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Racconti Erotici

Velleità eccelsa

By 9 Gennaio 2020Giugno 19th, 2020No Comments

Io riflettevo sovente su quella realtà oggettiva che mi ero lasciata appresso, per il fatto che m’appariva senz’eccezione come un genere d’itinerario inconsueto e straordinario del piacere, un inedito quanto originale tragitto del benessere e dell’euforia finale dei sensi. Mi era sufficiente, infatti, raffigurare a mente certi vagheggi forgiati dal mio intelletto, in realtà mai sperimentato nella concreta realtà, eppure talmente trasparenti e sontuosi di minuzie, da sembrarmi sempre alquanto fondate, per cogliere il mio focoso desiderio incendiarsi, perché in brevi e per di più meravigliosi istanti, raggiungevo in tale maniera l’appagamento più radicato. Arduo e inesplicabile affermare oltre a ciò, in quale giorno sia sbocciata questa lasciva creatività, dal momento che la rammento come una benevola concorrente della mia passata adolescenza, assieme naturalmente alle perenni peripezie della mia personale passionalità isolata ed estroversa, per il lineare fatto che pure negli anni a seguire, finanche nel rapporto a due, l’ho più volte adoperata per sopraggiungere al punto culminante del piacere personale.

In verità, la raffigurazione di me adagiata sul giaciglio, intanto che diversi estranei stimolavano manualmente il mio corpo spargendolo con del balsamo aromatizzato, durante il tempo in cui io vengo acciuffata dal didietro mentre assaporo un cazzo eretto, finché successivamente arriva il momento culminante con la nota finale della doppia penetrazione. Sì, certo, sono descrizioni esatte, sempre le medesime, che sono in conclusione divenute come un pulsante schietto e risolutivo della mia sovreccitazione, della mia impazienza e non da ultimo del mio orgasmo liberatorio, perché allorquando ci pondero quell’interruttore subito balza accendendosi. Una poderosa e bizzarra dose energetica m’avvolge sconquassandomi tutta quanta, per il fatto che oltrepassa la mia persona, sino a spingersi all’estremità delle dita dei piedi. A dire il vero, sono spicci ma acuti istanti, che in ogni caso mi rendono deliziata e soddisfatta per svariato tempo.

Devo narrare che sono coniugata da oltre venticinque anni, accasata in una città diversa dalla mia originaria, e posteriormente a un principio con talune comprensibili fatiche ed evidenti ostacoli da superare in una località del tutto nuova, assieme al mio coniuge siamo stati in grado di congegnare al meglio un’esistenza confidenziale piuttosto splendida e produttiva, senza peraltro deformi né commedianti veti di sorta. Ambedue ci sveliamo ogni cosa, ci spifferiamo le nostre intime e intrinseche licenziose immaginazioni, che sono frequentemente testimoni e comprove nei nostri lascivi trastulli a due, anche se con obiettività alcune di queste perdurano solamente come tali. Per essere franca e onesta, il mio coniuge m’ha sovente ribadito che se bramo sperimentarla davvero questa mia lussuriosa visione personale, lui lo avrebbe di certo compiuto senza problemi né tormenti né rivalità, tuttavia io un poco d’angustia e d’afflizione ce l’ho, eccome. Ho il timore e l’affanno di demolire e di frantumare interamente la nostra bella relazione, perché non so di preciso se soddisfo totalmente la mia libidinosa genialità come andrà a finire in seguito la faccenda.

Attualmente mi trovo nel refettorio della ditta, perché ho intenzione di consumare il pasto assieme a una mia fidata collega. Quest’oggi però la temperatura è canicolare, sicché stabilisco di non consumare il pasto principale, allora agguanto un tramezzino e mi segrego nel mio ufficio, in quanto è leggermente più freddo. La corporatura si distende che è un vero piacere, per trascorrere il tempo navigo per qualche istante nella rete sfogliando alcuni blog. Tra numerosi resoconti privati, talvolta onestamente soporiferi, riesco a trovare ogni tanto delle persone che sanno redigere anche cose graziose, gesta amabili, qualche volta pure consuete e scialbe, ma stilate così bene che si divorano di buon grado lo stesso. Così facendo, sfoglio l’intestazione di un tale. A ben osservare, non compaiono molte generalità sulla persona. Cinquant’anni d’età, operaio specializzato, luogo di provenienza non precisato, scrive su d’un diario (blog erotico) ed esorta a chi lo legge di collaborare scribacchiando:

Esponete e menzionate pacatamente la vostra fantasia intima più allettante e stuzzicante. Bastano soltanto modici versi, che dopo io la trasformerò convertendola in una narrazione”.

