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Erotici Racconti

Soltanto alcuni dettagli

By 2 Settembre 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

‘Per questa pratica manca solamente una firma’.

‘E per il pagamento? Come dovrei comportarmi?’.

‘Si rivolga in ugual modo alla segretaria nella stanza là in fondo, credo però che dovrà ripassare, perché adesso si è fatto tardi e lei se n’è già andata’ – disse Michele, mentre nella sua mente cercava sapientemente una valida scusa, uno stratagemma per continuare quell’affabile e cordiale conversazione. Lui la fissava, finché il cono di luce che illuminava la sua scrivania lasciando la donna manifestamente un po’ in ombra:

‘Posso chiederle una cosa? Il suo nome è davvero particolare. Ha forse una ragione precisa?’. Allegra nel frattempo sorrise esponendogli la ragione:

‘E’ stata un’idea diciamo prezzolata di mio padre, siccome lui ha l’interesse e la passione per tutto ciò che non è  collettivo né generico né diffuso’. 

Michele giocherellava in quella circostanza con la penna, quasi per dare sfogo all’evidente imbarazzo e a quell’assiomatico impaccio. La ragazza stava in piedi davanti a lui con il viso in penombra, giacché diventava impossibile decifrarne precisamente l’espressione. Lei s’appoggiava con una mano alla scrivania e con l’altra reggeva la borsa, visto che pareva accennare un movimento del corpo appena percettibile, come se resistesse a un impulso che l’inducesse ad andarsene, anche se Michele era avvezzo poiché l’esplorava scrutandone attentamente i dettagli:

‘Fanno la differenza nel nostro mestiere’ – gli rimproverava sovente l’avvocato, il titolare dello studio.

‘Lei è distratto avvocato’ – gli aveva riferito la mattina stessa, poco prima di un’udienza.

‘Prenda per esempio le sue cravatte, non sempre esse sono abbinate né opportunamente intonate, osservi la cura dei dettagli, mi raccomando, perché faranno in conclusione la lampante e decisiva diversità’.

A dire il vero lui era vicino alla pensione e s’augurava sperando un giorno di diventare lui stesso il titolare dello studio, mentre Allegra cercava attraverso la penombra di fissargli le labbra, e Michele ringraziò d’avere anche lui il volto in ombra, altrimenti lei avrebbe compreso intuendo tutto il suo indubbio turbamento.

‘Sa una cosa? Adesso che è diventata un’artista, un nome così estraneo alla tradizione e per di più originale le si addice parecchio’ – continuò lui cercando di fare breccia nel discorso.

Lui si dette immediatamente del cretino e dell’ottuso dopo questa frase, perché non riusciva a trovare altri argomenti adeguati né confacenti, per il fatto che si trovava come disorientato, spaesato e spiazzato. Certo è, che con le donne aveva parecchia intuizione, malgrado ciò non era mai riuscito a capire né a decifrare appieno  Allegra. Quest’eccentrico aspetto lo affascinava e lo attraeva in un modo bizzarro, malgrado ciò non sapeva però come spiegarselo.

Lei era indubbiamente un’amena e avvenente donna, perché in fin dei conti posava facendo la modella all’accademia delle belle arti, i capelli di color mogano, il portamento era slanciato, come potevano esserlo quelli delle statue antiche. Lei aveva un modo d’esporsi quasi irriverente e sfrontato, poiché questo lo aveva notato Michele in modo opportuno, in quanto alludeva, lasciava intendere e precisava per poi rivolgere in ultimo uno sguardo di rimbrotto e di rimprovero da farlo lucidamente vergognare, sbatacchiandogli e sconquassandogli sennonché i propri pensieri.

‘Questo non l’imbarazza vero?’ – mentre lui cercava adesso di portare la conversazione su d’un terreno equivoco, malfidato e sfuggente.

‘Che cos’ha ha capito? Tenevo a precisare il suo mestiere, quando poi incontra gli studenti fuori dall’aula magari lungo i corridoi’.

