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Racconti Erotici

Sharon – Racconto di fantasia – BLOCCO 2

By 17 Marzo 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Ormai ci vedevamo spesso io e Sharon. Da quando praticamente eravamo andati oltre i limiti che lei e il suo ragazzo, futuro sposo, avevano sperimentato, la signorina non s’era più staccata da me. Era evidente che il ruolo di amante disponibile e decisamente disinibita la eccitasse da morire. Fui io, ancora una volta, a spingere oltre quel rapporto con una idea che avevo messo in pratica con un certo successo altre due volte: quella del servizio fotografico.
Ogni sei mesi la nostra palestra pubblicava annunci e materiale promozionale. Ogni volta sceglievamo un paio di facce nuove, di bei corpi, da mostrare intabardati nelle tute ginniche. Dovevano essere immagini promoionali, servivano belle ragazze con il fisico a posto. Serviva a far scattare nella mente di chi guardava l’idea: “Cavoli, guarda che strafighe si diventa andando in palestra lì!”. Solitamente convincere la ragazza non era molto difficile E non lo fu nemmeno con Sharon che inorgoglita dalla mia proposta mi chiese solo di poter organizzare la cosa in modo discreto, magari approfittando di una delle imminenti assenze del fidanzato fuori per tutto un giorno. Avevo per questo tipo di lavori un paio di amici con i quali condividevo la passione per le belle donne e per il tentativo, quasi sempre riuscito, di aprire alla ragazza gli occhi u nuovi orizzonti del piacere. Con Sharon non fu diverso. Appena ebbi la certezza che il set si poteva fare, mi accordai con lei su ora e giorni e passai a prenderla dicendole di tenersi libera in tutto per un tre ore, di modo da poter lavorare con calma. Arrivò all’appuntamento con il borsone della palestra. “Ho messo denro le due tutine che ti piacciono tanto… ma davvero vuoi che le faccia così le foto? Cio&egrave… Gianni mi si vede tutto!” mi disse arrossendo debolmente mentre ripartivo alla volta dello studio. La rassicurai: “Non temere, cara… co i flash e le luci di scena quell’inconveniente &egrave scongiurato. Nessuno si accorgerà che sei nuda lì sotto.”. Sembrò tranquillizzarsi. Certo, non fu la stessa cosa quando entrammo in studio. Giacomo, il fotografo professionista da cui ci servivamo – e che con me praticava anche altri servizi meno professionali e di certo meno di classe – era un tipo che comunicava immediatamente a pelle la sensazione di “qualcosa non va…”. Glielo si leggeva in faccia che era un mezzo laido, sui 55, leggermente trasandato, l’occhio un pochino vitreo e spento che però si riaccendeva ogni volta che si posava su un pezzo di corpo di donna. Assieme a Giacomo c’era Elio, poco più giovane di me, dall’aria molto più rassicurante e professionae, il classico ragazzo di bottega che sta bono e si mette a imparare più che curarsi di altro. “Forza signorina, vada nel camerino di là a prepararsi che intanto sistemiamo le luci…”. Ma gli occhi di Giacomo avevano già fatto distintamente breccia tra gli abiti di Sharon. Mentre si dirigeva verso il “camerino” un semplice separ&egrave semitrasparente all’angolo opposto della stanza, Giacomo mi sussurrò “Bella femmina questa qui… da quanto te la sbatti?” – “Quasi un mese…” sussurrai più basso per non farmi sentire. Poi, rivolgendomi a Elio: “E a te piace?”. Lui sorrise, mi fissò: “Cazzo se mi piace…”.Gli sorrisi di rimando sapendo che se tutto fosse andato come doveva ci saremm divertiti. Mi rivolsi a Giacomo: “Non partire in quarta, però… questa non &egrave facilissima come quella della volta scorsa… e non &egrave che sia così esperta… facciamo con calma…”. Sì, come se Giacomo avesse qualche speranza di capire un concetto del genere, abituato dalla crisi e poi dalla voglia e dall’abitudine, ormai, a scattare e girare sui set porno peggiori del sud Italia. quadno Sharon uscì la baciai complimentandomi per quanto stava bene. La misi a suo agio offrendole un po di spriz che avevo preparato, brindammo al set con un prosecchino e cominciammo il lavoro. I primi scatti di ordinanza furono piuttsoto complessi. Sharon faticava a sbloccarsi. Mettemmo su un po’ di musica, la incoraggiai a bere un altro flute di prosecco per sbloccarsi. Le suggerii di ballare un po’ seguendo il ritmo della musica. Vinsi le resistenze dicendo che se si fosse predisposta bene, di sicuro ci saremmo eccitati così tanto che la serata sarebbe stata decisamente hot.