In aggiunta a ciò, l’autore del blog in questione descrive e precisa, che la storia sarà senz’eccezione alcuna sfogliata e commentata dapprima dalla persona direttamente interessata che ha trasmesso la fantasticheria, che successivamente via posta elettronica dovrà eventualmente rettificare o raccomandare, indicando all’ideatore tutti i particolari necessari, per modificare in definitiva questo racconto nell’esposizione più vera ed eccitante possibile della sua stravaganza e della sua ideale naturalezza.

Le informazioni riguardanti questi racconti erotici non esistono da molto tempo, in quanto l’autore ha già vergato svariati pezzi, sicché io comincio a concentrarmi nella lettura cliccando e in ultimo sfogliando e soffermandomi su alcuni racconti che m’incuriosiscono in ultimo affascinandomi all’istante. Non c’è che dire, l’artefice è piuttosto abile e capace d’esprimere e competente nel rappresentare bene le situazioni e le suggestioni dei protagonisti in argomento. Non è in effetti una cronistoria d’un incontro fantasticato, perché è principalmente come sbirciare in lungo e in largo dal foro della serratura, direttamente ed esplicitamente nei pensieri più inaccessibili e nelle concezioni maggiormente lussuriose di queste persone. Dopo aver decifrato alcune storie, mi sento all’istante già stranamente svigorita, ma eccezionalmente carica e insolitamente smaniosa.

Lo ammetto con lealtà e lo riconosco con sincerità, non vedo l’ora di rientrare verso la mia abitazione, perché ho una voglia spropositata di cazzo, che fatico svisceratamente a controllare, non riesco a dominarmi. Brandita appieno dall’eccitazione, scelgo di scrivere esponendogli la mia fantasia, dal momento che sono indiscreta di scorrere con gli occhi che cosa commenterà al proposito per me. Frattanto pigio il tasto e invio la mia trama, tenuto conto che sono in fremente trepidazione, per intercettare i basilari versi del suo racconto. Come per rallentare l’eccitabilità e lo stimolo crescente, pigio con le dita da sopra i jeans, il baricentro del mio piacere, il fulcro della mia felicità. Ho poco tempo, sono da sola ancora per quindici minuti prima che rientri la mia collega in ufficio, cosicché decido di concedermi esigui istanti di puro e di scostumato licenzioso piacere. Nel mentre slaccio i jeans, faccio scorrere la chiusura della zip e introduco la mano dentro le mutandine.

Un sospiro di piacere m’avvolge deliziandomi, accompagnandomi per il soave e lascivo contatto. Ho la perfetta e ineguagliabile cognizione d’essermi stupendamente aizzata, perché il tessuto là di sotto è impregnato come non mai. In quel breve lasso di tempo immergo il dito fra le labbra della mia pelosissima bionda fica e l’infilo all’interno. Un altro gemito d’autentico godimento fuoriesce impulsivo e immediato dalla mia bocca, adesso devo interrompere quella libidinosa opera, la mia collega Alessandra sta per rientrare, perché la vedo dalla grande vetrata che s’affaccia all’inizio del corridoio. Che figura ci farei se mi vedesse conciata in tale maniera? Una signora di cinquantatré anni che si concede uno stravagante e spregiudicato ditalino in ufficio, così desisto, a fatica mi ricompongo, perché dovrò lottare trattenendomi fino a stasera, perché subito dopo Alessandra gioiosa come sempre varca la soglia enunciandomi:

Ciao Sara, hai cambiato idea? Sei rimasta qua dentro?”.

Sì, cara, oggi non sopporto il troppo caldo”.

Hai ragione, è vero, quest’oggi è tremendo per davvero”.