‘E’ effettivamente diverso e opposto spogliarsi per il lavoro, dal farlo per il proprio uomo’ – ribatté acutamente lei in maniera netta ed efficace.

Quell’emozione e quella netta vibrazione nel tono della voce lasciava limpidamente afferrare e intendere che aveva raccolto l’allusione e il giusto riferimento.

‘Molto bene Allegra, spogliati adesso per me’. Ecco, al momento la sfida era stata lanciata.

Allegra si sfilò con la camicetta, i pantaloni, le calze e il reggiseno abbastanza velocemente, ma con naturalezza e scioltezza. Fece tutto ciò non come se avesse avuto davanti un uomo eccitato, ma come se fosse stata nel bagno di casa sua, perché dai suoi occhi compariva in maniera tangibile quasi un incitamento e un invito a essere guardata, così cominciò ad abbassarsi gli slip fintanto che:

‘No, resta così, perché in tal modo mi fai sragionare’ – disse accalorato e animato Michele.

Lui iniziò a fissarla percorrendola con lo sguardo, ammirava quei seni non voluminosi ma sodi con i capezzoli piccoli, appresso scendeva verso il ventre e l’inguine. In quel frangente gli ritornò in mente un quadro che aveva visto da ragazzino nel salotto d’un suo amico, a dire il vero un uomo vestito con le sembianze d’un arabo che esaminava una ragazza che davanti a lui apriva uno scialle mostrandole le sue nudità. Si erano più volte toccati lui e il suo amico, invidiando quell’uomo, poi le fece cenno d’avvicinarsi, le passò la mano lungo i fianchi, ne soppesò i seni esaminandoli come se si trattasse di merce preziosa.

Allegra captava distintamente il calore emanato da quella mano con quelle unghie ben curate e le dita lunghe che avrebbero potuto infilarsi ovunque, Michele infilò gl’indici ai due lati degli slip, li allargò mentre con i pollici ne accarezzava leggermente la pelle. Lei aveva il pube completamente rasato, l’ammirò, quando infine fu nuda si ricordò della ragazza esposta nel quadro. Allegra tentava di fissarlo negli occhi azzurri, però questa volta fu costretta ad abbassare lo sguardo, per il fatto che Michele si sfilò la cravatta, con quest’ultima le cinse i fianchi e l’attirò a sé facendola adagiare sulle sue ginocchia. Lui faceva scivolare la cravatta attorno ai seni come per formare la forma di un ‘otto’, stuzzicando prima un capezzolo e poi l’altro, mentre le sussurrava maliziosamente all’orecchio:

‘E’ questo che vorresti, vero? Quando posi davanti agli studenti, magari che qualcuno osasse in tal modo’.

Allegra era costantemente percorsa dai brividi, avvertiva lucidamente l’eccitazione di Michele premerle contro la coscia, visto che con la testa appoggiata sulla sua spalla s’abbandonava a quel piacere che cresceva aumentando di continuo, Michele avvolgeva il nastro di seta attorno alle cosce avvicinandosi sempre più all’inguine:

‘Vorresti, vero?’ – le sussurrava Michele, facendo attenzione a modulare accuratamente il tono della voce:

‘Vorresti essere scopata?’.

Allegra teneva gli occhi socchiusi per apprezzare e per gustarsi al meglio quella situazione, poiché la seta fredda le trasmetteva inoltrandole brividi in tutto il corpo mentre s’avvicinava sempre più al suo sesso, fino a farla esplodere in un orgasmo quando le sfiorò il clitoride:

‘Ti prego Michele, non aspettare più’. In tal modo al tribunale la mattina dopo annunciò:

‘Molto bene, vedo che stavolta ha trovato la cravatta giusta’ – disse l’avvocato.

‘Certo avvocato. E’ proprio un’inattaccabile questione di dettagli, un argomento di sfumature. E’ vero, a volte fanno in maniera indiscutibile proprio la netta e totale differenza’.

{Idraulico anno 1999} 

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