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Castalia: Giorgia

By 12 Novembre 2014Gennaio 17th, 2021No Comments

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Erano le quattro di mattina quando Giorgia si alzò. La casa era ancora addormentata. Come al solito, lei era la prima a svegliarsi.
Uscì da sotto il peso delle coperte, posando i piccoli piedi nudi sul nodoso legno del pavimento. All’altro capo della stanza, Michael, suo fratello più piccolo, dormiva profondamente su un fianco, respirando forte.
Giorgia scivolò fuori dal letto, si alzò e uscì dalla stanza senza far rumore. Era ancora buio pesto, ma non vi badò: conosceva quella casa a memoria, in ogni dettaglio, e poteva muoversi senza problemi al buio. Sfilò accanto alla camera di sua madre, anche lei ancora addormentata. Insieme a lei nel letto, lo sapeva, c’era l’altra sorella piccola, Edith.
Giorgia scese le scale, che scricchiolarono appena sotto il suo peso non grande, e calò al piano terra. Girò e si infilò nella stanza da bagno, dove si sciacquò il volto con acqua fresca, per svegliarsi del tutto. Poi si asciugò e procedette in cucina.

La cucina era la stanza principale della casa, fungeva anche da sala da pranzo, stanza comune e di accoglienza degli ospiti. Giorgia prese qualcosa da mangiare dalla dispensa, poi si concesse il lusso di bere un quarto di coppa di latte. Mentre faceva colazione stette in piedi davanti alla piccola finestra che dava sul fronte della casa, e dalla quale si intravedevano i campi. Osservò silenziosa il grigio chiarore dell’aurora che cominciava a diffondersi, rendendo mano a mano più definito il contorno delle cose.
Quando uscì, comunque, era ancora buio, non si poteva dire diversamente. Giorgia aveva indossato dei morbidi calzoni di lino, una maglia di lino beige a maniche lunghe e una giubba di pelle, e si recò nella stalla. Il suo primo compito era quello di svegliare il vecchio bue, strigliarlo rapidamente e prepararlo per la giornata, dandogli il tempo per riattivarsi. Subito dopo uscì, prese due ceste di vimini piuttosto usurate e si diresse all’orto, poco lontano da casa.
Il primo chiarore che aveva visto nascere poco prima era sufficiente a permetterle di orientarsi tra le file di piantine, e cogliere il maggior numero di frutti disponibili, scegliendo con cura quelli adatti. In circa mezz’ora di lavoro riempì le due ceste di ortaggi. Dopo passò nel pollaio, e raccolse una buona messe di uova, e per finire tornò alla stalla, dove il suo compito fu quello di risvegliare la capretta e darle da mangiare, tenendola occupata mentre lei, seduta su uno sgabellino in legno, la mungeva.
Mentre tirava le gommose mammelle della capretta, e il latte cadeva a fiotti nel piccolo catino di legno, Giorgia si trovò per l’ennesima volta a pensare all’ironia di quella situazione: proprio lei, giovane e in età fertile quanto la capretta, si occupava di raccogliere il latte dal seno di quell’animaletto – quasi che fosse una sua compagna e coetanea. Avrebbe potuto essere il contrario, pensò con un sorriso: poteva essere la capretta a occuparsi di lei. Il latte che aveva bevuto quella mattina, in effetti, l’aveva prodotto lei stessa – anche se per ora la sua produzione lasciava molto a desiderare: si limitava a una coppa o poco più ogni due giorni, e nemmeno troppo costante. Chissà se avrebbe mai potuto essere più utile ai bisogni della propria famiglia.

Quando ebbe raccolto anche il latte e lo ebbe travasato in un otre di cuoio, la giovane contadina fu pronta per mettersi in viaggio. Attaccò il piccolo carretto al vecchio bue, vi caricò tutte le mercanzie (compresa della frutta secca e del vestiario prodotto ai ferri da sua madre, e altri oggetti ancora) e attraversò il paese ormai prossimo ad essere rischiarato dall’alba, imboccando la strada sterrata che si dirigeva a sud, verso la cittadina di Glasbury. Sua destinazione: il mercato del mattino.
I primi chilometri di strada li percorse in perfetta solitudine. Non un’anima viva si muoveva per i campi deserti o sulla carrabile: era ancora troppo presto, e quelle terre non erano densamente popolate.
Al secondo bivio, dove la strada si univa ad un’altra strada sterrata, vide la prima figura umana: con un mulo da soma, la precedeva di alcune centinaia di metri. Non la poteva riconoscere, a quella distanza, ma sapeva che anche lei si dirigeva senz’altro al mercato.
Era ormai prossima alle mura di Glasbury quando incrociò altre persone dirette come lei al mercato. Una di queste, anche lei con un carretto ma trainato da un asino, si fermò e l’attese. Si salutarono, e riprese a marciare accanto a lei.
Era Chloe, una ragazza di circa la sua stessa età, proveniente da un villaggio più a ovest. Giorgia la conosceva perché spesso avevano avuto il banco una accanto all’altra, al mercato. Chloe era alta circa come Giorgia, ma era bionda, mentre Giorgia aveva capelli corvini e leggermente mossi. Era molto longilinea, perfino più di Giorgia, e di carnagione assai più chiara. Aveva profondi occhi castano chiari. Quella mattina indossava una felpa di cotone blu e degli shorts cortissimi, di un giallo opaco, che lasciavano scoperte le lunghe gambe sottili: apparivano più lunghe proprio perché molto snelle.
Le due ragazze chiacchierarono, Chloe ogni tanto sbadigliava, e dopo alcuni minuti giunsero insieme alla porta principale della cittadina fortificata. Due guardie in armatura stavano ai lati dell’ampia porta aperta, sorvegliando chi entrava e chi usciva. Di tanto in tanto, apparentemente a caso, fermavano un carro o un viandante per perquisirlo.
Di certo avevano già visto sia Giorgia che Chloe, perché due volte a settimana venivano a fare mercato. Questa volta comunque le fermarono e le fecero accostare a margine strada. Una delle due guardie si occupò di loro, mentre l’altra rimaneva a sorvegliare il traffico.
– Che cosa trasportate, bambine?
– Ortaggi, uova, formaggio… roba per il mercato – rispose Chloe.
– Mmm, sembra roba buona. Ma voi non siete troppo piccole per fare mercato?
– Io ho diciotto anni – ribatté Chloe, con una punta di orgoglio. – &egrave già da un anno che vengo.
– Brava, brava… si vede, hai proprio le gambe da camminatrice – la schernì l’uomo. Chloe non capì che cosa intendesse dire, ma già il soldato rivolgeva la sua attenzione a Giorgia:
– Tu invece? Non sei vestita da camminatrice come la tua amica.
– Sono qui solo per il mercato – rispose pazientemente Giorgia.
– Ho capito, ho capito. Non volete ancora vendere la vostra mercanzia più preziosa, eh? Almeno la tua amica la mette in mostra…
Il soldato rise da solo. Giorgia non rispose, si limitò a guardare la strada e rimanere in attesa.
Per un po’ l’uomo frugò nei loro carri, ispezionando le merci. Presto però la smise, e fece un cenno al proprio collega.
– Beh ragazze, oggi vi tocca una piccola ispezione. Seguiteci, portate i carri qua dietro.
Indicò loro di dirigersi lontano dalla strada, dietro al muro che nascondeva alla vista le garitte e le stalle delle guardie. L’altro soldato era già dietro di loro, in attesa, così Giorgia e Chloe non ebbero altra scelta se non quella di guidare i propri carri dietro il muro.
Quando si fermarono, erano isolate dalla strada, pur non essendone molto distanti.
Le due guardie si avvicinarono a Chloe e prima che una delle due ragazze potesse pensare a come reagire, uno l’afferrò per le spalle, e l’altro le sciolse la cintura dei calzoncini. In un attimo, glieli calò a due mani, fino alle caviglie.
Chloe sussultò e si lasciò sfuggire un gridolino. Le lunghe, giovani gambe nude, lisce e sottili, erano accompagnate dalla vista del suo bacino, coperto solamente da sottili slip chiari. Giorgia, che era dietro di lei, poté vedere le gambe snelle confluire nel sederino sodo e sollevato della giovane ragazza, coperto soltanto in parte dal leggero tessuto triangolare degli slip.
Il soldato che si era chinato a calarle gli shorts sorrise, e risalì lentamente facendo scorrere le mani sulle gambe liscissime e abbronzate della giovane bionda.
– Aah.. ahah! Ma che bella merce che abbiamo qui!…
Entrambi i soldati sogghignavano, mentre Chloe tentò, invano, di divincolarsi.
– Lasciateci andare – sbottò Giorgia, perentoria. – Vi denunceremo!
– E per che cosa? – le chiese con aria stupita il soldato, portando intanto una mano sull’inguine di Chloe, a contatto con le mutandine. – Non stiamo mica facendo niente. Verifichiamo solo che non abbiate merce di contrabbando…
L’uomo stuzzicò la vagina di Chloe attraverso il tessuto, e la ragazzina sussultò, cercando di piegarsi e di allontanare il bacino. L’altro soldato, che la tratteneva, rincarò la dose da dietro, abbassandole gli slip sotto il sedere e denudando così le natiche sode e sferiche, il piccolo e giovane sedere liscissimo. Glielo palpò apertamente, con una mano.
Mentre esploravano in quel modo l’intimità della ragazzina, senza neanche alzare gli occhi il primo soldato si rivolse a Giorgia:
– E tu? Chissà cosa nascondi tu, sotto tutti quei vestiti… Hai voglia di condividerlo con noi?
Giorgia non rispose, tetra in volto. Chloe aveva le lacrime agli occhi, e continuava a divincolarsi vanamente, subendo l’esplorazione di quelle mani bramose. Le mutandine le erano ormai state calate a metà coscia, e scivolarono da sole fino ai piedi. Giorgia osservò i piccoli, lunghi muscoletti delle gambe dell’amica contrarsi a turno, mentre lei si muoveva sotto le mani di quei bruti.
– Allora, non avete nient’altro da offrirci? Sicure che non volete venderci qualche servizietto? Vi pagheremmo bene…
– Lasciateci andare – rispose Giorgia, senza esitazioni.
Il soldato provò ancora ad insistere, ma infine, vedendo che non c’era verso di ottenere altro, mollò la presa. Lasciarono andare Chloe, e si risistemarono le giubbe, tornando ad infilarsi anche i guanti che avevano tolto poco prima.
– E va bene, mocciose, tanto qui sono più ossa che carne. Avanti, riportate i vostri carri in strada e circolate, qui non potete stare.
Così detto, i due si voltarono e se ne andarono, tornando al proprio posto di guardia, senza più interesse verso le due giovinette.
Giorgia osservò Chloe che si chinava e raccoglieva i propri indumenti, rialzandoli lungo le gambe. Le vide brevemente il boschetto di peluria castano chiara, depilato ai bordi, che adornava il suo pube; poi sparì anche quello sotto gli slip e i calzoncini.
Quando si fu rivestita, la biondina guardò la compagna come aspettando indicazioni.
– Almeno si sono fermati – la rincuorò Giorgia, – poteva andare peggio. Mi dispiace…
Chloe scrollò le spalle, ma non disse nulla perché le sarebbe scappato da piangere.
– Dai, torniamo alla strada.
Guidarono i carri di nuovo sulla strada principale, e di nuovo si avvicinarono alla porta, questa volta varcandola senza che le guardie nemmeno le guardassero.

Mentre passavano per le strade della cittadina dirette alla piazza principale, Giorgia tornò su quanto era accaduto:
– Come stai? – chiese a Chloe.
– Bene. – Il volto della ragazza era in netto contrasto con la sua affermazione.
– Ti era già capitato?
– No.
– A me &egrave capitato qualcosa di simile. Forse esagero, ma da quel giorno cerco di vestirmi come ora… per non provocarli.
La ragazza la guardò, cercando di capire cosa intendesse.
– Dici perché ho i pantaloni corti?
Giorgia scrollò le spalle.
– Non &egrave detto che basti, anzi. Però magari aiuta. Per… attirare meno l’attenzione.
– Tu non li metti mai, quindi?
– Sì, a volte sì, a casa… ma non per venire al mercato. Capisci?
Chloe annuì.
– Tu hai delle belle gambe – aggiunse Giorgia.
La ragazzina bionda sorrise: – Grazie.
‘Anche un bel sedere’, pensò, ma non lo disse. E ripensò anche per un attimo, fugacemente, all’inguine di Chloe, che aveva visto nudo, adornato soltanto dalla peluria chiara e folta. Era stata una scena strana. Era contenta di aver scelto di vestire sempre a quel modo.

Giunte nella piazza del mercato trovarono rapidamente due buoni posti, a qualche distanza l’uno dall’altro, e ognuna di loro si mise al lavoro. Giorgia trasformò il proprio carretto in un banco, vi stese sopra una tovaglia, legò il bue dietro dandogli del fieno da mangiare e dispose la merce che aveva, cercando di valorizzarla al meglio.
Era ormai sorto il sole, e i primi avventori cominciavano a popolare il mercato. I banchi si susseguivano in molte lunghe file ordinate, presentando ogni genere di mercanzia. Alcuni mercanti iniziarono a far risuonare i propri richiami: urla, canti, elogi dei propri prodotti.
Giorgia rimase dietro al proprio banco, senza sbraitare, limitandosi a sorridere a chi si avvicinava e proporre gentilmente ciò che aveva. Era una ragazza giovane e aveva un volto molto carino, e questo contribuiva a farle instaurare facilmente un buon rapporto con la gente.
Alcuni clienti erano quasi degli abitudinari, che tornavano da lei con una certa regolarità. Non aveva prodotti particolari, ma li selezionava sempre in modo che fossero di buona qualità, li presentava con cura, offriva un buon prezzo e trattava con molta gentilezza il cliente, e questo le garantiva di riuscire a vendere sempre quasi tutto.