Alessandra, espansiva come poche, mi riferisce dove sia andata per sfamarsi e che là nella sala ha incrociato una nostra ex collaboratrice, che attualmente ha cambiato ditta. Frattanto che lei discorre, tuttavia mi rendo conto che una porzione delle mie viziose riflessioni è presentemente orientata ai racconti che ho letto. L’emotività e l’istigazione agguantano la supremazia, così con una giustificazione convenzionale definisco d’allontanarmi per dedicare qualche minuto per me:

Alessandra, scusami, porta pazienza, ho bisogno di correre al bagno, farò presto. Se il telefono squilla, pensaci tu”.

Contaci, vai pure Sara, stai tranquilla, a dopo”.

Io sprango la porta del gabinetto, mi trovo qua non perché ho delle impellenze fisiche, bensì perché desidero unicamente rabbonire il desiderio che non riesco più a controllare né a gestire in modo adeguato. In un baleno mi denudo, lestamente la mia mano comprime il seno spremendo i capezzoli con robusta efficacia. Al presente ho il ghiribizzo di vivere meraviglie forti, con l’altra mano sono già dentro di me. Le cosce sono spalancate, trivialmente e impudicamente dischiuse, con un dito irrompo dentro, adesso lo trascino verso la parte frontale della mia vogliosa fica e comincio una manipolazione dentro, che m’infiamma eccitandomi ancora di più. I fluidi colano abbondanti, irrorano le dita, al presente la mia pelosissima e bionda fica sta palpitando. Come auspicherei, adesso, che un bel cazzo rimpiazzasse le mie dita, tenuto conto che mi farei ghermire nella postura della pecorina, la posizione tra l’altro che preferisco maggiormente sia nella fica quanto nell’ano. In quel contesto raffiguro esplicitamente il ritratto del maschio che mi sta chiavando. Sono schietta e franca, non è il mio consorte, perché nelle mie innumerevoli lussuriose e sperdute invenzioni della mente, di frequente divago delirando d’essere in compagnia d’un ragazzo arzillo, come se fosse un conoscente di mio figlio, suppergiù della sua stessa età.

Lui ha poco più di vent’anni d’età, in svariate occasioni ho captato di netto delle eloquenti occhiate rivolte alla mia scollatura, che svelavano un indubitabile e manifesto libidinoso interesse, per il panorama che si poteva scorgere. Io, di contro, vagheggio di conquistarlo, d’esibirgli le tette. In tal modo lo lusingo affinché me le tocchi, senz’apprensione né impaccio alcuno. In realtà potrebbe essere perfino mio figlio, tuttavia la faccenda anziché frenarmi mi fomenta maggiormente. Cosa sarà, che con il trascorrere degli anni, si squadrano e si soppesano con prioritario coinvolgimento individui costantemente più sbarazzini? Io concepisco con la fantasia di denudarmi di fronte a lui, lo stimolo per tastarmi e dopo accosto la mia bocca alla sua. Le nostre lingue si rincorrono, si esplorano, gli lecco il mento e il collo, mentre con le mani slaccio i pantaloni. Giù anche la cerniera e poi li sfilo. Allento adagio le sue mutandine e sbircio il suo cazzo semi eretto. Io sono persuasa che lui non veda l’opportunità di farselo palpeggiare, malgrado ciò desidero che farnetichi un poco ritardando l’attesa. Dopo ricompaio per lambire quella giovane bocca, perché sono più che convinta che nessuna sua coeva gli ha eseguito quello che gli sto preparando io. E così di seguito sposto le mutandine, con la mano gli massaggio i testicoli, il movimento dischiude la punta del glande, osservo che il giovane si sta infervorando parecchio.

Attualmente comincio a leccarglielo dirigendomi verso la punta, masturbandolo appena appena. Io glielo agguanto nella bocca, lui geme per il benessere che prova, glielo succhio in maniera appassionata, talmente sono smaniosa e aizzata per la circostanza, mentre lo squadro accuratamente con gli occhi. Apprezzo e gradisco la sapidità naturale di quel cazzo, vorrei farlo sborrare in questo modo, ma gradisco avvertirlo ugualmente dentro di me, altrimenti finisce tutto all’istante. Bramo e reclamo che lui m’invada interamente, che mi sborri nell’intimo in modo totale, l’ovvio e spontaneo prodotto del suo esclusivo e denso bianco piacere. Io m’accorgo d’essere indecorosa, sguaiata e sporca, avverto d’essere talmente una maiala nel ponderare tutti quest’immorali, indecenti, osceni e traviati pensieri, peraltro su d’un conoscente di mio figlio. Al presente mi sento assai stuzzicata e infoiata, mi manca davvero poco, non posso più aspettare, cosicché in modo febbrile e lussurioso sfrego speditamente il clitoride con la punta delle dita.

