Skip to main content
Erotici Racconti

Stucchevolezza prestigiosa

By 2 Febbraio 2021Gennaio 30th, 2023One Comment

E’ appena entrata l’estate con il suo caldo umido caratteristico che t’avvolge, siamo nel mese di luglio e si sente. Un rossetto rosa sciolto al sole, una boccetta di smalto verde smeraldo rovesciato sul bianco lavabo del bagno, uno squillo di telefono, l’ombra dei tulipani nel vaso di terracotta dipinto a mano, che viene abilmente proiettata come una macchia alle dieci d’un mattino qualsiasi, sulla parete intonacata di fresco della stanza da letto di Diana. Questo è in sintesi il debutto giornaliero di Diana, oggi però ragguardevolmente e in special modo.

Lei è un’affascinante ragazza ventitreenne, gradevole ed elegante, genuinamente smaliziata e schiettamente astuta da far accapponare di proposito la pelle, facendo irrimediabilmente scuotere pungolando e sconquassando insanabilmente ammodo i divieti, educatamente i più audaci degl’impedimenti e delle temerarie inibizioni. Adesso lo squillo del telefono persiste martellandole la mente, Diana allunga frettolosamente la mano destra e cerca disperatamente d’afferrare la cornetta, dopo l’agguanta con stupore e apre gli occhi ancora sporchi di mascara, perché ancora con la voce palesemente assonnata risponde:

“Sì, solo un momento. Chi è che parla?” – intanto che dall’altro capo del filo, una voce maschile quasi spazientita e leggermente alterata ribatte:

“Sono Patrizio, è più di un’ora che t’aspetto. Non dirmi che stai ancora dormendo, mi auguro che non sia vero”.

Diana stropicciandosi rapidamente gli occhi, emette un lungo sbadiglio, rispondendo con la voce garbata e naturale alla sua richiesta:

“Certo che sì, ma avevamo un appuntamento noi due?”. Patrizio leggermente assorto, assume lestamente un’aria stupida e frattanto rintuzza:

“Diciamo che dovevamo vederci, per quella cosa che ben sai e che conosci”. Diana rimane intenzionalmente sul vago, calcolatamente sull’astratto, però in modo aggraziato e alquanto leggiadro gli risponde:

“Ora rammento, è vero, arriverò fra mezz’ora. Prenditi con calma un caffè o se preferisci fa’ pure colazione, perché poi vengo là e pago tutto io”.

Una volta attaccata la cornetta del telefono Diana si precipita lestamente in bagno, inciampando su scarpe e vestiti sparpagliati qua e là, afferrata alla svelta la borsetta esclama inquieta stringendo i denti e sbottando:

“Cazzo, che casino. Ieri sera devo aver rovesciato la boccetta dello smalto dal tanto che ero stordita, adesso non ho l’acetone per toglierlo, ci penserò più tardi, accidenti”.

In quell’istante s’infila nel piatto della doccia lasciandosi benevolmente massaggiare dall’acqua, come una carezza curiosa e indiscreta. Quindici minuti più tardi è in camera, s’accede una Lucky Strike, si veste con un abito leggero dal colore delle pesche mature, però davanti alla specchiera esclama stizzosamente a voce alta:

“Mio Dio, che faccia mi ritrovo. Devo assolutamente darmi del colore, altrimenti sembro un cadavere che passeggia”.

Lasciando rapidamente in disparte questi pensieri che l’assillano, Diana si pettina i lunghi capelli neri e con un modo di fare minuzioso, sceglie gli ombretti giusti che possano intonarsi adeguatamente con l’abito, perché davanti a sé ne possiede di tutte le gradazioni con le svariate sfumature, in quanto la scatola dei trucchi è sempre piena di cosmetici d’ogni sorta. Diana avrebbe fatto a meno del cibo, ma non dei prodotti di bellezza in genere. Comincia con maniera esperta a sfumare il rosa, il marrone, il bianco perla e poi s’accorge che nella scatola manca il rossetto rosa, rammentandosi d’essersi truccata in terrazza la sera prima. Corre e quando s’accorge che il perlaceo rossetto 510 di Max Factor si è sciolto come del burro esposto al sole, in quel frangente inizia a imprecare, gracchiando e inveendo per cercare una soluzione, sceglie per l’occasione di mettersi un gloss che risalta in maniera netta il colore roseo naturale delle sue labbra.