Di sicuro le mie promesse sortirono un certo effetto perch&egrave anche davanti all’obbiettivo ed alo sguardo maiale di Giacomo, Sharon non senza qualche difficoltà divenne pian piano più disinibita. Il primo cambio d’abito lo fece ancora una volta dietro il separ&egrave… con Giacomo che smadonnava frasi del tipo: “Ma andiamo, signorina, faccio set porno da anni, guardi che lo so come siete fatte lì sotto…” ed Elio che, perso nel sedere di Sharon, perfettamente esaltato dalla tutina, non si fece attendere con un commento del tipo: “Mamma che culo… bravo te che te la fai!”. Presi in mano la situazione: “Tesoro, Sharon, al prossimo che dobbiamo fare in costume per il volantino piscina, cambiati pure qui, senza paura… Giacomo ed Elio sono parecchio professionali, dai… – poi abbassando la voce e porgendole un altro flute – e poi vedrai sarà una cosa che ci ecciterà da morire per dopo…” e le feci l’occhiolino. Titubante per una parte ma di sicuro più sciolta dall’alcool, Sharon accettò, cambiandosi di fronte allo sguardo di quei due uomini ed ai miei occhi. “Sarei già morta se non ci fossi tu…” mi sorrise. Mi accorsi che denudarsi l’aveva imbarazzata sulle prime ma che dopo poco si era già riscaldata. Era stata sicuramente colpa dello sguardo di Giacomo, fisso sul suo sedere, e di quella sua bocca semichiusa. Mentre si rivestiva le indicai con un cenno il mio pacco ormai gonfio: “Lo vedi che effetto mi fai tesoro?”. Fu la mossa azzeccata. La cosa la inorgoglì ed eccitò parecchio. Ballava adesso molto più disinibita e serena. Ballava eccitandomi. Ballava sapendo di eccitare anche gli altri. Le dissi: “Sei divina, brava… &egrave la migliore che abbiamo avuto, vero Giacomo?” mentre il vecchio maiale annuiva con la testa ed Elio si avvicinava per scattare, senza dirlo, qualche bel dettaglio della mutandina e di come si muoveva sul suo sedere. Lei mi sorrideva e dopo poco si ritrovò a dire: “Quanto mi piace eccitarti così… sei tutto preso…” tronfia della sua bravura nel farmi impazzire. “Completamente tesoro…”. Fu allora che Giacomo c interruppe dicendo: “Vabb&egrave li ho capiti i piccioncini… se vi va vi faccio qualche scatto assieme…”. Io non mi feci pregare e mi posizionai dietro Sharon facendole sentire il peso e la consistenza del mio piacere sul sedere. “Oddio… ma che fai?!” mi chiese lei ridendo. “Niente – risposi – qualche scatto innocente lo facciamo?”. Lei mi fissò protestando divertita: “Innocente? Ma se ti sento tutto!”. Per tutta risposta le cercai le labbra baciandola. “Ma guarda quanta passione…” mentre ci baciavamo strusciandosi e Giacomo scattava tutto. Le mie mani presero a viaggiare sotto il suo costumino succinto, con la bocca le stuzzicavo il seno lecando la parte che era nuda dal costume. “Oddio Gianni, calma… ci vedono….” e Giacomo si lasciò scappare un “Signorina, io faccio anche set parecchio più espliciti… quel che sto vedendo ora &egrave roba proprio facile facile…”. Intanto io presi le mani di Sharon portandomele sul pacco: “Che ci posso afre se mi prendi così?!”. Lei sorrise: “Dio, sai che divertimento dopo?”. Fu allora chemi feci audace: “Magari mi dai l’aperitivo ora, no?” mentre le premevo la mano sul pacco e con l’altra scivolavo a toccarle l’incavo del piacere da sopra – ma non troppo sopra – lo slippino del costume, già parecchio caldo. “Sei pazzo…. quelli ci guardano… fanno le foto…”. La baciai ancora, sul cllo, continuando a farle strusciare il pisello sul palmo della mano: “Tranquilla, quelle le regalano a noi, mica finiscono in giro…” e con il dito andai a premere e frugare sulla sua apertura. “Cazzo che maiale che sei… qui, con quel vecchio porco che ci guarda?”