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Tutta la famiglia era riunita. Sarebbe stata una bella serata, anche perché mio zio, finalmente, ci avrebbe fatto conoscere la sua fidanzata. Io ero poco più che un bambino, ma ricordo molto bene che al suo arrivo tutti erano felici di constatare che zio aveva fatto centro. Insomma, sì, era una bella ragazza, ma appunto, ragazza. Mio zio 32 anni, Maria, 18. Col senno di adesso penso: hai capito zio che botta che ha avuto nella vita. Una bella ragazza, giovane, carina, a modo. Insomma da sposare. E infatti se la sposò, io avevo 10 anni e Maria era già diventata la mia zia preferita. Ogni fine settimana, ci ritrovavamo a fare scorpacciate di Tom & Jerry stesi sul letto della cameretta che fu di mio zio a casa della nonna. Pomeriggi interi. Le volevo bene, anche perché era l’unica zia che non diceva che mi voleva bene, come tutte le altre, ma lo dimostrava, impiegando tempo ed energia con me. La adoravo, come adoravo anche mio zio, che è sempre stato un tipo divertente. 

Approfittavano del fatto che, con la mia famiglia, si viveva in una zona costiera, per poter venire a trovarci d’estate e stare un pò al mare. Arrivavano il sabato mattina presto, io e mio fratello ci facevamo trovare pronti e si filava in spiaggia. Così per tutte le estati. 

E nel frattempo io crescevo, di testa, di fisico e come si può immaginare, le pulsioni in età adolescenziale iniziano a farsi sentire. Ora mi accorgevo anche io che zia Maria, non era solo una cara zia o una cara ragazza, era anche bella…molto bella per me. Non era una modella, non aveva la pancia piatta e il suo sedere non proprio all’insù, ma era bella. Un pò bassa, ma aveva le forme giuste, proporzionata, capelli fino alle spalle, sempre mossi, delle gambe non molto affusolate me comunque piacenti. Ma c’erano due cose che mi facevano impazzire più di ogni altra: la sua pelle aveva un profumo buonissimo, dolce, che mi estasiava, e il suo seno, che per quanto non fosse grande, era pieno, bello. E quando per puro caso, il suo costume rigido, lo lasciò intravedere totalmente senza che lei se ne accorgesse, ho fatto davvero fatica a restare calmo. Ammetto che una volta a casa la sera, mi chiusi in bagno a lungo focalizzando nella mia testa quello che avevo visto la mattina. A 15 anni avevo letto parecchi giornalini, o visto alcuni film con amici, ma quello era un seno vero…un seno perfetto, pieno, con un capezzolo stupendo ed invitante, turgido.

Le estati si susseguivano e io crescevo sempre di più. Ormai ero maggiorenne da un pò e il rapporto con mia zia era maturato. I discorsi erano più seri e tra noi c’era una sintonia incredibile. Tanto che a volte ci guardavamo in maniera strana. Da parte mia ovviamente sapevo cosa sentivo per lei. Era la mia zia Maria, eravamo cresciuti praticamente insieme, era più grande di me solo di tredici anni. Ma da parte sua…non sapevo…mi lasciavano un pò confuso.

Dopo un pò i nostri incontri si diradarono, io andai all’università e le estati non erano più tutte vacanze come prima. Gli esami erano la priorità e complice la morte di mia nonna, che era la vera collante della famiglia, ci perdemmo tutti un pò di vista. Fino al quarantesimo anno di Maria.

Per l’occasione mio zio le organizzò una bellissima festa a sorpresa, con amici e parenti, e ovviamente presi parte alla festa. Torni appositamente dall’università, non potevo mancare. La sorpresa riuscì totalmente, e il clima godereccio invase tutta la giornata. Il tutto si svolse in un agriturismo in un paesino di montagna con una vista incantevole. Ogni tanto durante la festa, per prendere un pò d’aria, uscivo per godermi un pò d’aria fresca e un pò di quel panorama bellissimo da una balconata lontana circa un centinaio di metri dal locale. L’ultima di queste volte, mentre stavo per arrivare, scorsi vicino la ringhiera mia zia, sola. Forse anche a lei serviva un pò d’aria, dentro effettivamente non si respirava. Una volta che le fui vicino le sussurrai:- Davvero una bella festa zia, eh? Non te l’aspettavi.

-No, siete stati proprio bravi- disse facendo un sorriso un pò amaro.

Preoccupato le domandai se c’era qualcosa che non andava. E la risposta mi spiazzò:

-Sì…sì…voglio diventare mamma…ma non ci riesco…non ci riesco.

In famiglia si era sempre pensato che dopo tutti questi anni di matrimonio il fatto di non avere bambini fosse per loro una scelta. Si girò guardandomi e piangendo:

-Ho sbagliato tutto, tutto, ho fatto tutto troppo di corsa, troppo presto, sento che non ho vissuto tutto quello che dovevo e ora sono intrappolata in una vita che non voglio!

Singhiozzava e continuava:- Un figlio forse poteva sistemare un pò le cose, avrei avuto qualcuno da amare e che mi ama…

La interruppi:- Ma zio ti ama! Guarda cosa ha fatto per te! Sono tutti qui per te e ci ha pensato lui!

-Ascoltami Lorenzo, tuo zio mi ama, ma troppo a modo suo! Con lui sto bene sì, ma non riesco ad avere un interesse tutto mio, non posso fare un’uscita con le amiche altrimenti si lamenta, non si può fare quello, non si può fare quell’altro! Ho capito troppo tardi di aver sposato un uomo vecchio dentro! Avrei dovuto capirlo dal nostro viaggio di nozze…quella nave era piena di cinquantenni…

-Zia..io..non so che dire-. In realtà avrei voluto dire tante cose, ma tacqui. Una parola detta male qualcosa sarebbe potuta peggiorare. 

