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Voi che cazzo avreste fatto al mio posto?

Sono Mauro e lavoro… beh, meglio non dirlo, comunque sono un “colletto bianco” e nel casermone stile Fantozzi dove lavoro siamo tanti, veramente tanti, impossibile conoscerci tutti. Ovvio che le persone con cui sei più a contatto le conosci, di altre ne senti parlare spesso pur non incontrandole, ad ogni modo rimane una larga maggioranza di colleghi che a malapena si conoscono di vista e a volte neanche.

A 38 anni sono più che soddisfatto della mia vita: un matrimonio senza figli andato a rotoli senza grossi problemi (è facile quando si è tra persone civili); una “fidanzata” ufficiale con cui medito di riprovare a dire sì, almeno in Comune; un buon lavoro che mi permette una vita agiata; tanti amici tra palestra, calcetto, club ecc. ecc. con cui passare il tempo libero. Tante soddisfazioni e pochi problemi. Mi invidiate vero? Vi capisco, però, e non voglio annoiarvi coi particolari, posso affermare con sincerità di essermi “sudato” sia l’aspetto fisico (a parte un po’ di fortuna genetica) che la posizione.

Beh, tutto andava ottimamente quando un piccolo ciclone è apparso nella mia vita.

Ricordate la frase, presa da non so quale film, che recita: “nessuna buona azione resterà impunita”? Ecco, è vero, per me è stato tremendamente vero. Ma andiamo con ordine.

Con tutte le persone che lavorano qui è difficile poter dire con esattezza chi arriva e chi va via. Non molto tempo fa iniziai a sentire voci di una ragazza neoassunta che stava guadagnando popolarità a ritmi elevatissimi. Sì, proprio in quel senso. Si vociferava di quando si era trattenuta oltre l’orario entrando nell’ufficio del dirigente X per uscirne un’ora dopo scarmigliata; di quel collega che l’aveva accompagnata in archivio e lì…; Insomma, tanti aneddoti che la descrivevano come una femme fatale, una mantide, una strafiga dedita più all’accoppiamento che al lavoro. Nessuno che ammettesse di esserci stato ma tantissimi: “mi hanno detto che…”. Passai velocemente dalla piccola curiosità all’ilarità quando scoprii che si trattava di Paola.

Sì, perché Paola lavorava nello stesso ufficio di Magda, la mia fidanzata (difatti l’ho conosciuta al lavoro), due piani sotto il mio. Avevo avuto modo di conoscerla proprio andando a trovare Magda e mi ricordavo una ragazza giovane e totalmente irrilevante. Occhiali, capelli biondo stoppia eternamente raccolti in uno chignon che le lasciava scoperta la nuca, abiti che sembravano studiati appositamente per non farsi notare. Timida, lo capii quando Magda me la presentò la prima volta e farfugliò poche parole sparendo subito “per non dare fastidio” a noi due. Magda mi confermò poi il suo carattere definendola comunque simpatica tanto che cominciò a sbocciare un’amicizia tra di loro.

Ebbene, la ricordavo a malapena quando la incontrai nuovamente, fuori dal lavoro.

Mi ero fermato una sera al rifornimento lungo la statale poiché il mio SUV mi aveva segnalato una sete da cammello e avevo fatto il pieno. Andando verso il cubicolo per saldare il conto, sentii delle voci irose alzarsi pochi metri più in là, davanti al piccolo bar annesso al rifornimento.

Il tempo di pagare e vidi una piccola figura uscire di corsa dal bar, inciampare e finire a terra rovinosamente. Subito dietro un ragazzo che, con fare minaccioso, invece di aiutare cominciò ad inveire e alzò un braccio come per dare uno schiaffo. La figura a terra provò a rialzarsi e mi accorsi che era una ragazza.

Voi che cazzo avreste fatto al mio posto?

Bravi se siete intervenuti, vigliacchi se ve ne siete fregati.

Una delle cose che mi fanno incazzare di più è proprio vedere qualcuno che fa il gradasso con chi, almeno in apparenza, non si può difendere, in particolar modo se è uno pseudo macho che aggredisce una donna. Feci in un lampo i pochi metri che ci separavano e mi intromisi tra i due. Lui fece un grosso errore:

– Che cazzo vuoi tu? –

Urlò e cercò di darmi un pugno.

Era sbilanciato e lo evitai con facilità e risposi con … un potente calcio alle parti basse.

Scivolò sulle ginocchia e poi a terra ululando di dolore. Mi accertai che non ci fosse qualcuno a dargli man forte e mi avvicinai alla figura distesa per aiutarla a alzarsi.

– Signorina venga… –

Riconobbi all’improvviso quella ragazza, si trattava proprio di Paola che cercava affannosamente di rimettersi gli occhiali persi nella caduta..

– Mauro… non dovevi… grazie… devo scappare –

L’attimo dopo era salita sulla sua utilitaria e era schizzata via. Mi girai verso il ragazzo e vidi che anche lui stava allontanandosi.

Incassai le parole di elogio di un paio di persone e risalii anche io in auto allontanandomi.

Nel tragitto ripensavo alla vicenda. Non conoscevo abbastanza Paola ma mi sarei aspettato più di incontrarla in una biblioteca che in un bar, e mai, mai mi sarei aspettato di vederla aggredita da qualcuno. Cercai di ricostruire mentalmente le frasi smozzicate del ragazzo: aveva detto un paio di volte “troia”, un “questa me la paghi”. Era tutto quello di cui ero sicuro, il resto era confuso.

Comunque, dimenticai in fretta la cosa dovendo uscire per la solita partita di calcetto con gli amici.

Passarono un paio di giorni e non pensavo più alla faccenda quando andai nell’ufficio di Magda per salutarla e mettermi d’accordo per la serata. Al mio ingresso c’era solo Paola che mi guardò timidamente farfugliando che Magda era stata chiamata da qualche parte e che sarebbe rientrata dopo una ventina di minuti.

Mi premurai di chiederle come stava. Lo feci per cortesia, null’altro, e la sua reazione mi sconvolse.

Davanti ai miei occhi avvenne una trasformazione incredibile. Paola alzò gli occhi verso di me, guardandomi dal basso verso l’alto, poi si tolse gli occhiali e… era un’altra persona. Anche la voce era diversa:

– Devo ringraziarti per l’altra sera Mauro –

D’istinto, feci due passi verso l’uscita mentre lei girava intorno alla scrivania e mi si avvicinava. Il suo volto non era più, come dire… banale, anonimo, era invece deciso, sicuro, intrigante come pochi altri ho visto in vita mia. Anche i suoi movimenti erano cambiati. Come un serpente che dispiega le sue spire, avanzò verso di me fissandomi, puntandomi una mano sul petto e spingendomi indietro fino a che appoggiai le scapole alla porta chiusa.