Il banco di Giorgia era quasi alla fine di una fila, e si trovava così molto vicino ai ricchi palazzi che circondavano la piazza. Vicino a lei c’era un’elegante taverna, che aveva dei tavoli anche fuori, sotto il porticato. A metà mattinata, in mezzo alla folla del mercato si fece largo un carro trainato da un elegante cavallo bianco. Il carro era ricco, adornato con discrezione ma con evidente opulenza, chiuso da tende di seta che ne impedivano la vista all’interno. Fermò non distante dal suo banco, e Giorgia poté osservare la scena di una ragazzina che scendeva e si fermava a parlare con qualcuno rimasto dentro.
La ragazzina poteva avere la sua età. Era più bassa di lei. Magra, indossava calzoncini corti bianchi e una canotta color carta da zucchero. Aveva i capelli castani, raccolti in una coda, e portava una borsetta di pelle per i manici.
Giorgia le osservò le gambe nude, non lunghe ma snelle, e le spalle dritte. Era una ragazza ricca, probabilmente di una famiglia nobile. La giovane paesana si chiese come ci si sentisse a girare per la città su un carro del genere, e poi a discenderne. La ragazza sembrava del tutto disinteressata a ciò che la circondava, alla gente, al mercato, come se vivesse su un altro piano di realtà.
Quando ebbe finito di parlare – Giorgia immaginò con la propria madre, o ancella – lasciò il carro, che riprese a muoversi, e si diresse a passi rapidi verso la vicina taverna. Giorgia poté così osservarla di fronte, e notò l’ampio scollo della canottiera, che scopriva il petto magro e la parte superiore dei seni, che apparivano floridi e gonfi: probabilmente, notò, sollevati da un reggiseno opportunamente modellato, perché la ragazzina non sembrava particolarmente formosa.
In breve, la nobile raggiunse l’ingresso della taverna e sparì all’interno. Giorgia immaginò che dentro l’aspettassero delle amiche, per chiacchierare e passare del tempo insieme, senza nulla di particolare da fare. Di certo quella ragazza non aveva bisogno di alzarsi prima dell’alba e andare a fare mercato. E di certo non rischiava che dei soldati le mettessero gli occhi e poi le mani addosso, soltanto perché portava indumenti succinti.
O forse sì. Forse, in effetti, il fatto di far parte della nobiltà, la esponeva ancor di più. Se Giorgia aveva capito un minimo gli uomini, di una cosa era certa: quanto più il loro oggetto del desiderio appariva irraggiungibile, tanto più aumentava in loro il desiderio. Questo, unitamente alle fattezze di una bella ragazza, che poi erano sempre l’aspetto più importante.
Bene, non erano problemi suoi. ‘Meglio che mi concentro a vendere’, pensò, ‘così posso tornare prima a casa e dare una mano’. Questo era quello che contava per lei, ora: fare il suo dovere, aiutare la sua famiglia. Aiutare sua mamma, in particolare, vedova troppo presto, con lei e i suoi fratelli ancora da crescere.

. A fine mattina era finita anche la merce di Giorgia. Il banchetto era praticamente vuoto e lei poteva dirsi soddisfatta. Iniziò a smontarlo e mentre sistemava si avvicinò Chloe insieme ad un’altra ragazza: anche lei l’aveva già vista fare mercato e la conosceva di nome, si chiamava Herba.
Le chiesero come fosse andata, e si scambiarono opinioni sull’andamento del mercato. Giorgia, mentre smontava e parlava con loro, lanciò qualche occhiata scrutatrice a Herba. La terza ragazza era più grande di loro di quasi due anni, più alta e più formosa. Aveva lunghi capelli di un rosso slavato, mossi, che le arrivavano ben oltre le spalle. Soprattutto, indossava una sottana nera e una magliettina aderente bluette, priva di maniche, tanto sottile ed elastica da seguire fedelmente le curve del suo busto e rivelare ciò che c’era sotto. E sotto non indossava evidentemente nient’altro: Giorgia poteva vedere distintamente la forma dei suoi seni rigogliosi, puntuti e sollevati, e persino, in trasparenza, la posizione dei capezzoli circolari e larghi. Era imbarazzante: mentre parlavano, Giorgia praticamente le vedeva i tratti distintivi del seno, di com’era da nudo. Si chiese cosa pensassero i clienti, trattando con lei. Inoltre le dava fastidio che Chloe si intrattenesse con lei, anche se non sapeva dire perché.
Non appena il carro di Giorgia fu pronto lei disse alle amiche che tornava verso casa. Herba provò ad opporsi, proponendo di fermarsi un altro po’ nella cittadina, bere qualcosa in una taverna. La sola idea di entrare in una taverna con quella ragazza che aveva le tette così esposte dava il voltastomaco a Giorgia.
– No, io devo andare – disse, – ho un sacco di cose da fare. Chloe tu che fai, fai la strada con me?
Sapeva di fare leva su un punto sensibile. Chloe non aveva nessuna voglia di ripassare da sola davanti alle guardie. Partirono insieme, lasciando Herba alla ricerca di qualche altra compagna.

All’uscita dalla cittadina le guardie non diedero loro altro fastidio, e le due ragazzine poterono incamminarsi lungo la strada percorsa quella mattina. Entrambe avevano venduto bene e avevano nascosto il denaro addosso, per maggiore sicurezza.
I loro villaggi non erano molto distanti, così Giorgia avanzò una proposta:
– Che fai oggi? Vuoi venire da me?
– A casa tua dici?
– Sì. Se ti va. Devo pulire l’orto, mi farebbe comodo una mano. In cambio ti offro una buona merenda – sorrise la ragazza.
Chloe si strinse nelle spalle e accettò.

Raggiunsero il villaggio di Giorgia poco dopo l’ora di pranzo. Avevano mangiato della frutta per strada, così appena arrivate poterono mettersi al lavoro.
Giorgia salutò brevemente la madre e i fratelli, e anche Chloe li salutò perché li conosceva: già altre volte era stata a casa di Giorgia.
Le due ragazze si diressero nell’orto, sul retro della casa. Qui erano da sole e potevano concentrarsi sul lavoro.
– Vuoi dei vestiti? – chiese Giorgia all’amica. – Per non sporcarti…
– No, non c’&egrave problema… mi tolgo solo questa felpa.
Chloe si tolse la felpa blu, sotto la quale indossava una magliettina chiara, leggera e piuttosto stretta. Aveva le maniche appena accennate, con degli svolazzi.
Giorgia lanciò un’occhiata discreta, notando che la magliettina stretta e leggera era in parte trasparente, e lasciava intravedere il seno nudo di Chloe. Era un seno piccolo, ma ben formato, dalla classica forma a coppa di champagne. Si intravedevano anche i capezzoli chiari.
Anche Giorgia si preparò per il lavoro. Si tolse i calzoni lunghi che indossava, rimanendo con degli slip bianchi, molto semplici. Poi tolse la giubba in pelle ma tenne addosso la casacca beige.
Iniziarono a lavorare fra i filari di verdura. Le lunghe gambe snelle di Giorgia, abbronzate e lisce, formose, si stagliavano dritte mentre lei, chinata, puliva la verdura. Erano a piedi nudi nella terra, entrambe.
Chloe a un tratto raccolse delle carrube e si avvicinò a Giorgia, che le voltava la schiena ed era chinata in avanti, le gambe dritte: la ragazzina vide così il sedere dell’amica, sodo e rotondo, coperto solo dagli slip bianchi.
– Hey, Giò… di queste che ne faccio?
– Fa vedere… – Giorgia si raddrizzò ed esaminò la verdura. – Sì, tienile, possono esser buone.
– Ok…
– Ti stai sporcando i calzoncini – osservò poi la mora, facendo un cenno alla polvere che si era depositata sui calzoncini chiari di Chloe.
– Sì, beh…
– Toglili, semmai – le consigliò, scrollando le spalle.
– Sì ok.
La biondina si slacciò i calzoncini e se li sfilò dai piedi, rimanendo a sua volta in slip. Giorgia le lanciò alcune occhiate, guardandola chinarsi tra i filari coperta solo dei semplici e piccoli slip che già aveva visto quella mattina.

Più tardi, Chloe era in piedi che esaminava alcune foglie di insalata. Aveva le gambe nude a riposo, una dritta e l’altra leggermente flessa, il peso su un piede solo. Giorgia le si avvicinò da tergo. Sorridendo, allungò una mano sul sedere dell’amica, dandole una pacca leggera su un gluteo, sopra gli slip.
– Allora, sei già stanca? – le chiese canzonandola.
– No… stavo solo guardando queste foglie. Come ti sembrano?
– Fammi vedere…
Giorgia si sporse accanto a lei e intanto, con noncuranza, tenne la mano sul gluteo dell’amica.
– Vedi, qui ci sono degli insetti…
Chloe aprì le foglie una ad una per mostrargliele. Giorgia osservava attentamente, e intanto la sua mano si mosse. Si alzò leggermente, fino a trovare il bordo elastico degli slip. Poi, mentre la ragazza si chinava a guardare meglio, la sua mano scivolò di nuovo verso il basso e si infilò discretamente sotto gli slip. Entrò in contatto con il gluteo nudo dell’amica.
Giorgia guardava l’insalata, ma tutta la sua attenzione era concentrata sulla pelle liscia e morbida del sedere di Chloe. Sentiva il gluteo sodo sotto i polpastrelli, e il tepore del suo sedere.
– Cosa dici? – chiese infine Chloe. – La tengo o la buttiamo?
Giorgia sorrise.
– Sei sempre a preoccuparti per niente – le disse, schernendola. – Tienile, poi le laveremo! Non si butta l’insalata per così poco. O vuoi mandarci in rovina?
Così dicendo, la mora allungò la mano del tutto sotto gli slip dell’amica e le afferrò apertamente il gluteo nudo, stringendoglielo per scherzo, per inzigarla. Chloe lanciò un gridolino e rise, girandosi per divincolarsi.
Per tutta risposta Giorgia le afferrò gli slip e glieli calò di un colpo. Chloe rimase sorpresa e interdetta da quella mossa. Aveva gli slip poco sopra le ginocchia, e si trovava nuda dalla cintola in giù di fronte all’amica, artefice della sua improvvisa nudità.
Giorgia però sorrideva, mantenendo il tutto in un contesto di gioco. La mora allungò una mano e la posò sull’inguine dell’amica: le sue dita toccarono la vagina nuda, dalla peluria chiara e soffice fino alle labbra morbide e leggermente umide. La inzigò, infilando due dita tra le labbra, e Chloe si ritrasse con una altro gridolino, ridendo.
– Ma che fai!!…
– Volevo vedere se la tua insalata era pulita… – scherzò Giorgia.
– Scema!
Chloe si risollevò gli slip, ricoprendo in qualche modo la vagina. Giorgia, per tutta risposta, calò le proprie mutandine, anche lei fin quasi alle ginocchia, rivelando così il pube. Era più abbronzata di Chloe, ed aveva una peluria pubica più corta, curata, e castano scura.
Giorgia divaricò leggermente le cosce, poi allungò una mano e prese il polso dell’amica.
– La mia &egrave pulita – le disse, sorridendo leggermente. Così dicendo trasse a sé la sua mano, e se la mise sull’inguine.
Chloe sentì sotto le dita la vagina di Giorgia, e sentì che era calda e bagnata.
Giorgia le mosse la mano, invitandola a toccarle la vagina con le dita. Intanto chiuse gli occhi, sempre con un sorriso appena accennato sulle labbra.
Sospirò.
Chloe era sorpresa, aveva le labbra socchiuse e guardava alternativamente il volto e il pube dell’amica. Nonostante la sorpresa, non si fermò: seguì le indicazioni silenziose e mosse piano le dita nell’intimità della ragazza. Le stimolò le labbra, raggiungendo in breve le piccole. Poco dopo entrava in vagina, e muoveva le dita da lì al clitoride e indietro.
Giorgia aveva aperto la bocca, teneva gli occhi chiusi e sospirava piano. La stimolazione le faceva evidentemente molto piacere. Con piccoli movimenti del bacino assecondava le dita di Chloe dentro di sé.
– Giorgia, io non… – mormorò a un tratto Chloe, sorridendo in imbarazzo. Aveva le guance arrossate.
– Non smettere!… Non… preoccuparti… – Giorgia sospirò più forte. – Ancora… un attimo…
La ragazza aprì gli occhi, e provò ad allungare una mano verso l’inguine della bionda.
– Vuoi che ti tocco anch’io…?
Chloe le fermò delicatamente: – No…
– Dai… non preoccuparti…
Giorgia divincolò la mano e le abbassò di qualche centimetro le mutandine. Di nuovo le sue dita raggiunsero la vulva dell’amica, ma questa volta la esplorarono con tutt’altra sicurezza. Andarono dritte a stimolarle le piccole labbra e il clitoride.
Chloe sussultò, piegandosi leggermente, ma il piacere era inevitabile. Un attimo dopo sospirava a sua volta.
Entrambe le ragazze erano adesso con il bacino nudo, una di fronte all’altra, le cosce leggermente divaricate, Chloe con il busto piegato, Giorgia più dritta. Entrambe avevano una mano nella vagina dell’amica, e si stimolavano efficacemente.
– Se viene tua mamma… – mormorò a un tratto Chloe.
– Sei sempre a preoccuparti – rispose Giorgia, sorridendo, senza aprire gli occhi. – Vieni qui…
Le prese l’altra mano, e se la portò su un gluteo nudo. Chloe glielo afferrò e lo sentì liscio, muscoloso e sodo. Sapeva che Giorgia aveva un sedere bellissimo, più pieno e perfetto del suo.
Anche Giorgia le afferrò il sedere, e le sue dita si fecero largo fra le natiche, andandole a stimolare l’ano. Chloe sussultò per quella sensazione strana, che le diede dei brividi.
I loro corpi erano adesso più vicini, entrambe sospiravano ritmicamente mentre si davano piacere. Anche Chloe, imitando l’amica, infilò le dita tra i suoi glutei sodi e lisci, e le raggiunse l’ano: glielo sfiorò con la punta delle dita e poi prese a stuzzicarlo.
Per tutta risposta Giorgia si sporse con il culo indietro, premendo l’ano contro le dita dell’amica. Una smorfia le si disegnò sul volto.
– Toccami… toccami lì… entra…
Chloe aveva gli occhi aperti e mentre ansimava, osservava con interesse il volto stravolto dell’amica. Seguì l’indicazione e premette ulteriormente la punta delle dita, facendosi largo nello stretto orifizio anale della ragazza.
Giorgia gemette, corrugando la fronte e il volto in una smorfia incontrollata.
– T-ti… ti piace?… – le chiese Chloe, sorpresa da quella reazione.
– Sì… oddio sì… entra…
– Sì…
Chloe premette il dito, e infilò il medio nell’ano dell’amica, per qualche centimetro.
– Oh sì sì… ti prego… – disse Giorgia, – entrami nel culo…
Chloe eseguì, e affondò il dito nel retto della ragazza. Giorgia sussultò, tremando sensibilmente, e proprio in quell’istante venne. Un tremito le sconvolse tutto il corpo, e un getto di liquido trasparente le eruttò dalla vagina, bagnando completamente la mano e l’avambraccio di Chloe. Giorgia gemette forte, più volte, ed ebbe un orgasmo lungo diversi secondi.
L’orgasmo della ragazza e il suo piacere incontenibile scossero anche Chloe, che venne a sua volta, sentendo la vulva chiudersi attorno alle dita dell’amica. Il suo orgasmo fu più breve, ma la bagnò tutta e le scosse tutti i muscoli del corpo.
Pochi secondi dopo si accovacciarono entrambe a terra, incapaci di reggersi in piedi.