Appresso giunge all’appuntamento, Patrizio è già lì che l’attende seduto leggermente irrequieto al bar, lei s’avvicina riferendogli che deve fare presto perché stavolta l’onorario è piuttosto elevato. Salgono entrambi sull’autovettura finendo su d’un piccolo promontorio appena fuori dalla città: lei gl’intima d’estrarre fuori il cazzo oppresso dentro quei jeans, sennonché un attimo dopo il cazzo palpitante di Patrizio svetta, dopo alcuni secondi è già conficcato nell’accogliente, lussuriosa e piacevole bocca di Diana, che con tutto quel gloss lo aveva reso luccicante conciandolo a festa.

Lei si baloccava trastullandosi lascivamente, con quel nerbo di carne a questo punto diventato più massiccio, lui invece rantolava libidinosamente per la sollecitazione che lei dedicava accortamente in maniera dissoluta sul glande, assieme ai suoi ferrati e valenti stimoli che imprimeva intelligentemente sul frenulo, perché era proprio lì che Diana insisteva volutamente, ostinandosi e impuntandosi maggiormente, appassionando e infervorando Patrizio in modo ulteriore. Con perizia ed esperienza, Diana gli solleticava con cura lo scroto, dosando i movimenti e muovendo con assennata energia la mano, attizzando e invasando sempre di più il cazzo dell’uomo. Le nervature del cazzo di Patrizio attualmente erano gonfie, il glande aveva assunto un color fucsia scuro, per quella prolungata ed estesa eccitazione finora trattenuta.

Adesso siamo realmente al culmine, l’ultima pressione dopo circa tre quarti d’ora d’eccelsa attività, d’impareggiabile azione e d’inarrivabile prestazione (beninteso con le dovute pause), che tutto il nettare annaffia sia il viso quanto il petto di Diana, giacché viene coperta a più riprese da quel getto appiccicoso, denso e lattiginoso, nel tempo in cui Patrizio osserva affascinato e incredulo il succo divino della sua sborrata, poiché sembra non cessare mai.

Della sua ferrata e qualificata pratica orale Diana ne aveva fatto un vanto, un pregio da tenere in risalto, in verità lei non prediligeva trangugiare lo sperma altrui, preferiva al contrario farselo spargere addosso, perché adorava osservare gli uomini contorcersi, gemere e sborrare liberamente su di sé. In aggiunta a ciò, Diana con rilevante opulenza e con una congenita bravura, riusciva agevolmente nel suo intento, facendo sennonché uscire di senno gli uomini così bene al momento dell’eiaculazione e accontentandoli pienamente, giacché alla fine quest’ultimo aspetto, a conti fatti, ben poco importava se lei non avesse ingoiato lo sperma del maschio di turno. I clienti, infatti, conoscendo le sue affermate e arcinote tipicità, l’avevano familiarmente classificata identificandola e marchiandola amichevolmente come “quella che non beve”, “quella che non manda giù”.

La sua, invero, era come una personale portabandiera, considerata e ritenuta da numerosi clienti la sua dote superiore, il suo talento prevalente, di conseguenza per la sua indubbia e peculiare specialità. Per queste inconsuete ragioni, infatti, Diana era venuta alla ribalta diventandone un’assoluta pioniera, perché quando la voce in giro si era sparsa, gli uomini erano rimasti notevolmente ammaliati e conquistati, per tutto quello che lei riusciva a mettere in pratica con il suo individuale lavoro di bocca seppur non deglutendo, ingegnandosi e rimanendo fuori dagli schemi tradizionali, in quanto era innegabile, palese e risaputo, tenuto conto che ci sapeva realmente fare ritenendosi all’avanguardia.

Diana era tutta bagnata, non rimaneva nulla del suo trucco e Patrizio attualmente era fiero e pienamente soddisfatto per quanto era avvenuto, mentre lei finiva lascivamente e spudoratamente di cospargersi il seme, squadrandolo furbamente e scaltramente negli occhi.

Successivamente lui la ricompensò gratificandola per aver adempiuto a tutto con un bacio, assieme a duecento euro per quel carnale, dissoluto e sfrenato servizio.

Prima di salutarsi, si prenotarono calorosamente ed entusiasticamente un altro adorabile e delizioso appuntamento.

{Idraulico anno 1999}

Leave a Reply