Paura. Sì, devo ammettere che provai paura in quel momento, e contemporaneamente non potevo staccare i miei occhi dai suoi.

– Paola che fai… fermati –

– Devo ringraziarti –

Ripeté inginocchiandosi, le mani che mi slacciavano la cintura, gli occhi fissi sui miei e io che, come paralizzato, non riuscivo a fare alcun movimento per togliermi da quella situazione.

Me lo tirò fuori e la mia paura aumentò. Magda poteva tornare da un momento all’altro, chiunque avrebbe potuto aprire la porta e sorprenderci. Ciò influiva anche sul mio “lui” che non era propriamente in forma. Eppure bastò che se lo introducesse in bocca, che la sua lingua cominciasse a muoversi, che le sue guance si incavassero perché ogni pensiero passasse, almeno temporaneamente, in second’ordine. Mi stava facendo un pompino reale, di quelli che ti fanno dimenticare ogni guaio della vita, dandomi sensazioni così incredibili che già mi sentivo pronto a venire.

Un rumore di passi fuori dalla porta mi fece impaurire di nuovo, se fosse stata Magda sarei stato rovinato, nessuna giustificazione avrebbe tenuto e certo la verità era incredibile.

Per fortuna era solo qualcuno di passaggio. Provai a fermarla ancora:

– Paola, ti prego… smettila… non voglio… –

non voglio”, mai frase fu più falsa. In realtà lo volevo, eccome lo volevo. O meglio non volevo che lei smettesse, non volevo perdere il calore della sua bocca, la morbidezza della sua lingua che mi toccava dappertutto anche quando ero ben dentro di lei.

Come se non avessi parlato, Paola continuò e per tutto il tempo non smise mai di fissarmi negli occhi, nemmeno quando mi prese le mani per farsi afferrare per i suoi capelli raccolti, nemmeno quando le guidò a muoverle la testa come se fossi io a scoparle la bocca, nemmeno quando mi sentì ingrossarmi tra le sue labbra, vibrare e gemere forte sentendomi strappare via, sì, “strappare via”, fiotti e fiotti di seme bollente che ingoiò senza mostrare di avere problemi.

Ero stravolto, sentivo le gambe deboli e lei intanto passava la lingua sul mio cazzo per ripulirlo e poi rimettermelo dentro i boxer quasi intonso, riassettando i pantaloni e rialzandosi come se nulla fosse.

Mi guardò un’ultima volta con quei suoi occhi magnetici:

– Dovevo ringraziarti Mauro… e lo farò ancora –

Mi disse e la sua voce roca e sensuale mi parve di colpo minacciosa.

Poi si rimise gli occhiali ritornando al suo posto e… la Jessica Rabbit di pochi secondi prima era scomparsa e era tornata Paola, la Paola che con voce timida mi diceva:

– Dirò a Magda che sei passato, devo dirle di chiamarti? –

Non le risposi nemmeno, ero completamente scombussolato. Uscii dalla stanza e mi precipitai, per fortuna senza incontrare nessuno, al bagno maschile del piano. Lì mi spruzzai il volto con acqua fredda col dubbio che si fosse trattato solo di un sogno.

Non lo era, la traccia umida sui boxer che vidi quando mi misi ad orinare mi confermava il ricordo di quei pochi minuti di paradiso. Presi coscienza anche che le erano bastati pochissimi minuti per farmi godere, cosa di cui un po’ mi vergognai.

Ancora confuso, tornai al lavoro e poco dopo mi arrivò una telefonata.

– Ciao Amore, Paola mi ha detto che sei passato. Però, non me lo sarei aspettata da te… –

Un brivido di terrore mi corse per la schiena. Tacqui aspettando che Magda continuasse, magari insultandomi, maledicendo dentro di me Paola per averle riferito e me stesso per aver ceduto.

– Pronto? Mauro? Ci sei? Paola mi ha detto proprio ora quello che hai fatto l’altra sera. Sei stato coraggioso tesoro. –

Minimizzai la cosa tirando un sospiro di sollievo, vergognandomi anche un po’ per come Magda mi elogiava e io sentivo ancora, quasi, le labbra di Paola strette sul mio cazzo.

Quella sera, a cena, Magda rinnovò i complimenti definendomi il suo “cavaliere coraggioso pronto a partire lancia in resta”. La cosa era così smielata che fui tentato quasi di rivelarle come la sua amica avesse trattato la “lancia” in questione. Mi dava fastidio sentirla lodarmi in quel modo, poi mi resi conto che lo faceva non tanto per l’azione svolta ma perché si era trattato di Paola.

– Quella ragazza ha un bisogno enorme di qualcuno di cui fidarsi, di una figura di riferimento. Quel tipaccio che hai allontanato la maltrattava pretendendo che lei… non dovrei dirtelo ma Paola è abbastanza inibita. Ancora non mi ha confidato tutto ma credo di aver intuito che nella sua vita ci siano stati dei traumi legati al sesso. Pensa che arrossisce quando le parli di… beh, puoi immaginare. E’ stata fortunata ci fossi tu a quel bar, mi ha detto che ha rivisto quel tipo ma che lui s’è allontanato, forse ha pensato che tu potessi andare a cercarlo. –

La descrizione di Paola che mi faceva Magda era agli antipodi di quella che avevo conosciuto io se pur per pochi minuti. Sì, anche io avevo sempre pensato che fosse insicura, timida, riservata, anche imbranata se vogliamo, però la Paola che mi aveva fatto un pompino, e che pompino, assomigliava più a una dominatrice, una abituata a prendersi ciò che voleva, a essere obbedita, a vedere gli altri tremare piuttosto che tremare lei.

– …. Ma mi stai a sentire? –

Perso nei miei pensieri non avevo sentito il discorso di Magda che continuava.

– Scusami, ripensavo alla scena del bar –

– Ti dicevo che vorrei la frequentassimo, almeno per un poco, per convincerla a essere più sicura di se stessa. E’ sola, tremendamente, mi ha anche rivelato che … ha cominciato a preferire le donne. –

Sobbalzai a quella affermazione che mi suonava assurda.

– Come?… –

– Sì. Poverina, io credo che sia come un cucciolo in cerca di coccole, da qualsiasi parte le possa avere. Siccome non le può avere da voi “bruti” le cerca in persone del suo stesso sesso. Noi donne siamo più gentili e… –

– E? –

– Promettimi di non dirglielo mai… in pratica ci ha provato con me –

– Cosa? –

Ero stupefatto, sia dalla notizia che dal modo in cui Magda me lo diceva. Sembrava trovarlo divertente ma, soprattutto, lo raccontava come si racconta un’esperienza eccitante vissuta.

– Per questo ti dico che ha bisogno di una figura di riferimento. Sono sicura che l’ha cercata in me, d’altronde sono una delle poche che in ufficio mostra un minimo interesse per lei. Povera piccola, sembra un uccellino spaurito. Eppure se si togliesse gli occhiali non sarebbe nemmeno brutta. –

Concordavo perfettamente con lei, quando Paola si era tolta gli occhiali, prima di inginocchiarsi, a me era parsa persino bella per quanto lo sguardo da belva famelica inducesse a avere paura.