Ci vollero parecchi secondi prima che recuperassero il fiato. Giorgia fu la prima, ancora con un po’ di fiato corto, a rialzarsi in piedi e risollevare le mutandine sul pube bagnato. Chloe la imitò poco dopo, per non sentirsi fuori luogo, e si ricoprì a sua volta.
Non si erano ancora dette nulla. Giorgia guardò Chloe e le sorrise, e la bionda sorrise a sua volta, timidamente.
– Ti fermi a dormire qui stanotte?
– Qui?… Perché…?
Giorgia scrollò le spalle. – Possiamo dormire insieme. E farlo ancora.
– Ma io…
– A letto si fa meglio.
Chloe esitò. – E tuo fratello?…
– Non importa, &egrave piccolo.
Vedendo che l’amica bionda esitava, Giorgia tagliò corto: – Comunque non devi dirmelo adesso. Finiamo il lavoro, così dopo possiamo andare a lavarci.
– Sì.

. Quand’ebbero finito rientrarono in casa. La madre di Giorgia era in cucina. Diede loro qualcosa da mangiare e si informò su come fosse andata al mercato, e poi sul lavoro nell’orto. Rispose quasi soltanto Giorgia, in modo piuttosto evasivo.
– Mamma noi andiamo a lavarci.
– Va bene. C’&egrave già dell’acqua calda in bagno. Se Chloe ha bisogno di vestiti…
– Sì sì facciamo noi. Grazie!
Giorgia prese Chloe per un polso e la invitò a seguirla. La portò in fondo alla casa, dove era la stanza da bagno, e vi entrarono. Giorgia chiuse la porta alle loro spalle, poi si dedicò a preparare una tinozza di acqua calda.
– Vuoi fare tu il bagno per prima? – chiese all’amica.
– Non lo so… come vuoi – rispose la bionda.
Giorgia si tolse la maglia senza esitazioni, rimanendo soltanto in slip. Il suo busto nudo, abbronzato, era magro e slanciato. I seni, piccoli, poco più che accennati, erano sodi e puntuti, sormontati da piccoli capezzoli rosa scuro.
– Spogliati – le disse con un sorriso, – vuoi lavarti da vestita?
Chloe sorrise, e imitò l’amica. Si tolse a sua volta la maglietta, rimanendo soltanto in slip.
Il busto di Chloe era anche più sottile di quello di Giorgia, slanciato e chiaro. Sul petto, due seni piccoli ma più grossi di quelli di Giorgia, giovani e freschi, dondolavano puntuti. Erano pallidi, pieni, a forma di goccia, e sormontati da carnosi capezzoli rosa. Erano seni più sviluppati di quelli di Giorgia, e la morettina lanciò loro diverse occhiate. Avrebbe voluto anche lei averli così.
Giorgia si tolse le mutandine e le lasciò per terra. Adesso era completamente nuda. Aveva un fisico perfetto, asciutto e tonico, dalla carnagione scura, e Chloe l’ammirò.
La mora entrò in piedi nella tinozza, e prima di sedervisi fece un cenno all’amica.
– Vieni qui con me.
Chloe ammirò la sua bellissima amica nuda e accettò l’invito, anche se continuava a percepirlo come strano. Si tolse a sua volta gli slip, rimanendo nuda come sua mamma l’aveva fatta, e raggiunse l’amica in piedi dentro la tinozza.
Giorgia iniziò subito a toccarle l’inguine, mentre con l’altra mano le esplorò attentamente il seno. Mentre glielo toccava lo fissava, assorta, e si soffermò a toccarle e stuzzicarle i capezzoli sensibili.
Chloe si strinse nelle spalle, sussultando di tanto in tanto.
– Ti piace? – le chiese con un sorriso.
– Sì… mi fa tremare.
Giorgia si chinò e le prese fra le labbra un piccolo capezzolo carnoso. Si mise a succhiarlo, con le labbra e con la lingua. Chloe mugolò, chiudendo gli occhi, inebriata dal piacere.
Dopo un attimo Giorgia si raddrizzò.
– Fai lo stesso con me – le disse.
Chloe si chinò in avanti e fece la strana cosa di prendere fra le labbra i capezzoli di una ragazza, sui piccoli seni di Giorgia. Proprio come avrebbe fatto un bambino piccolo – o, più normalmente, un uomo.
Sentì il piccolo capezzolo duro fra le labbra e iniziò a stimolarlo con la lingua, succhiandolo dolcemente. Giorgia emise gemiti e brevi lamenti, con voce delicata. In breve, piccoli sorsi di latte emersero dal capezzolo e si diffusero nella bocca di Chloe.
– Che bello… mi piace…
– Anche a me… – disse Chloe.
– Ti piace il mio latte?…
– Sì… hai… dei bellissimi capezzoli…
– Mm… succhiameli allora… – sorrise la mora, mentre Chloe continuava.
Proseguirono alcuni minuti in silenzio, rotto soltanto dai gemiti di Giorgia e dai loro respiri forti.
– Voglio fare l’amore con te tutta la notte… – disse a un tratto Giorgia.

La porta del bagno si aprì e la madre di Giorgia si affacciò alla stanza, proprio mentre Chloe era china a succhiare il seno dell’amica. Una mano di Chloe stimolava la vulva di Giorgia, mentre Giorgia a sua volta stava toccando vagina e ano di Chloe.
La madre di Giorgia si bloccò muta. Giorgia aprì subito gli occhi, si fermò e si raddrizzò, e fece raddrizzare anche Chloe.
– Che cosa state facendo? – chiese la donna.
– Ci laviamo – rispose con finta sicurezza Giorgia.
– Lavatevi una alla volta.
– Così facciamo prima – scrollò le spalle la ragazza.
La donna rimase in silenzio qualche istante, poi aggiunse:
– Non sprecate il vostro latte in quel modo. Vale molto di più per noi. Lo sai.
Giorgia annuì: – Scusa.
Chloe, che non aveva ancora parlato e si sentiva in colpa, si intromise:
– Signora io… vorrei… darvi un po’ del mio latte.
La donna la guardò, e le guardò il seno.
– Ne hai?
Chloe sentì lo sguardo della donna sul proprio seno nudo. Istintivamente se lo toccò con le mani, coprendolo parzialmente.
– Sì…
– Se vuoi, ci fa piacere. Finite di lavarvi, poi lo preleviamo.
– Va bene – annuì ancora Giorgia, e la donna uscì.

Poco più tardi si ritrovarono in cucina. La madre di Giorgia le fece sedere sulla panca accanto al tavolo. Entrambe erano in calzoni (Giorgia ancora quelli lunghi, Chloe i suoi corti) e con il busto nudo. La donna venne da loro con due piccole otri di pelle, con imboccatura di metallo, identiche. Ne porse una a Giorgia e con l’altra si avvicinò a Chloe.
– Sai come fare? – le chiese.
– Credo…
– Ti faccio vedere.
La donna avvicinò l’otre ad un seno di Chloe, glielo prese fra le dita della grossa mano da contadina e infilò la punta del seno, con il capezzolo, nell’imboccatura fredda. Poi iniziò a premerle la piccola e tenera mammella, spremendone fuori il latte.
– Ti faccio male?
– No…
La donna spremette ancora.
– Hai un bel seno. Produce del buon latte.
– Grazie…
– Giorgia purtroppo l’ha ancora piccolo. Ma chissà, speriamo che le cresca.
Giorgia, lì accanto, si stava spremendo da sola le piccole mammelle. Non era un’operazione semplice dato che l’imboccatura dell’otre copriva già quasi tutta la mammella, e per le sua forma la tetta stessa era pressoché piatta, impossibile da afferrare con le dita: Giorgia la circondava con la mano e la premeva contro il petto, cercando così di farne uscire quanto più possibile il poco latte presente.
Chloe si era soffermata a guardare l’amica e il suo seno.
– Come mai hai il seno così piccolo? – le chiese d’un tratto.
Giorgia si strinse nelle spalle, fingendo indifferenza.
– Non lo so perché – intervenne la madre. – Io alla sua età avevo già un bel seno sviluppato. Ma a Giorgia non cresce ancora… ha lo stesso seno che aveva da bambina.
Giorgia era seria in volto, visibilmente infastidita da quei commenti. Proseguì le sue operazioni di mungitura in silenzio.
– Quanto latte! – disse la madre di Giorgia osservando ciò che aveva raccolto da Chloe. – E da una sola mammella! Brava, ragazza mia, che bel seno. Prendiamo anche l’altro…
Le mise l’otre sull’altro seno, e proseguì lei stessa ad afferrarglielo fra le dita e manipolarlo, massaggiarlo, mungerlo. Chloe si lasciò fare. Le mani esperte della donna che le mungevano il seno le facevano un certo, strano, piacere. Vedere di produrre così tanto latte, molto più di Giorgia, e sentirsi lodata, le piaceva altrettanto.
Quando ebbe finito la donna mostrò l’otre gonfio di latte a Giorgia:
– Guarda qua! La tua amica sì che produce latte. Guarda, tutto questo prodotto dal suo seno in una mungitura: il tuo non lo produce nemmeno in tre!
A Giorgia si inumidirono gli occhi, e scrollò le spalle con rabbia, senza rispondere.
– Dai Giorgia, non fare così… – le disse Chloe, mettendole una mano sulla spalla, mentre la madre portava via le due otri.
Giorgia, per tutta risposta, si girò sulla panca, si slacciò i calzoni e li abbassò insieme agli slip. Si stese all’indietro sulla panca, divaricando le cosce verso Chloe, e le disse ad alta voce:
– Leccamela. Così vedi che produco anch’io il latte.
– Ma…
Chloe guardò la madre di Giorgia, che si limitò a dare un’occhiata distratta, ma proseguì il proprio lavoro in cucina. La biondina allora si chinò tra le cosce sode e lisce di Giorgia e affondò la bocca nella sua vagina calda, prendendo a leccarla e succhiarla.
Mentre la madre di Giorgia cucinava, la figlia si faceva fare un profondo cunnilingus dall’amica e raggiungeva un forte orgasmo, stimolandosi con le mani i seni sensibili, sulla panca della cucina.

