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Erotici Racconti

Non m’aspettavo così tanto

By 27 Febbraio 2018Febbraio 6th, 2023No Comments

In estate i parchi della città rifioriscono, s’animano ravvivandosi come i centri di ritrovo, poiché anche noi questa sera ci siamo fissati appuntamento in uno di questi punti verdi sparpagliati nella città. Siamo un bel un gruppo d’amici, forse a volte un po’ troppo confusionari, disorganizzati e talvolta pasticcioni, dal momento che siamo seduti ai tavoli d’un chiosco nel verde fitto di Nuoro, per il fatto che abbiamo discusso e riso tutta la sera, persino grazie anche a qualche bicchiere in più nel sangue. A un certo punto, d’improvviso, colgo lo sguardo d’un uomo seduto poco più in là che mi fissa, mi studia accuratamente, considerato che non mi toglie gli occhi di dosso. Potrebbe essere solamente una mia impressione, però che cos’avrebbe potuto colpirlo di me? Forse sarà stata la mia aria ironica, sbarazzina e vispa, la voglia sciolta di divertirmi, il mio brioso sorriso, il mio modo malandrino di muovermi oppure quel vestitino azzurro che mi piace tanto indossare? Chissà, che cosa sarà stato.

Il tempo sfila in fretta, si fa tardi e decidiamo che è già ora di tornare a casa, ci si saluta, ma quando mi trovo vicino alla mia autovettura m’accorgo che una mano mi tocca la spalla. Le mie spalle al presente sono nude, coperte solamente da quelle sottili spalline del vestito che m’avvolge coprendomi sino sotto il ginocchio, malgrado ciò non nasconde le mie forme forse non proprio perfette, tuttavia qualcuno dice che sono in ugual modo sensuali. In quella circostanza mi giro di scatto con il cuore in gola e incontro quegli occhi scuri che m’hanno fissato per tutta la sera, nel momento in cui la sua voce mi chiede:

‘Hai voglia di bere qualcosa insieme?’. Che imbarazzo e che insicurezza però, poiché quegli occhi mi danno la netta sensazione come se mi vedessero totalmente nuda, in quanto è così come se toccassero raggiungendo i miei punti più ansiosi, emotivi e sensibili. Quasi non riesco neppure a rispondere, in quanto lui m’afferra per mano e iniziamo a passeggiare lungo il vialetto da dove ero appena arrivata, sopraggiungiamo nello stesso chiosco che avevo appena poco prima lasciato, sennonché ci sediamo al tavolo più distante, lui mi fa accomodare e mentre mi lascia la mano apertamente in modo deciso m’annuncia: 

‘Vado a prendere da bere, non scappare però’. 

Il mio cuore sembra scoppiare, mi manca il respiro, eppure non riesco a togliergli gli occhi di dosso. In quella circostanza non penso a niente, sono asserragliata dal suo incanto, osservo quel corpo curato sotto quella maglietta aderente, che lascia intravedere il movimento dei suoi muscoli e m’accorgo troppo tardi che lo sto immancabilmente mangiando con gli occhi, lui lo ha visto dalla mia espressione, intanto che torna con le bibite in mano. Il suo sguardo mi paralizza, m’ipnotizza, disinnesca le mie difese, intanto che posa le bibite sul tavolino e siede vicino a me. Il suo profumo m’ubriaca, io sono incapace di frenare i miei pensieri, di reprimere le mie intenzioni, ho le gambe che tremano e il cuore che sembra voler uscire dal petto, perché lo voglio come non ho mai voluto nessuno. Devo averlo in qualsiasi modo, non posso farmelo sfuggire, me ne potrei amaramente rammaricare per tutta la vita. Lui inaspettatamente bagna un dito nel suo bicchiere e lo passa sulle mie labbra, il fresco liquido mi fa sperimentare un’inedita quanto piacevole scossa, mentre lui avvicina la sua bocca alla mia per assaggiare quel dolce miscuglio appena creato.

Io lo lascio placidamente fare, non mi muovo aspettando la sua prossima mossa, non respiro neanche. A un tratto, non so perché, mi stacco da lui: ho paura, angoscia di perdermi, ho il cruccio d’affogare assieme all’affanno d’impazzire in quel mare di sensazioni, di non poterne più fare a meno, adesso però devo bere. La sensazione del liquido fresco che m’invade il torace dall’interno, mitiga per un attimo quel fuoco che quell’uomo aveva acceso in me. I suoi occhi non mi lasciano un attimo, anche lui beve, poiché il suo bicchiere diventa parte delle mie labbra, dalle quali si disseta dei miei liquidi gustandomi e divorandomi. Io sospiro, m’alzo di scatto, perché devo andarmene, mi giro e tento d’avviarmi, però la sua mano m’afferra, mi porta da qualche parte, ma dove? In seguito lui mi fa salire sulla sua automobile, mette in moto e parte. Questi ultimi sono minuti che per me durano un’eternità, vorrei non essere lì, ma nello stesso tempo vorrei fare di quell’uomo l’oggetto e la materia dei miei piaceri più lascivi, nascosti e peccaminosi. L’autovettura si ferma davanti a un albergo per automobilisti e il silenzio si rompe con la sua voce che in maniera benevola e inattesa mi domanda:

‘Ti fidi di me?’. 