. L’alcool aveva anche un po’ fatto effetto perch&egrave la voce fu un po troppo alta per le esigenze. Giacomo più che prendersela sorrise. Io la leccai sul collo e le dissi: “Se non ti andasse per davvero… lei qui giù non starebbe mica a pensarci così tanto… e poi ci sono io, di che hai paura? Proviamola sta novità, dai…”. Ero sicuro la sua mano sarebbe rimasta lì, così mentre la masturbavo ormai da sopra al costumino, l’altra mano salì astuzzicarle i capezzoli. Reclinò il capo sulla mia spalla: “Oh dio… sai sempre come fare… però, Gianni, stiamo tranquilli…”. Fu Giacomo ad essere un o rude per forzare la cosa: “Tranquilla signorina, non si preoccupi che noi sappiamo stare al posto nostro… ma così me lo fa morire Gianni eh!”. Mentre un dito, da sopra al costume si infilava nella sua micina le sussurrai all’orecchio: “Tiralo fuori che stra un po’ mi saltano i bottoni.”. La situazione la eccitava. Non se lo fece ripetere due volte. Sarà stato il contatto col mio sesso durissimo, sarà stata quella masturbazione che le stavo concedendo, seppur “sopra-sopra” comunque davanti ad occhi indiscreti… fatto sta che cominciò a masturbarmi con enorme trasporto e passione. Lo scappellava che era una meraviglia, scoprendolo tutto per poi ricoprirlo e ritornare giù. Dallo specchio di fronte vedevo i suoi occhi chiusi e l’espressione estasiata. Infilai le dita sotto lo slippino, le misi parzialmente a nudo la passerotta, presi a stantuffarla col medio proprio lì, mentre Elio scattava i dettagli e Giacomo scattava da lontano tenendosi sul generale. Con la sua aria professionale Elio le fece: “Tolga il di sopra signorjna… verranno meglio le foto…”. Lei come in trance, forse vinta anche dal giovane che non si dimostrava altro che professionale, fece scattare verso l’alto il reggiseno facendo fuoriuscire da sotto i ferretti le due tette. Presi a giocare coi suoi capezzoli, a strizzarli. Lei era ormai quasi in trance, si muoveva col sedere a stimolrmi la cappella menre continuava la lenta e inesorabile opera di masturbazione. Io da un dito ero passato a due: “Cazzo e ora come facciamo a fermarci?” mi disse lei girandosi e fissandomi prima di baciarmi. “Facciamo sul divano lì?” le suggerii. “Oddio… ” chiuse gli occhi buttando indietro la testa: “Sei un maiale però… mi vuoi prendere davanti a loro?” Con un colpo le strusciai con la cappella sull’ingresso della figa, da dietro: “Perch&egrave tu riesci a resistere?”. Si girò di botto: “Dio scopami, scopami forte, adesso… prima che cambi idea!”. Sapevo che era questione di pochi attimi e la cosa sarebbe potuta scemare. La sollevai di botto, le presi le cosce mennetdomele attorno alla vita. Lo stronfinio del glande sulle sue labbra la portava a muoversi ricercando piacee. Riuscivo a gestirla mentre la adagiavo tenendomi attaccato a lei sul divano. Le fui dentr con due pompate poco gentili. La senitti fare un paio d’urletti. Era sorpresa più che infastidita: “Dio santo che porca che sono… qui davanti a quei due… oh cazzo…” mentre affondavo ancora con un colpo di reni deciso. “Alza la musica Elio, senò qui mandano i carabinieri…” disse sorridendo Giacomo menre i due si avvicinavano con tutto l’armamentario e io continuavo a pomparla. Per me non era la prima volta, credo lo avesse capito anche lei, ma la cosa evidentemente la spaventava eccitandola mortalmente. “Oh ma opure qui le foto?” – “Tranquilla signorina, la ficcata non si vede, soprattutto se state così… ti faccio qualche bel ritratto che c’hai una bellissima faccia goduta, eh!”