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Erotici Racconti

Sul bordo del dirupo

By 25 Settembre 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

E’ un venerdì sera come altri, anzi, forse per l’appunto non come tutti gli altri, tenuto conto che stasera sono veramente sola, non devo lavorare, poiché ho appena spedito ‘a quel paese’ uno che mi doveva dei soldi da parecchi mesi, per questa ragione sono incavolata ed è più conveniente e opportuno che vada a letto. Nel frattempo mi chiama tre volte di seguito un amico: la prima volta dice che per sua moglie noi eravamo insieme dalle otto, la seconda dice: no, dalle sette, giacché è totalmente ubriaco, fermo e bloccato nel traffico. Va bene, io sarò il suo pretesto, però la moglie non è per niente scema, tutt’altro, in quanto avrebbe potuto dirmi però dov’eravamo e con chi. Dopo mi chiama per la terza volta, m’inchioda per mezz’ora, raccontandomi che il rettore dell’università dove insegna voleva che gli facesse il sedere, proprio là sulla scrivania, mi racconta in modo minuzioso i dettagli, anche i più abbietti e i più lerci, che scatole.

Io mi lavo i denti, vado a letto, sistemo i cuscini dietro la schiena, accendo il computer portatile per vedere un film, il segnale capta in quell’istante la connessione del vicino, un MSN lampeggia, qualcuno vuole parlare con me. No, non adesso per favore, dato che schiaccio la funzione per rendermi invisibile, successivamente apro la cartella e per l’ennesima volta guardo ‘L’Amore Stregone’ il mio film preferito. Comincia il film, in quell’istante il telefonino vibra sul comodino e lo afferro, però prima d’aprirlo guardo chi è mentre mi compare un numero sconosciuto, incurante rispondo, perché sto aspettando della marijuana dal mio fornitore di fiducia, magari ha cambiato telefono e invece no, in straordinaria sintonia con la scena del film sento dall’altra parte:

‘Hola guapa, qué tal? Esta noche no tengo ni fum’ ni bebi’. (Ciao bella, come stai? Stasera non ho né fumato né bevuto).

In verità ci metto soltanto un attimo per comprendere chi è, io rispondo con un ‘Hola’ dimesso, modesto, quasi timido, in modo ripetitivo mi sistemo i capelli, poi comincia la corsa, l’adrenalina che tutto sbaraglia e travolge, io spengo il PC, mi scaravento fuori dal letto, poi direttamente vado a farmi la doccia, frattanto che mi lavo i capelli penso velocemente che cosa infilarmi addosso: lui è alto, io guido sennonché malissimo con i tacchi poiché devo recarmi dall’altra parte della città, tuttavia ho un paio di scarpe rosse di vernice che sono peraltro bellissime, allora decido per quelle, i jeans neri con la camicia nera strizzata. Potrei indossare un vestito, però non vorrei semplificargli troppo la vita, mi spalmo una crema alla vaniglia che s’assorbe subito lasciando la pelle morbidissima, per fortuna la depilazione e le unghie reggono ancora. In un tempo da primato sono pronta: mi lucido le labbra, la matita nera, il mascara e via, poiché comincio ad avere già quell’età in cui troppo trucco fa l’effetto della lucciola.

Arrivo al bar a mezzanotte in punto; è davvero sconcertante come mi sento bene, sapendo che un tipo come quello mi sta aspettando, passo tra due tavoli di ventenni sciape e ubriache: se escono in branco non rimorchieranno in nessun caso le cretine, penso tra me. Io so benissimo che mi guardano, ondeggio fino a lui seduto da solo al bar, successivamente mi stringe a sé e mi bacia amabilmente il collo. Dentro di me un brivido e dietro di me il sogno delle ragazzine va in frantumi, poiché posso sentirne il rumore, mentre attraverso le finestre aperte filtra una luce malata mista all’inquinamento che tinge tutto di blu. Un neon verde del palazzo di fronte rischiara a tratti l’appartamento vuoto, il pavimento sembrerebbe di legno sciupato, perché posso avvertirlo sotto le suole delle scarpe. I miei occhi si stanno abituando all’oscurità quando me lo sento addosso, nonostante le varie bevande alcoliche e due canne so perfettamente che cosa sto facendo qui, anzi, lo sappiamo entrambi, però il primo passo è sempre una sorpresa: non si sa mai come comincino le danze, per di più niente parole, niente pretesti, niente ripieghi e niente scuse, molte volte niente baci: soltanto sesso, perché è quello che sta succedendo.

In un istante mi trascina su d’un grande letto sfatto in mezzo alla stanza, dove ci cerchiamo furiosamente in un intreccio di mani, di lingue e di gambe, visto che non so più, dove siano finiti i nostri jeans, le chiavi della macchina e il telefono. Non voglio né carezze né dolcezza, perché l’unica cosa che voglio è sentirlo dentro. Tra un lampo verde e l’altro posso distinguere il guizzo dei muscoli, la sua pelle è bianchissima, in quanto i tatuaggi gli coprono quasi tutto il petto e le braccia. Con un colpo di reni io cambio il gioco e mi trovo sopra di lui, nel frattempo abbassa il reggiseno, in pratica me lo strappa di dosso con la mano destra, io lo cerco e sento che è in tiro perfetto, sono bagnatissima, sto sragionando. Lui m’aiuta a spostare le culottes nere e mi siedo sopra di lui, inizialmente faccio entrare soltanto la punta del cazzo, appresso scendo fino a ingoiarlo facendolo scomparire del tutto. Adesso me lo sento nello stomaco, stringo i muscoli e mi muovo lentamente sopra di lui sempre stringendolo, poi m’alzo un poco e comincio ad andare su e giù, però ho bevuto troppo, ho fumato troppo e mi gira la testa. In un attimo mi ritrovo con le chiappe in su: è davvero appassionante, conturbante e sensazionale come agli uomini piaccia prendermi da dietro spostando le mutande.

Io non faccio neanche in tempo a pensarci, che lui ha già infilato un preservativo e mi sta scopando alla grande, oddio quanto mi piace. Vengo parecchie volte, in seguito sborra pure lui sulla mia pelosissima fica imbrattandomela per bene. Lui è una macchina, un animale meraviglioso, poiché sto prendendo fiato quando mi dice che quello era soltanto l’inizio, giacché lo arrapavo in modo esagerato. Con un gesto sicuro lancia il preservativo, la voce è fonda, finalmente parla la sua lingua, non più quella del paese che ci ospita, poi in un sussurro mi chiede se può farmi un po’ di male, io fissandolo negli occhi argutamente gli rispondo:

‘I venga hombre, apurate, sigue’ (Dai su ragazzo, sbrigati, continua) – nel migliore e nel più opportuno atteggiamento e villano tono di sfida.

In quel momento riprendono le danze, lentamente lui mi porta trascinandomi sull’orlo dell’abisso, della voragine, tra il dolore, il rammarico e lo spasimo, assieme al benessere, al piacere e alla soddisfazione, perché in seguito non esiste più niente. Indubbiamente niente, nessuna cosa, unicamente il vuoto fino alla fine della notte.

{Idraulico anno 1999} 

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