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Racconti Erotici

Postumi di puro benessere

By 2 Febbraio 2020Giugno 17th, 2020No Comments

L’altro giorno Matilde ha lascivamente abbandonato il suo corpo sull’ottomana mostrandomi le sue deliziose, ridondanti e sode floride grazie, io sono là affaccendato alla scrivania intanto che termino di trascrivere alcuni essenziali appunti, per l’assemblea che si terrà domattina dal direttore. Lei mi squadra e mi comunica in modo concupiscente e libidinoso che vuole essere afferrata, ha voglia, perché vuole percepire il mio ardente e vivace desiderio di maschio. Lei sbarra gli occhi e aspetta, temporeggia chiedendomi d’avvicinarmi a lei. 

Io percepisco il distinto e tangibile bollore di quell’energica e focosa femmina, decisamente unica e rara, m’accendo entusiasmandomi del suo odore bramoso di donna smaniosa in calore, m’alzo dalla sedia e la palpeggio tutta con le mani, in seguito digrado con la bocca sulle tette, i suoi occhi sono costantemente sbarrati, intanto che io avverto che la sua epidermide freme al passaggio del mio incisivo e irrompente tocco. 

Matilde poco dopo mi raccomanda di parlarle, mi propone di riferirle frasi oscene e sboccate, perché vuole udire le mie lascive finalità e i miei scostumati intenti, a dire il vero desidera ascoltare le mie depravate tendenze. Brama che le proferisca vocaboli sboccati, ha necessità del mio ammonimento accattivante, passionale e palpitante, perché si eccita ulteriormente, nel tempo in cui Matilde m’affagotta interamente brandendomi la patta dei jeans. 

La situazione al momento si è lestamente capovolta, perché Matilde si avvicina tastandomi le labbra baciandomele, prosegue lambendomi il torace e scendendo a rilento fino al pube. Là di sotto tergiversa per qualche momento, percepisce che mi sto infervorando, lei insiste di proposito, estrae il mio cazzo dai jeans, soffermandosi per lungo tempo sul frenulo, stuzzicandomelo e lambendomelo con dovizia con la lingua. Ci sa fare, niente da dire, è la sua prediletta e amatissima mansione, perché in modo accorto e sapiente la sua lingua scivola muovendosi per tutta la lunghezza del cazzo fino ai testicoli, in ultimo me li addenta prudentemente e nel contempo tenta d’introdurmi un dito nell’ano e infine ci riesce, facendomi sperimentare in modo eccellente un benessere maggiore muovendosi ritmicamente in modo calcolato. 

Io sono attualmente disteso sull’ottomana sotto le sue lussuriose e spregiudicate grinfie, mi sento un re, mentre le accarezzo le tette e nel contempo le infilo un dito nella nerissima e lanutissima fica. Al tempo stesso, presto con sollecitudine attenzione ai suoi libidinosi propositi, perché mi sta facendo un pompino fuori da ogni concezione, io le ribadisco di continuare, che sono già all’apice, lei però desiste e fa di testa sua in ultimo fermandosi. Le sensazioni che provo sono inenarrabili, favolose, il cazzo vuole esplodere, lei però non me lo permette. Mi riferisce che l’attesa sarà ancora più bella, fenomenale e mirabile, che le meraviglie che mi sta donando saranno in seguito incrementate, risultando per me portentose e inesprimibili. 

Repentinamente però Matilde ancora una volta cambia prospettiva, l’angolazione dell’amplesso adesso è differente, perché si colloca sopra di me nella postura della smorzacandela, così lei ha modo di squadrarmi con cura e attenzione in volto. Avverto che la sua fica inghiotte interamente il mio cazzo divorandolo in quella smaniosa e accogliente umida fenditura, intraprendendo in tal modo una lussuriosa e incontinente danza erotica. Il suo movimento è qualcosa di straordinario e di sbalorditivo, io sto sragionando e sproloquiando per quello che vivo, mi sento depredato, il mio essere è in completo potere, in razzia del suo dissoluto e depravato libertino comando. Matilde, invero, lussuriosa, sfrenata e intemperante qual è, mi ha stupito ancora una volta, perché io ho da poco scoperto che predilige effettivamente la posizione della smorzacandela al contrario. 