Nel mio licenzioso intelletto si riflette la sembianza di lui cha da dietro mi possiede agguantandomi per le chiappe. La mia mano si sposta senz’interruzione più rapidamente, sì, ecco, da bravo, così, su scopami, fammi godere, riempimi tutta la fica. In quel preciso istante io godo, strepito, eccola la valanga dei sensi che approda, perché conquista ogni centimetro della mia persona sconquassandola. Uno schizzo, un annaffio, così come quando l’uomo emette lo sperma, colgo in pochi secondi una nerboruta emozione di bollore e di fervore, un inedito entusiasmo, il cuore che palpita celermente, la fica che pulsa fremendo per lo sgargiante e per il deciso piacere. In questo momento sono interamente bagnata, perché ho eiaculato come farebbe un uomo dal tanto che ho goduto. Devo confessare e manifestare che mi succede sporadicamente, eppure oggi era tale il bisogno e la brama, che ho vissuto un orgasmo acuto ed energico come non lo ricordavo da tempo. Nel mentre annuso la fragranza dei miei fluidi, mi degusto da sola, perché se si trovasse qua il personaggio principale della mia libidinosa fantasia gli succhierei il cazzo, per ricompensarlo del magnifico orgasmo che mi ha concesso. Adesso squadro l’ora, accidenti, sono nel gabinetto da più di quindici minuti, chissà che cosa rimuginerà Alessandra.

Io sono uscita dalla succursale, perché pure quest’oggi i crucci, i dispiaceri e i malumori non sono mancati. Quello che maggiormente detesto, in ultimo sono gli acquirenti che sopraggiungono poco prima dell’orario di chiusura, perché devo rimanere là davanti a questi consumatori, che sinceramente mi fanno perdere le staffe. Da qualche tempo ho ripreso ad allenarmi percorrendo in salita nei pressi della mia abitazione attraverso il bosco delle lunghissime camminate, per tonificare i muscoli e allenare nel contempo il fiato, giacché occasionalmente fumo e per questa ragione smetterò ben presto. In mia compagnia, per l’occasione, mi seguono due mie fidate amiche. Dopo l’estenuante e irrobustente passeggiata, decidiamo di passare a casa mia per farci la doccia. Durante il tempo in cui siamo sotto lo zampillio della doccia mi riappare nella mente la mia pausa pranzo di oggi. Sono discinta come nel gabinetto allorquando mi sono regalata quel deciso e vivace piacere, sennonché sollevo lo sguardo come per batticuore che qualcuno possa presentire i miei intimi pensieri. Osservo Laura, poiché ha un aspetto esemplare, con due belle tette che un maschio lambirebbe e rifinirebbe con letizia per ore. Il mio sguardo casca là, nel baricentro del suo appagamento. Ha una striscia ben disegnata nel mezzo, mentre per il resto è totalmente rasata. Io, al contrario, non ho giammai manomesso il mio foltissimo groviglio, perché il mio consorte mi ha incessantemente riferito che la fica pelosissima lui la ritiene notevolmente più allettante, per il fatto che lui ci sborra sopra di buon grado, e io cerco ininterrottamente di soddisfarlo. In quella circostanza, adocchio pure Erica, giacché carnalmente è più paragonabile a me. A dirla tutta, non possediamo una corporatura da giovani trentenni, ciò nonostante intraprendiamo a tutt’oggi la nostra pulita e viziosa figura. Pure lei, sarà pure di moda, ha la fica pressoché rasata, mi pare una fanciulla imberbe ancora intatta da violare. Nel tempo in cui le esamino mi rendo conto che avrei desiderio di tastare quei corpi, dal momento che suppongo di non aver giammai ispezionato e contemplato una donna con questi occhi. Sarà, perché mi pare la circostanza delineata da uno di quei racconti che ho letto oggi. Durante il tempo in cui sono avvolta e inserita in questi pensieri, inaspettatamente mi perviene la voce di Erica:

Che cosa ne dici Sara, ti unisci a noi per la doccia?”.

Sì, naturalmente, molto volentieri, sono subito da voi” – paleso io.