. Lei ci capiva ormai poco… mi guardava quasi a chiedermi consenso. Io la stimolavo: “E’ vero tesoro sei bellissima… e vedrai come sei bella quando godi…” nel frattempo la prendevo con decisione, come avevo capito che le piaceva, uscendo poco e riaffondando un po di più. “E’ bella vero?” facevo io agli altri. “Bella sì…” diceva Giacomo, mentre Elio più gentile: “Bella, bellissima… siete uno spettacolo…”. Sul divano grane e largo la presi in braccio, portandomela sopra. “Psegnimi le candeline Sharon, facciamo quell’esercizio che ti piace tanto…”. Era fradicia, non se lo fece ripetere due volte. Fu allora che si accorse degli evidenti rigonfiamenti sotto il jeans di Elio e molto più evidente sotto la tuta del buon Giacomo. “Ma voi… Gianni questi sono tutti arrapati…”. Il più anziano quasi fosse una offesa quella appena sentita: “E che si aspettava signorina, lei ci sta dando dentro come una furia…”. Io in modo più subdolo replicai: “E scommetto che ti piace eh?”. Serrò gli occhi affondando di più su di me e lasciando andare un “Dio che mi fai dire…”. La fissai intensamente: “Li facciamo accomodare? Magari un po’ più liberi? Secondo me muoiono dalla voglia di toccarsi guardandoci…” e le strizzai il sedere muovendola forte su di me per aumentare il suo piacere e sperare che cedesse. “Uddio… solo toccare però eh…”. Mentre la baciavo e la fottevo e lei ripeteva… “Promettimi Gianni, solo toccare… i due se l’erano già tirati fuori e si erano accomodati coi piselli svettanti seduti sulla spalliera del divano. Sharon divenne bordeaux di colpo. Li fissava ripetendosi: “Mi fai diventare una troia tu… – e poi giù frasi confuse come – tutti a cazzo duro? tutti così eccitati?” e io proseguii martellandola infondo e strappandole sincere urla stupite: “Dai falli divertire… fa vedere come ci piace…”. Giacomo se lo stava menando ritmicamente con forza, umido e arrossato, mentre Elio, alla prima esperienza così a fondo, incredulo, se lo uccideva con un ritmo incredibile. “Andiamo Sharon, aiutalo… o questo se ne viene in due secondi…” – “Ma.. come Gianni…” continuai a fottere forte e le ciucciai le tette lasciandola urlare prima di dirle: “Solo toccare, su, l’hai detto tu, no?” lei sgranò gli occhi e fui io a proseguire: Dai chemuori dalla voglia di averne uno in mano e uno dentro… sono tranquilli questi, quando ci ricapita?!”. Lei si abbassò su di me, eccitatissima ma morta dalla vergogna. Calò il viso sul mio collo: “Mi fai fare la troia, tu…” e prese a toccarlo, sringendo l’asta e andando su e giù più lentamente ma con più passione. Giacomo si fece vicino: “E a me nulla?” prendendole la mano e portandola anch’egli sul suo cazzo. o la incoraggiavo: “Dai tesoro dai, sei fantastica… visto che non c’&egrave mica nulla di male?”. Mentre Sharon aveva gli occhi serrati e se la godeva impalandosi e muovendo il piacere di altri due uomini con le mani, io feci cenno a Elio che non ce la faceva più di avvicinarsi. Tnendole sollevato il culo presi a martellarla forte per eccitarla all’inverosimile, poi le dissi: “Va che Elio &egrave statp proprio bravo… dagi un baciono lì che mi sa che se ne sta venendo, sai?”. Lei sgranò gli occhi, mentre con una mano le poggiavo il palmo sulla nuca e la indirizzavo: “Fidati di me, vedrai quanto ti piacerà… fallo godere…” e mentre la martellavo rubandole qualche urletto, Elio si imboccò tra le sue labbra in piedi sul divano. Sharon si muoveva scomposta. Giacomo protestò: “Vieni fa presto che a me non sta pensando più sta bella maiala…”. A sentire quelle parole Sharon riprese a smanettare il vecchio con qualche colpo disordinato, mentre Elio inarcava il busto e le rilasciava in bocca e poi sul viso schizzi densi e lunghi. “Oh cazzo, dio m’ha sporcata tutta… mamma mia…”. Elio ricadde sul divano lasciando solo un “Mamma che bocca… Gianni complimenti cazzo…”. Presi a ciucciare il seno, poi mentre sentivo che stava er godere eaumentai il ritmo. Venne in pochi colpi mentre lodavo il suo viso sporco: “Dio che bella che sei… così ti ci voleva una fot, dovresti vederti porca mia sei divina…”. Mentre ancora godeva l’alzai a pecorina, offrendola con la bocca al sesso turgido e duro di Giacomo: “Dai tesoro, fa la brava… ti faccioc ontinuare a godere…” e presi a colpirla da tergo con decisione, mai violenza, ma sempre decisione, premendomi fino in fondo con perizia. A me non chiese nulla, annuì solo con la testa, prima di chiedere all’uomo: “Sicuro? Sono tutta sporca?” con il suo tono ingenuo e goduto, strozzato dalle pompate. “Va a che pensi… vieni qua che sto proprio pieno…”. L’uomo prese letteralmente a scoparle la bocca. Era esperto, sapeva come fare… stavo tranquillo che non l’avrebbe strozzata. “Che dici Giacomo… com’&egrave?” – “Bravo, ottima scelta, cazzo… si vede che &egrave acerba ma si vede pure che le piace tanto…” poi rivolgendosi a lei: “Dai maialina dai, fammi svuotare… forza…”. Io intanto la fottevo, beandomi delle contrazioni della sua vagina che non aveva smesso di godere. Quando la sentii contrarsi l’alra volta capii che il getto di sperma che Giacomo le stava riversando sulle labbra, in bocca e sul viso l’aveva squassata di piacere. Lei si lasciò andare inerme al secondo orgasmo poggiando il viso sul bracciolo che Giacomo aveva liberato alzandosi e sgrullando in terra. Sicuro che avesse goduto, a tradimento, mi sfilai affondando poi brutalmente nel suo sfintere che si offriva alto a me. Soffocò le due tre urla di piacere e dolore sul bracciolo di pelle mentre io mi svuotavo liberato nel suo culo. Affondavo. Godevo, Mi liberavo. Quando ebbi finito la guardai, le scattai una foto. “Credimi, sei la quintessenza della passione…” mi fissò, distrutta, non particolarmente arrabbiata: “Questa me la paghi tesoro…” Giacomo ci mette su qualche giorno per finire di preparare il set fotografico da mandare in stampa sui flyer e sui manifesti. Shron di per se non sta più nella pelle. Negli allenamenti che seguirono a quel giorno non fece che ritornare sull’argomento. Era terrorizata dall’idea che quel “vecchio maiale” conservasse gli scatti più proibiti di quel pomeriggio così intenso. La rassicurai… era già successo di divertirci così altre volte, io e Giacomo, e mai a nessuno dei due era nemmeno venut in mente di poter utilizzare quel materiale per ricattare una ragazza. Porci sì, bestie no, mai! Anche perch&egrave, solitamente, se una ragazza tornava sull’argomento evidentemente la cosa aveva lasciato in lei degli strascichi positivi, dei pensieri eccitati, delle voglie… e sapere di poter giocare ancora qualche volta era di sicuro più stimolante che avviare un becero e odioso ricatto. Non eravamo i tipi. Ed io, poi, oltre alla morale, tenevo molto alla reputazione di affidabile scopamico… reputazione che un tiro così basso avrebbe di colpo bruciato. Così continui a rassicurarla per tutti i giorni in cui ci vedemmo… e continuai a raccogliere sue appassionate confidenze sul fatto che, non so se per colpa o merito mio, si stava disinibendo non poco. “Sai, Gianni, &egrave che col mio ragazzo on mi sono mai davvero divertita. Non fraintendermi, lo amo – e c’era sincerità in quelle parole – però cavolo, certi giochini sono davvero divertenti…”. Le sorridevo dicendo anche con calma che se proprio avesse voluto, quei giochini in due o in tre contro di lei avremmo potuto riviverli altre volte, tutte le volte che avrebbe voluto. Glissava sempre con aria imbarazzata… ma si vedeva che la cosa le dava più di un pensiero. Decisi di non forzare la mano: infondo le pompate che ci reglavamo a chiusura della palestra potevano anche bastarmi, visto che ogni volta, sulle panche o sugli attrezzi, la mia bella futura sposina dava il meglio di se, lasciandosi prendere “come la porca che era” bene in fondo tra le cosce… spesso anche “tutto ne culo” e di solito concludeva e condiva il tutto con delle entusiasmanti ciucciate che mi mandavano a casa svuotato e riconciliato con me stesso. Il giorno della consegna, invece, mi