Lei mi dà le spalle muovendosi però come nella smorzacandela tipica, mi ribadisce che se io piego le gambe lei fa meno fatica, in quanto può appoggiarsi con il busto, dal momento che le permette di mantenere la posizione più a lungo, giacché questa posizione al contrario è assai indicata come si suol dire “per le lunghe percorrenze”. Mi fa notare, precisando altresì, oltre che essere comoda, questa posa consente di stimolare il retro del canale vaginale, perché si tratta d’una zona tendenzialmente meno sensibile, ma che offre comunque sensazioni interessanti. Inoltre, Matilde è un poco più comoda, tenuto conto che fa meno fatica a massaggiarsi il clitoride mentre si muove su di me. Io l’ascolto eccitato, sono piuttosto aizzato e scatenato, sicché m’adeguo dandole il meglio di me. Non m’importa molto se in questa posizione della smorzacandela al contrario manca il contatto visivo, per ovvie ragioni, ciò nonostante troviamo l’appropriato rimedio perché di fronte a noi abbiamo una grande specchiera. 

Matilde si ferma, va a intermittenza, poi ricomincia il vivace balletto erotico, io non posso più reggere né trattenermi, mi sta conducendo al lussurioso traguardo finale, non riesco a contrastarla né a frenarla. Mi accorgo che sto testualmente per allagarla, capto che sto per eiaculare, lei si muove più appassionatamente, si dimena, strilla, s’affanna, mi graffia con le unghie, ma ecco che accade l’impensabile, l’irrealistico e l’inaspettato. Matilde si ferma di nuovo, perché adesso è lei che geme, mi sta manifestando il suo energico, frastornante e sconquassante orgasmo, me lo sta facendo assaporare, lo vuole spartire con me, Matilde mi sta sommergendo pienamente, strilla il suo maestoso lamento di puro piacere, poiché questo gesto mi consente di conquistare l’acme finale. 

I ruoli adesso si sono lestamente invertiti, Matilde lo esige, io sono sopra di lei, il mio cazzo invero non è enorme, è però ben proporzionato, decisamente estetico e adeguato per la sua pulsante e pelosissima nera fica, nel tempo in cui io la osservo indebolita e stremata per quel nerboruto orgasmo appena raggiunto. Nonostante ciò, Matilde riprende fiato e mi esorta di scoparla accuratamente, però a rilento, tenuto conto che lei vuole in conclusione adocchiare che io le riversi addosso il mio bianco seme, annaffiandola meticolosamente sulle tette con la mia lussuriosa e succulenta sborrata, che vuole vedere attentamente quella squisita scena. Lei, invero, predilige guardarmi nel momento in cui io frigno in maniera deliziosa e stuzzicante compiendo quello spontaneo e corporeo atto, perché quella è la sua avida e bramosa aspirazione, la sua recondita e libidinosa turpe fantasia. 

Tempo addietro, in realtà, Matilde m’aveva sciorinato e illustrato che le sarebbe interessato e piaciuto molto, cercare di comprendere e d’osservare quel primordiale gesto, ovverosia di come lo sguardo del maschio allorquando sborra si trasformi, la pelle che cambia profumo, che è avvincente assistere ed esaminare le sue espressioni anche se trattenute, il viso che cambia espressione, scorgere come l’uomo storce la bocca e come gode in maniera disinvolta, libera e franca, anche se in verità io non avevo badato né mi ero preso troppo cura dei suoi accurati concupiscenti e vogliosi discorsi. 

Lei mi menziona che è bellissimo quando s’avvicina l’orgasmo, che la frequenza cardiaca e respiratoria aumenta, che il maschio all’approssimare dell’orgasmo è portato ad ansimare in modo marcato, che il cazzo tende ad indurirsi diventando subito più gonfio e compatto, prima e durante la sborrata, che il glande propende a gonfiarsi maggiormente e ad essere più rosso, che lo sfintere dell’ano può contrarsi energicamente poco prima dell’orgasmo, iniziando a restringersi e a rilassarsi ritmicamente, talvolta involontariamente per alcuni secondi durante l’emissione dello sperma, che prima della sborrata, che i capezzoli del maschio tendono ad ingrossarsi, che io sono il suo uomo privilegiato, il maschio prediletto, che quando io la riempio diligentemente con il mio candido e denso seme lei si disseta appagandosi e beandosi della mia viziosa e carnale opera. 

Al momento restiamo appiccicati ed esausti, assorbiamo e comprendiamo i residui d’un vivace, esasperato e insaziabile piacere dei sensi. Abitiamo e viviamo tuttora congiuntamente. 

{Idraulico anno 1999} 

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