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Erotici Racconti

Recondita tenacia

By 28 Giugno 2018Febbraio 10th, 2023No Comments

Talune volte quello che s’incunea insinuandosi indifferentemente nei meandri delle persone ha di disorientante, d’ingarbugliante e persino d’emozionante, per il fatto che mi riferisco alle circostanze tra gli ambosessi, man non soltanto, perché alcune volte in maniera inattesa e inimmaginabile accadono delle fauste e propizie avventure, che ti sconquassano l’animo, l’audacia e il corpo facendoti galleggiare per aria scardinandoti i sensi. 

La persona in questione da me lungamente bramata è per la precisione Diana, giacché è la sorella maggiore di Norberto. Lui, invero è stato tanto tempo fa il mio compagno di studi, di malesorti e di scalogne quand’ero ancora un allievo universitario. Diana attualmente è la collega di Aurelio, lui è allo stato odierno il mio fedele confidente, Diana è tutto il meglio che si possa aspirare d’ottenere e di ricevere da una donna, dal momento che lei è per l’esattezza ciò che io ho giorno e notte coraggiosamente ambito. 

Effettivamente la figura di Diana al presente è dinanzi a me che mi squadra, soppesandomi e scandagliandomi con un’occhiata da preda vorace e al tempo stesso con un amabile e garbato guizzo, assieme a quel profondo bagliore di donna che giace nella sua parte interiore. Io capto che Diana ha una voglia spropositata di me, una gigantesca disposizione d’aprirsi, avverto distintamente la fragranza che diffonde la sua fica, l’aroma che emana la sua intima eccitabilità, il suo continuo fermento. 

Diana indossa un reggipetto che racchiude a fatica le sue enormi tette con due magnifici capezzoli, che io ho appassionatamente individuato esplorandoli con le mie allettanti occhiate, tutte le volte che ne ho avuto la limpida occasione. Diana indossava delle calzemaglie chiare, al presente non le porta più, ha un perizoma che ben risalta le sue forme non facendo niente per celare segregando peraltro le eccezionali pienezze dei suoi glutei, protuberanze queste ultime che avrei voluto intensamente occupare dominandole da parecchio tempo.

Lei è incipriata in modo preciso, sembra quasi snaturata e sofisticata, ha la capigliatura annodata di proposito in maniera tale da permetterle di conservare sciolta e scoperta la limpida linearità della faccia, perché lei possiede un muso spoglio e sobrio, ma armonico e graduato nel suo insieme con una polposa bocca, bocca che quest’ultima mi scardinava, in quanto ho incessantemente vagheggiato di sbaciucchiare.

Diana ha al presente un indumento di colore scuro, al momento ci osserva dalla soglia della camera, essendo rientrata in compagnia del suo conoscente. In quella precisa circostanza Diana m’aveva ispezionato con lo sguardo perforandomi l’anima, m’aveva adocchiato negli occhi profondamente, io mi ero imbottito del suo corpo farneticando. In quell’occasione Diana m’aveva linearmente mormorato vocaboli diretti, eloquenti e precisi, definizioni che avevano trovato unicamente collocazione nei miei continui miraggi. 

Lei, invero, aveva sbadatamente posato le sue tette sul mio torace, tette che per la prima volta nella mia vita sto per vedere nudi accomodandosi di fianco, eseguendo di tutto per deconcentrami dalla presenza degli altri che assistono al torneo di tennis in TV, che d’altra parte stanno proseguendo senza di me. Diana aveva disciplinatamente domandato se qualcuno di noi l’avesse aiutata per sgombrare la tavola, stoviglie e bicchieri peraltro che non abbiamo neppure lambito. In quella circostanza, in modo audace, si era scagliata su di me solamente dopo aver varcato il salotto, tinello quest’ultimo che diventerà presentemente il teatro indiscusso della nostra cupida e smaniosa voglia. 

Diana aveva inseguito agognando la mia lingua assieme alla sua ospitandola appassionatamente, così come compirebbe qualcheduno che ti soccorre spalleggiandoti in modo propizio nel deserto quando sei assettato. Lei aveva indirizzato la mia mano verso la sua pelosissima, rossiccia e odorosa privatezza di femmina, che io bramo subito invadere, profanandola più d’ogni altra realtà.

Diana slegherà il reggipetto, facendolo penzolare ancora ben imbevuto del suo intimo effluvio, farà sdrucciolare quel velo che ricopre la sua intima fortezza, quel forziere che mi fa tanto sragionare facendomi delirare le membra, esponendomi in conclusione quella deliziosa e villosa rossastra fica sommersa di fluidi, fica che io bonificherò imbottendola con tutta l’energia, la passione e la vivacità che ho in corpo.

Diana nel mentre s’accosterà verso di me sbottonandomi i calzoni, mi scoprirà il cazzo puntandoselo in modo ansioso e convulso verso la sua famelica fenditura, issandosi in conclusione su di me strappandomi l’alito, sospiro che enuncerà solamente il suo appellativo, ricevendo un ultimo una tensione spasmodica devastante, un orgasmo confrontabile soltanto a quello che otterrò io. 

{Idraulico anno 1999} 

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