– Forse sì, magari puoi consigliarla, così la smetterà di insidiarmi la donna. Da quando sei psicanalista? –

La buttai sul faceto per cambiare discorso. Devo dire che la cosa mi intrigava e non poco. Paola era, o almeno si era dimostrata in quell’occasione, due persone in una. Tremai al pensiero che Magda potesse scoprire l’altra.

– Scemo, è stato un momento così. La piccolina aveva evidentemente un problema ma non riusciva a parlarne, così quando l’ho abbracciata per confortarla forse ha frainteso e mi ha baciata. –

– E tu? –

– Beh, ti dirò, all’inizio volevo ritrarmi, poi ho pensato che la poverina avesse bisogno di non sentirsi rifiutata e sono rimasta ferma e… non ridere di me… mi è piaciuto quel bacio. –

– Eh? –

– Sì, Tenevo chiuse le labbra cercando un modo di interrompere senza offenderla ma poi… quando la sua lingua mi è entrata di forza io… non lo so Fulvio, ho risposto al bacio e mi è piaciuto, veramente. –

Parlando, Magda aveva assunto un’aria trasognata, quasi rivivesse con piacere quel momento. Fui tentato di sporgermi oltre il tavolo e baciarla io, forse una forma di gelosia da parte mia, forse un volermi inserire in quello che mi sembrava un momento speciale per lei. L’arrivo del cameriere con i piatti interruppe quel momento “magico”. E non riprendemmo più il discorso. Quella notte facemmo l’amore e mi impegnai, forse inconsciamente, più del solito, come per scacciare da lei quel ricordo piacevole eppure… eppure mentre la guardavo godere, il viso trasfigurato dal piacere, la voce rotta che mi invocava, davanti ai miei occhi vidi la scena di lei e Paola che si baciavano. L’immagine delle due lingue che si incontravano, delle labbra che si univano, accompagnò i miei schizzi di seme sul suo ventre palpitante.

A mente fredda, il giorno dopo, riflettei che sarebbe stato meglio evitare Paola. Istintivamente la sentivo come un pericolo per noi due, però Magda era sempre più amica con lei, consigliandola, uscendo con lei per lo shopping, intrattenendosi durante le pause. Non poche volte la trovai a casa sua quando passavo a prenderla e, una sera, Magda insistette perché uscisse a cena con noi.

Più che una cena per me fu un tormento. A parte il fatto che non ero da solo con Magda, e quest’ultima concentrata soprattutto sulla sua amica, passai gran parte del tempo a cercare di rimanere impassibile nonostante avessi il piedino di Paola che mi cercava continuamente sotto il tavolo. Davanti agli occhi avevo la ragazza timida di sempre, nascosto agli sguardi dei presenti invece il suo piede era quello dell’altra Paola che avevo conosciuto e che rividi solo per una frazione di secondo, quando guardandomi fisso si rivolse a me:

– Devo ancora ringraziarti Fulvio –

Abbinò un tocco più deciso del suo piede sulla mia coscia a un veloce passaggio della lingua sulle labbra. Magda non se ne accorse ma in quell’istante gli occhi di Paola furono quelli dell’altra. La frase voleva essere una promessa, io la percepii come una minaccia, eppure non potei non sentirmi eccitato dalla cosa.

Mi schermii dicendo che non mi doveva nulla, che era stato doveroso e altre frasi del genere ma già parlava di nuovo con Magda, solo il suo piede continuava a restare in contatto con me. Fu una sofferenza.

– Ti trova simpatico, anche se un po’ orso –

– Eh? Chi? –

– Paola, mi ha detto che ti trova simpatico –

Eravamo a letto e avevamo appena fatto l’amore. Magda, abbracciata a me al buio, chiacchierando pigramente in attesa di prendere sonno, all’improvviso cambiò discorso e prese a parlarmi di Paola. Mi mantenni sul vago, sperando cambiasse discorso. Nulla da fare.

– Mi piace Paola. La trovo così educata, rispettosa e…sì, indifesa –

– Mi sembra che stiate diventando parecchio intime –

– Sì… molto più di quello che pensi –

– Cosa? –

Magda aveva pronunciato la frase in tono diverso, come esprimesse un pensiero a alta voce. Si strinse più forte a me prima di rispondere alla mia domanda:

– Mi prometti che non ti arrabbi? –

Cosa avreste risposto a questa tipica frase che preannuncia un qualcosa più o meno grave?

Ovviamente risposi e giurai che non mi sarei arrabbiato. Dentro di me radunai le energie per mantenermi calmo, qualsiasi cosa avesse detto.

– E’ che… l’ha fatto ancora. –

– Ti ha baciata di nuovo? –

Avevo intuito dove volesse andare a parare, e provai insieme la speranza che fosse tutto lì e il desiderio che ci fosse dell’altro.

– Sì… e non solo –

Di colpo mi passò il sonno e una sensazione di calore mi avvolse il basso ventre. La voce di Magda era un sussurro eccitato.

– E’ stato quando siamo andate con altre colleghe a prendere un aperitivo al bar vicino. Mi aveva accompagnato in bagno. Mentre mi asciugavo le mani mi si è avvicinata, mi ha appoggiato la testa sulla spalla e mi ha detto:

Grazie Magda, sei così buona con me”

Mi pareva un cucciolo che cercasse il conforto della mamma e così non mi sono mossa quando mi ha abbracciato né quando ha appoggiato le labbra sulle mie. Ho cercato di tenerle chiuse, ti giuro, e sembrava stesse desistendo. Poi ha aggiunto piano:

Non pensare male di me”

Una frase che, ora che ci penso, ha poco senso, però in quel momento non me la sono sentita di rifiutarmi quando le ha poggiate ancora e ha spinto la lingua per aprire le mie. Era tenera e mi è piaciuto anche questa volta. Ci stavamo baciando da alcuni secondi quando mi ha appoggiato la mano proprio lì… Non so che dirti Fulvio, mi sono ritrovata eccitata. Era un tocco leggero, solo una piccola pressione sul mio bottoncino, la punta delle dita che scorreva su e giù da sopra la stoffa della gonna eppure lo sentivo come amplificato, e la sua lingua era così dolce. E’ qui che è successo. –

– E’ successo cosa? –

– Si è staccata da me e pensavo fosse tutto finito. Mi sono scoperta a ansimare per quel bacio interrotto, a desiderare che riprendesse. Poi si è tolta gli occhiali e si è sciolta i capelli. Credimi Fulvio, era un’altra persona, con due tocchi semplicissimi era totalmente diversa. E i suoi occhi… i suoi occhi sembravano infuocati, pieni di desiderio. Non mi sono mai sentita così desiderata. In quel momento poteva fare quel che voleva di me… –

– E…? –

– E’ entrato qualcuno. Abbiamo sentito la porta aprirsi e ci siamo subito ricomposte e poi siamo tornate al tavolo con le altre –

Non facevo fatica a immaginarmi la scena, avevo conosciuto questo aspetto di Paola, questa sua trasformazione. Mi stupiva solo che lo facesse anche con Magda. Un ennesimo campanello d’allarme mi scatto nel cervello dicendomi: “è pericolosa, fai attenzione”, ma ogni pensiero svanì l’attimo dopo.

