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Erotici Racconti

Sdraiarsi e rasserenarsi

By 18 Febbraio 2018Febbraio 6th, 2023No Comments

Ci sono talora dei giorni così, quei giorni d’inverno nei quali t’accorgi palesemente che la voglia si fa liquida e s’allontana senza un reale perché, dove la fantasia scivola e sfugge segretamente come la seta tra le dita, perché è impalpabile, inavvertibile, talmente tenue dal momento che non riesci a trattenerla. Oggi, in realtà è precisamente uno di quelli, un giorno nel quale basta chiudere gli occhi e la vedo nitidamente: ebbene sì, perché assisto rivedendo una casa in una località sui monti, una di quelle con le persiane di legno, un gran letto con il piumone e un camino, poi trovo te che dormi beatamente senza vestiti addosso.

In seguito vedo me stessa, accovacciata sul grande letto matrimoniale che ti massaggio affettuosamente con le essenze di sandalo, disegnando sul tuo corpo percorsi d’insperato piacere. Tu però non ti muovi, non dici niente, visto che te ne stai lì con gli occhi chiusi e con le braccia spalancate assaporando ogni mio gesto: tu hai un’aria placidamente rilassata, le labbra accennano un sorriso, la luce del camino illumina i nostri corpi nudi creando nella stanza una superlativa atmosfera calda e sensuale. Io ho al presente la vista annebbiata e le tempie che mi pulsano, ti voglio da morire, tuttavia mi trattengo, respiro a fondo e continuo a massaggiarti.

Le mie carezze inizialmente delicate e leggere diventano via via più decise, le mie dita più intriganti, maneggione e traffichine. Con le unghie seguo il profilo del tuo corpo lungo i fianchi, le cosce, poi risalgo percorrendone l’interno su fino alla pancia, il petto, il collo, le tempie e poi di nuovo diverse volte. Quei piccoli fremiti sottopelle mi fanno realmente intuire che non desideri più dormire, perlomeno non subito, ciononostante io voglio prolungare a dir poco questo momento il più possibile e avverto distintamente che anche tu lo vuoi. Capto che sei completamente abbandonato nelle mie mani e nei miei pensieri, allora ti bacio delicatamente dietro le orecchie, poi ti sfioro con le labbra sul collo rifacendo il percorso di prima. Ti solletico con la punta della lingua l’interno delle cosce, tu inarchi un poco la schiena con un movimento lento, dato che ti sfugge a un gemito di piacere, però mi lasci fare già pregustando quello che verrà dopo.

Con la coda dell’occhio, vedo i resti della colazione sul comodino, un po’ di pane e una piccola ciotola di miele, però non posso trattenermi: rapidamente lo prendo e inizio a versare il nettare ormai quasi liquido sopra il tuo corpo, sul petto, la pancia poi sul sesso a piccole dosi, perché non mi stanchi il sapore. Poi, lentamente inizio a leccarti con dei piccoli colpi di lingua, riempiendomi del tuo sapore un po’ salmastro combinato con quello dolcissimo del miele. Al momento il tuo corpo è tutto un fremito e il tuo respiro è accelerato, giacché i tocchi della lingua diventano più audaci e ingordi, fino a quando io avida di te e di quel nettare ti bacio leccandoti il cazzo. Le tue mani da inermi e sprovvedute, iniziano a frugarmi sotto la maglietta leggera un po’ lunga, poi sotto gli slip, adesso il tuo cazzo punta il soffitto lucido, io m’eccito e mi riempio la bocca di te, infine ti tocco, t’accarezzo e ti lecco con calorosa veemenza. 

Tu mi fermi e mettendoti a sedere sul letto mi baci sulla bocca a lungo, appassionatamente. In seguito mi spogli in fretta e vieni sopra da me, incapace e malaccorto di trattenerti oltre mi penetri, eppure io non m’accontento, visto che non è sufficiente neppure per te. Dopo pochi istanti rallenti il ritmo, riversandomi colpi più decisi e costantemente più lenti, io mi sciolgo come il miele lasciato sul comodino, intanto i nostri fluidi si mescolano, i sensi s’annebbiano, giacché si perde la cognizione dello spazio e la consapevolezza del tempo.

Vorrei urlare, preferirei stringerti, abbracciarti e baciarti fino a consumarti, però non sono più su questa terra, il mio cuore pulsa sempre più rapido, io mi perdo nell’istante infinito, ma non ancora, ti prego, non ora. Io voglio prolungare questo piacere smisurato fino allo spasimo, in tal modo mi stacco da te e ti chiedo di sdraiarti di nuovo, infine ti sono sopra, eppure ti volto la schiena. Le mie mani frugano e sfregano le tue intimità, t’accarezzano le cosce sode e muscolose, il tuo corpo è teso, tutti sensi sono attivi e pronti, la pelle è umida d’uno strato di sudore sottile. Io starei così per lungo tempo, le tue mani sui fianchi m’accarezzano la schiena giù fino a quel solco che divide quel territorio, io sento le tue dita inoltrarsi fin dentro il mio corpo, là dove l’intimità è assoluta e dove soltanto a te è consentito arrivare. 

Il desiderio è irrefrenabile e travolgente, insopprimibile, la voglia di te è convulsa e infinita, io agguanto il tuo cazzo, lo cospargo ancora di miele per renderlo scivoloso guidandolo con dei movimenti morbidi delle anche, mentre s’inoltra nella foltissima e perversa oscurità di quell’anfratto. In quell’istante mi sfuggono gemiti di dolore misto a piacere, so soltanto che vorrei morire, ma non vorrei che tu smettessi mai. Tu ti muovi adagio, io sento il calore che emana il tuo corpo, il tuo respiro e le tue parole di felicità e di godimento. In questo momento sono seduta completamente sopra di te, d’improvviso t’alzi, mi fai mettere carponi, giacché tu sei posizionato dietro di me. In questo modo mi prendi dapprincipio sul davanti e successivamente di dietro, infine di nuovo con le mani e con il sesso, allora mi stendo sul letto, intanto che mi baci sulla bocca e sui seni.

Progressivamente vieni dentro di me, io ti stringo e ti soffio nelle orecchie, perché ti voglio adesso, tu accenni qualcosa di lascivo e di scostumato, io però non capisco bene e sorrido, mentre la mia risata soffocata si trasforma nei nostri mugolii di quel piacere tanto atteso e assai a lungo rinviato, scuotendoci entrambi con dei sussulti. 

In conclusione tu ricadi su di me indebolito, sfinito e svuotato, mi baci sul collo, dici cose astruse e incomprensibili, con il respiro corto di chi ha compiuto una lunga corsa e t’abbandoni al sonno. Io t’accarezzo, sorrido e chiudo gli occhi.

{Idraulico anno 1999} 

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