. Alcune sere più tardi, Giorgia stava ripensando a quel cunnilingus. Per quanto ostentato, era stato un atto profondamente bello e appagante. Era certa che Chloe lo aveva fatto con piacere, perché sapeva di attrarla ed eccitarla. E sapeva anche che le voleva bene e le piaceva darle piacere.
Quella sera tutto era diverso. Giorgia era a casa di un uomo di un paese poco distante dal suo. Aveva camminato da sola nella brughiera per raggiungere la casa, poco dopo l’ora di cena, come da accordi. Gli accordi li aveva presi lei stessa, dopo il primo contatto avuto da sua madre: la donna non voleva mai sapere nulla dei dettagli e lasciava che fosse la figlia a sbrigarsela.
Era già stata in quella casa, almeno altre due volte, nel corso degli ultimi due anni. Quella sera si trovava in cucina e con lei c’erano solo gli uomini di casa: il proprietario e suo figlio. Il figlio aveva qualche anno meno di Giorgia, non sapeva quanti, ed era la prima volta che partecipava.
Giorgia era interamente nuda, così l’aveva fatta mettere il padrone di casa. L’uomo, pingue e grigio, era anch’egli nudo, steso su un’ampia panca a lato del tavolo. Il suo membro eretto si innalzava tra le cosce, rigido, non gigantesco ma di dimensioni più che normali.
Giorgia seguiva le indicazioni dell’uomo. Si era messa a cavallo del suo bacino, i piedi nudi sulla panca, le gambe raccolte. Gli volgeva il sedere, nudo. Con cura, indirizzò il pene rigido dell’uomo verso la propria vulva, e vi calò sopra, infilandoselo in vagina. Lo prese dentro di sé e in breve cominciò a muoversi su e giù, succhiandolo con le sue labbra vaginali, con un movimento ritmico che sapeva essere molto amato dagli uomini.
L’uomo sotto di lei non faceva eccezione, ed iniziò a mugolare e sospirare sotto i folti baffi. Lei, con il corpo magro e snello e i muscoli sodi, saliva e scendeva, stendendo e piegando la schiena di fronte a lui e stimolandolo a dovere.
L’uomo quella sera voleva coinvolgere anche il figlio, che era in piedi a guardare, poco distante. Chiese a Giorgia di girarsi di fronte anziché di schiena e le fece proseguire lo stesso lavoro, poi chiamò il figlio.
Giorgia si sarebbe aspettata che le chiedesse una fellatio al ragazzo mentre pompava su di lui, invece lui ordinò al figlio di prenderle i polsi, e di sollevarle le braccia sopra la testa. Il ragazzo, ben messo di stazza, eseguì, e sollevò le braccia sottili di Giorgia in aria. Lei contrasse i muscoli, soltanto per constatare che non poteva opporre resistenza a quelli ben più grossi del giovane ragazzo. Così ora saliva e scendeva sul membro del padre, mentre il figlio la teneva dritta, con il busto esteso e le ascelle spalancate, i piccoli seni esposti in pieno sul petto magro, rivolti verso i due uomini.
Il grosso membro che la penetrava le dava delle sensazioni, non poteva essere diversamente. Trattenuta in quella posizione tesa, i muscoli contratti, le sensazioni erano anche più forti, e Giorgia emise dei brevi gemiti.
– Ohhh… ti piace eh, piccolina?… Lo senti tutto?…
Giorgia non rispose. Non parlava quasi mai, non era quello che le si chiedeva. Era lì per scopare e per dare piacere, e non voleva fare più di quello. Ma la sua espressione e i suoi ansiti erano una risposta eloquente.
– Quando ti cresceranno le tette, Giorgina? – continuò a parlare l’uomo. – Hai ancora le tette di quando eri bambina… Come mai non ti crescono? Eh?… Sei ancora una bambina, forse?… Non direi…
Giorgia continuava a salire e scendere lungo l’asta rigida e lubrificata. Le sue gambe lisce, piegate su se stesse, lavoravano con i muscoli tesi. Il suo bacino si muoveva come uno stantuffo regolare. Con i polsi, con le braccia, si appendeva alla stretta delle mani del ragazzo, aiutandosi così a salire e scendere.
– Giorgio, toccale quel seno. Senti com’&egrave.
Giorgia aprì gli occhi sorpresa. Il ragazzo si chiamava come lei? Come mai? Possibile che gli avesse dato quel nome apposta, pensando a lei? No… era troppo piccola quando quel ragazzo era nato…
Il ragazzo intanto, sempre in silenzio, aveva eseguito, e le aveva afferrato – per quanto possibile – una piccola mammella. In realtà le aveva semplicemente messo la mano sopra, e gliela premeva, esplorando quel poco di morbidezza che poteva offrire al tatto.
Giorgia teneva la schiena dritta, inarcata, e si penetrava da sola con il cazzo ingrossato dell’uomo. Quella mano che le premeva il seno aggiungeva sensazioni al tutto, facendole corrugare la fronte sugli occhi già chiusi, e spingendola a mugolare ulteriormente. Stava davvero godendo, anche se lo faceva per lavoro, e anche se non le piaceva farlo con gli uomini. Ma le reazioni del fisico erano automatiche e non potevano essere controllate.
– Vuoi farti leccare il seno piccolina? Eh? Ti piace?…
Giorgia non rispose nemmeno questa volta, ma fece un breve cenno di assenso col capo. Forse solo per dare soddisfazione al cliente, forse perché era vero.
– Sì… lo sapevo che ti piaceva… Giorgio, accontenta la nostra troietta… falla felice…
Il ragazzo le lasciò le braccia. Giorgia appoggiò le mani alla panca, aiutandosi così nel pompare sul cazzo dell’uomo, il busto leggermente inclinato all’indietro. Giorgio intanto le si avvicinò. Era nudo, e ora porgeva il culo a suo padre, ma i due uomini non ci badavano. Il ragazzo si chinò sul petto di lei e si protese a baciarle e poi succhiarle i capezzoli e i seni. Li succhiava e li leccava, e si spostava dall’uno all’altro.
Giorgia contrasse il volto in un’ennesima smorfia, ricevendo quel trattamento. Le piaceva, più di quanto volesse ammettere, e le dava fastidio che le piacesse così tanto. Aveva i seni e i capezzoli sempre più reattivi, sensibilizzati da quel trattamento, e non desiderava altro che di essere leccata, succhiata, mordicchiata. Non lo disse, ma ad un tratto prese il capo del ragazzo, afferrandolo per i capelli, e gli premette il volto sul proprio seno, invitandolo chiaramente a fare più forte. Il ragazzo capì – era meno stupido di quel che le era sembrato – e le mordicchiò il capezzolo, succhiandolo poi forte. Lei ansimò soddisfatta, perché era proprio quello che voleva.
– Ahhh… – commentò con un sorriso il vecchio, che seguiva tutto con attenzione, – quindi ti piace… &egrave piccolino il seno, ma non &egrave quello di una bambina… sono le tette di una donna… vogliose e calde… ti piace essere succhiata, eh, piccola troietta?…
Giorgia non disse nulla, ma questa volta l’uomo non si accontentò del silenzio.
– Allora, ti piace vero? Ti ho chiesto se ti piace… avanti, dimmelo!
Giorgia lo guardò brevemente. Poi, con voce il più possibile atona, ammise ad alta voce:
– Sì, mi piace…
– Che cosa ti piace, troietta?…
– Essere succhiata…
– Dove? Dillo bene, avanti!
– Mi piace… essere succhiata… sul seno…
– Brava… brava. Così mi piaci. Così si fa, piccola troia vogliosa che non sei altro. Basta adesso Giorgio!
Il ragazzo si interruppe e si fece da parte, e a Giorgia quasi dispiacque.
– Alzati adesso, Giorgina.
La ragazza ubbidì, si sfilò con un minimo di cura dal pene e si raddrizzò, scendendo dalla panca. Si fermò in piedi per terra, nuda, ancora un po’ ansimante.
– Guarda che ben di dio che abbiamo qui, Giorgio… Non &egrave da tutti avere un simile corpo a disposizione, sai? Questo &egrave un corpicino da combattente…
Giorgia sapeva di non essere una combattente, ma sapeva anche di avere un corpo fuori dal comune. Le altre contadine non lo avevano. Non erano così asciutte, toniche, perfette nelle forme, con la pelle così liscia e abbronzata. Soltanto il seno, lasciava a desiderare.
– Avanti ragazzo, prova anche tu l’ebbrezza. Mettiglielo dentro, prendila.
Giorgio si fece avanti senza esitare. Giorgia si lasciò guidare, interpretò ciò che il ragazzo voleva. Indietreggiò fin contro il tavolo, vi salì con le natiche nude, piegò indietro il busto e sollevò le ginocchia in aria, spalancandole. Offrì la vulva al ragazzo più piccolo di lei, il cui membro già duro era simile a quello del padre. In un attimo lui le fu dentro, perché lei era bagnata e calda. Iniziò a pompare.
Il pene del ragazzo le parve gonfiarsi ancor più di quello paterno. Lo sentì invaderle il ventre, grosso e possente, e le pompate che le dava erano forti e la scuotevano a fondo. Si lasciò presto scappare molti gemiti, ravvicinati, e di nuovo aveva la sua tipica smorfia in volto, e gli occhi serrati: stava godendo forte, come testimoniavano i rivoli di latte che le sgorgavano dai capezzolini.
– Bravo figliolo… così… la stai facendo godere di brutto, questa cagnetta. Le dai proprio quello che vuole. Così… Dài che le piace…
L’uomo, nudo, si affiancò a Giorgia, chinandosi vicino al suo volto, sul piano del tavolo:
– Ti piace, eh, cagnetta? Ti piace farti scopare, vero? Se no non lo faresti per lavoro…
Per una volta, Giorgia sentì di dover ribattere.
– Lo faccio perché… ci servono soldi…
– Tsk! I soldi si fanno in tanti modi… tu scegli questo perché ti piace farti scopare. Non puoi mentire con noi, lo vediamo come ti piace…
L’uomo sorrise sornione, mentre Giorgia aveva il volto contratto, e continuava a tremare sotto i colpi di reni del ragazzo che la penetrava lì sul tavolo.
– E poi &egrave lo stesso lavoro che ha fatto tua madre, per tanti anni… non sarà un caso, no? &egrave la vostra piccola passione di famiglia…
L’uomo rise, e Giorgia non rispose altro. Si limitò a ricevere: ricevere quel giovane cazzo gonfio, ricevere i colpi delle penetrazioni che si susseguivano ritmicamente.
Ricevette anche lo sperma, molto sperma: prima dal ragazzo, e poi dall’uomo, che finì il proprio percorso penetrandola alla stessa maniera del figlio. Su quel tavolo, a gambe spalancate, servì a ricevere l’orgasmo di entrambi.
La serata si protrasse poi più pigramente, con il vecchio che le chiese di rimanere nuda per loro e servirli: si fece servire la cena, si fece massaggiare, servire da bere. Per tutto il tempo lui godette della vista del corpo di Giorgia, e spesso allungò ancora le mani ad esplorarlo ed inzigarla.
Il tutto si concluse come già era successo la volta precedente. L’uomo chiese a Giorgia di darsi piacere da sola, su una poltroncina, nuda e a gambe larghe, così da mostrare bene a loro tutto ciò che faceva. Lui e il figlio intanto, seduti di fronte a lei, i membri in mano, se lo menarono con tutta calma, venendole poi addosso copiosamente mentre anche lei raggiungeva, gemendo e miagolando, l’orgasmo. Lo sperma che le giunse in viso e sui capelli fu molto, e Giorgia aprì la bocca per berne buona parte: fu un gesto automatico, che sapeva piacere al cliente, ma che – non lo avrebbe ammesso – aveva soprattutto voglia di compiere lei.

Alla fine si rivestì, con gli abiti semplici con i quali era venuta. I capelli corvini erano ancora appiccicati alle tempie e in parte al collo per lo sperma che li aveva bagnati. Si mise il mantello sulle spalle, e sostò di fronte all’uomo che contava qualche biglietto da dieci centesimi di denaro. Le diede il piccolo mazzetto in mano. Le sembravano sempre tanti, anche se tutti assieme valevano poco più di una moneta d’argento. Ma lei preferiva quella carta. Era più voluminosa.
– Presto ti inviteremo di nuovo, piccola Giorgia. Non saprai dirci di no, vero? – le sorrise l’uomo.
– Non dico mai di no – rispose asciutta la ragazza.
– Lo so, lo so bene.. lo sanno tutti, ormai! – l’uomo rise, divertito.
– Non c’&egrave bisogno che lo sappiano tutti. Solo chi paga.
A sorpresa intervenne Giorgio, che fino a quel momento non aveva detto quasi nulla:
– Io e i miei amici vogliamo organizzare una festa. Credo che ti chiameremo. Vogliamo scoparti.
Giorgia lo guardò. I suoi amici erano ragazzi con cui lei era cresciuta. Anche se di un altro paese, li aveva probabilmente incontrati spesso, era capitato che giocassero insieme. Molti erano più piccoli di lei, ma alcuni forse avevano la sua età. Di certo loro sapevano chi era lei. E che cosa faceva.
– La mia tariffa la sai – gli disse. – Se siete in tanti, il prezzo aumenta.
– Quanto?
La mora rifletté un istante. – Quanti siete?
– Potremmo… forse sei o sette.
Giorgia rimase zitta qualche secondo. Non lo aveva mai fatto con così tanti. Ma erano soldi, e non voleva apparire debole o impreparata.
– Mi darete il doppio – disse, decisa.
Giorgio annuì. Non si dissero altro, per quel momento.
Giorgia sollevò il cappuccio del mantello, si girò mormorando uno sbrigativo saluto e aprì la porta, uscendo nella notte buia. Una leggera pioggia scendeva e permeava l’aria di umidità.
La porta si chiuse alle sue spalle e lei si incamminò lungo il sentiero, fuori da quel villaggio e verso il suo. Non incontrò nessuno, e preferiva sempre che fosse così. Quando si fu inoltrata di qualche centinaio di metri nella brughiera, abbassò il cappuccio del mantello e lasciò che la pioggia sottile le bagnasse la testa, lavandole i capelli. Lo sperma colava via con l’acqua, e lei si sentiva ripulire.

. Qualche giorno dopo Giorgia era in cucina, seduta al tavolo insieme a sua madre. Stavano pulendo dei piselli.
– Quella tua amica, Chloe… – disse a un tratto la madre di Giorgia, – le hai proposto di lavorare con te?
– Cosa vuoi dire? – Giorgia si fermò.
– Di lavorare con te. In due si guadagna meglio.
– Mamma, Chloe non fa queste… cose.
– Mi sembra che con te le faceva.
– Non… ma cosa dici! Non c’entra nulla!
– Beh non c’&egrave niente di male. In due si guadagna meglio. Potresti soltanto dirglielo, poi sta a lei decidere. Potrebbe… dare una parte a noi, e il resto portarselo a casa. Per lei o per la sua famiglia.
Giorgia non commentò e proseguì a sbucciare i piselli.
– Tu lo facevi? – le chiese dopo un po’, senza alzare lo sguardo.
– Certo. Quando ero giovane. Mi pagavano bene alla tua età, ero bella. Ero bella come te, e avevo anche un seno più bello, sviluppato.
Giorgia non disse nulla.
– Un giorno crescerà anche a te – aggiunse poco dopo la madre. – Ma intanto… Chloe potrebbe completare la tua offerta.

Quella sera, all’ora di cena, bussarono alla porta di casa. Giorgia e i suoi fratellini erano a tavola che mangiavano e scherzavano fra loro. Andò ad aprire la madre di Giorgia. Sulla soglia c’era Giorgio, il figlio del contadino del villaggio vicino.
Senza che nessuno dicesse nulla, la madre tornò in cucina, mentre Giorgia si alzò da tavola e andò in silenzio alla porta.
– Per quella festa… – esordì il ragazzo, – abbiamo deciso di prenderti.
Giorgia annuì.
– Il doppio, giusto?
– Per me da sola sì. Se volete vengo con una mia amica e vi costa solo il triplo.
Il ragazzo esitò un istante, riflettendo su quella proposta inattesa.
– Chi &egrave? – chiese dopo un po’.
– Non la conosci, &egrave di un altro villaggio. &egrave bionda. – Giorgia fece una pausa, poi aggiunse: – Ha più seno di me.
Il ragazzo tacque ancora, evidentemente tentato dalla proposta.
– E venite insieme?
Giorgia annuì.
Dopo un’altra pausa di riflessione, il ragazzo annuì. – Va bene – disse.
Si lasciarono così, dopo che lui le ebbe detto luogo e orario.

Alcune sere più tardi, era buio e umido ma non pioveva mentre Giorgia e Chloe, avvolte nei loro mantelli di lana, attraversavano la brughiera seguendo un piccolo sentiero. Erano dirette ad una cascina un po’ fuori dal villaggio dove Giorgia aveva già lavorato: lì si teneva la festa organizzata dai ragazzi.
– Ma saremo da sole? – chiese Chloe.
– In che senso?
– Eh, ci saranno… non so, altri adulti, o ragazze… o saremo solo noi due?
– Solo noi due credo. Che ti importa? Siamo qui per lavorare, capito?
– Sì…
– E ci pagano bene. Vedrai.

