Skip to main content
Erotici Racconti

Una dolce altalena

By 11 Maggio 2017Febbraio 2nd, 2023No Comments

In questo momento sono precisamente le cinque e mezzo del mattino, adesso è giunta l’ora d’alzarsi. Ogni mattina lo stesso giro della ruota della vita: m’alzo, mi lavo, mi vesto, faccio colazione, mi pettino, mi trucco e alla fine sono pronta per uscire. Un piccolo tragitto in auto che mi porterà alla stazione, visto che dovrò percorrere una quarantina di chilometri con il treno che sembrano non avere mai fine, in seguito utilizzo la comoda metropolitana dove s’annusano, si confondono e in ultimo si mischiano di continuo le essenze odorose della gente.

Io avverto gli aromi e gli odori di tutto ciò che mi sta intorno, popolazione che mangia una brioche, gente che spinge per scendere alla propria fermata, odore di carta di qualche libro e dei giornali. La musica mi riempie i sensi, le mie cuffie al massimo del volume cercano frattanto di sovrastare torreggiando i frastuoni continui della metropolitana, i suoni delle voci e delle persone intorno a me. Ogni giorno è la stessa e identica vita: la casa, gl’impegni, il lavoro, la palestra e infine talvolta le amiche, sì, per l’appunto le usuali vicende, le consuete ore, le ordinarie giornate con tutte le ripetute e le rituali immancabili e ovvie cadenze. L’unica cosa che m’anima, che mi rallegra e che in conclusione mi vivacizza abilmente, è vederti quando arrivo davanti al mio ufficio, giacché tu passi sempre alla stessa ora. I nostri sguardi s’incrociano salutandosi in un organizzato e preparato silenzio, tu m’oltrepassi lasciando dietro di te la scia d’un profumo dolce e forte, un buon dopobarba forse, perché io ti guardo ogni mattina arrivare da via Torquato Tasso, ti contemplo intensamente come fai tu quando c’incrociamo, dal momento che un timido sorriso vorrebbe scappare, però non ce la fa, un ciao sarebbe troppo fuori luogo e importuno, forse indiscreto. 

Quello sguardo però m’allieta consolandomi pienamente ogni giorno, nonostante siano soltanto le sette e venti del mattino, dieci minuti prima d’iniziare a lavorare. Ormai ti vedo da parecchio tempo, tenuto abilmente conto che ho imparato a distinguere e a riconoscere lucidamente il tuo stato d’animo osservando accuratamente il modo in cui cammini. Quando hai un passo affrettato, vuol dire che sei accanito e arrabbiato per qualcosa, in quanto il tuo viso è più cupo e oscuro del dovuto, i tuoi occhi soni più silenziosi e non parlano ai miei, allora mi sovrasti dalla tua altezza lasciandomi un po’ d’inatteso amaro in bocca. Quando all’opposto hai l’andatura tranquilla, ebbene allora so che tutto è a posto, dato che i tuoi occhi m’incrociano, mi baciano e mi carezzano affettuosamente e cordialmente, giacché mi parlano di te, mi salutano e spariscono dietro l’angolo della strada.

In questo modo, invero, ogni mattina ricevo silenziosamente lo zuccherino prima di scagliarmi nel pandemonio del mio ufficio, tra le mille cose che ho da mettere in atto ogni giorno, dimenticandomi dei tuoi occhi e ricordandomene solamente la sera distesa nel mio letto, oggi, come gli altri giorni d’altronde. Per fortuna stamattina il tuo sguardo era tranquillo, giacché distesa e rilassata lo sono anch’io, in tal modo rivolgo un saluto rapido alle colleghe ed esco dall’ufficio pensando al treno che m’aspetterà mentre mi fermo a pochi passi dal portone. Tu sei lì fuori, dal momento che sembra tu stia pazientando per attendere qualcuno, per il fatto che mi sento onestamente a disagio: 

‘Che cosa ci fai qui? Chi sei? Aspetti forse me? – nel frattempo tu m’ammiri, mi consideri con quello sguardo intenso, penetrante e vivo che ogni mattina incrocia il mio.

La tua bocca si schiude ed esce un ciao pronunciato a metà tra l’intonazione indecisa e timida e fra quella impudente e sfacciata, nel momento in cui gli angoli della tua bocca s’allargano in un sorriso. Io rispondo con un ciao confuso e indistinto, però contento e disteso, perché so che mi sento il fuoco in viso, di certo sto già arrossendo: 

‘Io t’attendevo, questo non te lo aspettavi, vero?’ – mi dichiari manifestandomi tu apertamente l’approccio, distendendoti verso di me in segno di pronta e di cortese disponibilità.