– Ehy, ti ha fatto effetto –

La voce di Magda salì di un tono eccitata mentre la sua mano, scesa al mio inguine, impugnava il mio cazzo indurito. Non ero rimasto indifferente al racconto.

– Ti sei eccitato sentendo questa storia? E ti sei eccitato per me o… per Paola? –

Non era un’insinuazione, il tono era divertito, la sua mano mi scorreva sull’asta rendendomi sempre più teso. Non risposi con le parole ma con i gesti, girandomi verso di lei, alzandole la gamba e spingendomi in avanti. Mi guidò lei stessa nella sua intimità, stringendo la mia erezione con la sua micina bagnata. Non so se era il residuo dell’amplesso di poco prima o nuova eccitazione, ma scivolai in lei facilmente, tutto quanto. Ci muovemmo all’unisono, prima lentamente e poi in crescendo, le lingue intrecciate, i i respiri confusi e nel momento in cui mi scaricai per la seconda volta dentro di lei nella mia mente si formò ancora l’immagine di Paola, o meglio dei suoi occhi che sembravano mandare lampi eccitati.

Nei giorni successivi il lavoro mi prese completamente e non tornai sull’argomento né Magda mi disse di altri “momenti” tra lei e Paola. Ebbi poche occasioni per recarmi nel loro ufficio però mi resi conto dell’atmosfera diversa, del loro essere sempre più vicine, e ogni volta, uscendo, sentivo due occhi fissi sulla mia schiena.

Una sera mi ero fermato oltre l’orario solito per rivedere i particolari di un accordo. Stavo per spegnere il computer e andarmene quando la porta si aprì e apparve Paola che subito entrò e chiuse a chiave.

– Ti devo ringraziare Fulvio, anche se ti sei comportato male –

Parlando fece i pochi metri che ci separavano, si tolse gli occhiali posandoli sulla scrivania e si sciolse i capelli con un gesto sbarazzino. Di nuovo ebbi davanti a me “l’Altra”.

– Paola… perché hai chiuso la porta… e cosa intendi? –

Girò intorno alla scrivania e mi posò una mano sulla spalla impedendomi di alzarmi.

– Ti avevo detto che ti avrei ringraziato ancora… ma tu sei stato cattivo Fulvio… ti sei eccitato sapendo che io e Magda ci siamo baciate… –

Ricevetti la conferma di quanto lei e la mia fidanzata fossero diventate amiche, o forse complici.

– Cosa te l’ha fatto diventare duro Fulvio? L’immaginare le nostre lingue avvinghiate o la mia mano sulla sua figa? –

Il linguaggio pesante di Paola mi intimoriva forse più dell’aria decisa che aveva.

Provai a dire qualcosa ma mi mise una mano sulla bocca.

– Non dire nulla… –

Come al rallentatore si inginocchiò davanti a me slacciandomi la cintura. Pochi secondi e il mio uccello era fuori, con mia vergogna già parzialmente eretto.

– Ecco la verità Fulvio, tu sei un maiale, sei già eccitato e ancora non ho fatto questo… aaahm –

Con un verso osceno la sua bocca si richiuse sopra il mio pene, imprigionandone la punta. Sentii vagamente la pressione dei denti e venni assalito da un impeto di paura, subito sostituito dalla sensazione calda della lingua che roteava. Guardai le sue guance incavarsi, i suoi occhi che mi fissavano e mi accorsi che non potevo fare nulla, che ero completamente nelle sue mani. Mi spompinò per lunghi minuti fino a che non fui teso e rigido al massimo nella sua bocca e poi riprese a parlare, carezzandomi lentamente con la mano per mantenermi turgido, la lingua che a tratti scivolava sulla cappella.

– Inculami –

In un primo momento pensai di aver capito male e la guardai interrogativo mentre si rialzava senza smettere di tenermelo in mano.

– Inculami. Adesso… qui… subito… –

La vidi chinarsi sulla scrivania tirandosi su la gonna fino alle anche. Il suo culo nudo mi apparve davanti agli occhi, non portava mutandine. Mi parve quasi osceno Il gesto con cui girò la testa verso di me, aprendosi le natiche con le mani facendomi vedere il piccolo buchino e ripetendomi:

– Inculami –

Sentii come una sferzata nei lombi che si ripercosse sul cazzo rendendolo durissimo come forse non l’avevo mai avuto. Avevo già praticato la sodomia con altre donne, anche con Magda, e sapevo che occorreva preparare l’ano per non far urlare di dolore la mia partner. Per questo mi inginocchiai accostando il volto a quei globi aperti, ricacciando indietro il desiderio che si era impossessato prepotentemente di me. Sentii un vago odore di olio profumato. Spinsi un dito sul forellino grinzoso sentendolo scivoloso, pronto, intuendo che Paola si era già preparata, che era tutto premeditato.

– Non perdere tempo, ti ho detto di incularmi subito –

La sua voce mi sferzò le orecchie con tono duro e dentro di me salì forte la voglia di farle male, di fregarmene di lei e di fotterla preoccupandomi solo del mio piacere.

Le afferrai le anche puntando il cazzo, facendolo scivolare sul solco un paio di volte, poi presi la mira e spinsi con forza. L’anello di muscoli resistette un istante solo e poi cedette permettendomi di entrare dentro con la cappella. Avvertii subito l’anello muscolare serrarsi, stringermi e impedirmi di procedere oltre. Dalla scrivania giunse ancora la sua voce.

– Lo senti il mio culo come ti stringe Fulvio? E’ da un po’ che volevo dartelo ma tu sei stato cattivo, non sono sicura di volertelo ancora dare. –

La stretta del suo muscolo si fece più intensa causandomi un leggero dolore e tanta frustrazione. Non potevo rinunciare a quel punto,

Sentii la furia salirmi dentro, la voglia di spingere a costo di farmi male Volevo farle passare quell’aria di sfida, di superiorità. Volevo sentirla urlare, chiedermi pietà, di smettere e invece…

– Cosa hai provato nel sapere che ho baciato Magda, che l’ho toccata? Dimmi Fulvio, ti sei eccitato molto, e poi l’hai scopata con forza pensando a me? –

La sua voce era roca, evocativa. Davanti ai miei occhi si formò l’immagine di loro due. Gemetti spingendo in avanti d’istinto… senza esito.

