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Riavvicinamento e armonia

By 27 Agosto 2020Settembre 13th, 2020No Comments

Io mi sono astiosamente e squisitamente vendicata, giacché quel piacere ha avuto un aspro, intenso e violento sapore, così come un frutto succulento attualmente ancora immaturo, che ti fa raschiare la dentatura facendoti spremere gli occhi fino a farti comparire le lacrime. Io mi sono rifatta, eppure a dire il vero mi sono addirittura invaghita rivalendomi di quel piccolo sfacciato, mi rammarico soltanto d’averlo dovuto trattare così, perché avrei voluto poterlo amare con più dedizione, entusiasmo e trasporto, senz’altro con meno cattiveria, durezza e infamia.

Io sono delle volte come un’autentica pantera del deserto, questo sì lo riconosco, perché quando mi muovo il mio passo è lento, morbido ma felino, analizzato e vagliato in ogni dettaglio, dall’impatto del mio sguardo, dai miei occhi cangianti, dal colore della mia pelle scura lucidata con l’olio profumato, dai capelli neri brillantissimi sparsi a ciocche, per il fatto che mi sono costruita inventandomi una bellezza che produca e che provochi desiderio, ma anche deferenza e rispetto, perché lui con la sua mediocre e volgare sfida aveva provato ad abbassarmi, tentava di degradarmi, in un certo senso a provocarmi disprezzandomi, sennonché quella faccenda io non potevo lasciarla cadere così nel nulla, però mi piace, so che ha sbagliato, ma ora siamo pari.

Parecchie volte curiosamente mi sorprendo, di come la sfida, la vendetta e la rabbia possano creare singolarmente duraturi e intensi legami. Io da quella volta non l’ho più visto, l’ho convenientemente evitato e lui ha fatto lo stesso con me, forse mi teme, no saprei di preciso, ma so che c’è, perché non riesco a levarmi dalla testa né dagli occhi il suo corpo soggiogato e umiliato, adesso però siamo pari dicevo poc’anzi. Ebbene sì, perché anche questa è Suheila, in persona: io perciò lo voglio ancora, so precisamente dove andare per farmi vedere, perché stavolta non lo legherò né gl’impedirò di fare nulla.

Oggi è una radiosa giornata, il caldo torrido d’agosto si sente eccome, le strade del centro sono vuote all’ora d’entrare in ufficio, in quell’istante ripasso vicino a casa e lo vedo. Incredibile: da non credere, chi ho sovente chiamato bastardo, chi ho legato, schiaffeggiato e scopato senza complimenti, al momento mi fa battere totalmente il cuore, anzi, me lo sbaraglia. I capelli sono ancora belli, un po’ più scomposti del solito, legati in un ciuffo svuotato dalle numerose ciocche del mio precedente taglio, il calore di quello strano giorno m’assale in modo inconsueto infervorandomi, perché capto una prepotente pulsazione dal sesso, quasi un morso che mi fa sveltire il passo, se soltanto non m’avesse insultato ripeto a me stessa carica d’una poderosa libidine. Ashraf mi vede, un lampo insperato compare nei suoi occhi, lui è in bicicletta, ha una camicia rossa e frena, forse anche lui si è rammaricato addolorandosi per quello che ha fatto, probabilmente era ubriaco, chissà. In quell’occasione io m’avvicino a lui, lo accosto mentre lui tace con un’indefinibile espressione nel bel viso da quei tratti regolari:

“Puoi dirmi chi ti ha slegato?” – gli chiedo io con solerzia, lui sorride e nel frattempo lievemente sgomento per quella richiesta abbassa lo sguardo:

“Suheila, mi dispiace tanto per quello che ho fatto l’altro giorno, sono proprio sconfortato, però tu m’hai avvilito e umiliato abbastanza, non pensi?”.

Io resto in silenzio e lo guardo con attenzione soppesandolo, cercando di valutare i suoi pensieri afflitti ammiro i suoi bellissimi occhi, adesso sono un po’ lucidi e chiaramente mi evitano:

“Non so come mi sia venuto in mente d’offenderti così, non intendevo maltrattarti, dovevo essere in preda a un colpo di calore. Tu mi piacevi, ero arrabbiato perché tu non m’hai cercato, in nessun caso hai mai prestato attenzione, io ti bramavo e tu m’ignoravi trascurandomi di continuo”.

Il ciuffetto dei suoi capelli s’apre in due sulla fronte lasciando manifestamente scoperto e indifeso quel vuoto creato da me, il silenzio al momento è adeguatamente riempito dal caldo soffocante e dal rumore continuo dei motorini che sfrecciano a quell’ora rovente. Sì, è vero, abbiamo esagerato entrambi, devo ammetterlo pure io ho oltrepassato la misura caricandoci su, poi Ashraf alza a fatica lo sguardo e m’annuncia:

“Mi riaggiusteresti il taglio come piace a me per favore?”.

“Certo che sì, sarai presto accontentato, fidati”.

Per oggi tutti e due non andremo a lavorare, io rientro per la seconda volta nel suo portoncino, stavolta però la passione e la volontà è morbida, conciliante, aggiungerei d’una dolcezza persino estrema. Dalla strada s’avvertono suoni ovattati della città e del mercato che a fatica s’animano, mentre nel silenzio del soggiorno Ashraf mi porge il suo taglia capelli e si siede. Io gli slego la chioma, gliela pettino accarezzandola, ci passo le dita scorrendole lentamente con amorevolezza, dopo chiudo gli occhi e m’accorgo d’avere le mani sulle sue guance, in breve Ashraf m’annuncia in un soffio:

“Mi vergogno moltissimo Suheila, sono mortificato per questo che è successo”.