La festa era tenuta, come previsto, da sei ragazzi, tutti più o meno dell’età di Giorgio. A sorpresa c’era anche una ragazza, una ragazza mora piuttosto in carne, che però se ne stava quasi sempre in disparte.
Giorgia e Chloe vennero accolte con urla di giubilo e risate, e furono subito al centro della festa e delle attenzioni. I ragazzi ci misero poco a farle spogliare nude entrambe, e presto, dopo averle toccate, iniziarono gli accoppiamenti.
Circa un’ora più tardi, Giorgia si trovava, nuda, a cavalcioni di un ragazzo. Lui era steso su un divano e lei gli rivolgeva la schiena nuda, teneva le gambe aperte a ponte sopra le sue, era appoggiata al divano con le mani e saliva e scendeva con il bacino, pompando sul suo cazzo eretto. Mentre lo pompava, in volto aveva un’espressione contorta, le sopracciglia corrugate per lo sforzo, il male e il piacere intenso che la investivano. Saliva e scendeva rapidamente e le piccole tette nude le oscillavano debolmente sul petto magro.
Di fronte a lei, a terra, un altro ragazzo era steso nella stessa posizione e Chloe era sopra di lui. Anche lei gli voltava la schiena ed era così rivolta di fronte verso Giorgia. Completamente nuda, anche lei era a cavallo del bacino del ragazzo, e saliva e scendeva sul suo cazzo, sfregandoglielo con la figa. Si appoggiava con le mani ai suoi fianchi per sostenersi, e sul petto le dondolavano vistosamente i seni nudi, assai più formati e quindi più mobili di quelli di Giorgia.
Giorgia sollevò a un tratto lo sguardo e guardò Chloe. L’amica aveva la bocca aperta, le sopracciglia sollevate al centro, e ansimava mentre pompava. I loro sguardi si incrociarono, e Giorgia capì che Chloe era preoccupata per lei, vedendo la sua espressione così intensa.
– Ti fa male?… – le chiese l’amica muovendo soltanto le labbra, senza produrre suono.
– No… – Giorgia si sforzò di distendere i propri lineamenti e sorrise, senza smettere di pompare, – va tutto bene. A te?
– Va bene – sorrise brevemente Chloe, poi subito riprese ad ansimare con l’espressione di prima.
Più tardi, quando già tutti i ragazzi avevano scopato almeno una volta l’una o l’altra delle ragazze, Giorgio lanciò l’idea che loro due si baciassero. Sospinte dagli incitamenti del gruppo, Giorgia e Chloe si avvicinarono una di fronte all’altra, in ginocchio per terra. Si alzarono entrambe sulle ginocchia e Giorgia prese tra le mani il volto di Chloe, avvicinò il proprio e la baciò sulla bocca. Iniziarono a limonare, mentre i ragazzi applaudivano entusiasti.
Uno di loro si fece avanti scoprendo il membro eretto e porgendolo alle due. Giorgia lo prese con una mano e disse a Chloe di fare altrettanto ed entrambe glielo frizionarono insieme. Subito altri ragazzi presentarono i loro membri, e le ragazze si alternarono a sfregarli tutti, usando entrambe le mani.
Giorgio si avvicinò in piedi. Era nudo, e porse il cazzo eretto proprio all’altezza dei volti delle due ragazzine. Giorgia capì subito, e gli prese il cazzo in bocca.
– Anche tu – disse Giorgio a Chloe. La ragazzina bionda guardò ciò che faceva l’amica. Si avvicinò e, appena lei smise, si protese a sua volta, prendendo in bocca il pene già fradicio di saliva. Lo spompinò, anche se non lo aveva mai fatto prima, imitando come poteva ciò che aveva visto fare da Giorgia.
Sentì che Giorgia la affiancava: il volto della ragazza sfiorò il suo, mentre lei si chinava a succhiare le palle di Giorgio, e poi saliva a succhiare la base del pene, mentre Chloe era sulla punta. Poco dopo si trovarono entrambe guancia contro guancia, e Chloe sentì la lingua di Giorgia a contatto con la propria, mentre si alternavano a succhiare il glande del loro ospite.
Più tardi ancora fu Chloe a raccogliere la maggior parte dell’interesse residuo dei ragazzi. Forse perché più giovane, forse perché bionda, forse per il seno più formoso, si trovò con quattro ragazzi che si alternavano attorno a lei, mentre gli altri due guardavano. Giorgia era seduta sul divano, ancora nuda, e guardava a sua volta, reggendosi il mento con una mano.
Chloe era a terra, in ginocchio, chinata in avanti, quasi a gattoni. Un ragazzo l’aveva presa da dietro e la stava penetrando in vagina. Le sue giovani tettine sbattevano nude sul petto a ogni colpo, e altri due ragazzi erano intenti a palparle e divertirsi. Un quarto le porgeva il cazzo duro sul volto, facendoselo succhiare o semplicemente schiaffeggiandola con il membro.
Giorgio, che non era parte di quel gruppetto, si avvicinò a Giorgia. Senza dire nulla la fece stendere supina sul divano e le montò sopra. In un attimo le fu dentro, con il membro ancora duro nonostante gli orgasmi già raggiunti. Iniziò a pomparla.
Mentre la scopava portò una mano sul seno nudo, pressoché piatto, della ragazza. Glielo palpò.
– Com’&egrave avere le tette così piccole?… – le chiese, con il fiato un po’ corto. – Dev’essere come per noi maschi… senti qualcosa quando te le tocco?
– Sì – rispose Giorgia dopo qualche secondo.
– Che cosa senti? – Il ragazzo continuava a pomparla.
Giorgia si strinse nelle spalle. – &egrave sensibile. Come delle tette normali.
– Senti come se avessi le tette?
Giorgia annuì.
Il ragazzo le disse di toccarsele. Lei si portò le mani al seno nudo e iniziò a impastarlo, stringerlo e strofinarsi i capezzoli, sotto i suoi occhi. Lui la guardava, gliele guardava, e aumentò il ritmo con cui la pompava. In breve venne, mugolando e irrigidendo tutti i muscoli del corpo massiccio, mentre il pene gli si gonfiava nella vagina di lei e scaricava fiotti di seme caldo.
Anche Giorgia venne pochi attimi dopo, inarcando la schiena, chiudendo gli occhi e gemendo con versi simili a quelli di un gattino.

L’ultima cosa che fecero quella sera fu di coinvolgere l’altra ragazza presente. Era un’amica dei ragazzi, ma era timida. Per tutta la sera si era tenuta in disparte, ma i ragazzi volevano coinvolgerla, così la fecero spogliare e limonò, abbracciata nuda, con entrambe le ragazze. Il suo corpo era sovrappeso, con accumuli di grasso e un seno flaccido e voluminoso. Giorgia strinse il proprio corpo al suo, limonandola intensamente, e Chloe poco dopo fece la stessa cosa. Giorgia si unì alle due ragazze già avvinghiate, e tutte e tre insieme diedero vita a una scena lesbo che piacque molto ai ragazzi.
Dopo quell’ultima performance le due ragazze si rivestirono e raggiunsero l’uscita. La festa volgeva al termine, i ragazzi erano tutti appagati, alcuni addormentati, altri in cerca di cibo o prossimi ad andarsene. Giorgio raggiunse le due ragazzine sulla porta e presentò loro i soldi, la cifra pattuita. Ci aggiunse un paio di banconote.
– Queste per le scopate tra femmine – spiegò brevemente. Giorgia prese i soldi senza commentare.
Uscirono nella notte fredda e buia, sollevandosi i cappucci di lana. Si incamminarono in silenzio.
– Abbiamo guadagnato bene, hai visto? – disse Giorgia.
– Sì…
– Tieni, questa &egrave la tua parte.
La mora porse all’amica bionda una mazzetta di banconote. Chloe le prese e le guardò sorpresa.
– Ma… metà? Avevamo detto meno…
– &egrave la prima volta, &egrave giusto così. Mettine da parte un po’ per te. Comprati qualcosa che ti piace.
Chloe sorrise, grata.
– Tu cosa ti compri? – le chiese poco dopo.
Giorgia tacque per alcuni passi. In volto aveva un’espressione decisa, grave.
– Io voglio farmi crescere il seno – disse infine.
– Il seno?… Ma… come vuoi fare?
– Mi rivolgerò a una maga. So che può farlo.
– Una maga! Ma… Giorgia, non &egrave pericoloso?
La ragazza scrollò le spalle.
– Non mi importa. Voglio farlo. Vedremo.

. Trascorsero circa due settimane, e Chloe e Giorgia fecero un altro lavoro insieme, prima che Giorgia trovasse l’occasione per andare dalla maga alla quale aveva pensato di rivolgersi. Anche in questo la aiutò Chloe. Dissero alla madre di Giorgia che andavano a casa di Chloe e che avrebbero passato la notte là, perché sua madre aveva bisogno di aiuto con un lavoro. In realtà Chloe andò a casa sua da sola: dopo che si furono allontanate lungo la strada, Giorgia deviò e imboccò da sola una strada secondaria che conduceva dritta nel bosco.
Chloe si era proposta di accompagnarla e aveva anche insistito, perché era preoccupata, ma Giorgia si era rifiutata. La mora in realtà era a sua volta preoccupata, sapeva o almeno credeva di correre dei rischi e proprio per questo non voleva coinvolgere l’amica.
Aveva deciso di andare di sera perché le avevano detto che la maga lo preferiva: la notte era più discreta. Lo preferiva anche lei, perché poteva passare più inosservata. Giorgia si era informata tramite pettegolezzi, chiedendo in giro e confrontando le risposte che riceveva. Non erano in molti a rivolgersi alle maghe, o almeno ad ammetterlo. Chi lo faceva lo faceva spesso per malocchi o malanni, e questa maga era la più nota nella loro zona.
Giorgia aveva paura. Ma la sua voglia di cambiare, e di ottenere il seno che sognava, era più forte.

Si addentrò nel bosco seguendo la strada, che divenne presto poco più che un sentiero. Il bosco era scuro. Giorgia non aveva paura del buio, era abituata a girare per la campagna anche a notte fonda. Il bosco era però un ambiente nuovo anche per lei, al quale era poco abituata. Era allerta, ogni rumore richiamava la sua attenzione.
La strada era semplice. Doveva soltanto seguire quel sentiero. Camminò per circa mezz’ora, addentrandosi sempre più a fondo nella foresta. Proprio quando cominciava a sentire fortemente il distacco dal mondo abitato e la pressione della fitta foresta attorno a sé, intravide fra i rami un chiarore, che ben presto si rivelò un’abitazione illuminata.
La casa della maga era al centro di una piccola radura, ampia praticamente quanto la casa stessa. Era una casa in legno, poco più che una grossa baracca, con molti rami e oggetti in legno intrecciato appesi sul bordo del tetto a spiovente. Aveva delle piccole finestrelle in vetro, che però erano opache: si vedeva che erano illuminate dall’interno, ma non si vedeva dentro.
Giorgia esitò qualche minuto ai margini della radura, osservando la casa. Non sembrava esserci nessuno intorno. A meno che qualcuno non fosse già dentro, forse quella sera era l’unica cliente. Si decise ad avanzare e si diresse all’ingresso. Bussò.
Per alcuni minuti non vi fu risposta, tanto che alla fine Giorgia bussò di nuovo. Infine la porta si aprì.
Sulla soglia si presentò una vecchia. Era bassa, ancor più bassa per il fatto che aveva la schiena piegata in avanti. Era vestita di un abito grigio che sembrava un insieme di stracci, calzava babbucce in pelle scamosciata e aveva un cappello, viola, anch’esso molto datato. Aveva lunghi capelli grigi, disordinati e dentro cui erano intrecciate alcune sterpaglie. Tutta la sua figura dava un’impressione di vecchiaia. Ma non incuteva timore. Giorgia si sentì rassicurata.