– Promettimi di fare il bravo e ti lascerò fare Fulvio, ti lascerò entrare tutto nel mio culo e sborrarmi dentro, ti farò godere come non immagini. Farai il bravo? –

– Tutto, faro tutto quello che vuoi… –

Parlai senza pensare, il mio orizzonte si apriva e si chiudeva con quel culo davanti a me, l’unica cosa che volevo era affondare completamente in lei, ero disposto a tutto per poterlo fare.

. Fottimi –

Ancora la sua voce, le sue mani che si aprivano ancora di più le natiche, l’anello di muscoli che si rilassava lasciandomi via libera. Spinsi con forza entrando fino in fondo e ebbi la soddisfazione di sentire un piccolo urletto da parte sua, e poi parlò ancora:

– Scopami, scopami il culo, fino in fondo –

Tenendola stretta per i fianchi cominciai a fare avanti e indietro sentendola sempre più aperta, sempre più scivolosa. Uscivo quasi completamente e poi mi buttavo in avanti fino a sbattere il bacino sulle sue natiche, e lei emetteva versi incomprensibili che, piano piano, capii essere di piacere, in un crescendo eccitante.

– Sai cosa vorrei Fulvio? Vorrei che adesso ci fosse qui Magda, vorrei leccarle la figa mentre tu mi inculi. –

La voce di Paola si era fatta più roca, eccitata e eccitante. Il senso delle sue parole mi arrivò con una frazione di secondo di ritardo per poi esplodermi dentro. Immaginai la scena e fu troppo per me. Mi mossi come impazzito uscendo e riaffondando in lei con forza, sentendo il piacere montarmi dentro.

– Inculami Fulvio… così… mentre lecco la figa a Magda, mentre la faccio sbrodolare come una troia… così… più forte… sentila come gode sotto la mia lingua… sto infilando due dita nel culo anche a lei e gode… lei gode… –

Il turpiloquio non mi ha mai affascinato molto nell’amplesso ma ora, nel sentirla dire quelle cose, nell’immaginarmi la scena davanti ai miei occhi, godetti assestandole gli ultimi colpi con forza per piantarmi infine in lei fino in fondo mentre le riempivo l’intestino con il mio seme e dicevo cose insensate che nemmeno ricordo, i suoi muscoli che mi stringevano ora pigramente in un dolce massaggio.

Non so se abbia goduto anche lei, sinceramente nemmeno mi interessa. La testa mi girava e uscii da lei di botto, facendomi anche un po’ male e sentendola lanciare ancora un urletto. Mi lasciai cadere sulla poltrona guardandola ancora distesa sulla scrivania, le natiche aperte, il buco oscenamente spalancato da cui iniziava a fuoriuscire il mio seme.

Senza dire una parola si mosse e si diresse verso il piccolo bagno annesso al mio ufficio. Pochi minuti dopo uscì e era tornata la Paola di sempre, con la voce mite, remissiva.

– Ciao Fulvio, raccolgo le mie cose e vado a casa. Salutami Magda –

Restai imbambolato a guardare la porta da cui era uscita per un paio di minuti, poi mi scossi e andai anche io a lavarmi.

La sera, a casa, da solo perché Magda era andata in palestra e, dovendo io lavorare fino a tardi avevamo deciso di non vederci, rimuginai su tutta la situazione continuando a non comprendere il dualismo di Paola, quello sdoppiamento di personalità che da una parte mi intimoriva e dall’altra mi attraeva. Passava in un batter d’occhio dall’essere una donnina insignificante e poco appariscente ad una “pantera” aggressiva e volitiva che dominava l’ambiente che la circondava e chi vi entrava. Pensai di parlarne a Magda, di convincerla a smettere di frequentare Paola, di allontanarla da noi, ma vista la nuova intimità tra loro non avrei rischiato di perderla? Sarebbe bastata una parola di Paola sui nostri incontri, e poco importava che non li avessi cercati io.

Andai a letto senza una soluzione e piombai in un sonno profondo e agitato da strani sogni.

– Sono stata una cattiva ragazza oggi, sai? –

Io e Magda eravamo a letto a casa mia, avevamo cenato e poi ci eravamo seduti sul divano per parlare. Era da un po’ che il discorso convivenza girava tra di noi e avevamo deciso di affrontarlo seriamente, valutando i pro e i contro. Dopo avere in pratica deciso di convivere a casa mia, dove c’era spazio abbondante per entrambi, e rimandato a breve la scelta di una data definitiva, ci eravamo spostati in camera. Me lo disse mentre aveva la testa appoggiata sul mio petto, la sua mano che mi circondava il petto, la mia a carezzarle i capelli.

Usò un tono che avevo già sentito, che io definivo “da monella”, quando aveva fatto qualcosa di eccitante e fuori dagli schemi, come se mi confessasse un segreto per coinvolgermi nelle sue “malefatte”.

Le chiesi pigramente cosa avesse fatto, sentendo gli occhi che mi si stavano chiudendo per il sonno dopo la lunga giornata trascorsa tra lavoro e impicci vari.

– Alla pausa pranzo sono andata a casa di Paola –

La mia attenzione si risvegliò di colpo, insieme ai sensi di colpa e al timore che Paola avesse rivelato il fattaccio. Attesi che proseguisse e non si fece attendere:

– Mi ha invitata a pranzo visto che abita poco lontano e così siamo andate a casa sua. –

Magda mi guardava nella penombra con occhi che parevano brillare per l’eccitazione, sorridendomi, con la chiara voglia di raccontarmi qualcosa.

– Ricordi che ti avevo detto che in ufficio mi aveva baciata? Beh… lo ha fatto ancora. –

Rimasi in silenzio, il cuore che mi batteva a mille. Era evidente che Paola non aveva detto nulla di noi o Magda non avrebbe parlato in quel modo.

– Stavamo decidendo cosa mangiare quando… mi si è accostata all’improvviso togliendosi gli occhiali e mi ha abbracciata. –

– E tu? –

– Io… sono rimasta prima sorpresa e poi… non ho saputo rifiutarle le labbra. Ha appoggiato le sue labbra alle mie, e intanto si scioglieva i capelli. Non ha usato subito la lingua, prima ha giocato con le sole labbra sulle mie e poi… poi mi ha messo la lingua in bocca di colpo, stringendomi il culo con una mano. Non lo so cosa mi è preso Fulvio, come l’altra volta non ho saputo fermarla. Mi piaceva come mi baciava, mi piaceva come mi toccava, come mi desiderava. Mi ha messo l’altra mano davanti e ha premuto. Anche attraverso la gonna ho sentito le sue dita cercarmi, decise, prepotenti… Fulvio… mi sono eccitata… –

L’ultima frase la disse con tono diverso, quasi si sentisse in colpa, e intanto mi stava dando dei piccoli baci sul torace. L’atmosfera, il racconto, i suoi baci… non le sfuggì il rigonfiamento della coperta all’altezza del mio inguine. Con un sospiro sollevò le coperte esponendomi e poggiandomi una mano sopra i boxer. Forse era quello il suo scopo, o forse era tranquillizzata dalla mia reazione. Massaggiandomi leggermente proseguì:

– Non è tutto… –

Disse la frase in fretta, quasi pentita, e poi come liberata da quella confessione continuò come un fiume in piena:

– L’avevo abbracciata anche io, la stringevo a me ricambiando il suo bacio e mi sentivo sempre più calda. Ero incerta se osare anche io toccarla quando si è sciolta di colpo dall’abbraccio e mi ha preso la testa tra le mani fissandomi gli occhi e mi ha detto:

voglio leccarti”.