Dimmi un po’, ti frulla qualcosa che t’assilla per la testa? Ti ho notato come se avessi dei crucci da risolvere”.

Nulla di tutto ciò Erica, rimuginavo a una faccenda che ho compiuto stamane al reparto”.

Facendo riferimento a quei pensieri che avevo fatto, un poco m’imbarazza fare la doccia assieme a loro due, poiché soffrivo e avevo timore che si fossero accorte che le avevo guardate con inconfutabili e controverse occhiate. Ovviamente ambedue non si erano accorte di nulla, perlomeno suppongo, dopo di getto si manifesta inattesa l’indiscrezione di Laura:

Gradite che vi pulisca il dorso?”.

Là, in quell’istante, ho iniziato a ponderare che stavo provando quell’inedita quanto focosa utopia. Io acconsento con la testa, Erica enuncia un sì consapevole e spensierato, mentre adocchio Laura che la sta detergendo. La ragione inizia lievemente ad appannarsi, percepisco il desiderio che sale e la mia assennatezza comparire meno. Io vorrei che accadesse proprio come nel racconto. In quella circostanza ci canzoniamo ridicolizzandoci tutte e tre a vicenda, io mi convinco sempre di più di sperimentare quella stravagante bizzarria, la mano di Erica digrada verso il culo, io avrei una voglia che lei me lo detergesse, con la stessa forza con cui m’ha lavato la schiena. Confido che non si fermi, in quanto sento che stacca l’altra mano dalla spalla. Pochi istanti dopo la sento sfiorarmi prudentemente il culo, sono pervasa da un brivido, mi viene la pelle d’oca, mentre accanto all’orecchio Laura m’annuncia che adesso spetta a lei. Io la strofino con la medesima veemenza che ha esercitato con me. Lei mi espone menzionando quanto le piace, Erica frattanto richiama la nostra attenzione riferendoci che è ora di muoversi, che la sua dolce metà l’aspetta a casa, perché appena giungerà nell’abitazione lui sarà intento nel preparare la cena e lei lo accerchierà da dietro riferendogli quanto lo apprezzi e lo stimi come cuciniere, poi senza mezzi termini, non avendo la possibilità di pagare il conto, potrà certamente sdebitarsi sborsando dopo quanto dovuto in natura.

Quello che ne scaturisce è un’anomala, vivace e carnale scena d’un cortometraggio che Erica si appresta a esporci in modo lineare e incondizionato, illustrandoci tutti i deliziosi e i lascivi dettagli, iniziando a raccontare la viziosa scenetta che intende compiere. Non fa però in tempo, che il compagno di Erica irrompe là da noi trovandoci tutte e tre spavalde, trasandate, disadorne e dimesse. Dopo qualche istante d’imbarazzo, il contesto abilmente si ripiana, il trattenimento magistralmente s’accomoda conciliandosi in breve tempo. Io, Sara, per l’occasione ne approfitto subito, perché la mia mano digrada dall’addome verso il suo cazzo, lo avverto già indurito, dopo lo massaggio da sopra i pantaloni. E’ indubbia e lampante che la faccenda è assai gradita, con una mano allargo gli slip che indossa e con l’altra cerco il contatto del suo cazzo. Lo agguanto e sposto la mia mano su e giù. So quanto gli piace quando lo tocco così, perché mi ripete di continuo che gli eseguo delle seghe, che in definitiva sono migliori delle sue. Dopo gli abbasso gli slip, gli massaggio le chiappe, lo impugno con una certa risolutezza, quasi a volerne pregustare la consistenza. Che culo stuzzicante che ha. A volte mi piace con un dito stuzzicargli anche il buchetto, all’inizio lo stringe un poco per non fare entrare il mio dito, in seguito si rilassa e lo penetro amabilmente. Erica, la sua ragazza ci osserva, ci lascia fare senz’intrufolarsi e senz’intervenire, lasciandoci carta bianca d’agire mettendosi in disparte e seguitando a conversare con Laura, spostandosi nel salotto della casa lasciandoci da soli.