La vecchia non disse nulla, si girò e lasciò che Giorgia entrasse in casa, mentre lei tornava alla sua poltrona accanto a un camino in pietra. Giorgia richiuse la porta e avanzò nella piccola stanza, piena zeppa di oggetti: le era difficile riconoscerli, molti erano oggetti in legno, rami intrecciati, stracci, vecchi mobili. Sembrava una cantina ricolma di roba, più che la stanza di una casa.
La vecchia si era seduta e taceva. Giorgia avanzò di qualche passo e si fermò in piedi di fronte a lei. La ragazza aveva sulle spalle il mantello di lana, che ora aveva aperto dato che in casa faceva caldo. Sotto indossava calzoncini molto corti, marroni, e una camicia bianca. Calzava stivaletti in morbida pelle. Le sue lunghe gambe, lisce e abbronzate, erano nude.
Il contrasto fra la giovane ragazza e la vecchia era netto.
Giorgia era rassicurata, perché aveva temuto di trovarsi in una situazione più spaventosa. La vecchia sembrava innocua. Decise allora di rompere il silenzio.
– Sono venuta per chiederle un… servizio – disse.
La vecchia mosse lentamente la testa e fissò Giorgia con i suoi occhietti scuri, nel volto rugoso.
– Di che servizio hai bisogno, piccola? – le chiese. La sua voce era debole e roca, ma suonava decisa. Sembrava lucida. Si era espressa gentilmente, ma a Giorgia apparve fredda.
– Ho… voglio chiederle un cambiamento al mio corpo.
La vecchia per tutta risposta la squadrò lentamente da capo a piedi.
– Il tuo corpo, bambina, &egrave giovane e piuttosto bello. Quale modifica puoi mai volere?
– Voglio ingrandire il seno.
– Ooh, capisco – annuì la vecchia. – Hai il seno troppo piccolo, e vorresti vederlo crescere, sì?
Giorgia annuì.
– &egrave un problema molto… femminile. Mostrami il seno, bambina, fammi vedere com’&egrave.
Giorgia se l’era aspettato. Eseguì l’ordine. Si slacciò del tutto il mantello, lo tolse dalle spalle e lo appoggiò su una sedia in legno che c’era lì accanto. Poi si slacciò i bottoni della camicetta, l’aprì e se la tolse.
Si era vestita bene, come per andare da un medico. La camicia era pulita. Sotto, non indossava altro. Rimase con il busto nudo, e posò la camicia sulla sedia, sopra al mantello.
Il suo busto nudo, longilineo e abbronzato, rimase così sotto gli occhi della vecchia, che si concentrò in particolare sul suo seno. Glielo fissò, con i piccoli occhietti scuri. Giorgia rimase con le braccia lungo i fianchi, lasciando che la maga glielo vedesse bene.
– Hai un seno molto piccolo – annuì la vecchia, – poco sviluppato per la tua età.
– Lo so. Voglio che cresca.
– Vuoi che cresca, certo… e cosa sei disposta a fare perché cresca, piccola?
– Ho portato dei soldi. Li ho messi da parte per questo. Spero che bastino.
– Soldi… certo, ti serviranno. Ma non sono tutto, i soldi.
Giorgia era sorpresa. Quella vecchia non le stava simpatica, ma voleva a tutti costi raggiungere il proprio obiettivo. Era molto determinata.
– Cos’altro vuole?
– Non &egrave ciò che io voglio. &egrave quello che tu vuoi. Questo conta. E cosa sei disposta a dare in cambio. Tutto ha un costo, tutto &egrave uno scambio in questo mondo, bambina.
– E… cos’altro devo dare oltre ai soldi?
– Dolore.
– Dolore?…
– Sì. Proverai del dolore. E non solo. Avrai un debito.
– In che senso…?
– Avrai un debito con me, bambina. I soldi non bastano, non comprano tutto. Io ti darò ciò che vuoi, ma tu avrai un debito. Forse un giorno ti chiederò di onorarlo. Se non lo farai, mi riprenderò quel che ti ho dato. Mi riprenderò il tuo seno.
Giorgia sentì un brivido lungo la schiena. La voce di quella vecchia era dura, decisa.
– Hai capito, bambina? – le chiese, sporgendosi avanti verso di lei.
Giorgia rifletté un attimo, poi annuì.
– Allora, vuoi farlo davvero?
Giorgia annuì ancora.
– Bene. Se questa &egrave la tua decisione, piccola, procederemo.
– Quando possiamo farlo?
– Lo faremo subito. Questa notte stessa.
Giorgia posò una mano sulla camicia, toccando nervosamente i bottoni con le dita.
– E quanto… ci vorrà? Basterà una volta…?
– Quando il sole si alzerà domattina, piccola, avrai il tuo seno nuovo. Gonfio, bello, il seno di una donna. Questa notte starai qui, e ti crescerà.
– Devo restare qui?
– Oh, sì, bambina, starai qui. Non vorrai andartene, credimi. – La vecchia rise, una risata roca e afona. Intanto si era alzata, muovendosi in modo sempre precario, ed era andata verso una vecchia cassapanca. L’aprì e ne prese una boccetta di vetro, piccola. Conteneva un liquido azzurrognolo.
Con questa tornò verso Giorgia e questa volta le si avvicinò. In piedi, la vecchia arrivava a malapena all’altezza del seno nudo di Giorgia. Si fermò molto vicina a lei.
– Hai soldi, dunque? Quanti ne hai?
Giorgia si frugò in una tasca dei calzoncini e ne trasse un mazzetto di banconote. Era spesso. Erano tutti i risparmi che era riuscita a mettere da parte. Lo porse alla vecchia, che lo prese e lo esaminò con aria dubbiosa.
– Mh, sì, un po’ di soldi. Possono bastare. I soldi non sono importanti. – Alzò il volto e incrociò gli occhi di Giorgia: – Quello che conta &egrave il debito – disse. – E il dolore. Dovrai sopportarlo.
Giorgia annuì, mostrandosi decisa. Era preoccupata, ma non tanto da spaventarsi e desistere. Non aveva paura del dolore. Non le importava. Avrebbe sopportato, e poi si sarebbe trovata con il seno dei suoi desideri.
– Facciamolo, allora. Cominciamo.
– Aspetti, vuole… sapere come lo voglio…?
– Ahaha! – rise la vecchia. – No, piccola. Non importa a me come lo vuoi. Come tu lo vuoi, lo avrai. Ahah!
La vecchia aprì la boccettina e rovesciò un po’ del contenuto sulle proprie mani nodose.
– Dì addio al tuo piccolo seno, bambina.
Così dicendo, e posata la boccettina, alzò le mani verso i seni nudi di Giorgia. La ragazza sentì il contatto delle dita bagnate, fredde: il liquido era gelido. La vecchia le passò le dita sui seni, lei le sentì dure e magre, e si sentì bagnare entrambi i seni nudi. Le dita si soffermarono sui capezzoli, e bagnarono con attenzione tutta l’area delle mammelle.
Quando ebbe finito, la maga si asciugò le mani in uno straccio e tornò a metter via la boccetta. Giorgia rimase con il seno nudo e bagnato. Sentiva freddo alle mammelle.
La vecchia andò a sedersi sulla propria poltrona, davanti al fuoco. Giorgia, che era rimasta in piedi immobile, si sentì stupida.
– Che cosa devo fare adesso…? – chiese.
– Adesso? Niente. Aspettare. Inizierà presto.
La vecchia continuò ad osservare il fuoco, assorta e indifferente alla sua cliente. Giorgia ne fu indispettita. Prese la propria camicia e chiese se poteva rivestirsi.
– No, rivestirsi. No. Aspetta.
Giorgia stava per ribattere qualcosa, quando all’improvviso percepì un formicolio sulle mammelle. Era una sensazione leggera, come se tanti piccoli insettini le stessero zampettando sui seni. Se le guardò, ma non le parve di vedere nulla.
Un attimo dopo iniziarono a tirarle. Aveva la sensazione che le si stessero gonfiando, anche se apparentemente erano sempre uguali. Vide però che la pelle del seno le si arrossava. La sentiva tesa, sentiva come se le tette le si stessero gonfiando, e la pelle non bastasse a contenerle.
La sensazione aumentò e aumentò. In breve divenne dolore. Si sentiva i seni scoppiare. Adesso anche alla vista, guardandoseli, sembravano leggermente gonfi. Sentiva la pelle tesa, e il dolore aumentava.
Giorgia girò la sedia e vi crollò seduta. Si portò le mani al petto, ma non osava toccarsi. Emise un gemito.
– Mi fanno male… sento come se mi si stessero gonfiando!
– Era questo che volevi, no? – le disse la vecchia, senza accennare ad alzarsi.
– &egrave normale?
– Il dolore &egrave normale.
– Quanto durerà?…
– Pazienza. Dovrai avere pazienza.
Il dolore aumentò. Iniziò a sentire delle fitte, come se la crescita fosse disomogenea. Come se delle lame si infilassero nella carne dei suoi seni. Giorgia si lamentava quando le fitte erano troppo forti, le scappavano dei gemiti. Provò a toccarsi il seno, ma lo sentì caldo e il tocco delle dita le faceva male. Si tenne allora le mani sul ventre, cercando di resistere al dolore.
Aumentò ancora. Presto gli occhi di Giorgia si bagnarono di lacrime. Il dolore era acuto e persistente, pulsante. Aveva l’impressione che il seno le scoppiasse, che la pelle tesissima non riuscisse a contenerne la crescita. Temeva che le si strappasse, che il seno uscisse. Era ormai semidistesa sulla sedia, aggrappata ai braccioli, ansimava e sudava per il male. Aveva delle vertigini. Non pensò più alla vecchia, non sapeva neanche se fosse ancora lì. Si sentiva sola. In quel momento avrebbe voluto che ci fosse Chloe, avrebbe voluto chiederle aiuto. Avrebbe voluto anche sua mamma. Ma era da sola, e doveva resistere finché tutto fosse finito.
Quando il dolore aumentò ancora, Giorgia iniziò a sragionare. Teneva per lo più gli occhi chiusi, i denti serrati, e si lamentava contraendo gli addominali e stringendo il legno della sedia con tutta la forza che aveva. Si sentiva esplodere il seno. Avrebbe voluto strapparselo, strapparsi la pelle e liberare il seno.
Poi lo sentì accadere. Sentì uno strappo, come se la pelle avesse ceduto. Terrorizzata si guardò il seno, e vide il rosso del sangue: vide che la pelle, sopra l’areola del seno sinistro, si era strappata, e vide la carne rossa sotto. Sentì un altro strappo, e la stessa cosa accadde al seno destro, proprio sotto i suoi occhi. Giorgia urlò, terrorizzata. Il seno le stava letteralmente stracciando la pelle, e ne stava uscendo. Rivoli di sangue colavano lungo le mammelle e sul ventre, e altri strappi si produssero, sopra, sui fianchi e sotto le mammelle. Le stavano esplodendo.
Giorgia portò le mani al proprio seno a brandelli, urlando. Altri strappi, e i capezzoli le stavano letteralmente penzolando, appesi ormai solo a pochi millimetri di pelle. Se li prese fra le dita, con l’intento di sorreggerli. Sentì un dolore bruciante. Chiuse gli occhi, e quando li riaprì aveva i propri capezzoli in mano, strappati dai seni squarciati. La punta dei seni emergeva, carne rossa e sanguinante, in mezzo alla pelle stracciata. Giorgia si tenne i capezzoli in mano, li strinse nei pugni e li sentì duri, ruvidi, sodi. Non voleva lasciarli, voleva’ forse salvarli, conservarli’ non poteva credere a ciò che stava succedendo.
Pur con il dolore che la faceva urlare e le faceva girare violentemente la testa provò ad alzarsi, appoggiandosi alla sedia, sempre con le mani strette sui capezzoli staccati. Barcollò, rimase in piedi. Si guardava continuamente il seno, squarciato e sanguinante, che le bruciava: lo sentiva ancora crescere e modificarsi, e gli strappi e i dolori da taglio si susseguivano incessantemente.
Con il sangue che colava a terra, imbrattata, tentò di muoversi. Alzò uno sguardo terrorizzato sulla stanza, guardandosi attorno, cercando non sapeva neanche lei cosa. Le venne in mente la vecchia: era lei la causa di tutto! Guardò verso la poltrona, ma della vecchia non c’era traccia. Non capiva, se n’era forse andata? Ma il dolore era troppo forte, era totalizzante, invadeva i suoi pensieri. Cadde a terra in ginocchio e il dondolio del seno le provocò un’altra ondata di dolore violento. Talmente violento che si chinò in avanti e vomitò, di getto, sul pavimento. Poi cadde su un fianco, lunga e distesa a terra, e perse i sensi.

Si riebbe e perse nuovamente i sensi diverse volte nel corso di quella notte. Quando riprendeva coscienza il dolore la investiva come un’ondata. La vista del suo petto squarciato e sanguinante la faceva urlare, a volte dava di stomaco. A volte provava a toccarselo, nonostante il violento bruciore, e si imbrattava le mani di sangue. In poco tempo sveniva nuovamente.
Quando rinvenne per l’ultima volta era mattino. Lo capì perché la luce del sole entrava faticosamente dalla piccola finestrella sporca della casa. Lei era stesa sul pavimento, aveva i capelli bagnati di sudore, appiccicati alla fronte. Appena ebbe un minimo di lucidità si guardò immediatamente il petto. Rimase di sasso.
Sul suo petto nudo campeggiavano due seni trionfali, splendidi. Gonfi, sodi, affusolati e lisci, erano floridi e intatti, freschi, giovanili. Non c’era il minimo segno di ferite. La pelle era intatta e perfetta. Anche i capezzoli, i suoi capezzoli, identici a prima, erano al loro posto, sulla cima di quei seni perfetti.
Giorgia se li toccò, dapprima esitante, poi affascinata dal contatto. Erano tiepidi e sodi, le riempivano le mani, ed erano sensibilissimi: sentiva tutto, e i capezzoli le davano i leggeri brividi che ben conosceva.
Riuscì ad alzarsi. Si sentiva stanca, spossata, ma non aveva dolori particolari. Era infreddolita: era rimasta soltanto in calzoncini per tutta la notte, probabilmente a lungo stesa sul pavimento, priva di sensi. Non ricordava bene, aveva solo immagini confuse e il ricordo del violento dolore provato, e della paura.
In piedi, i seni assunsero la loro forma naturale: sollevati, sporgenti, tondeggianti. Splendidi. Provò a muoversi e se li guardò mentre oscillavano leggermente, morbidi ma sodi.
La stanza era deserta, della vecchia non c’era traccia. Giorgia comunque non aveva voglia di vederla e non la cercò nel resto della casa. Recuperò la propria camicia, che era intonsa, e se la mise addosso. Quando era arrivata le vestiva ampia, ora era giusta: i bottoni si allacciavano premendo leggermente sul seno nudo. In questo modo glielo tenevano anche più fermo. Avrebbe dovuto abituarsi a questi piccoli trucchi.
Il sorriso non le spariva dalle labbra mentre faceva queste piccole scoperte. Continuava a guardarsi il petto, a cercare la propria immagine riflessa, a sfiorarsi con le mani. Recuperò anche il mantello e se lo mise sulle spalle, quindi uscì. Era primo mattino, il sole si era già levato. Il bosco appariva freddo e indifferente. A Giorgia non importava di nulla. Mentre percorreva il sentiero in senso opposto rispetto alla sera prima, i suoi pensieri erano occupati soltanto dal suo nuovo, perfetto seno.

Quando giunse a casa non resistette. Entrata in cucina trovò sua madre intenta a cucinare, i fratellini al tavolo che finivano la colazione. La madre la guardò sorpresa:
– Sei già qui?
Giorgia non commentò, invece si tolse il mantello e poi slacciò la camicetta. La aprì con gesto teatrale e se la tolse. Si mise di profilo, sorridendo, con una mano sul ventre. Esibì il suo nuovo seno.
La madre glielo fissò in silenzio. Si asciugò le mani in uno straccio, quindi le si avvicinò, sempre guardandolo.
– Come hai fatto? – le chiese
Giorgia scrollò le spalle e non rispose. Si sfiorò con le mani una mammella nuda.
La madre glielo guardò per un altro po’.
– Produce latte? – le chiese infine.
– Credo di sì’
La donna andò a prendere un otre e glielo porse. Giorgia se la portò al seno. I suoi fratellini intanto guardavano la scena, muti. Lei si spremette con la mano un seno, e non riusciva ad impugnarlo tutto. Pose la punta sull’imboccatura dell’otre, il capezzolo proprio sul foro, e con solo due spremute il latte iniziò a sgorgarle copioso. Mentre usciva Giorgia sorrise, senza trattenere la propria felicità. Anche alla madre sfuggì un sorriso guardando quel ben di dio che riempiva velocemente l’otre.
Mentre recuperava la sacca piena e gliene dava un’altra, la donna pensava già al futuro:
– Dovrai alzare le tue tariffe. Adesso puoi farti pagare di più.
– Sì – annuì Giorgia. – Voglio anche’ vorrei fare delle esibizioni. Dei lavori di quel tipo.
– Certo. Devi farlo vedere più che puoi. Ti pagheranno bene.
Quando ebbe finito con la mungitura non si ricoprì. Era felice, voleva che tutti vedessero, anche i suoi fratellini.
– Adesso vado a lavarmi – disse infine a sua madre. – Più tardi viene Chloe. Se non ho ancora finito la mandi di là?
La donna annuì. Giorgia se ne andò in bagno, dove si spogliò completamente e si dedicò alla cura del suo magnifico corpo.

