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Erotici Racconti

Ti volto le spalle

By 27 Settembre 2016Gennaio 30th, 2023No Comments

Basta con la dolcezza, basta con le delicatezze, con i respiri controllati e con quelle carezze lente, facciamola finita, non mi va, non ne ho più voglia, non più. Ferma, non toglierti i vestiti, non ho né tempo né voglia, perché ho urgenza di prendere tra le mani quel tuo sedere perfetto. Ho incredibilmente voglia della tua carne, di comprimere, di mordere, di sbattere e di sfondare.

Su, dai, alzati solamente la gonna e sposta il perizoma, sbrigati però, no, non toccarmi, non te lo permetto, la cintura me la sciolgo io, m’abbasso la chiusura lampo e tiro fuori il mio cazzo grosso e duro. No, non tirarmi verso il letto, ti sbatto contro la porta, perché è così che voglio, niente rispetto, niente di niente, soltanto il mio cazzo che ti possiede e la mia bocca che ti morde il collo. Voglio sentirmi di merda, voglio una colpa da imprigionare e da trattenere, un egoismo da nominare, espressamente da ricordare anch’io.

Fammi entrare in te, adesso, lo voglio, no, non toccarlo, dammi quelle mani che t’inchiodo in alto, dove il legno è freddo e senz’anima, senz’energia. In questo momento ho fame di dolore, di durezza e di tenebre. E’ realmente questo che vuoi? Solamente la mia verga nel tuo ventre che ti pompa furiosa sconquassandoti? Allora ti sbatto, violandoti senza dolcezza, perché non voglio pensare a te, visto che sei solamente una fica umida. Non m’interessa se stai piangendo o se stai urlando di piacere, perché era questo che volevi, no? Un uomo che non t’ama, che non ti rispetta né pensa a te, unicamente un uomo che ti scopa, così senza scampo. Un uomo che t’umilia, che t’ordina di farti scopare, giacché non mi fermerò in nessuna maniera per ascoltare né cogliere le tue intime sensazioni, adesso arrangiati, lo so che è solamente così che riesci a godere veramente.

Non t’interessa della mia bocca, della mia lingua e delle mie mani, dato che non sopporti nemmeno che ti lecchi la fica, perché m’hai sempre tirato i capelli perché smettessi di farlo, perché tu volevi solamente chiudere gli occhi e sentire il cazzo che ti possedeva, che ti violentava senza pause, senza requie. Scopami, sì dai scopami, era la tua parola preferita, anzi, l’unica. Soltanto il cazzo nella tua fica, questo e nulla più, allora prendilo prima che il cielo s’apra, prima che il mondo finisca, prendilo, gustatelo, goditelo fino a quando è dentro di te. Io m’arrendo, non combatto più, ti lascio a chi ha soltanto il cazzo e null’altro, a chi ragiona con la verga.

Sì, adesso ho deciso, perché è l’ultima volta che ti scopo, seriamente l’ultima. Grida, dai, urla il tuo piacere, se vuoi, perché non m’importa. E’ così che m’hai sognato, dato che attualmente è tuo, ecco, il mio cazzo ti scopa sempre più forte, sempre di più, soltanto il mio cazzo. Adesso aumento il ritmo, sto per sborrare, sto per esploderti dentro, tu stai urlando di darti il mio seme vischioso? No, allora no, per questa volta, la mia prima e ultima volta che ti scopo come vuoi tu, come un cazzo e non come un uomo. Devo annunciarti confessando che questa volta sarò canaglia, sleale e stronzo fino in fondo, perché sto per urlare e per sborrarti dentro, però mi fermo, dal momento che ti guardo negli occhi, tenuto conto che voglio godermi la tua faccia sorpresa, stralunata, stravolta e per di più stupita.

Ebbene sì, in questo momento lo tiro fuori, lentamente me lo agguanto in mano e lo guardo: è duro, grosso e rosso, bagnato, lucido e viscido dei tuoi abbondanti fluidi, perché anche i pantaloni sono pieni del tuo piacere, poiché hai lasciato il segno, perché adesso si è cristallizzato, è brillante poiché si è fissato sopra il loro colore nero.

Al presente però lo ripongo a fatica dentro i boxer e mi chiudo la cerniera dei pantaloni, ti volto le spalle, esco dalla tua stanza, dal tuo appartamento e definitivamente dalla tua vita. 

Esco e m’allontano per sempre da te, così canaglia, carogna, odioso e spregevole come un uomo.

{Idraulico anno 1999} 

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