‘Il mio nome è Riccardo’.

‘Molto lieta, io mi chiamo Donatella. Ti sei trattenuto qui per aspettare me?’ – ti rivendico io, mettendo in atto un comportamento azzardato e malaccorto, facendo emergere l’impressione della ragazza incauta, irriflessiva e pure stuzzicante.

‘Io sono già al corrente da tempo che tu mi desideravi, lo sapevo già da svariati giorni, francamente me lo aspettavo che quest’incontro prima o dopo avvenisse’ – tu esordisci in modo netto e alquanto indubbio dei tuoi intenti.

A questo punto è inevitabile, immancabile il tuo sguardo che si posa sul mio, ineluttabile perdersi guardandoti negli occhi, fatale fissarti e pensare a quanto sarebbe incantevole e stupendo starti fra le braccia. Camminando mi racconti di te, dei tuoi pensieri, delle tue angosce, delle tue paure, delle tua ambizioni e dei tuoi sogni. Il tuo amore per la natura m’affascina e mi seduce, tu suoni il pianoforte, ami regalare i fiori, però non adori ballare. Io ti racconto di me, della mia vita complicata, complessa, difficile e macchinosa, del mio lavoro da giornalista, della mia passione per il gelato, per il mare e per i viaggi. Seduti su d’un gradino del teatro mi guardi dopo aver smesso di ridere, i tuoi occhi mi rivelano che mi gradiscono, mi vogliono, visto che le tue labbra sono così vicine. La tua mano sale fino alla mia guancia, ne accarezzi la pelle morbida e avvicini il mio viso dolcemente e gentilmente al tuo con la mano posata sulla mia guancia con le dita affusolate appena sotto la mandibola. Il tuo bacio è un lieve tocco delle labbra, un gioco soave di lingua appena pronunciata al di fuori di esse, io la sento calda sulla punta della mia, la percepisco dolce e fluida nei movimenti, la vorrei di più, però non oso, dato che voglio aspettare.

La tua mano fluisce dietro la nuca accarezzandomi dolcemente i capelli, poi ti giri di più verso di me baciandomi e stringendomi a te, in seguito dischiudi del tutto le labbra e lasci che la tua lingua s’introduca nella mia bocca, esplori ogni millimetro della mia lingua e ci giri attorno. Ogni tanto chiudi la bocca per terminare una piccola parte d’un lungo bacio, la tua mano mi stringe il fianco, percepisco che vorresti accarezzarmi, eppure non osi, forse hai paura e timore d’un mio netto rifiuto. Con le braccia io t’avvolgo all’altezza della vita, dove le mie mani stringono il cappotto all’altezza delle tue larghe spalle, tu abbassi una mano slacciandomi il piumino, dopo con le labbra scendi suo collo regalandomi sensazioni incontrollabili e incredibili, mentre la tua mano s’infila sotto il maglioncino alla ricerca del mio seno, sennonché lo trovi, lo accarezzi sopra il reggiseno poi ti fermi e guardandomi sorridendo mi manifesti:

‘Ti desidero tanto Donatella, tu non hai idea. Sapessi da quanto tempo aspetto’ – mi riferisci segretamente con vivido ardore. 

In seguito c’incamminiamo verso casa tua, perché non abiti distante e nel giro di quindici minuti siamo già là. Tu apri la porta e mi fai entrare, la tua casa è grande, mi fai fare un giro e mi mostri in maniera gioiosa la cucina, il bagno, l’anticamera, la camera da letto e il balconcino:

‘Gradisci degustare qualcosa?’ – mi domandi nel frattempo educatamente.

Io per l’occasione t’osservo attentamente, visto che non ho bisogno di dirti che voglio bere te, non ho bisogno di riferirti che ti ambisco, non ho necessità di chiederti nulla. T’avvicini perché hai capito, mi stringi a te, mi baci accarezzandomi i capelli e afferrandomi per la mano mi porti in camera, ti siedi sul letto e ricominci a baciarmi calorosamente, dal momento che la tua lingua solca le mie labbra appena dischiuse, si spinge sul mio collo fino alla scollatura a V del mio maglioncino. Tu con un gesto rapido lo togli e ricominci a passarmi la lingua sulla pelle, mi fai sedere su di te, poi stringi le mani sul mio sedere toccandolo attraverso il cotone dei pantaloni aderenti. Le tue mani diventano amabili e deliziose così come dei serpenti che accarezzano la mia pelle, le tue dita s’insinuano sotto l’allacciatura del mio reggiseno facendo scattare la piccola serratura di plastica, infine lo getti lontano mente le tue labbra si chiudono attorno a un mio capezzolo, intanto che con la mano mi accarezzi l’altro seno. Piccoli gemiti infrangono il silenzio di questo momento, mentre con le mani io ti sfilo il maglione restando colpita dal tuo corpo così abbronzato e dalle sfumature perfette, dopo t’accarezzo le spalle, scorro con le dita sui muscoli della schiena e mentre mi succhi il seno ti mordo il collo.