.
Alcune settimane più tardi, Giorgia e Chloe avevano finalmente ottenuto un lavoro di pregio. Approfittando del mercato erano andate a proporsi presso alcuni locali di Glasbury. Sebbene la cittadina non fosse grande, aveva comunque una manciata di taverne di lusso, frequentate dai più ricchi della zona e da viandanti che potevano permetterselo.
Il più blasonato di questi locali, la Locanda dell’Orso Bianco, le aveva scritturate. Il lavoro non era proprio dietro casa, ma era pagato bene, meglio di una serata di prostituzione, e consentiva visibilità e contatti ben migliori. Giorgia coltivava la speranza di poter addirittura fare carriera, nel locale stesso o in altri simili.
Il giorno in cui doveva tenersi il lavoro partirono per Glasbury a metà pomeriggio. Si trovarono lungo la strada, provenendo ciascuna dal proprio villaggio, e procedettero insieme. Entrambe si erano vestite bene, ma indossavano lunghi mantelli di lana che tenevano allacciati: in questo modo non ebbero problemi con le guardie all’ingresso in città.
Arrivarono alla Locanda con l’anticipo necessario ad essere istruite sulle loro mansioni, prima che la serata avesse inizio e gli avventori cominciassero a frequentare il locale. Un membro del personale, probabilmente un servo ma non di basso livello, si prese cura di loro. Era un ragazzo di colore, magro, molto gentile nei modi. Si presentò educatamente e le introdusse nei camerini. Già il fatto di entrare nelle stanze del personale di una Locanda così importante elettrizzava Giorgia. Qui diede loro due sedie con relativi specchi: i loro camerini. Poterono togliersi i mantelli. Il ragazzo non parve badare al fatto che fossero vestite bene: disse loro subito di togliere pure i vestiti e rimanere nude.
Mentre le due ragazze si spogliavano lui si occupò di recuperare degli accessori. Tornò da loro con dei sandali, con il tacco piuttosto pronunciato e poche cinghiette per allacciarli, e qualche bracciale e anello per capelli. Giorgia e Chloe erano già nude, in piedi una accanto all’altra. Lui diede loro i sandali, che le ragazze calzarono, e poi le aiutò ad infilare qualche bracciale e a legare qualche anello d’oro fra i capelli. Per il resto rimasero interamente nude.
A quel punto il ragazzo le guidò nuovamente all’ingresso del locale. Le ragazze lo seguirono camminando sui tacchi, leggere e attente. La loro completa nudità le imbarazzava leggermente, ma il resto del personale non sembrava sorprendersene: vi erano evidentemente abituati. Donne molto belle giravano per quel locale, rifletté Giorgia.
Il ragazzo di colore mostrò loro una parete proprio di fronte alla porta d’ingresso. Quello sarebbe stato il loro luogo di lavoro. Andò a girare un rubinetto nascosto e da in cima alla parete iniziò a scendere una cascatella d’acqua, discreta ma estesa per circa un metro di ampiezza.
– Starete qui davanti, girate verso la parete, dando le spalle all’ingresso. Dovete stare sotto l’acqua, in modo che vi scorra addosso. Provate.
Giorgia e Chloe si addossarono alla parete, una accanto all’altra, vicine. L’acqua le colpì sulla testa iniziò a scorrere lungo i loro capelli e lungo tutto il corpo nudo di entrambe. Era tiepida, quasi calda: un contatto piacevole, che le proteggeva dal freddo.
– Molto bene, così &egrave come dovrete stare. Voglio che i nostri avventori entrando vi vedano subito, e voglio che vi vedano il culo. &egrave chiaro? Devono vedervi da dietro, di spalle, per tutto il tempo.
– Non dobbiamo mai girarci? – Chiese conferma Giorgia.
– No. Dovete sempre mostrare il culo, e nient’altro. Potete stare vicine, parlare fra di voi, accarezzarvi. Ridete, se vi viene da ridere. Dovete sembrare felici. Ma agli avventori dovete mostrare sempre solo il culo.
– Va bene – annuirono entrambe le ragazze. Era un compito chiaro e tutto sommato piuttosto semplice.
Iniziarono da subito. Mentre ancora il personale si occupava di preparare il locale, loro stettero in piedi sotto l’acqua, le schiene nude e inarcate lungo cui scorreva l’acqua, i culi sodi, le natiche tondeggianti anch’esse bagnate, e poi le lunghe gambe sottili, affusolate, nude. L’acqua gocciolava fino ai loro piedi seminudi, e appiccicava i loro lunghi capelli alla schiena: capelli mori e biondi, in un ravvicinato contrasto.
Mentre stavano in quella posizione le due ragazze chiacchieravano piano tra loro. Erano entrambe di buon umore, eccitate all’idea di quell’esperienza lavorativa in un locale così importante, quindi spesso sorridevano e ridevano. Senza voltarsi, osservarono però il più possibile ciò che avveniva intorno a loro: i preparativi, il personale. Compresero che il ragazzo di colore che le aveva istruite non era in realtà un servo, ma il direttore artistico del locale, uno degli impiegati di grado più elevato.
– &egrave stato molto gentile’ – commentò Chloe ammirata.
– Già’ magari ha un debole per te – la canzonò Giorgia.
– Eh’ magari!’
– Intanto facciamo bene il nostro lavoro, così sarà soddisfatto. Se ci faremo notare ci chiamerà di nuovo. Magari anche per altri ruoli.
Il rammarico maggiore di Giorgia era che il lavoro si svolgesse in quella stanza d’ingresso. Era la sala dove si trovavano il guardaroba e il bar d’ingresso, ma una porta con un’elegante tenda la separava dal locale vero e proprio, dove si sarebbe svolta la serata. Lei non era mai stata lì dentro quando il locale era aperto, e avrebbe pagato tutto quel che aveva per potervi entrare.
Intanto però, in quella posizione all’ingresso, tutti gli avventori del locale le avrebbero viste, nessuno escluso. E anche loro avrebbero potuto osservare tutti coloro che entravano e uscivano dal locale.

La gente iniziò ad arrivare a partire dal tramonto. D’un tratto Giorgia e Chloe si accorsero che una musica discreta, ritmata, proveniva da dentro il locale: i musici avevano iniziato a suonare. I primi clienti, gente del luogo che veniva spesso, iniziarono ad entrare.
Giorgia e Chloe stavano nude sotto l’acqua e si muovevano leggermente sulle lunghe gambette nude. Parlottavano fra loro, sorridendo e ridendo. Al terzo ingresso, Giorgia sfidò Chloe a muovere un po’ il sedere.
– Ma dai, vuoi fare proprio la scema? – rise Chloe.
– Dai, muoviamo solo un po’ il sedere!
Così dicendo Giorgia sporse di qualche centimetro il sedere nudo all’indietro, fuori dall’acqua, e ancheggiò, facendolo dondolare a destra e a sinistra.
– Dai fallo anche tu!
Chloe rise, ma imitò l’amica: sporse in fuori il culetto nudo e lo fece dondolare lateralmente, accanto al suo.
Con perfetto tempismo il nuovo cliente aveva depositato il cappotto e passò dietro di loro proprio in quel momento. Si soffermò un attimo a guardarle.
– Bambine’ una magnifica visione! – disse loro, sorridendo sotto i folti baffi grigi.
Giorgia si strinse nelle spalle magre e gli sorrise appena, atteggiandosi a timida. Chloe rise, nascondendosi il volto con una mano. L’uomo passò oltre.

All’inizio furono per lo più uomini ad entrare. Tutti lanciavano una lunga occhiata ai corpi bagnati e nudi delle due ragazze. Il tempo per loro due volò, perché si divertivano e osservavano con curiosità tutti gli avventori.
Il modo in cui erano vestiti faceva capire sempre che si trattava di gente ricca. Cappotti di pelle, mantelli di cuoio e fine lana, spesso ornati da gioielli e oro lavorato in varie fogge. Tutti poi si cambiavano al guardaroba, e il loro abbigliamento si trasformava: lasciavano gli indumenti pesanti e rimanevano poco o molto poco vestiti. Cinghie di pelle, costumi ridotti, sospensori per i genitali, mutande di seta: pochi accessori mirati coprivano le parti intime, affiancati soltanto da una profusione di gioielli, bracciali, collane. Non serviva altro per entrare in quel locale.

Le prime donne iniziarono ad arrivare dopo l’ora di cena, verso le nove. Alcune erano di una certa età, anche se si spogliavano anche loro senza remore. Avevano comunque corpi molto belli, ben proporzionati e mai sovrappeso. Giorgia osservava con attenzione tutto e tutte.
Poco più tardi iniziarono ad entrare anche donne giovani e ragazze. Erano in rapporto all’incirca di uno a tre rispetto agli uomini, ma erano comunque numerose. Giorgia giudicò che molte fossero figlie dell’aristocrazia: ragazze giovani, mediamente belle, vestite con grande opulenza. Tutte si svestivano all’ingresso ed entravano poi seminude nel locale. I loro corpi erano belli, curati e in salute, ma in generale non perfetti. Non avevano le proporzioni che poteva vantare Giorgia, e nemmeno quelle di Chloe. Però erano senz’altro mediamente più belle delle ragazze che Giorgia vedeva in paese, sue coetanee.
Alcune ragazze che entrarono, poi, erano bellissime. Giorgia le identificò come combattenti, oppure modelle. Alte, significativamente più alte di lei, magre e slanciate, avevano attributi femminili di tutto rispetto: sederi alti e sodi, seni prosperosi e floridi. Muscoli tonici, ben definiti, che rivelavano un allenamento professionale e una cura del corpo totale.
Quando passarono quelle ragazze Giorgia si sentì in difetto. Avrebbe preferito non mostrarsi nuda accanto a loro, nude quasi quanto lei. La surclassavano in diversi aspetti fisici e sebbene questo non diminuisse la sua giovane bellezza, creava però automaticamente una competizione che Giorgia odiava vedersi risolvere a suo sfavore.

D’altronde non fu l’unica competizione che perse, amaramente, quella sera. Gli avventori nel passare all’ingresso buttavano tutti l’occhio sulle due ragazze: tutti le notarono, molti sorrisero loro o fecero qualche commento gentile. Quasi tutti però passarono rapidamente oltre, interessati ad entrare nel locale. Soltanto due, una coppia di amici che entrò a metà serata, si soffermò, dimostrando un interesse maggiore. Erano due uomini di mezza età, di bell’aspetto, che erano entrati vestiti con costosi mantelli di pelliccia. Quando si fermarono alle spalle delle ragazze, osservandole e commentando, Giorgia lo fece notare a Chloe e insieme risero e fecero le seduttive. Gli uomini mostrarono di gradire, al punto che, dopo aver commentato fra loro, fecero chiamare il direttore artistico del locale, il ragazzo di colore che le aveva accolte.
– Signori, posso esservi utile? Vedo che gradite le nostre ragazze del muretto’
– Ragazze del culetto, direi piuttosto – ribatté uno degli ospiti, – davvero carine e simpatiche.
– E molto ben dotate! – aggiunse l’altro. – Abbiamo notato in particolare lei, la biondina’
Il gruppetto si avvicinò e concentrò le sue attenzioni sul deretano di Chloe. Giorgia si sentì gelare, quando udì quella frase e mentre rimaneva in piedi accanto a Chloe, osservando i tre uomini che esaminavano da vicino il culetto dell’amica.
– Sono due bei culi – disse ad un tratto uno dei due clienti, – ma quello di questa bionda &egrave più compatto e sollevato’ davvero perfetto!
Giorgia guardò a sua volta il sedere nudo di Chloe. In effetti era un po’ più piccolo del suo, fatto che lei aveva sempre visto come un difetto, ma ora notava come fosse per questo anche più sferico e alto.
Gli uomini allungarono le mani con discrezione, saggiando le chiappe di Chloe, lisciando delicatamente le sue coscette sode e la schiena magra.
– Bella, belle gambe anche’ niente male.
Giorgia rimase in silenzio, sorridendo doverosamente, mentre Chloe la guardava ridendo imbarazzata e lusingata da quelle attenzioni e quei commenti positivi.
Gli uomini passarono oltre e Giorgia temette che avrebbero chiamato la sua amica bionda nel locale, lasciando lei lì. Ma non accadde nulla del genere. Terminarono entrambe la serata sotto la cascata d’acqua, fino a notte fonda, quando il ragazzo di colore venne da loro e disse che potevano lasciare la posizione e andare a rivestirsi.
Le ragazze erano un po’ indolenzite dalla lunga permanenza in piedi, ma la serata era andata bene. Sostarono un momento davanti al giovane direttore, entrambe con le braccia conserte, per tenersi caldo, e dunque entrambe con il pube nudo, adornato dall’ordinata e soffice peluria che avevano ridotto a due piccole strisce verticali.
– &egrave andata bene? – chiese Giorgia.
– Direi di sì. I clienti hanno apprezzato. &egrave stato un gioco simpatico e ammiccante, accoglierli con la vista dei vostri corpi nudi ma senza svelare troppo. E voi siete state brave, sorridenti e divertite per tutta la serata. Proprio ciò che vi avevo chiesto.
– &egrave stato bello anche per noi – sorrise Giorgia, stringendosi nelle spalle.
– Bene. Vi siete meritate un piccolo premio aggiuntivo sulla paga.
Le ragazze si guardarono e sorrisero compiaciute.
– La tua amica, poi – proseguì il ragazzo, – ha un sedere davvero magnifico. I clienti hanno apprezzato.
Giorgia sentì di nuovo un brivido freddo, mentre l’attenzione si spostava su Chloe.
– Chloe, giusto?
– Sì’ – annuì Chloe, timida ma sorridente.
– Pensi che saresti disponibile per’ del tempo da dedicare a singoli clienti?
– Io’ sì’
– Anche questa sera?
– Adesso?’ sì’
– Bene – annuì il ragazzo. – Se avrò delle richieste ti farò chiamare in camerino. E lo stesso vale per te, naturalmente, Giorgia.
Giorgia sorrise e annuì, anche se aveva l’amaro in bocca.

Le due ragazzine tornarono nel camerino, dove si asciugarono corpo e capelli. Poi si coprirono soltanto con i mantelli, in attesa di sapere se c’era dell’altro lavoro per loro.
– Dici che ci chiameranno? – chiese Chloe emozionata all’amica.
– Sembra che per te ci fosse dell’interesse. Può darsi di sì. E se non stasera, magari per una prossima occasione.
– Ma io non voglio andare da sola’
– Farai quel che ti chiedono – sentenziò Giorgia, in tono che non ammetteva discussioni. – Sono occasioni da non perdere. Pochissime hanno l’opportunità di lavorare in posti come questo, ricordatelo.
– Già’ ed &egrave solo grazie a te’ – Chloe sorrise, si sporse e cercò le labbra di Giorgia. Si scambiarono un bacio a stampo, affettuoso.
Pochi minuti più tardi si affacciò al camerino un ragazzo, questa volta un inserviente.
– La ragazza bionda – disse, – ti vogliono in una sala privata. Vieni con me.
Le due ragazze si guardarono. Giorgia annuì, sforzandosi di sorridere all’amica, che si alzò emozionata.
– Sì’ devo’ vestirmi?
– No, vieni come sei. Com’eri prima.
– D’accordo’
Chloe lasciò il mantello e camminando sui tacchi seguì l’inserviente. Uscì dal camerino, poi lo seguì lungo un corridoio secondario, riservato al personale. Il ragazzo le indicò una porticina, che lei varcò chinandosi per non sbattere la testa: si ritrovò in una saletta piccola, privata, separata dal resto del locale per mezzo di una pesante tenda. La luce era bassa, solo poche candele accese. C’erano due divanetti eleganti e un tavolino basso nel mezzo.
Sui divani erano seduti gli uomini che qualche ora prima avevano lodato il posteriore di Chloe. La aspettavano. Chloe sorrise loro ed esitò. Entrambi erano seduti sullo stesso divano, entrambi con le gambe larghe, comodamente. Erano seminudi, vestiti solo di alcune cinghie di cuoio. I loro membri erano denudati, e svettavano rigidi sopra ai coglioni.
– Benvenuta, piccolina, benvenuta! Vieni avanti, ti aspettavamo. Vieni qui!
La fecero avvicinare. Chloe era tesa e un po’ impacciata, ma loro no: le allungarono subito le mani addosso, esplorando il suo giovane corpo nudo, concentrandosi in particolare su culo e cosce che tanto avevano apprezzato già prima. In breve le fecero allargare le gambe e la fecero sedere addosso a uno di loro, il cui pene s’incuneò nella giovane vagina aperta. Mentre lui la usava per strofinarselo, su e giù, l’amico se lo menava con la mano e usava l’altra per esplorare il corpo di Chloe, palpandole i seni e il culo.
Con delicatezza ma decisione l’altro uomo le afferrò la testa per i capelli, e la fece chinare di lato, a prendere in bocca il suo pene duro. Chloe si trovò così a sfregarne uno con la vagina e l’altro con la bocca, mentre i seni le sbattevano nudi sul petto, e mentre l’altro uomo le stringeva ed esplorava le chiappe e il culo.

