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Erotici Racconti

Personale interesse

By 17 Febbraio 2019Febbraio 12th, 2023No Comments

E’ già da parecchio tempo che in modo affascinato, vistosamente ingarbugliato e alquanto allietato la osservo, frattanto che guardo i passanti attraverso la vetrata che avanzano. Rossana ha una favolosa capigliatura che digrada in maniera flessuosa sul dorso, assieme a un coinvolgente ottimismo, accompagnata da un’espressione debolmente superba, direi lievemente boriosa, mentre il suo incedere è piuttosto determinato, ma al tempo stesso erotico e voluttuoso. Lei indossa invero una gonna con uno squarcio largo sulla coscia, lasciando semplicemente scorgere là di sotto le sue calze autoreggenti. Il suo camiciotto dall’aspetto chiaro è al contrario persino assai azzardato e spavaldo, perché quei bottoni fissati negli occhielli sono appena bastanti nell’avvolgere le sue floride e straripanti tette, indubbiamente polpute e gradevoli per il fortunato che riuscirà a tastargliele.

Rossana ha degli occhi blu pressappoco come la colorazione del mare quando non è in subbuglio, sono immensi e appassionati, grandi e tentanti, ciò nonostante impercettibilmente dispotici e spietati. Ha la bocca dal taglio regolare, esemplare e ideale per tutto ciò che una bocca possa compiere. Da quello che posso esaminare la corporatura appare ottima, giacché ha delle provocanti rotondità, per il fatto che non deve mettersi sottosopra per farsi notare. Tutto questo florido e ragguardevole fascino lo affronto patendolo tutti i santi giorni, quando le due ante della porta scorrevole si spalancano e Rossana s’approssima al bancone della caffetteria. Quotidianamente mi domanda di servirle una cioccolata in tazza accompagnata da una grande pasta farcita ai frutti di bosco. Io ben gioioso e raggiante di servirla vagheggio nella mia mente farneticando più del dovuto, appronto con dovizia la sua colazione, eppure il mio intelletto volteggia librandosi in ultimo sulla sua epidermide come se la sfiorassi realmente, bramerei riferirle qualche cosa, tuttavia non sono capace.

Squadrando la sua espressività e per mezzo del suo innato piglio, da qualche tempo Rossana ha capito il mio coinvolgimento per lei, perché attualmente durante il tempo necessario per consumare la colazione, lei si trastulla nel farmi rilanci provocanti, con avvedute e intelligenti freddure, spiritosaggini delle quali ambedue ci gustiamo appieno. Io, in effetti, regolarmente non ho giammai l’arguzia pronta né la finezza immediata nel cogliere i doppi sensi, sicché sovente divento rosso in viso rivolgendole lo sguardo, intanto che la sua caratteristica canzonatoria e lussuriosa euforia, in maniera arguta scompiglia immancabilmente i miei composti ed educati giudizi. Rossana quest’aspetto lo conosce bene, ne è al corrente, questa esteriorità la diverte, ha trovato terreno fertile, dal momento che talvolta rimugino che approssimativamente s’attizzi nell’intento di mettermi volutamente a disagio. Successivamente la vedo uscire, mentre c’è un via vai continuo di frequentatori. In qualsiasi mattina Rossana mi disorganizza la quiete, mi scompagina le membra, escogito e medito in continuazione a lei, dopo sconfortato il rancore immancabilmente m’aggredisce e rinuncio, cagionato per il difetto del mio innato ritegno e della mia intrinseca sciagurata insicurezza. Una settimana più avanti, verso sera, m’apprestavo nello sprangare la caffetteria, ma dalla vetrata all’opposto del bancone c’è una persona che mi fa cenno con la mano, io m’avvicino e la riconosco: è Rossana, io in quel frangente le intimo di fare il giro che la farò entrare nonostante stia per chiudere:

“Buonasera, è permesso? E’ ancora consentito accedere?”.

“Nessun intralcio, certo che sì, per una cliente come lei siamo costantemente disponibili” – le manifestai con il candido sbalordimento d’un pargoletto.

“Ciao Daniele, non posso crederci, ci conosciamo da parecchio tempo e tu seguiti ad attribuirmi del Lei” – obiettò Rossana con un’impostazione amichevole e cordiale, perché in verità non lo aveva mai compiuto prima d’ora.

“E’ l’abitudine, devo ammettere che non sono capace d’affibbiarle del Tu”. In quella congiuntura il conseguente e lineare impaccio impregnò la mia mente allagandola e bagnandola.