Il suo respiro sobbalza di singhiozzi, questo comportamento in verità mi sorprende e m’intenerisce in modo inatteso, tenuto conto che arriva fortuito e per di più insperato, io vado avanti aggiustandogli quella chioma chiaramente deturpata:

“Al momento sei di nuovo bellissimo” – gli riferisco io gioiosa e carica di speranze.

“Adesso non sono più arrabbiata con te, veramente”.

Finalmente lui mi guarda negli occhi e s’alza dirigendosi nella stanza da letto, in seguito ci sdraiamo senza bisogno di dire niente, io gli sbottono lentamente la camicia e mi lascio spogliare del mio abito estivo, in quel momento socchiudo gli occhi sussurrandogli:

“Mi piacevi prima Ashraf, adesso però mi piaci molto di più”.

Io gli accarezzo la pelle morbida, bacio le sue guance, le sue labbra ben disegnate in maniera delicata, gli accarezzo i capelli, dopo mi soffermo a leccargli il petto centimetro per centimetro come un cucciolo, mentre il mio sesso s’inonda subdolamente ma spiccatamente d’un lattiginoso liquido pulsante di fenomenale e d’incontrollabile piacere. Compio tutto questo in un lento sospiro soffocato, sento le sue braccia che si stringono intorno a me, il corpo che s’incolla, s’incastra, poi sono completamente sotto di lui, il mio sguardo è una supplica di carezze:

“Adesso puoi benissimo rivalerti su di me se preferisci, fa’ come meglio credi” – gli soffio io nell’orecchio quasi stuzzicandolo in modo sottinteso con un bacio, abbandonandomi infine tra le sue mani.

Il suo volto scivola su di me, le sue mani stringono i miei seni, sento la sua lingua che si svaga sui miei capezzoli già induriti, li morde appena, li succhia mentre io squagliata dal piacere nel suo letto lo imploro di mordermi e di graffiarmi più forte. Ashraf mi stringe contro il suo corpo, con le dita cerca la fica, affonda dentro, cerca il clitoride, passa e ripassa le dita sopra strappandomi lunghi singhiozzi di puro godimento. Io spalanco le cosce offrendomi alle sue carezze, m’inarco verso di lui tesa da un imminente orgasmo intensissimo, afferro nel frattempo con una mano tenace ma in maniera ospitale il suo cazzo:

“Entra dentro, lo voglio tutto, fammelo assaggiare” – gli chiedo con gli occhi socchiusi, imploranti e famelici.

La penetrazione è bruciante, appassionata e irruente, peraltro già abbondantemente intrisa dai miei fluidi; incollata al suo corpo io mi muovo a onde, ci stringiamo in un abbraccio incandescente, tutto il mio corpo si muove sotto il suo, i seni si sfregano sul suo petto, il clitoride sul suo pube, mentre con movimenti pacati cerco di farlo affondare più intimamente dentro di me. Ci baciamo senza scollarci, succhio le sue labbra, la sua lingua, il suo viso in un reciproco scambio di sussurri, mentre il suo peso mi leva il respiro e tutto il mio corpo vibra a ogni suo colpo. In modo brusco, inatteso e impensabile godiamo entrambi nello stesso momento, senza respiro, un capogiro fortissimo mi pervade, un sussulto, il mio corpo è bagnato, è completamente in suo possesso, senza peso, senz’opposizione né resistenza. Io mi sciolgo in un grido che non riesce comunque a coprire il suo, liberatorio, sfacciato e senza pudore, mentre la vibrazione del suo orgasmo mi raggiunge nel profondo fino a farmi male, fino a bruciarmi sbaragliandomi. I suoi sussulti proseguono incontrollati, dopo pure lui s’accascia svigorito fra le mie braccia.

In quel preciso istante non abbiamo segreti né scudi né timidezze. Dobbiamo ammettere e confessare che ci siamo rimproverati, ci siamo sfidati e in ultimo ci siamo amati. Il calore della stanza è all’estremo, malgrado ciò il nostro poderoso abbraccio prosegue, non si scioglie. Ashraf resta disteso su di me, il corpo è diventato scivoloso per lo sforzo, il minimo movimento mi strappa un ultimo fremito di piacere accanito e implacabile al tempo stesso:

“Va bene così” – dico io, continuando a stringerlo fra le braccia con tutta l’affettuosità e la tenerezza possibile, come volessi entrare a far parte del suo corpo marchiandolo.

“Suheila, tu mi piacevi davvero, io riconosco d’aver sbagliato, ma andiamo avanti”.

Lui al momento mi sta ammirando intimamente negli occhi, mi squadra, i suoi occhi comunicano, perché stanno conversando amabilmente e in silenzio da soli, al presente non c’è più sfida né vendetta né vergogna.

In tal modo restiamo sul letto arrotolati nella globale esaltazione e nel completo innalzamento dei nostri corpi, in una calda mattina d’agosto senza la minima preoccupazione di dover pensare di recarci a lavoro, per il fatto che un lungo e tenero bacio di riconciliazione da parte mia è la risolutiva e sintetica risposta.

{Idraulico anno 1999} 

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