Fulvio… ho sentito un crampo al ventre. Non immaginavo una cosa del genere, tantomeno di eccitarmi a sentirglielo dire. Ho provato il forte desiderio di sentire la sua lingua su di me. Mi sono bagnata immaginandola inginocchiata davanti a me, la sua testa tra le mie cosce e… è successo così: mi ha spinto indietro facendomi sedere sul tavolo e mi ha tirato su la gonna fino alle anche, si è inginocchiata e mi ha sfilato gli slip. Credimi Fulvio una parte di me avrebbe voluto fermarla. La mia testa se non altro, perché il mio corpo invece la desiderava, voleva che lei lo facesse, che mi aprisse le cosce e mi leccasse fino a farmi godere. Ho tremato quando mi ha appoggiato le labbra sulla piega e ho sentito la sua lingua farsi avanti, intrufolarsi dentro di me… e ancora pensavo a come farla smettere, come dirle che non volevo… che non dovevo… e poi ha detto quelle parole. –

– Quali parole? –

– Ha detto: “tu sei una cattiva ragazza Magda, e alle cattive ragazze si fa questo”. Lo ha detto e subito mi ha succhiato il clitoride… Fulvio… è stato come se un’altra si fosse impossessata della mia testa. Non me ne è fregato più niente di niente, volevo solo sentire la sua bocca sulla mia figa, la su lingua che mi scavava dentro e… perdonami… immaginavo di farlo io a lei, di sentire il suo sapore. Volevo essere… “una cattiva ragazza” come diceva lei. E lo sono stata… –

Parlava con tono trasognato Magda, e mentre parlava la sua testa era scivolata in basso. Mi aveva fatto uscire il cazzo dai boxer e sembrava stesse parlando con lui. Lo toccava, lo stringeva, lo scappellava completamente per dare un bacio alla punta e poi la ricopriva e poi ricominciava senza smettere di parlare.

– Le ho goduto in bocca quasi subito Fulvio, ero così eccitata che è bastato mi infilasse un dito dentro mentre mi leccava il grilletto e sono venuta. Penso di aver gridato perché si è alzata di colpo mettendomi una mano davanti alla bocca. Non ricordo se l’ho fatto veramente, ma non riuscivo a smettere di baciarla quando ha sostituito la mano con la bocca senza smettere di scoparmi con le dita. –

– E poi? –

– Poi… mi ha spogliata, completamente, lasciandomi solo calze e reggicalze. Indi si è spogliata lei. Non pensavo fosse così bella, è sempre vestita trasandata, come non volesse farsi notare.

Si è stesa a terra e mi ha detto:

Leccami tu ora Magda, fammi godere.” –

– E tu? –

– Io… l’ho fatto Fulvio. Mi tremavano le gambe mentre mi inginocchiavo. La guardavo fissa tra le gambe spalancate, le vedevo la figa che si apriva con le dita e io… avevo voglia di leccarla, di farla gemere come aveva fatto con me. Ho cominciato piano, non sapevo come fare. Ho tirato fuori la lingua e gliel’ho passata sulla piega. Mi basavo sui suoi fremiti, sui suoni che emetteva, ripassando dove la sentivo più sensibile. Poi… mi ha fatto ruotare e stendermi sopra di lei in senso inverso. –

– A sessantanove –

– Sì, a sessantanove… ho ripetuto tutto quello che lei faceva a me e godevo moltissimo Fulvio… non è come quando me la lecchi tu… non offenderti, lei sapeva toccarmi… e avere in bocca una figa invece che il tuo cazzo… stavo partendo di testa Fulvio, non sapevo più cosa facevo, cosa dicevo, sentivo salirmi dentro un altro orgasmo ma questa volta era come una marea, lenta e possente. Partiva da lontano e mi correva per tutto il corpo, e quando mancava poco lei… mi vergogno a dirtelo Fulvio. –

– Cosa? –

– Lei… mi ha messo prima un dito e poi due… dietro… e intanto mi diceva: “pensa che bello se il tuo ragazzo fosse qui, se ti inculasse mentre io ti lecco… ecco, questo è il cazzo del tuo Fulvio, che ti entra dentro, che ti rompe… “. Fulvio… è stato come se mi esplodesse un fuoco d’artificio dentro la testa. Ho goduto di colpo sentendo le sue dita che mi aprivano e immaginando che invece fossi tu col tuo cazzo… oh Fulvio, scopami, scopami ora… –

Mentre raccontava Magda aveva per tutto il tempo tenuto in mano il mio cazzo dedicandogli teneri colpi di lingua, veloci succhiate in punta, dolci carezze con la mano, ottenendo di portarmi alla massima erezione. Di colpo ora mi era salita sopra cercando di impalarsi, non riuscendovi per la frenesia. Davanti ai miei occhi c’era il suo volto rosso e eccitato come mai l’avevo visto, ma anche io volevo scoparla, le sue parole mi avevano eccitato al massimo. L’aiutai a trovare il suo stesso ingresso e non perse tempo lasciandosi cadere sopra di me e penetrandosi fino in fondo in un unico movimento.

– OOOOOHHHHHH, ti voglio Fulvio. Scopami, scopami forte… fammi dimenticare la sua lingua… –

L’ultima frase esprimeva bene il suo desiderio e il suo senso di colpa comunque relativo. Non ebbi difficoltà a accontentarla guidandola nel suo agitarsi come un’ossessa. Pochi minuti di gemiti e rantoli in cui mi inarcavo come se volessi entrare in lei con tutto il corpo, sicuro che mi avrebbe accolto con gioia, muovendosi a scatti, le gambe che tremavano incontrollate mentre godeva e lasciava che io riversassi in lei tutto il mio piacere. Credo che i vicini ci abbiano sentiti, ma non mi importa.

Alla fine, mentre ci rilassavamo abbracciati, le dissi con una sincerità che stupì me stesso:

– Sì Magda, sei una cattiva ragazza… la mia “cattiva ragazza”. –

Forse volevo inconsciamente riaffermare la mia voglia di possesso su di lei, ottenni di sentirla fremere per tutto il corpo prima di cadere in un sonno profondo in cui la seguii all’istante.