La faccenda so che gli piace, di solito quando faccio così il suo cazzo diventa di marmo, in seguito mi bagno con la saliva le dita massaggiandogli il buchetto. Lo sento rilassarsi a rilento, diventa più cedevole, è più conciliante, per il fatto che muove il culo ricercando un’aderenza di continuo più forte con il mio dito. E’ il momento esatto, tento di farlo entrare nel suo sedere, una volta varcato dirigo il dito come volessi toccagli il cazzo. Così riesco a massaggiargli quella parte, che a detta di parecchi, se efficacemente pungolata sa scaldare molto il maschio. Tanti proclamano e definiscono che sia una specie di punto G del maschio. L’effetto e il risultato finale è immediato: vedo il suo cazzo indurirsi di più, i suoi gemiti m’informano che sta godendo molto, il suo buchetto si rilassa sempre più e il mio dito si muove più velocemente. Ho quasi l’impressione che dentro si stia infradiciando dall’eccitazione. Mi sembra impossibile, eppure il dito scivola su è giù senza fatica. Io l’invito comodamente a voltarsi, perché desidero un delizioso anticipo, bramo leccare il suo cazzo formoso e compatto, sicché mi genufletto dinanzi a lui e glielo agguanto in bocca. La punta è bagnata, il mio strofinamento sul suo buchetto ha avuto lo scopo auspicato, lecco con tanta passione gustandomelo. Ogni tanto con la mano lo masturbo, solo con esigui movimenti, perché ho quasi l’apprensione di farlo sborrare così presto. Non è ancora il momento, in tal modo m’allontano con la bocca da lui e lo bacio bisbigliandogli all’orecchio:

Per adesso e sufficiente così mio caro. Dopo, io regolo tutto per bene il resto. D’accordo?”.

Sei convinta di poter resistere tanto Sara? Io sono colmo, mi sento di esplodere da un istante all’altro” – esordisce lui infoiato e visibilmente spronato.

Devo confessarti cha da stamattina presto in reparto, mi è venuta una voglia smisurata di scopare. Sono carica e arrembante come non mai” – gli espongo io lussuriosamente fissandolo negli occhi, informandolo della mia incontinente e lasciva disposizione.

In quel mentre dialoghiamo, così sfrutto la circostanza per raccontargli che nell’ora del pasto principale che avrei dovuto consumare, sono rimasta nel reparto per il fatto che faceva troppo caldo, e che navigando sulle pagine di internet ho rintracciato un blog di racconti erotici e leggendoli mi sono venuti dei propositi specificamente roventi e fervidi. Lui ascolta con attenzione e mi chiede di raccontargli che cosa m’ha testualmente colpito, io di getto gli descrivo il corpo della trama:

Sai, ti dirò, che c’era un individuo effettivamente appropriato alla mia proibita fantasia, assai idoneo alla mia preclusa visione. Hai già capito, vero? Un maschio, con due o anche tre femmine. Sfogliare quella lunga lettura è stato davvero aggrovigliante e avvincente”.

Sara, ascolta, hai idea di quanto m’aizza e mi provoca, vederti con la mente con altre femmine che scopi?”.

Io resto ammutolita e sedotta, sono remissiva e lusingata, però al tempo stesso mi sento svisceratamente fomentata e tenacemente coinvolta, ho il batticuore che m’assale, sono manifestamente presa da quella risposta e non lo nascondo. Sono spontanea, genuina e immediata, perché me lo si legge in faccia.

In brevi istanti gli riepilogo la cronaca del racconto e gli divulgo quello che è accaduto quando mi trovavo da sola chiusa a chiave nella stanza della sezione. Gli rivelo in ugual modo, della bizzarra ed eccentrica brama che avevo di palpare e di farmi nel contempo tastare da una femmina.

Ascoltami, procediamo così, adesso ti stendi sopra quello scrittoio e io ti dispenso benessere come se fossi una donna. Niente cazzo, solamente con la lingua e le dita. In tal modo puoi simulare che sono una tua fidata amica, che ti sta accortamente lambendo là di sotto”.

In un baleno lui mi ghermisce da dietro come io avevo fatto con lui, con una mano mi tocca il seno e con l’altra mi massaggia la pelosissima bionda fica, che comincio ad avvertire costantemente più bagnata. Preferirei essere già nuda e sentire la sua mano a contatto con il centro del mio pulsante piacere. Accorgersi nel tempo in cui lui mi strofina il folto cespuglio e poi scivolare lì dove ogni millimetro è piacere m’inebria i sensi e mi scompagina le membra. Lui mi ribadisce di chiudere gli occhi e di pensare ad una donna da cui m’attizzerebbe essere toccata. Io rimugino speculando all’istante su Laura per prima, perché subito glielo faccio presente:

Ti confesso che Laura m’attrae e m’affascina molto, fra noi due c’è una frizzante e arguta intesa. Azzardo e sostengo, inoltre, che se tu fossi arrivato prima là dentro, avresti farneticato e vaneggiato per il fermento”.