-Io non vedevo l’ora che arrivava l’estate…vedervi…vederti mi faceva felice. Mi parlavi sempre di quanto fossero belli i libri che leggevi, i film che guardavi. Mi facevi conoscere tante cose. Nonostante fossi solo un ragazzino all’epoca, sapevi molto più di me che ero adulta! Tuo zio mi vuole bene sì, ma forse non mi ama.

Una volta detto questo mi diede un bacio sulla guancia e tornò nel locale.

Quella è stata l’ultima volta che ho visto mia zia. L’anno dopo ho saputo dai miei genitori che aveva chiesto la separazione. Mio zio si è subito accompagnato con un altra donna, con cui ironia della sorte, ha fatto un figlio.

Io invece tra un mese mi sposo. Ovviamente mia zia non sarà tra gli invitati onde evitare incidenti diplomatici famigliari. Non ci siamo mai chiamati, mai visti, mai sentiti. E onestamente la bastardata di non venire al mio matrimonio non se la merita. Una spiegazione le è dovuta.

Prendo le chiavi della macchina, infilo veloce la giacca di pelle e mi precipitò giù per le scale. Accendo il motore e schizzo più veloce che posso. Mi aspettano 130km ma corro come se avessi un tempo che sta per scadere. Non so perché, so che sono di fretta, ho fretta. Nonostante non ne abbia avuta per cinque anni, ora corro. 

Da quando si è separata, il suo ufficio è diventata anche la sua casa, ovviamente con qualche ritocco. Arrivo che sono le 21:30. Parcheggio e corro verso il portone approfittando di un condomino che buttava la spazzatura che me lo tiene aperto. Faccio le scale di corsa, non mi rendo conto neanche di trattenere il respiro mentre corro verso l’alto. Arrivo davanti al suo appartamento. Lo guardo e suono. Mi apre subito e ci guardiamo un pò increduli e un pò sorpresi. Non riesco a dire nulla, il cervello è morto, la gola è secca.

-Sono cinque anni che ti aspetto.- mi dice mentre mi fissa

Mi tira dentro e ci buttiamo addosso l’un l’altra. Le nostre bocche si cercano, si trovano, si mangiano. Siamo furiosi, repressi. Ci tocchiamo senza pace. Ci sono anni di attesa che si sfogano senza pace. Ci fermiamo un attimo, siamo senza fiato. Fronti appoggiate tra loro. Ci stacchiamo e ci spogliamo a vicenda sempre con rabbia. La sua maglietta e il suo jeans volano via così come i miei. Mi spinge sul divano salendo a cavalcioni su di me, riprendendo a baciarci. Arpiono il suo culo, mi riempio le mani. Lo schiaffeggio, lo palpo, lo stringo mentre lei si sfrega violentemente sul mio pacco, coperto ancora dallo slip. Scende sul collo dove si prodiga in un succhiotto mentre mentre con le mani cerca di cacciare fuori il mio pene, ormai duro e potente. Non parliamo, agiamo e basta. Nessuna domanda, nessun ripensamento. Scosto i suoi slip e dopo aver puntato la cappella, si lascia cadere facendo scomparire l’asta completamente. Si lascia andare ad un lungo gemito vicino al mio orecchio e comincia a cavalcarlo decisa guardandomi. Le mie mani salgono sulla sua schiena, slacciano velocemente il reggiseno, lei rallentando il ritmo, inarca la schiena e lo sfila, mostrandomi una volta per tutte, il mio più grande desiderio adolescenziale. Il suo seno ancora perfetto è davanti ai miei occhi, e lei, petto in fuori me lo mostra come sapendo di avermi dato quello che più desideravo dalla vita.

-Adesso toccalo, toccami…fammi sentire femmina….fammi sentire tua…- disse gemendo mentre muoveva il bacino con più veemenza.

La alzo di forza e una volta sotto di me comincio a pistonarla come si deve.

– Dai, dai, dai…sì, sì-ripeteva sotto i miei colpi.

Alzo le gambe sulle mie spalle e tenendola per i suoi meravigliosi seni la scopo forte. Era una dea, era bella come una dea e scopava come una dea.

– Mi devi venire dentro…ti prego…vienimi dentro…riempimi amore….fammi venire…fammi venireee….- mentre viene anche io non riesco a resistere. Gli schizzi si infrangono tutti nella sua calda fica, uno dopo l’altro, potenti e caldi. 

Mi prende la testa velocemente e se la poggia sui seni. Sento il suo battito impazzito e i nostri fiati corti come dopo una corsa. Ma soprattutto sento il suo profumo…quello di sempre, buono, dolce. Passo tutta la notte da lei e solo verso l’alba ci addormentiamo. 

Quando mi alzo, la trovo in cucina a preparare la colazione, anche se erano ormai le 11:00. Mi sorride e mi porge il caffè.

-Zia…io…-

-Non dire nulla…lo abbiamo voluto entrambi, è stato meraviglioso, almeno per me.-

-Anche per me, non sai quanto. Solo..-

-Lo so, stai per sposarti. Sei venuto per dirmi addio. Va bene così, non ci pensare.-

-Non hai capito…io ti voglio con me…sempre.-

Mi guarda sbigottita:- Ma…la tua ragazza?…-

-Capirà…zia, capirà – Le sorrido mentre sorseggio il caffè.

Si gira verso il lavello dandomi le spalle.

-Allora da adesso chiamami solo Maria.

 

Per consigli e commenti scrivetemi pure a scrittoreinprova@yahoo.com

Y2J

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