Se avessi avuto la mente lucida avrei potuto pensarci, intuire che si stava creando una situazione di cui né io né Magda avevamo il controllo. Invece “mi godevo” il momento felice di farlo. Nel senso che avevo nel mio letto una Magda sempre più entusiasta, o forse è meglio dire “infoiata” del nuovo rapporto con la sua amica. Non c’era sera che non mi raccontasse qualche aneddoto eccitandomi e eccitandosi, del tipo di quando erano andate al cinema insieme e Paola le aveva messo la mano tra le cosce masturbandola fino a farla “bagnare come una vacca” (parole sue), o di quando si era fatta leccare nei bagni dell’azienda dove lavoravamo incuranti del via vai delle impiegate, oppure di quella telefonata di lavoro durata una ventina di minuti in cui per tutto il tempo Paola le aveva torturato i capezzoli e… tenuto un dito dentro l’ano. Potete immaginare come Magda avesse faticato a controllarsi e parlare normalmente… o quasi. Gran belle scopate le mie con Magda, per quanto io cominciassi a avere qualche problema perché Paola non si dedicava solo a lei… non era raro il fatto che venisse nel mio ufficio con una scusa e ogni volta finiva con una sveltina o un pompino sotto la scrivania. Ogni volta il segnale per me era il suo togliersi gli occhiali e sciogliersi i capelli, e ogni volta finiva quando lei ripristinava il suo look anonimo.

La cosa cominciò a trascendere nel momento in cui gli incontri a due a due diventarono incontri a tre:

Era il mio compleanno e tornavo a casa dal lavoro pregustando una cena fuori con Magda che quel giorno si era assentata dal lavoro. Entrai a casa mia pronto per farmi una doccia, cambiarmi e passarla a prendere come eravamo rimasti d’accordo. Ebbi la sorpresa di sentirmi chiamare appena entrato. Mi diressi in salotto e trovai Magda vestita unicamente di una camicia da notte semitrasparente, senza nulla sotto:

– Auguri amore. Sono qui per darti il mio regalo di compleanno. –

La baciai con trasporto, carezzandola da sopra la stoffa leggera e meditando già di telefonare al ristorante per rimandare la prenotazione a un’ora più tarda. La strinsi a me con forza cominciando a sentirmi eccitato, le strinsi con forza il culo sperando fosse quello il regalo che voleva darmi (lo facevamo ogni tanto ma non così di frequente, sospettavo che lei mi accontentasse più per amore che per passione e così non lo chiedevo spesso).

– Aspetta amore, prima devi scartare il regalo –

Ci rimasi un attimo male e mi girai cercando un qualche pacchetto con fiocco e annessi, invece vidi arrivare dalla cucina Paola. Indossava un negligé ancora più leggero di quello di Magda e l’immagine stonava perché aveva i capelli legati in una coda e gli occhiali indosso. Mi ero abituato a vedere due persone distinte e questo mix delle due Paola che conoscevo mi era nuovo e non mi attraeva molto.

– Ecco amore, mi dicevi sempre che ti sarebbe piaciuto farlo in tre e io ho trovato la donna giusta. –

Si riferiva a vecchi discorsi che avevamo fatto per eccitarci, domandandoci l’un l’altra delle nostre fantasie.

Ero grato a Magda, che sapevo essere un po’ gelosa, per aver deciso di accontentare in una cosa a cui veramente nemmeno pensavo più, però non mi piaceva quella Paola. Non so come spiegarlo, e potrà sembrare strano visto che come ho detto l’avevo già scopata altre volte. Semplicemente “questa” Paola non mi eccitava. Sì, il corpo era lo stesso, la visione del suo sesso e dei suoi seni nudi era perfetta ma… il volto era quello da “pesce lesso”, ecco, sì, da pesce lesso, della Paola che non mi ispirava nulla.

Rimasi interdetto mentre si avvicinava a noi due. Giunta a forse due metri si fermò:

– Auguri Fulvio… Magda ha insistito tanto perché io fossi il tuo regalo… spero di piacerti –

La voce era roca e le bastarono due movimenti veloci per togliersi gli occhiali e aprirsi i capelli a ventaglio sulle spalle. Reagii all’istante, o meglio reagì il mio cazzo ergendosi prepotente nei pantaloni. Bastò un suo solo sguardo in cui vedevo mille promesse per eccitarmi.

Magda rideva felice:

– Ti piace la mia amica Fulvio? Le ho parlato tanto di te. Non voleva ma ho saputo convincerla. Sai… io e lei abbiamo un segreto –

Povera Magda, cercava di non far scoprire il fatto che mi avesse raccontato tutto (ma veramente era tutto?) e a me era evidente che Paola invece sapesse o intuisse ogni cosa.

Ci spostammo in camera da letto e lì mi spogliarono. Fu un’esperienza nuova per me avere due odalische al mio servizio e mi era evidente che era Paola a gestire la cosa tra le due come pure che Magda nemmeno se ne accorgesse. Le ebbi in ginocchio davanti a me a passarsi il mio cazzo di bocca in bocca, scambiandosi colpi di lingua e baci nel farlo. Una voce dentro di me mi avvertì per l’ultima volta che sarebbe stato meglio fermare tutto, non cedere a quella tentazione, ma sentirmi ingoiare fino in fondo da Paola, vedere dall’alto le sue labbra chiuse sulla mia asta, a contatto con i miei peli. Beh, come avrei potuto anche solo pensare di rinunciarvi? Emisi un lungo “ssssiiiii” di approvazione sentendomi in paradiso. Il lavoro delle due lingue durò altri minuti portandomi diverse volte al limite dell’orgasmo per poi fermarsi, quasi un perverso segnale di allarme le avvertisse, e farmi “raffreddare” abbastanza da poter ricominciare. Dopo poco Paola si alzò, Magda era ancora in ginocchio, la bocca piena di me, e mi abbracciò baciandomi per sussurrarmi all’orecchio:

– Adesso le leccherò la figa Fulvio, e come ti ho promesso tu mi inculerai mentre lo faccio… e ti sembrerà di scoparti una vergine o quasi. Stai solo attento a non venirmi dentro, voglio che ci sborri in faccia, a tutte e due. Tirati fuori quando ci sei e avvertimi o te ne farò pentire –

La minaccia mi fece rabbrividire, tanto più che la pronunciò guardandomi con occhi cattivi. Non dubitai nemmeno un istante che l’avrebbe fatto veramente e mentre cercavo qualcosa da rispondere lei fece staccare da me e rialzare Magda. Questa sembrava una scolaretta eccitata.