Io lo guardo negli occhi, in verità sì e no, eppure non mi esce un filo di voce, lui scende dalla macchina, si dirige verso la mia parte, m’apre la portiera facendomi uscire. La sua inimmaginabile dolcezza mi sbalordisce disorientandomi, al momento siamo davanti a una porta bianca che aspetto che s’apra, perché lì dietro c’è tutto il fuoco vigoroso della nostra passione, c’è il nostro inferno e quel tormento smisurato di sensazioni. La porta si chiude dietro di me, il suo sguardo mi fulmina di nuovo e il suo odore d’uomo riaccende stuzzicando in un momento le mie trattenute voglie. Io indietreggio mentre lui s’avvicina, ma non ho via di scampo, perché dietro di me c’è la porta che ha chiuso a chiave e le sue braccia appoggiate al muro mi chiudono le altre vie d’uscita, la sua bocca s’avvicina cercando la mia, mi sfiora timida come il primo sole di primavera, sento il suo respiro, ha una fragranza di buono. Lui mi sta assaggiando dolcemente e questo mi piace, giacché mi lascio cullare da questo momento e progressivamente i suoi baci diventano più prorompenti:

‘Non smettere’ – bisbiglio io, mentre i suoi occhi cercano i miei.

Lui si stacca dalla mia bocca e si dirige verso la scrivania in fondo alla stanza, apre il primo cassetto ed estrae fuori un pezzo di stoffa nero, s’avvicina verso di me ripetendo la stessa domanda, alla quale io non ero stata capace di rispondere prima:

‘Ti fidi di me?’ – mi ribadisce lui nuovamente.

Io acconsento e mentre le sue labbra s’impossessano delle mie lui mi benda gli occhi, il mio cuore non ce la fa più, pulsa così forte che penso addirittura che lui lo senta. Dopo mi prende per mano e con la sua impensata delicatezza mi fa sedere sul letto, poi mi lascia ancora un attimo da sola nel mio buio per meditare, dopo ritorna ad afferrarmi le mani unendole e legandole a una sponda del letto. Io sto cercando in tutti i modi di non pensare, di non scervellarmi, con tutto ciò la mia mente è affollata, interamente gremita da domande: che cosa mi succederà adesso? Perché mi sono cacciata in una faccenda simile? Non potevo salire in macchina quando potevo? Sì, ma quando potevo? Adesso sono qui bendata e legata, dato che non potevo far altro che attendere. Lo sento, perché lui si è sdraiato vicino a me, lo immagino mentre mi sta guardando, a che cosa starà pensando?

Qualcosa in modo imprevisto mi sfiora il viso, poiché è freddo, direi gelido: un cubetto di ghiaccio che scende dalle mie guance, corre sul mio collo per poi risalire sulle mie labbra. Apro la bocca per sentirne cadere una goccia d’acqua. Lo stesso freddo risale dai piedi alle gambe, prima una poi l’altra, infine s’avvicina ai miei slip e gira intorno quasi indeciso se entrarci o meno, però ci entra scivolando fino alle labbra piene di voglia, fin quando mi sfugge un gemito. Il ghiaccio lentamente si scioglie mischiando il suo liquido al mio, mentre una mano tira su il vestito scoprendomi fino al seno, mi slaccia il reggiseno e scopre anche questo, liberando i miei capezzoli diventati duri e gonfi per l’occasione. In seguito avverto ancora un cubetto di ghiaccio che sale dal mio petto, gira intorno alle mie colline risalendole fino in cima, facendomi gemere a ogni movimento. Adesso mi sfila gli slip, mi tocca con tutte e due le mani calde risalendomi addosso, come se volesse riscaldare il passaggio del ghiaccio. Capto distintamente il suo corpo caldo sul mio, i miei seni premono sul suo petto e il suo cazzo dritto e duro sfiora le mie gambe, come per farsi spazio per il gran finale. Si ferma per un attimo, poi entra con forza e urliamo entrambi, il ghiaccio ormai sciolto aveva raffreddato il mio fuoco, ma non lo aveva spento.

I suoi movimenti diventano sempre più veloci, costantemente più forti, lo sento gemere, il suo fiato è sempre più corto e altrettanto il mio. Lui mi mette un cuscino sotto la schiena, mi tira su le gambe e poi lo sento entrare nei miei segreti più intimi, in quanto io non riesco più a trattenermi, vengo di lui, con le mie viscere lo stringo ancora di più, lo sento godere, irrigidirsi ancora di più, gonfiarsi per poi scoppiare. Successivamente mi slega le mani, mi toglie il vestito e quello che resta, m’afferra collocandomi sopra di lui. Il suo cazzo umido dei miei fluidi è sempre lì, dritto ed eccitato che m’aspetta, io lo agguanto in mano per farlo entrare nel mio corpo per scoparlo, mentre le mie mani curiose toccano quell’uomo sconosciuto, il suo petto, le sue braccia e il suo viso. 

Le sue mani guidano i miei movimenti, mentre con impeto lui mi penetra, lo cavalco finché non lo sento scoppiare ancora di piacere. Restiamo abbracciati per calmare i nostri cuori e le nostre secrezioni, poi mi riveste, m’accompagna con l’autovettura riportandomi verso il parcheggio da dove siamo arrivati. 

In realtà è solamente in quell’occasione che mi toglie la benda dagli occhi, per il fatto che mi bacia lasciandomi scappare via. 

{Idraulico anno 1999}  

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