaria, che vuole affiorare, spadroneggiare e sovrastare su ogni aspetto, con affetti, sentimenti e pulsioni comprese. Di questo passo, non potevamo proseguire né instaurare un naturale e regolare rapporto a due. 

Dopo qualche minuto, mentre mi sto comodamente sgranchendo, ecco che riappare sullo schermo del mio telefono un altro messaggio in arrivo, seguito da un breve trillo sonoro, l’indiscusso e rappresentativo messaggio della condizione avveduta, intelligente e sagace da parte dell’incalzante, vitale e dinamica Carlotta: 

“E’ vero, sì, lo riconosco, ma che cazzo sto compiendo con lui? In fin dei conti è un promesso sposo, è infruttuoso e pure superfluo che io insista nel sciupare tutto questo prezioso tempo, presumo che per lui sia meramente sesso e basta”. 

“Carlotta, certo, vacci piano, io ti conosco sufficientemente e in modo corretto” – fu nel contempo la mia usuale quanto laconica e incisiva opinione, alla sua asserzione sensata e a tratti sfavillante del momento. 

“Va bene Walter, presumo già le tue intenzioni, ho la già la cognizione su cosa vorrai ripetermi, che cosa vorrai ribadirmi. Affare fatto, passerò da te verso le quattro del pomeriggio per il caffè e ci sveleremo spiattellandoci in ultimo, quel poco che abbiamo in corpo. In definitiva, ambedue siamo costantemente state due persone di contenute definizioni e di limitate parole, perché abbiamo anteposto privilegiando senz’eccezione gli eventi concreti. Questo lo sai, vero? In questa circostanza, però, ci basterà solamente una rapida sbirciata e appresso un lieto e rapido ciao, in quanto siamo ben informati tutti e due, è chiaro?” – aveva Carlotta obiettato in modo turbinoso e scorrevole, rivolgendomi quelle anticipate e frettolose frasi. 

In verità sigillare e murare una storia segreta, riassumere, suggellare e concludere in effetti una vicenda celata che si protrae da un anno, non è agevole né scorrevole né cosa spigliata da sbrogliare, eppure giunge il periodo nell’esistenza d’un uomo, dove serve addossarsi senz’incriminarsi e accollarsi senz’accusarsi, le appropriate e le personali incombenze. Parecchie volte, abbiamo invero testato, saggiato e valutato coscienziosamente di tappare tutto, malgrado ciò probabilmente questa è realmente la fase idonea e l’occasione adatta. 

Quel tardo pomeriggio io pigio sul suo citofono e salgo di sopra nella sua dimora. La soglia è accostata, io entro e Carlotta mi dà l’accoglienza con la vestaglia indossata. Quello che assisto è un favoloso spettacolo, tuttavia desidero restare staccato, per la ragione che stavolta sia l’occasione propizia, quella decisiva. Carlotta discorre, argomenta, predica, arringa e mi delucida, mi rifornisce di giustificazioni e di difese, procacciandomi le sue soluzioni con le dovute rimostranze. Io annuisco, la caldeggio, la sostengo, va bene Carlotta, sì, certamente le espongo io, ritengo vero e suppongo che sia conveniente così descrivendole se è quello che vuole, aggiungo io illustrandoglielo in modo diretto, netto e inequivocabile. Stringiamo e muriamo ogni cosa, però adesso, aggiungo io in modo solerte e operoso esaminando la sua reazione. La sua faccia è diventata all’istante torbida, è accigliata e addolorata, lei è palesemente triste, stavolta è persuasa e io la voglio in un certo senso appoggiare, desidero incoraggiarla, perché è giusto e opportuno, io la vedo così. Degustiamo in conclusione il caffè, stavolta è più amaro e penoso del solito, suppongo che sia ora d’andare, non ci siamo neppure accarezzati, ma va bene in tal modo. 

In modo estemporaneo Carlotta si rialza, in maniera istintiva m’osserva esaminandomi nelle iridi, mi fa la radiografia collocandosi sulle mie ginocchia, in seguito m’abbraccia stringendomi. No Carlotta, in tal modo non vale, non è regolare. Non posso resisterti, abbiamo tappato e sbarrato ogni possibilità. Plausibilmente. No, abbiamo chiuso. Io non resisto, Carlotta mi fomenta e m’aizza moltissimo, mi sprona assai. I contraccolpi ormonali emergono, il testosterone s’innalza, le reazioni chimiche si mescolano, io sragiono, avverto la foga di baciarla. Mi sto arrovellando, sto divampando, mi alzo dalla sedia e accompagno sopra pure lei. Le strappo la vestaglia che ha addosso mentre è disadorna di fronte a me con la sua pelle olivastra, con quei seni contenuti ma compatti, la sua forma è esigua, ma equilibrata, mentre le sue chiappe sono un vero incanto. 

Subito dopo segue un appassionato bacio sul collo, Carlotta arcua la schiena in segno d’incondizionato e persistente benessere, di totale piacere. La mia bocca digrada in maniera cupida e sollecita sul seno, mentre la mia lingua peregrina sulle sue cedevoli curve, le spalle, i capezzoli e i fianchi. Adesso spetta a te tesoro, esegui quello che sai compiere da femmina bellissima e che hai confezionato numerose volte in questo lungo anno. 