Toglimi una curiosità Sara, per quale motivo lei in special modo?”.

Ti faccio notare e ti svelo che Laura è assai costante, dinamica e instancabile, perché presumo che sia lei ad afferrare la decisione, è ingegnosa, capace, sagace, sa spogliarmi e sa tastarmi ininterrottamente più nel profondo. Perfino il suo corpo è intrigante, direi stuzzicante e incuriosente, il suo seno non è molto florido, però ha delle chiappe che sono certa apprezzeresti di buon grado”.

Durante il tempo in cui io gli narro queste inedite sfumature, lui frattanto inizia a denudarmi. Sempre da dietro sbottona la camicia, quella con cui ero tornata a casa. Mi sgancia il reggipetto comprimendomi le tette. Io agevolo la testa indietro sulla sua spalla e mi godo il massaggio. Allorquando i miei capezzoli sono belli formosi, lui comincia a tirarli e a muoverli in ogni direzione, dopo stringe le mie tette con maggior vigore. Mi piace quando me le afferra con forza. L’eccitabilità e lo sprone del momento sono tali, che anche un pizzico di dolenza non fa che ingrandire e moltiplicare il desiderio, accendendo ulteriormente i sensi. I miei sospiri ora rivelano quanto mi piace. La mia bocca cerca la sua, io mi giro e lo bacio. Le nostre lingue si cercano e s’assaggiano, esplorano libidinose. Il corpo ora è tutto sensibile, ogni accenno mi elargisce un brivido. Lui decreta che i miei pantaloni sono di troppo, pure lui dev’essere alquanto accalorato, perché con un unico gesto me li sfila insieme alle mutandine. Con la mano tocca la mia pelosissima bionda fica per appurare di quanto sia eccitata. Inutile dire che è già arroventata e madida. I sospiri di piacere a quel contatto gli testimoniano di quanto io sia già partita, sono in volo, la mia mente è un mulinello che mi scardina.

Lui mi fa accostare alla vasca e indirizza il getto dell’acqua dello spruzzatore della doccia, perseverando in special modo nel nucleo del mio intimo piacere, giacché mi piace molto la tipica, gradevole e accogliente sensazione dell’acqua spruzzata là. Io dischiudo le gambe per consentirgli di dirigere il getto dell’acqua su tutta la mia fica, perché mi fomenta essere così scostumatamente a gambe aperte, mostrargliela, esporgliela colma di voglia. Lui con una mano distanzia le labbra della fica e avvicina lo spruzzo dell’acqua, nel mentre dalla mia bocca fuoriescono piagnucolii di benessere e parole scurrili. Il piacere mi dà alla testa, sa davvero come accendermi sempre più. Lui si denuda ed entra dentro la vasca con me, comincia a insaponarmi, passa il sapone direttamente sulla pelosissima fica e la sensazione che ne traggo è meravigliosa. Poi torna a massaggiarmela con la sua mano, intraprende la penetrazione con un dito, dal momento che il sapone rende particolarmente scorrevole la manovra. Alla fine ci siamo, la voglia d’essere penetrata era arrivata al massimo, sicché ne aggiunge subito un altro. Mi sento da ultimo farcita e zeppa a dovere. Con l’altra mano bensì mi cinge dietro e inizia a massaggiarmi anche l’altro buco. Anche là il dito accede facilmente, il suo massaggio davanti e dietro è euforizzante, ammaliante e rapente, sogni e lagne di benessere sbocciano sempre più frequenti.