balenò in testa la voglia di rirpovarci. Cosa scattasse in me proprio non lo sapevo… mi eccitava l’idea non tanto di condividerla, ma di spingerla oltre. Non c’era realmente penetrazione o sensazione che non avessi provato, visto he con Giacomo ce l’eravamo spassata con altre ragazze immagine della palestra. A volte c’eravamo fermati a scambiarci il posto, qualche volta c’eravamo deliziati in una doppia penetrazione, prendendoci il meglio da quelle donne. E qualche volta addirittura su esplicita richiesta delle signorine, era arrivata anche la richiesta di riprendere il tutto, come fossero un trofeo anche per lei quei pomeriggi zozzi. In foto la mia bella signorina veniva proprio bene…. mi chiedevo come venisse in video mentre la montavamo. Aveva faccine ed espressioni da farlo rizzare in men che non si dica… no lo nascondo, ci pensavo spesso a come sarebbe stato filmare una delle nostre scopate. Mi dissi che valeva la pena rovare, così quando Giacomo mi disse che le foto erano pronte, gli dissi anche che serenamente avremmo potuto vederle in tre, io lui e la dolcissima ragazza. Il mio fotografo marpione ne fu subito entusiasta. Sharon accettò, senza che ovviamente le avessi confidato nulla delle mie voglie. E così, un pomeriggio, accampando scuse, si svincolò dal futuro marito e si fece trovare all’appuntamento in tiro per andare a vedere i capolavori. Giacomo ci accolse nel suo studio e chiuse la porta a doppia mandata prima di invitarci a seguirlo nel retro, dove aveva il set e la stanza per le nostre – e sue, molto più spesso – zozzerie. Presi Sharon per mano e feci strada anch’io. “Signorina, sono gli scatti migliori che ho tirato fuori in due anni per la palestra di Gianni… il ragazzo ci sa sempre fare a scegliere belle signorine, ma questa volta s’&egrave dvvero superato.”. E prese a passare gli scatti, solo debolmente photoshoppati, sul monitor grande da lavoro. “Cazzo… visto che bella Sharon?”. LA ragazza quasi non credeva ai suoi occhi: “Dio, ma sono proprio io? O che m’avete fatto alle foto Giacomo? Sembro una grandissima… gnocca…”. Il fotografo sorrise: “Niente mica, Sharon, credimi… vieni proprio bene, sei fotogenica, fidati…”. La ragazza era estasiata: “Ma tu guarda… e io che avevo paura di finire sui volantini… ci sto bene, altroch&egrave!” mi fece scherzosa. Si vedeva che era felice, orgogliosa del risultato. “Beh, però &egrave anche merito mio, eh…” le dissi fingendomi deluso. “Ma certo tesoro bello…” e mi baciò sulle labbra, sicura della discrezione del luogo. La abbracciai da dietro e mentre Giacomo scorreva ancora sul monitor presi a strusciacmi sul suo sedere, mentre lei mi guardava con un sospiro e mi rispondeva: “Ma che sei porco tu eh… dai c’&egrave Giacomo che lavora…”. sempre sorridendo. Fu il mio amico a cavarci d’impiccio: “Beh ma gli scatti professionali sono quasi finiti… ci sarebbe il backstage segreto, adesso…” e presero a scorrere sullo stesso monitor le foto di me e Sharon che ci toccavamo, che mimavamo inizialmente il rapporto. “Uh mamma… ma anche su queste avete lavorato Giacomo?!” fece arrosendo di botto. “Eh beh, dispiaceva sprecarle… ma queste sono un omaggio che faccio a te, Sharon… mica le tengo per me… volevo solo le vedessimo assieme la prima volta… perch&egrave sei proprio bellina anche qui, sai?!”. Elio e Giacomo non avevano smesso di scattare nemmeno quando la ragazza aveva preso a masturbarli o gratificarli con quel suo pompino imbarazzato. E le foto della sua arte amatoria orale e della sua mano che li beava mentre cavalcava di buzzo buono su di me presero a scorrere anchpesse sul video. “Oddio… se le vedesse il mio ragazzo…”. Giacomo le sorrise: “Magari lui no, ma se volessi, una carriera da attrice di certi filmetti l’avresti spianata, sai? Sei bella… e nello scatto si vede bene che ti piace e ci sai fare…”. Sharon trasalì di vergogna: “Uh che dite Giacomo?! La pornostar?”