In questo momento hai abbandonato la dolcezza un po’ riluttante, schiva e timida dei primi attimi, cosicché mi fai sdraiare continuando a succhiarmi il seno con decisione, toccandomi i pantaloni e cercando la cerniera, poiché in un attimo l’allacciatura segue il movimento della tua mano. Tu non mi dai tempo, non aspetti, visto che scatti sotto le mutandine e mi penetri in maniera decisa con le dita strappandomi un grido di piacere, per il fatto che adesso la tua foga è incolmabile, profonda e radicata. La tua dolcezza e la tua gentilezza sono al momento abbandonate e tralasciate al torpore della dissennatezza e della follia più emotiva e passionale. Tu mi spogli completamente, anche tu ti svesti interamente e lasci che la mia bocca sovrasti il tuo cazzo eccitato e pulsante, perché mi lasci fare tutto ciò che voglio. Tu non muovi un dito mentre io ti prendo il cazzo in bocca iniziando a succhiartelo prima dolcemente, poi sempre con più foga e intensità. Seguo le vene che sovrastano il tuo cazzo con la lingua, mentre con la mano t’accarezzo i testicoli con piccoli e dolci movimenti circolari. La mia mano sale aprendolo del tutto, adesso ho la tua cappella esposta al gioco delle mie labbra, la mia lingua si fa più attenta, più precisa e più rapida, insistendo convenientemente sul frenulo. Tu sragioni, i tuoi gemiti riempiono frantumando il silenzio della stanza, il calore del tuo corpo misto al profumo del tuo dopobarba m’appassiona, mi fa ammattire scaldandomi oltremisura. Io lo lecco ancora cercando i punti che più t’estorcono piagnucolii, che ti strappano gemiti incontrollabili e trascinanti di piacere, io ti capto caldo e pulsante nella mia bocca, per il fatto che la mia lingua attualmente non ti dà pace.

Io smetto soltanto per distendermi accanto a te aspettando che sia tu a penetrarmi, allora mi baci cercando la lingua. Vorace è il tuo bacio e dolce la tua lingua, perché mi sovrasti accarezzandomi il viso, poi entri dentro di me spingendo in fondo e lasciandomi gridare il mio intimo e selvaggio piacere. Fuori e dentro di nuovo, poi ancora e poi più forte, sorreggendoti con le braccia contro la spalliera del letto con gli occhi chiusi e la tua nitida espressione che rivela tradendo interamente tutta la tua voglia e il tuo piacere. Io stringo le mani sul tuo sedere e ti spingo più in fondo dentro di me. Tu mi baci ancora bisbigliandomi a fior di labbra che stai per sborrare alla grande, che non resisti più, che mi fai sragionare dal godimento, in quel momento io sollevo le gambe e spingo con il bacino ancora più contro di te, perché io voglio che tu mi senta tutta, voglio sentirti interamente. Tu stringi forte la spalliera del letto mentre esplodi dentro il mio corpo allagandomi con forza con il tuo denso sperma dandomi brividi ed emozioni di piacere straordinario, mentre il mio orgasmo si confonde mescolandosi con il tuo in un grido di piacere, in compagnia di quell’incontrollabile e trascinante tentazione, di quella voglia intemperante e scatenata di farlo ancora.

Il tuo odore si mischia adesso al mio, sulla pelle percepisco le tue mani che intrecciano le mie, colgo il tuo respiro attualmente è irregolare, capto naturalmente il mio giacché è all’unisono con il tuo, mentre i nostri cuori s’alternano avvicendandosi amabilmente in un’armoniosa, bonaria e placida altalena.

La passione attualmente si è placata, i nostri corpi sono immobili, tu sei sopra di me e avvicini le labbra alle mie baciandomi deliziosamente mentre con una mano m’accarezzi il seno. In quel preciso momento ti stacchi da me esclusivamente per metterti di fianco, tu m’abbracci e con la bocca ricominci il tuo amabile, angelico e gentile danzare a fior di labbra. 

{Idraulico anno 1999} 

Leave a Reply