– Paola ha un suo personalissimo regalo per te amore mio, ti permette di metterglielo… lì –

Mancava solo che battesse le mani e saltellasse per la gioia. Per la prima volta da quando la conoscevo la apostrofai, per fortuna solo mentalmente, come una cretina. Subito dopo pensai che forse il cretino ero io ma già Paola si era messa alla pecorina sul letto, sporgendo abbastanza da consentirmi di mettermi tra le sue gambe e… Ci pensò Magda, non prima di avermi succhiato per bene insalivandomi l’uccello, poi, con sorpresa, la vidi accostare le labbra alle chiappe di Paola, aprirle e infilarle la lingua in mezzo. La leccò a lungo senza smettere di carezzarmi l’uccello, e sentii Paola gemere, soprattutto quando le infilò dentro l’indice girandolo e rigirandolo, umettandolo di saliva e poi infilandolo ancora. Poi mi diede un’ultima leccata lasciandomi uno strato lucido sulla cappella e mi tirò verso il culo esposto di Paola. Sempre lei me lo puntò sul fiore serrato.

– Spingi, ma non farle male, non è abituata –

Bestemmiai dentro di me trattenendomi dal dirle che non era così, che la sua amica mi aveva già dato il culo, che anzi amava la rudezza. Tacqui invece, e spinsi con forza sperando di strapparle quell’aria da vergine immolata che mostrava col volto girato verso di noi. Che splendida attrice sarebbe Paola. I lineamenti erano quelli di una principiante in attesa, timorosa se pur vogliosa, solo gli occhi tradivano con lampi il suo vero essere. Recitò la sua parte alla perfezione, per Magda, non per me:

– Aaaaahhhhh.. pianoooooooo…. –

– Fermo Fulvio, sei un bruto, così la spacchi. –

Magda mi afferrò l’uccello togliendolo dalla bruna corolla che nemmeno avevo iniziato a penetrare. Mi rimproverava con tono di preoccupazione per l’amica stringendomi con forza il cazzo come per punirmi.

– Fallo riprovare –

Paola lo sussurrò, abbastanza forte da farsi udire da entrambi, e Magda accondiscese ripetendo la preparazione di prima, leccandola e leccandomi e poi puntandomelo ancora sul piccolo ano.

Spinsi più piano questa volta, partecipando alla recita, e la resistenza del muscolo contratto si affievolì abbastanza da farmi entrare con la punta.

– Ooooohhhhh… lo sentooooo –

– Ti fa male tesoro? Devo fermarlo? –

Per la seconda volta diedi mentalmente della cretina a Magda. Come poteva non accorgersi di quanto fosse falsa la scena? Però forse anche io ci sarei cascato se non avessi avuto l’esperienza precedente.

– No… no…. Brucia ma è sopportabile. Vienimi davanti Magda… voglio leccarti. –

Subito Magda si alzò e si distese sul letto spalancando le gambe, felice della proposta dell’amica. Ne approfittai per spingere più a fondo, e come la volta precedente Paola allentò e strinse i muscoli dosando lei la penetrazione. A gattoni si fece più avanti per arrivare a contatto con il pube di Magda, si girò per scoccarmi un sorriso di trionfo e affondò la lingua tra le pieghe intime della mia fidanzata. Sentii la stretta dell’ano allentarsi nello stesso momento permettendomi di entrare in lei fino in fondo. Fece ancora un po’ di scena emettendo qualche gridolino e poi, a beneficio di Magda, qualche minuto dopo, annunciando:

– Continua così Fulvio, non mi fa più male… comincia a piacermi –

Probabilmente non era necessario, Magda mugolava sommessa stringendosi i seni tra le mani, muovendo le anche sotto i colpi di lingua dell’amica, persa in un mondo tutto suo. Mi chinai in avanti raggiungendo l’orecchio di Paola:

– Troia. Rottinculo –

Non sono abituato a insultare le donne, nemmeno per gioco, semplicemente non mi piace, però in quel momento volevo e dovevo dirglielo per manifestare ciò che pensavo di tutta quella sua recita. Mi rispose con un altro sorriso di trionfo e una stretta feroce dei suoi muscoli sul mio cazzo che stavo tirando indietro. Mi fece quasi male ma subito li rilassò e potei affondare ancora in lei. Avanti e indietro, avanti e indietro, oramai perso dietro al piacere che sentivo montarmi dentro. La scopai con forza fregandomene di quello che poteva pensare Magda, ma tanto lei nemmeno se ne accorse, stava godendo come mai l’avevo vista. La testa rovesciata indietro emetteva un unico continuo gemito, con le mani si tormentava i capezzoli, le gambe aperte le tremavano. Paola alzò la testa per un istante:

– Guarda –

Mi disse, e potei vedere che come mi aveva promesso aveva infilato due dita in culo a Magda e le muoveva velocemente. Ricominciò a leccarla e udii il grido della mia fidanzata, come un ululato, mentre veniva e diceva qualcosa che non riuscii a capire. Afferrata Paola per le anche presi a colpirla come un forsennato sentendomi sempre più vicino.

– Fermati, devi venirci in faccia –

Il tono secco di Paola mi fece bloccare di colpo, ricordando la sua minaccia. Strinsi i denti e lo tirai fuori.

– Presto, non ce la faccio più –

Gridai stringendomelo in mano e correndo sulle ginocchia verso il volto di Magda. Paola fece lo stesso dall’altro lato e finalmente potei godere innaffiando i loro volti con lunghi getti di sperma bianco e bollente. Le due donne si leccarono a vicenda il volto ricoperto di seme, baciandosi e passandoselo da bocca a bocca, leccando anche me che sembravo non smettere mai di sborrare, accogliendo tra le labbra gli ultimi schizzi. Gridai ancora sentendomi succhiare con forza da Paola e la vidi godere a sua volta, le labbra chiuse strettamente intorno alla mia asta, gli occhi spalancati, una mano tra le cosce a spingersi dentro le dita. Crollai sul letto esausto guardandole mentre si pulivano pigramente e vicendevolmente con la lingua.

Vi ho raccontato come è nato tutto. Tralascio la prosecuzione del nostro rapporto che come evoluzione ebbe il moltiplicarsi degli incontri a tre in atmosfere di sesso sempre più torride, in cui esordirono vari sex toys e accessori vari, con Paola che presto divenne la regina manifesta di queste sessioni.

Giungo invece all’epilogo, con me legato alla testiera del letto, senza poter muovere le braccia, con Magda al mio fianco senza legacci ma succube della volontà di Paola.

Paola che ebbi la ventura di “salvare” da un’aggressione. Voi che avreste fatto al mio posto?

Guardo Paola che si sta allacciando un godemiché nero, di buone proporzioni, al ventre. Lo unge con qualcosa e si avvicina a noi due guardandoci con occhi lubrici. Senza occhiali, i capelli ora colorati sul rossiccio che le cadono morbidamente sulle spalle. Penso quello che dissi all’inizio: “nessuna buona azione resterà impunita”. Lo penso mentre spero che si rivolga a Magda e non a me.

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