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Racconti Erotici

Spezzare il silenzio

By 9 Maggio 2020Giugno 15th, 2020No Comments

Sara è innegabilmente un’avvenente e piacente femmina, un gran pezzo di fregna come poche, come si professa abitualmente da queste parti con aperta e schietta semplicità. Lei, però, al momento è una donna sola, in quanto campa conducendo un’esistenza normale, fatta di piccole contraddittorietà, di frivoli candori e non da ultimo da creduloni e incauti idealismi. Il suo animo e la sua sensibilità sono puri e salubri così come un fulgente bacino d’alta quota, eppure la sua vitalità e la sua innata dedizione sono scalfiti e costantemente lesi dalla società e dall’ambiente, che lo stesso ha massacrato, strozzando implacabilmente i suoi individuali vagheggi e spolpando le sue risapute aspirazioni. Sara si trascina sulla sua corporatura da tanto tempo il barboso assillo, il tormentoso affanno e il pesante tarlo degl’innumerevoli contrasti subiti, di tanti dissidi patiti e di molti diverbi accumulati, giacché la continua ciclicità degli eventi ha marchiato la sua cute e il suo essere interiore, tuttavia niente ha strappato al fascino del suo inconfondibile e delizioso sorriso. 

Tu, invero, ne sei profondamente ammaliato, sei diffusamente sedotto e ampiamente avvinto, affatturato e imbambolato da quella corporatura non più sbarazzina, malgrado ciò presentemente stipata d’uno scintillio erotico e stimolante, che ti sconquassa con fermezza e vigore l’intelletto. In verità t’arrovelli e t’angusti oltremodo, perché non sai come avvicinarla, non hai la padronanza necessaria su come approssimarti a quella vampata rispettabile e benedetta di femmina, che avvampa e che risplende senz’ustionarti. Sì, è vero, perché Sara possiede qualcosa di straordinario, padroneggia un non so che d’eccelso, di supremo, che scavalca la generosità sconfinando e oltrepassando la magnificenza e la gioventù, che di solito tu brami perché lei sa stregarti affascinandoti per la vitalità che ha nel respingerti. 

Il duello è stato aitante e poderoso, direi proprio baldo e gagliardo, tu parlottavi con la superbia e con la sfrontatezza d’un uomo imbottito di convinzioni e incitato d’evidenze, lei invece controbatteva con gradevolezza alle tue sortite esteriori e pareva flettersi sotto all’aggressività e all’impetuosità delle tue parole, arrotolata dalle espressioni d’autentico maschilismo, quella continuità peraltro d’un sistema ottuso, stolto e d’altra parte morbosamente patriarcale che spuntava sulle tue labbra. Ciò nonostante il rancore e il disappunto per lungo tempo trattenuto è alla fine scoppiato, perché Sara ha denudato il suo recondito aspetto da bellicosa e agguerrita femmina qual è, aggredendo e assalendo le tue convinzioni con la compattezza e con la caponaggine del suo silenzio. 

Ebbene sì, la quiete e la segretezza delle donne, che hanno subito troppo a lungo indiscusse e inconfutabili asserzioni fatte, peraltro tipicamente accusatorie, denigranti e insinuanti: l’acume, l’assennatezza, il cervello sono una peculiarità maschile, perché alle donne basta un cazzo che le riempia, denari per qualche bel vestito, ricompense e indennizzi per qualche complimento o elogio distratto. Si sa da sempre, poiché si trasmette di maschio in maschio, inculcando e diffondendo che la femmina mercanteggia, tratta e conversa con l’utero. Di conseguenza, amici miei, se volete educare e rendere docile una donna, chiudetele la bocca con un bacio, tastatele le chiappe per farle sentire il desiderio che vi stimola e stendetela sul talamo con le gambe aperte. Per migliaia di anni le donne hanno decifrato, impersonato e recitato questo ruolo, torchiate, calpestate e pigiate dall’atteggiamento culturale, educativo e sociale ahimè basato sulla presunta superiorità dilagante e prevalente, che le voleva assoggettate e vessate, ma adesso non vi basta più un cazzo tra le gambe per immobilizzarle né per fermarle. Attualmente, si può affermare, meno male, che gli accapigliamenti, le contese e le dispute si svolgono per fortuna ad armi pari. 