“Ascolta, ti confido una cosa Daniele, in tutta franchezza antepongo e privilegio il Tu al Lei, perché mi fa sentire maggiormente in totale agiatezza. Stasera io circolavo qui nei paraggi e distinguendo l’illuminazione e i neon accesi, ho considerato di passare di qua per darti la buonasera” – mi enunciò Rossana in maniera lieta e brillante.

Io sono per indole insicuro, modesto e schivo, però non lento a capire né ottuso né tonto pensai. Rossana, in effetti, non può transitare di qua per genuina e disinteressata combinazione, in quanto lei non alloggia in questa zona, risiede dall’altra parte della città, in aggiunta a ciò, l’ufficio dell’assicurazione dove lei svolge la sua attività lavorativa è chiuso da diverse ore, tuttavia forse è un distinto segnale, un’eccellente lusinga, perché adesso non posso abbandonare né sciupare questa deliziosa, squisita e irripetibile opportunità. Io acciuffo il coraggio e in modo leggermente tentennante le domando:

“Rossana, perché non rimani qui per un istante, t’offro qualcosa ben volentieri?” – ribadii, sentendomi tangibilmente un ebete in totale smarrimento, lei all’istante se ne accorse e mi rimproverò annunciandomi:

“Sì, con vero piacere Daniele, però facciamo un accordo. Apprezzerei però di percepirti dove appari una persona normale, dimenticando il quotidiano barman che intravedo tutti i giorni. Ritieni che questo sarà per te ipotizzabile?”. 

A seguito di quel parere uno sballottamento seguito da un forte tremito approdò ruvidamente sul mio groppone. Non avevo più dubbi, Rossana gradiva tormentarmi, vessandomi e insistendo sulla mia modestia e sulla mia naturale introversione.

“Non temere, m’impegnerò al massimo Rossana. Che cosa posso frattanto offrirti da bere?” – terminando faticosamente di parlare e accorgendomi del responso insano che frattanto le proferii.

Rossana visibilmente rallegrata dal mio naturale impaccio s’avvicinò deliziata agguantandomi per il polso, fintanto che la sua lingua intingeva le mie labbra, dopo lo appoggiò sul suo seno e chiudendo gli occhi mi sussurrò: 

“Adesso scrutiamo a che cosa sono adatte queste valenti mani, per appagare e per saziare in conclusione la mia perenne e libidinosa smania”.

Il mio pungolato muscolo cardiaco tamburellava al massimo, m’angustiavo e penavo nel confidare che tutto questo stesse avvenendo concretamente, quell’epidermide mi condusse in un autentico rapimento, perché al momento quello che avevo incessantemente sperato era là di fronte ai miei occhi, a pochi centimetri, allestito per essere prontamente ghermito. Io in quel frangente la baciai, così come effettuerebbe un adolescente con la prima morosa, captavo le sue adorabili labbra sulle mie, mentre la temperatura della sua garbata lingua ornava la mia eccitazione abbellendola. Io afferrai Rossana verso di me boccheggiando sul suo collo, mentre percepivo la partecipazione attecchire fra noi due:

“Era ora Daniele, non ero più in grado di reggere, smaniavo dal desiderio” – mi mormorò Rossana finalmente affrancata e contenta per la mia decisione d’uscire allo scoperto.

Repentinamente la mia apprensione scomparve e il mio taciuto slancio ebbe la netta prevalenza. Io la baciai nuovamente con piacevolezza e veemenza esponendole:

“Cara Rossana, tu non hai idea da quanto tempo io ti bramo” – le ripetei, ammirandola in tutto il suo favoloso splendore.

“Sei un amore, non ti resta che acciuffarmi Daniele, sono qua per te, voglio cogliere appieno il tuo intimo desiderio, ho un focolare che divampa, soltanto tu potrai sedarlo e sopirlo”.

Io l’agguantai tra le braccia e gentilmente la collocai sopra un piccolo tavolino in un angolo. Esaminandola con lentezza iniziai a denudarla, la sua camicia chiara digradò velocemente in modo così naturale, che pareva scivolasse da sola lasciandomi il suo corpo a completa disposizione. Le sue tette erano un incanto, belle formose con degl’irti capezzoli. Alla maniera d’un giocoliere gliele liberai da quella magnifica intelaiatura del reggipetto, consentendomi di saggiarne la consistenza con la mia bocca. Io udivo Rossana che si contorceva ogni qualvolta che la lingua toccava il capezzolo, partendo dal lato esterno con un movimento circolare come se m’arrampicassi su di un’altura girandoci in tondo. Io avvertivo il suo tocco su di me che mi esplorava in modo accurato, mi sembrava d’ascoltare il battito del suo cuore che accelerava, allorquando lo sfregamento della chiusura lampo della sua gonna spezzò quella quiete piena di sobbalzi e di smorzati lamenti.