. Io le sorrisi premendole il pacco che quelle foto avevano fatto crescere a dismisura tra le pieghe del jeans: “La mia pornostar… non ci staresti mica male, c’ha ragione Giacomo…”. Mi colpì scherzosamente al fianco con una gomitata: “Ma zitto, maiale… se muoio di vergogna solo a guardarle ste foto…”. le misi una mano tra le gambe, le baciai il collo, il tutto mentre serenamente Giacomo guardava. Fu lei a continuare: “Certo che in foto sembrate ancora più grossi… forse ci sembrerebbe normale anche quello del mio lui…” sorrise guardandomi, in quella battuta che stemperava la tensione ormai forte. “Perch&egrave Sharon, stai con un piccoletto?!”. Ed io premdendo rincarai la dose: “Piccoletto sì, Giacomo… m’ha detto che &egrave piccoletto e che dura pure poco…”. Lui sorrise guardandola: “Eh cazzo… allora si capisce tutta una fame…”. Sharon intanto prese a strusciarsi lentamente sul mio pisello duro. “Potresti provarci, tesoro, sai… magari lo facciamo assieme il primo… non saresti mica la prima che passa da quel divano per un pornetto, sai?” non ero molto convinto della cosa ma avevo voglia di farmela, di farmela lì assieme a Giacomo… e rompere il ghiaccio così mi pareva eccitante, anche perch&egrave i segnali che lei mi mandava col sedere premuto su di me indicevano all’ottimismo. “Un porno Gianni? io e te?”. Le baciai il collo infilando a quel punto forte la mano a premersi contro la sua micina che già s’era fatta calda…” Sì, io e te, così, adesso… che ne dici? Lo giriamo e te lo porti a casa eh?”. Lo sguardo di Sharon s’accese di una luce strana. Giacomo la percepì bene e per scaldare ancora di più la situazione aggiunse sbottonandosi i calzoni: “Beh, ma voi fate venire una voglia… guardatevi lì, arrapate solo a buttarvi addosso l’occhio…” e scoperchi il suo cazzo duro e maturo. “Oddio Giacomo… se però fa così…” ospirò Sharon quasi vinta dalla vergogna e girandosi verso di me: “Non &egrave che lo mettete in giro, però… eh?”. Le sorrisi baciandola: “Ma fossimo matti… &egrave solo roba tua, non ne facciamo nemmeno una copia per noi, se preferisci…”. La telecamera era già montata e collegata allo schermo. Giacomo l’aveva avviata. “No, no, tenetelo voi… ma lo tenete ben segreto, vero?” mentre la dolce mano di Sharon già correva a toccarmi. La sentii cercarmi la cappella: “Sì lo teniamo noi e vieni qui a vederlo ogni volta che vuoi…”. Sharon fece scendere la mia di zip liberandomi il pisello, io tirai giù quella del suo maglioncino, coprendole il reggiseno. Poi feci volar fuori le tette tirandolo giù. Giacomo si tirava la pelle del cazzo avanti e indietro in una sega intensa che già l’aveva messo in pace con le voglie. “Sta già girando, Giacomo?” – “Sì cara… guadati…”. Rivlse uno sguardo alla videocamera. Si vide menarmelo. Si vide toccata ed esposta. Di sicuro s’eccitò, perch&egrave discese in ginocchio e prese a ciucciarmi per bene. Mentre era stretta a me chiamai vicino Giacomo, che l telecamera era indipendente e sul trepiedi. “Magari lo coinvolgiamo il produttore, eh tesoro?”. Lei si staccò, annuì, guardò Giacomo che s’avvicinava e le scappò n “se &egrave così gentile da darmi la parte…”. Giacomo l’offrì alla sua mano, lei prese a masturbarlo continuando a ciucciare me, poi senza una parola fece cambio, ciucciò lui e segò me. Godevo, godevo più della visione che della pompa e della sega… poi spingemmo un po’ l’acceleratore: “Segaci bella di casa, segaci e baciaci le palle… da brava…”. Lei obbedì, salvo poi scoprirsi a dire: “Dio che mi fate fare…” e poi aggiungere, tra un bacio e l’altro, tutti appazzionati, immersi ra le nostre cosce e contro le sacche che se ne stavano lì sotto smosse dai suoi movimenti: “E’ che c’avete due bei cazzi… altro che quello del mio ragazzo… so ‘sti due bei cazzi a mandarmi fuori di testa…”. Per tutta risposta leccò avidamente prima Giacomo, poi me…” Eh sì, ti piacciono i cazzi gossi, si vede…”. Leccitazion aveva preso il sopravvento in lei: “Si, mi piacciono… e mi sa che porca così me li merito, no?!”