Questo qua ti sbraitava la sua celata e taciuta incomunicabilità, il suo latente e sfuggente mutismo, il suo incaponito e ostinato silenzio, perché lo hai sentito echeggiare nel raziocinio, risuonare nella testa, lo hai udito incunearsi sotto la cute per pervenire fino alle ossa. Uno schiamazzo d’un rancore muto, di un’ira priva di suoni, ma che invece ha fatto addolorare le tue orecchie per la virulenza e per l’efficacia ricevuta. 

Sara ha pianto, mentre lacrime laconiche e taciturne colavano sulle sue guance scolorite, allorquando da sola riascoltava le tue parole. Pianti che vezzeggiavano la pelle del suo viso, approdavano dal mento al collo, mentre quelle lacrime sfociavano perendo in conclusione nel solco tra i suoi seni. Lei con le dita le inseguiva, abbozzando degli anelli di patimento e di supplizio sui suoi seni, lambendosi i capezzoli con quel rugiadoso omaggio dei suoi occhi. Nel tempo in cui tu hai rintoccato alla sua porta non sapevi come infrangere quell’oblio, che ormai da giorni seviziava e assillava di continuo la tua mente. Tu sapevi soltanto che non riuscivi più ad accettarlo né a sobbarcarti quel penoso e increscioso tormento. Sara, invece, t’ha aperto presentandosi all’uscio di casa con addosso solo quel comico vestitino a fiori, scadente acquisto da mercato di donna modesta, ma ottima e sopraffina donna dalle caratteristiche umane come poche. Assieme a quella capigliatura raccolta in una coda di cavallo talmente arrangiata, da renderla quasi buffa e stravagante. Che cosa noti in lei, che valga la pena di cercare d’accomodare e di correggere, un discorso non cercato e chissà come nato in un contesto che nulla voleva? Eppure sei là, di fronte a lei, con il cuore che ti preme in gola e la tenerezza per lei che quasi ti soffoca. 

Al presente tu la esamini, la squadri con accuratezza, la osservi e desideri farla sorridere, stringerla fra le braccia e tenerla appoggiata al tuo cuore. Sara ti fa accomodare nella sua dimessa ed esigua cucina, t’offre candidamente il caffè assieme ad alcuni dolcetti fatti in casa, s’accomoda dinanzi a te con le gambe compostamente unite e con lo sguardo vuoto. In quell’occasione tu le parli con gli occhi e lei t’ascolta, ti scruta a lungo e infine amabilmente senza rancore ti perdona. T’afferra per mano e ti porta nella sua camera, si spoglia e si stende sul letto, giacché quello sguardo da femmina sfregiata e afflitta, t’invita a risanare premurosamente il suo animo passando attraverso il suo corpo. Tu le chiedi perdono, predichi clemenza, desideri che t’assolva, perché con innumerevoli baci ricopri la sua cute, con la lingua accarezzi il suo corpo, t’introduci in ogni anfratto, infiammi ogni parte di lei fino a sentirla tremare. 

Alla fine, come attestato d’attenzione e di desiderio finale t’intrufoli dentro di lei, ti muovi con una passione inedita e originale, guardandola negli occhi presagisci l’approssimarsi dell’orgasmo e quando vedi la sua bocca aprirsi in quel sorriso che ami, non resisti e la inondi con il tuo denso e candido nettare vitale. Lei rabbrividisce fra le tue braccia, mentre ti segue godendo con te. Adesso non ti stacchi dal suo corpo, ma la tieni abbracciata, respiri il suo profumo, accarezzi la sua pelle, sorseggi i suoi ultimi gemiti con un ardore che ti sconcerta lasciandoti di stucco. 

Tu scruti quegli occhi, esaminandoli riscopri nell’insieme il contegno, l’audacia, la fierezza, la forza, la nobiltà e la pazienza, non più celata, ma esibita con senso di dignità e senso dell’onore. Dopo, le sue parole finalmente spezzano il silenzio di giorni, come una spada che fende l’aria squarciandola irrimediabilmente, mentre Sara quasi marchiandoti a fuoco ti comunica: 

“Io ti porterò deferenza e riguardo se tu mi rispetterai, io t’adorerò e ti difenderò se tu m’amerai”. 

Tu accetti quel vincolo e lo raccogli integralmente, lo gradisci, lo apprezzi, te ne assumi l’incombenza, patisci l’afflizione sciogliersi, subito ti rendi conto che il flagello accumulato si smembra all’istante, sostituito ben presto dalla delizia, dalla gioia e dalla soddisfazione, mentre abbracci Sara stringendola forte a te. 

{Idraulico anno 1999}

 

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