Io mi trovo a strepitare il mio desiderio, bramo il suo cazzo, lo voglio, schiamazzo, gli chiedo al presente di scoparmi, mentre lui prosegue il suo duplice strofinamento. Io comincio a sfregarmi le tette ideando che un altro uomo dietro di me compia quel gesto. Eccola, la mia fantasia prediletta che riemerge. Lui mi va voltare, mi spalanca le gambe, instradando il suo compatto cazzo dentro di me. Intuisco che entra dentro adagio, io gli sollecito di scoparmi, di farmi godere. In questo momento lo ha introdotto fino in fondo. Sarà stata pure entusiasmante la creatività e l’idea iniziale di compierlo con una donna, eppure non avete concetto di quanto mi piaccia farmi scopare così. Io so già che lui con esigui affondi riuscirà a farmi venire. L’eccitabilità e la smania accumulata tutto il pomeriggio, m’ha già predisposto all’apice sommo del piacere. Iniziano i suoi movimenti, dapprima flemmatici, in seguito sopraggiungono spinte costantemente più decise. Io spingo le mie chiappe più indietro per agognare un contatto sempre più profondo con il suo cazzo, per farmi muovere sempre più veloce lui m’agguanta per i fianchi con le mani mi dirige verso di lui. Lo adoro, perché mi fa sentire presa con forza, io gli strillo di proseguire, di scoparmi. Sto per venire. Eccola la sovreccitazione, la tensione spasmodica, l’orgasmo che sta salendo. Non penso più a nulla, il mio essere attende solamente la scarica energetica di piacere. Un sospiro intenso, gli ultimi colpi. Il mio corpo trema, sobbalza e ribolle per il vigoroso e insopprimibile profondo piacere, le gambe tremolano, perché sembrano quasi cedere. I brividi sono in ogni luogo.

Adesso spetta a me soddisfarlo. Mi giro e acciuffo lo spruzzatore dell’acqua della doccia puntandolo sul suo cazzo, che non attende altro che spargere il suo denso e bianco piacere. Con l’altra mano lo impugno delicatamente, lo scappello e inizio a masturbarlo. Insisto e lo friziono con il pollice proprio sulla punta dove c’è il frenulo, zona peraltro molto stuzzicante per lui, ma anche assai fragile. Il resto della mano è chiusa a pugno sul cazzo, intanto che avvicendo movenze secche e forti a variazioni più leggere e brevi. Lui mi comunica che sta per sborrare, io sono in ginocchio dinanzi a lui. Proseguo la mia naturale masturbazione e con la bocca mi preparo a fargli un pompino. Voglio farlo sborrare in questo modo. La mia mano si muove sempre più decisa, mentre l’altra la conduco sotto i suoi testicoli spingendoli verso l’alto. In questo modo i colpi della mano vanno a finire direttamente in quella parte del suo cazzo. Non devo esagerare con la forza, potrei fargli male, tuttavia con la giusta attenzione so che riuscirò a ottenere un’eccitazione tale da farlo sborrare rapidamente e di gusto. Sono concentrata, aumento la velocità e la veemenza della mia sega, perché voglio vederlo prorompere. Io volevo che mi sborrasse in bocca, perché così gli avrei donato una grandiosa sensazione di possesso e di gradimento, perché penso che il maschio sia primordialmente legato al fatto che riempire la propria femmina sia la destinazione finale, il contenitore del suo sperma. Mentre rifletto su questa nozione, infatti, pochi secondi dopo la sua voce me lo annuncia:

Sara, sei un fenomeno della natura, sei una meraviglia, ecco, prendilo tutto, sborro, sì!”.

Un primo getto è sulle mie labbra, io blocco per un istante la mano, poi lo scappello di nuovo velocemente e un secondo corposo spruzzo finisce sulla mia guancia, il resto degli altri lunghi spruzzi terminano liberamente sulle tette, cosa che lui tra l’altro adora, intanto che esamino il suo viso impreziosito dal puro piacere e tempestato dall’autentica lussuria che prova. Dopo glielo lecco in maniera vogliosa e riconoscente, perché per me è il massimo dell’accoglienza e dell’accettazione, per il piacere favoloso e indiscusso che lui ha saputo regalarmi.

Alla fine la tensione erotica della giornata si sta scaricando, resta la pace e la felicità indiscussa dei sensi.

Stavolta, la buona ventura m’ha accontentato, ascoltando le mie lascive e le mie incontinenti aspirazioni, consentendo invero di mettere in pratica i miei vogliosi e i miei cupidi sessuali capricci. Tutto quello che io bramavo lo avevo invero a portata di mano, ma non lo vedevo né lo distinguevo.

{Idraulico anno 1999} 

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