Rossana scese dal tavolino e la gonna come per incanto cascò per terra come una salvietta di stoffa. Quel corpo esemplare ammantato d’entusiasmo e d’eccitazione era là statico davanti a me. Il suo tanga provocante abbellito di lascive e voluttuose nitidezze, osannava in conclusione alla completa passione. Le sue affusolate gambe parevano abbozzate sulle calze, che terminavano proprio dove il piacere ha inizio decorandolo di un’indiscussa carnalità. Io restai là per un istante in contemplazione, di stucco di fronte a così parecchio sfolgorio. Le mie mani discesero sui fianchi nel voler tracciare una melodia su quel rigo musicale, la composizione della cupidigia sbaragliante e vorticosa. Le labbra arroventate d’ardore si misero a correre su quel corpo appassionato e carico di vibrazioni. Boccheggiando mi trattenni sull’addome come se fosse un piatto straripante di nutrimento succulento, mentre le mie mani occupavano quelle tette accalorate e incontenibili d’eccitazione.

Dopo digradai ancora di più sfiorando il suo duttile e odoroso frutto soffermandomi e tastandolo con la lingua, vedevo quel tanga infradiciarsi costantemente, come se m’invitasse per bere quella bevanda squisita. Rossana boccheggiava con la bocca aperta leccandosi le labbra e le dita, per poi passarsele sui capezzoli. Comodamente sfilai il tanga senza toccarle la parte più sensibile, le sue gambe s’allargarono e la mia lingua s’affiancò alle sue labbra. Bramavo farle perdere la bussola, volevo farla farneticare. Seguitai in tal modo fino a quando un’implorazione non fuoriuscì dalla sua bocca. In quel mentre le divaricai le labbra, collocai la mia bocca sul clitoride, come se dovessi mangiare un gelato e captai la sua radicale e tormentata passione esplodermi nella bocca. La lingua scorreva amabilmente, dapprima speditamente dopo adagio. Oscillando, voltando, andando su e scendendo giù, pigiando e aspirando.

Rossana era nella piena esaltazione dei sensi, si mordeva le labbra, stringeva forte le sue tette, godeva esprimendo penetranti gemiti, interrotti per l’occasione da cavernosi spasimi, perché mi spingeva la testa contro di sé muovendola al ritmo che più le aggradava. Dopo allungò le gambe stringendomi tra le sue cosce, giacché trattenendo il fiato ebbe un orgasmo irrefrenabile e travolgente che inondò la mia bocca. Io mi sollevai per vederla godere, adesso si era girata su d’un fianco, per il fatto che essendo rannicchiata la sentivo mugolare di piacere mentre prendeva fiato. Era davvero uno spettacolo eccitante, una femmina fenomenale, sicché mi denudai sedendomi di fronte a lei, le afferrai un piede e iniziai a massaggiarglielo. Lei s’alzò e ci baciammo.

Io distinguevo la sua mano che mi stringeva forte il cazzo, se lo passò più volte sulla fica come se volesse vendicarsi. Captavo le sue gambe traballare, poi il calore del suo interno avvolgermelo adagio. Rossana chinò la testa indietro nel momento in cui si sentì piena, e mentre la tenevo per la schiena si passava le mani nei capelli ansimando e danzando lentamente con il ventre, strofinandosi sulla mia pelle. Io la guardavo mentre la totale lussuria usurpava il suo splendido corpo. Io avvertivo di netto il suo intimo piacere fuoriuscire, la smania occupò il suo posto intraprendendo una cavalcata esasperata, mi gustavo il suo interno pulsare, mentre scorreva su e giù massaggiando il mio cazzo, che vibrava dentro le sue viscere come una barra delirante e dissennata. Saliva fino a farlo quasi uscire, per poi scendere di colpo per poi soffermarsi un attimo e muovendo il bacino in senso rotatorio. Rossana mi stava facendo ammattire dal piacere.

Io iniziavo ad avvertire il suo interno stringersi in maniera affannosa e frenetica, indomabile e istintiva, giacché lei simultaneamente a ogni irrigidimento tratteneva il fiato per poi strepitare dal piacere. Pure io non riuscivo più a dominare né a gestire il piacere, quando a un tratto mi strinse per i capelli e guardandomi negli occhi ebbe un orgasmo che innescò finanche il mio.

Io sborrai tutta la mia densa e viscosa linfa per tanto tempo accumulata e trattenuta, sopra la sua deliziosa fica strepitando il mio poderoso orgasmo e infine la strinsi a me. In seguito restammo in conclusione in quella posizione diversi minuti, riempiendoci di baci e ridacchiando della mia inguaribile e irrecuperabile timidezza. 

{Idraulico anno 1999}   

 

 

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