Io la schiaccio verso il basso, Carlotta si genuflette di fronte a me sul pavimento. In maniera abile e avveduta m’abbassa in modo libidinoso i jeans, sfilandomi persino le mutande. Il mio cazzo è già abbastanza eretto, lei ci mette del suo e con la lingua procede lungo i bordi del glande, l’addenta con lussuria e dopo lustra il mio cazzo per tutta l’estensione. In seguito si defila lievemente, per saggiare ammodo e con oculata perizia con la lingua i miei testicoli, abbondantemente rigonfi di lussuria, pieni di fregola e carichi di desiderio. Carlotta s’infila il membro nella bocca, principiando delle movenze costanti, che l’inducono prima ad inghiottire e in seguito ad espellere fuori il mio cazzo. E’ una meraviglia, una percezione notevolissima, deliziosa e leggiadra. Carlotta è davvero esperta, valida, competente e imponente. Il suo movimento è rilassato, perché la sua lingua gioca in modo indolente, ma efficace con il mio cazzo in modo ottimale, direi ineguagliabile. Lei è buongustaia, vorace e irriducibile, dal momento che mi tiene sulle spine assestandomi tenui azzanni facendomi sobbalzare, intanto che riprende con la sua cadenza circolare facendomi a momenti perdere i sensi. Che rapporto orale favoloso, è un vero portento, è una maestra abile coi fiocchi, per davvero. 

In questo frangente è giunto l’attimo di scarcerare finalmente la mia natura di maschio, disincagliando e riscattando la mia focosa indole. Mi sollevo di sorpresa, approssimo una delle sedie del tavolo contro il palchetto e la scopo là, con prepotenza e con primitiva durezza sulla sedia. Giustappunto il lasso di tempo per accostarmi, giacché le sollevo le cosce quel tanto che basta per conficcarle il mio cazzo, Carlotta geme a dismisura, in quanto e grondante, intrisa come un lago che emette vocaboli sconci e viziosi. Con un gesto risoluto le infilo il cazzo nella fica, lei non eccepisce né m’ostacola né ribatte in alcun modo, m’accoglie accettandomi con tutto il suo ardore e la sua smaniosa golosità che la contraddistingue. 

Adesso debutta il ballo cadenzato dei nostri famelici e libidinosi corpi, i miei lussuriosi affondi sono costantemente energici e cavernosi, percepisco il suo frenetico boccheggiare, il baccano della sedia contro il palchetto ci rammenta che stiamo scopando nella sua cucina, in quanto la porzione selvaggia e naturale dell’entità umana, eccelle infine primeggiando sulla ragionevolezza e sui dettami della vita. Io sto farneticando, fisso indelebilmente poderosi affondi adocchiando quel bellissimo corpo che tanto smaniare mi fa, imprimo la mia pressione scaraventando dentro quell’essere tutto me stesso, irraggiandola e diffondendole tutta la vigoria del mio corpo. L’atto sessuale è possente, risoluto ed energico come piace a noi, sostenitori e favoreggiatori indiscussi d’un rapporto pressoché scorbutico e sgarbato. Adesso capto le sue ritmiche contrazioni e i suoi deliziosi mugolii, Carlotta sta per prorompere, sta per sfogarsi, perché conquista l’orgasmo con una veemenza inattendibile e con un impeto inverosimile, per il fatto che la sua figura è squassato da molteplici tremolii. 

Io mi gusto estasiato e soddisfatto la scena, però non è sufficiente, non sono del tutto soddisfatto, sicché la sollevo con una brusca tirata, in verità che non mi fa molto onore, la piroetto in modo tale che Carlotta mi rivolga le spalle. Al presente la sospingo in avanti e le sue mani trovano il supporto sul palchetto. Lei incurva la schiena e allarga le cosce, esibendomi la sua favolosa fica, attualmente torrida e umettata per il piacere vissuto. Questa viziosa presentazione mi manda in estasi, vaneggio e affondo il mio cazzo nella sua accogliente e scivolosa cavità. Premo forte, il ritmo cadenzato diventa maggiormente indiavolato ed esaltato, sto perdendo l’omogeneità, sto per eiaculare, lo avverto molto bene, compio un’ultima poderosa spinta e distinguo lo strepitoso ed eccezionale piacere ascendere. E’ davvero fantastico, notevolmente sorprendente e considerevolmente fenomenale quello che sto provando. 

Devo ricredermi, devo mettere in pratica pure in quest’occasione quello che più mi manda in visibilio, sicché la faccio ruotare ex novo facendola accomodare sulla sedia. Dirigo il mio cazzo verso la sua cavità orale nella maniera d’esigere, che lei assaggi in conclusione interamente il mio intimo e saporito vitale piacere, come lei sempre mi riferisce e decanta. Carlotta non tentenna né temporeggia, tutt’altro, lo piglia tutto nella bocca e inizia a succhiare, dal momento che in trascurabili istanti, la sua bocca viene farcita, adesso è traboccante per mezzo della mia abbondante sborrata, che lei sapientemente fa sua, perché adora inghiottire con esperta e rodata maestria. Le sue ultime fervide ed entusiastiche energie sono per succhiare il mio cazzo, a questo punto riapparso su degli strati non proprio confacenti né decorosi né accettabili. La sua ampia lingua raccatta garbatamente le conclusive gocce, per il semplice fatto che gradevolmente comunica la nostra intima e travagliata questione, decretando in ultimo il ritiro e il riposo del bellicoso e agguerrito condottiero. 

Quest’iniziale condivisione e questo finale favoreggiamento, è stato il vero dissociarci, l’autentico spartiacque che scinde, la discriminante che disgiunge, la fase selezionante e separante della nostra storia, perché ha sancito in modo netto e definitivo la nostra vicenda, testimoniandola e in definitiva ultimandola. 

{Idraulico anno 1999} 

 

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