. Ci guardammo: “Sì bella puttanella, te li meriti eccome…” fui io a rispondere, alzandola e portandola sul divano mentre Giacomo, menandoselo un po’ riorientava la telecamera. “Falle fare una bella pecora…”. Sharon era intontita dall’eccitazione e da tutta quella novità. Si fece maneggiare facilmente e si accomodò s mani e ginocchia sul divano mentre Giacomo le si sedeva davanti pronto a farsi spompinare. Io presi posizione dietro. E la infilzai con un bel botto, trovandole la micia madida. “Eccotelo il cazzo…” urlò mentre Giacomo le imboccava il pisello. Presi a penetrarla con forza ma senza correre. Mi eccitava da morire il rumore di urla e mugolii che si strozzava contro l’inguine di Giacomo. Mi piaceva vedere le smorfie che il fotografo faceva… e quel commento che seguì chiarì il tutto: “Cazzo se ciuccia questa, Gianni… messa così m’uccide!”. – “Si vede che ci sta godendo da matti…” e continuai a premere, aggiungendo un “Vero troia mia adorata?!”. Staccò la bocca dal cazzo di Giacomo per urlare: “Sì, cazzo sì mi piace… muoio di vergogna ma mi piace fare la troia per te…”. Giacomo riprese: “Uh Gianni, però ora sbattila bene un paio di minuti, senò questa al primo film serio ci muore sotto i colpi dei professionisti…”. sorridendo. Accelerai il ritmo e il vigore: “Non l’ho mai presa così… mi sa che ci muore già ora.”. Sharon prese a dimenarsi, staccò le labbra e mi urlò: “Dio che animale, non ti fermare… non ci muoio, sono una troia… ti faccio vedere per il tuo cazzo che troia che sono…”. La pompai come una furia, non ricordo da quando non sudavo per una scopata. La pompai da avere il fiatone mentre Sharon urlava che avevamo due bestie al posto dei cazzi, che stava godendo come mai e che “Quel mezzo frocio ve lo mando a ripetizione, cazzo… vedete di insegnargli qualcosa…”. Sfilai i cazzo bordeaux dalla sua micia che aveva già goduto una o due volte e che pulsava mentre si svuotava e feci cambio con Giacomo. Uno scopature rude come pochi. La prese da matti, la rpese e la montò per dieci minuti buoni. Io reggevo, mi costringevo a reggere… Sharon mi strinse in un paio d’occasioni le mani… la stava pompando di brutto: “Uh cazzo… oddio Giacomo, vieni cazzo, vieni… chi ti regge?!”. Giacomo si sfilò, mi cedette di nuovo il passo… ripresi s sbatterl con vigore mentre Giacomo si raccomodava nella bocca: “TRanquilla tesoro d’una troia che ora vengo, tranquilla… dimmi solo dove la vuoi…”. Mi stupì, si voltò, urlò: “Sono una puttana, sono la tua puttana vienimi nel sedere, tutto…”. Non me lo feci ripetere due volte. Le allargai le natiche. Premetti. Ormai il buco era già più educato. Pompai solo con la cappella. Eruttai a fondo. La senitti gemere: “Uh che caldo che sento lì dentro… ti sei svuotato tesoro?”. Grugnendo risposi: “Dai Giacomo, t’ho fatto strada…”. E Giacomo con due colpi poco educati si finì dentro anche lui, riempiendola mentre mi godevo la scena. Sharon si accartocciò sul divano. Io presi un kleenex e ne passai uno a Giacomo. “Che ne dici, allora…. può recitare?” – “Secondo me ha solo qualcisina ancora da imparare… ma diciamo di sì… otto meno, va…” fingendo di darle un voto. “Lei alzò il viso distrutto, il trucco slavato e sfatto, il rossetto sbavato: “Solo otto meno?!” . “Beh, magari appena sei pronta per la doppia vera… non questa…”. Mi guardò, fece un’espressione stranita: “Ve la sognate quella… mi ammazzate così!”.

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