Fu un dopo serata faticoso. La usarono in mille modi, appagando la propria voglia sul suo giovane corpo a lungo e con molta fantasia. Chloe fece alcune cose che non aveva mai fatto, ma sempre venne trattata con rispetto e gentilezza. Anche se la usarono in modo spesso umiliante, come si sarebbe fatto con un animale, all’unico scopo di darsi piacere, non fu un’esperienza spiacevole e Chloe non ebbe di che lamentarsi. In più, al termine del lavoro, la pagarono bene. Più del doppio di quanto prendeva normalmente per una serata con Giorgia.
Quando uscì dalla stanzetta, per la stessa porticina da cui era entrata, Chloe trovò ad aspettarla nel corridoio il direttore artistico del locale. La biondina era stanca, sudata e sporca più o meno ovunque di sperma. Si fermò però educatamente in piedi, con i sandali in mano, e lui si complimentò.
– Brava, hai fatto un ottimo lavoro. Ti ho vista. Sei inesperta, ma lavori bene. Sei piaciuta molto a questi clienti, e anche ad altri.
– Bene’ grazie’ di questa opportunità’
– Figurati. Se lavorerai sempre così bene, sarà un piacere coinvolgerti nuovamente.
Chloe annuì, felice.
– Adesso ce la fai a fare un ultimo lavoretto, prima di andar via? Diciamo’ un piacere personale.
Il ragazzo tese la mano, porgendole una moneta d’argento, intera. Chloe la guardò sorpresa. Allungò la mano e la prese.
– Che cosa’?
– Vieni, inginocchiati qui – disse il ragazzo, slacciandosi contemporaneamente i calzoni, ed estraendo i propri genitali. Il pene, di notevolissime dimensioni, si stava già inturgidendo. – Soltanto un lavoro di bocca, poi ti lascio andare a casa.
Chloe annuì, concentrandosi. Lasciò a terra i sandali e si inginocchiò sul pavimento duro e freddo, con cautela. Mise delicatamente le mani sul pene e sui testicoli del ragazzo, e si sporse a prenderne in bocca il sesso.
Iniziò a lavorare di bocca, e gli fece un lungo, intenso pompino, succhiando come meglio poteva quel pene estremamente grosso. Intanto, come le aveva insegnato Giorgia, gli massaggiava le palle e la base del pene. Il ragazzo la tenne delicatamente per la testa e mostrò di apprezzare, perché nel giro di pochi minuti la sua asta crebbe dapprima fino a proporzioni straordinarie, e poi raggiunse un profondo ed appagante orgasmo, che lo fece sospirare di piacere a bocca aperta e gli scosse il corpo intero.
Lo sperma del nero si riversò interamente nella bocca di Chloe, che si concentrò e si sforzò di inghiottirlo tutto, man mano che veniva, ad occhi chiusi. Quando sentì che aveva finito, delicatamente si staccò, succhiando con cura la punta del membro e infine guardando il ragazzo dal basso in alto.
– Magnifica – disse lui, con un accenno di sorriso. – Molto ben fatto. Sei davvero una piccola troia che ama dare piacere.
Chloe sorrise, lusingata. Lui la aiutò a rialzarsi e lasciò che proseguisse per il camerino.

.
Quando la bionda rientrò in camerino trovò Giorgia già vestita, con anche il mantello sulle spalle, che aspettava seduta. Il contrasto fra le loro due condizioni era netto: Giorgia vestita e pulita, Chloe completamente nuda, sudata e coperta di sperma ancora caldo.
– Ti sei data da fare! – commentò Giorgia in tono sarcastico, autenticamente sorpresa alla vista dell’amica nuda come un verme e imbrattata di sperma.
Chloe sorrise, posando i sandali e dirigendosi al proprio specchio. Appoggiò i soldi che aveva in mano e raccolse delle tovagliette di carta, per pulirsi.
– Direi che &egrave andata bene’ – commento Giorgia notando il denaro.
– Molto!’ Erano i due uomini che si sono fermati da noi qualche ora fa’ hanno’ mi hanno fatta scopare in molti modi, ma sempre con gentilezza.
– Bene – commentò Giorgia con tono però piatto, – questo &egrave sempre importante. Ed erano soddisfatti?
– Sì! Mi sembra’ sì, erano molto contenti. Mi hanno pagata bene, più del doppio di una serata normale.
– &egrave giusto, loro sono ricchi. Questo &egrave un ambiente diverso. – Fece una pausa. – Non hanno chiesto niente di me? – aggiunse poi.
– No’ credo che volessero divertirsi con una sola, erano’ contenti così.
– Certo, apprezzavano il tuo culetto. Senti, e quella moneta?
Chloe sorrise all’amica con aria d’intesa.
– Quello &egrave il nostro amico direttore’ il direttore artistico. L’ho incontrato fuori dalla stanza, mentre tornavo. Mi aspettava e’ mi ha chiesto un lavoretto.
– Te lo ha fatto ciucciare?
Chloe si strinse nelle spalle. – Sì’
– E ti ha pagato una moneta d’argento solo per una ciucciata?
– Eh’ sì. Ha detto’ cio&egrave, era contento.
– E non ti ha chiesto di me?
– N’ no’
– Va bene, non importa. Avanti finisci di pulirti e vestiti, che andiamo a casa. &egrave tardi, sono stanca e abbiamo parecchia strada. Anzi’ – D’un tratto Giorgia sembrò cambiare idea, e rifletté per qualche secondo. – Abbiamo fatto tardi perché tu hai lavorato. Io ti ho aspettata. Possiamo usare una parte dei tuoi guadagni per pagarci una stanza qui, e restare in città.
– Vuoi restare a dormire qui? A Glasbury!?
– Sì – Giorgia scrollò le spalle. – Che problema c’&egrave. Possiamo permettercelo. Magari domani troviamo di nuovo da lavorare, se siamo già qui.
– Ma’ a casa ci aspettano’
– Manderemo un messaggio, ma solo se troviamo lavoro. Altrimenti torniamo domattina, per loro &egrave lo stesso.
Chloe pensò qualche istante, poi si strinse nelle spalle. – Come vuoi’

La bionda si pulì alla bell’e meglio e si rivestì rapidamente, poi seguì Giorgia fuori dal camerino. Quando tornarono nell’ingresso del locale, a sorpresa vi trovarono il direttore artistico.
– Ragazze. State andando via?
Giorgia mantenne il suo ruolo di leader e si fece avanti spavaldamente, mentre Chloe si teneva un passo indietro.
– Sì, abbiamo finito. Ma ci fermeremo in città per la notte.
– Bene. Molto bene. Volevo appunto proporvi un lavoro, domattina.
– Domattina?
– Sì. Abbiamo un carro, che usiamo per promuovere il locale. Gira per la città. Domani vogliamo fargli fare un giro, e mi piacerebbe che sopra ci foste voi due.
– D’accordo. Cosa dobbiamo fare?
– La tua amica mostrerà il suo meraviglioso culetto. Tu l’accompagnerai, e magari starai a seno nudo.
Giorgia scrollò le spalle. – Come vuole.
Si accordarono per l’ora. Prima di lasciarle, il ragazzo tese loro la mano:
– Non mi sono ancora presentato, credo. Il mio nome &egrave Emerald.
Entrambe gliela strinsero, e il nero strizzò l’occhio a Chloe, che sorrise lusingata.

Trovarono un albergo poco distante dal locale, pagarono in anticipo la stanza e vi passarono la notte, o almeno le ore che restavano prima dell’alba. Dormirono insieme in un letto matrimoniale. Non era un problema per nessuna delle due, anzi: Chloe nel sonno si avvicinò a Giorgia e la mattina si svegliarono praticamente abbracciate.
Quella mattina poterono dormire abbastanza, poi scesero a fare colazione quando il sole era già sorto da un pezzo. Tramite l’albergo ottennero di mandare un messo al villaggio di Giorgia, portando un breve messaggio per le loro madri. Costava un po’, ma molto meno di quello che avrebbero guadagnato grazie a quel servizio. Sistemata anche quella faccenda, raccolsero le proprie cose e tornarono alla Locanda dell’Orso Bianco, dove Emerald le aspettava e le mise subito al lavoro.
Il direttore artistico fece spogliare entrambe. A Giorgia fece poi indossare una lunga gonna di lino e una collana di fiori. Chloe invece rimase completamente nuda, ma con i sandali col tacco della sera prima.
Salirono sul carro, un carro in legno semplice ma ben rifinito. Sulle fiancate erano appesi dei teli con la pubblicità di una festa, che si sarebbe tenuta alla Locanda nei giorni seguenti. Emerald curò la loro posizione: mise Giorgia dentro al carro, in piedi, con una gran scorta di petali di fiori che avrebbe dovuto lanciare per la strada. Le sponde del carro le arrivavano alla vita, quindi il suo busto nudo ne emergeva ben visibile, coperto solo dalla collana che nascondeva in parte i grossi seni.
Per Chloe riservò invece una posizione molto più in vista. La fece salire sulla testa del carro, subito alle spalle del cocchiere. In piedi, svettava in tutta la sua nudità, senza nulla a nasconderla. Il ragazzo le chiese di tenere le gambe ben divaricate, e di ballare lentamente, con ampi movimenti delle braccia e piegando sinuosamente il corpo. Passò parecchio tempo a correggerla, mostrarle i movimenti e assicurarsi che li facesse, vincendo la sua naturale timidezza. Giorgia osservò e non disse niente.
Quando il carro partì, Chloe si trovò così a fare il lavoro da protagonista, mostrando la propria completa nudità a tutti i passanti e lungo tutte le strade. Non solo si mostrava nuda, ma esibiva il proprio corpo ballando sinuosamente, mettendo in mostra culo, tette, gambe e inguine nudo.
La reazione della gente era positiva. Se molti erano indifferenti, in particolare le donne, molti altri – uomini di ogni età, ragazzini ma anche donne giovani – si fermavano a guardarla passare, le sorridevano e le urlavano complimenti e lodi. Chloe ne fu galvanizzata e ballò con entusiasmo e sicurezza crescenti, godendo dell’apprezzamento del pubblico. Giorgia faceva invece il ruolo di sostegno, lanciando petali sulla folla attratta dalla sua amica. Si sforzava di sorridere, ma non ne aveva per nulla voglia.
Non resistette a lungo in quella situazione. Quando il carro iniziò la via del ritorno, Giorgia ruppe le righe. Si tolse la gonna e la collana, presentandosi anche lei nuda come mamma l’aveva fatta, e balzò sulla testa del carro accanto a Chloe. L’amica fu sorpresa ma felice di venire raggiunta. Giorgia si mise a ballare accanto a lei, vicino al suo corpo, con movimenti provocanti ed espliciti. La folla inneggiò ad entrambe e le ragazze sorrisero soddisfatte.
Spinta da quel successo, Giorgia si strusciò sempre più esplicitamente sull’amica, corpo nudo contro corpo nudo. I suoi seni prosperosi erano in pieno risalto, e sfregavano contro il fianco e contro i seni stessi, più piccoli, della bionda.
A un tratto Giorgia prese Chloe per la testa e la fece piegare, la spinse verso il proprio seno. – Leccami – le ordinò sottovoce.
Chloe eseguì, e si mise a leccare platealmente il seno nudo di Giorgia, che piegava la testa simulando gemiti orgasmici. La folla plaudeva, e Giorgia spinse Chloe ancora più in basso, facendosi leccare allo stesso modo le zone più intime del pube. Intanto sollevò le braccia in aria, e scosse il seno nudo facendolo ballare per la folla. La gente urlava la propria approvazione.
Il carro giunse intanto in vista del locale. Inservienti della Locanda uscirono e lo circondarono, allontanando con discrezione la folla che si era radunata attorno e favorendo l’ingresso del carro nel portone e nel cortile privato. Il portone venne chiuso, e le ragazze furono di nuovo senza pubblico.
Giorgia saltò giù dal carro, scalza, subito seguita da Chloe che invece indossava i sandali, e per questo era leggermente più alta. Emerald si avvicinò loro.
– Non mi piace quando le mie ragazze prendono troppe iniziative. Mi piace che i miei programmi vengano rispettati.
Giorgia si mostrò sicura di sé, anche se quel rimprovero la preoccupava. Aveva agito d’istinto e non se l’aspettava.
– Me lo ha chiesto il pubblico. Ho pensato che due sono meglio di una. Abbiamo attratto un sacco di gente.
– Sì ma non la gente giusta. Tu non capisci, sei solo una bambina. Chloe che balla &egrave una cosa. &egrave raffinata, &egrave bella, &egrave uno spettacolo eccitante ed elegante. Una tettona che si fa leccare, no, &egrave un’altra cosa.
Giorgia non disse nulla. Lo fissò duramente, ferita.
– Hai attratto gente, sì, ma soltanto puttanieri. Ottimi clienti per te, forse, ma non per il mio locale. Lo capisci?
Anche quando si arrabbiava, Emerald non alzava mai la voce. Questo era forse anche peggio, perché era impossibile capire quanto fosse arrabbiato.
– Sì – disse Giorgia, – ho capito. Quindi Chloe &egrave la ragazza giusta per rappresentare la Locanda.
– Chloe ha le caratteristiche perfette, sì. Ma anche voi due insieme mi piacete, andate bene. Siete due ragazzine innocenti ma eccitate. &egrave molto perverso. Ma se ti comporti come una puttana con le tette grandi, no, non va più bene. &egrave chiaro?
– Sì. Scusami.
Emerald sembrò riflettere un attimo, poi sorrise. – Ho un’idea di come potete scusarvi, con tutti noi. Visto che avete tanta voglia di divertirvi’ potete dedicarci un piccolo spettacolo.
Il ragazzo chiamò un inserviente e gli chiese qualcosa. Poi radunò i dipendenti del locale. Chloe e Giorgia attesero, una accanto all’altra, ancora nude.
– Cosa dobbiamo fare? – chiese infine Giorgia.
– Ora vedrai. Lo faremo qui, andrà benissimo.
L’inserviente tornò e porse qualcosa a Emerald. Il ragazzo mostrò l’oggetto a Giorgia.
– &egrave un fallo in cuoio – disse, – con una cinghia per indossarlo. Tieni, indossalo. Lo userai per scopare la tua amica, qui davanti a noi.
Giorgia lo prese, sorpresa. Sapeva che esistevano oggetti di quel tipo, ma non ne aveva mai usati. Questo sembrava fatto molto bene, doveva costare parecchio.
Mentre Emerald si faceva un po’ da parte e organizzava i dipendenti in semicerchio attorno al carro, Giorgia, nuda, si voltò di spalle e indossò il fallo. Le cinghie formavano una specie di imbragatura, che si stringeva attorno alle cosce – le snelle cosce sode di Giorgia – e ai fianchi. Delle fibbie di ferro consentivano di tirarla bene, ben stretta. Il fallo in cuoio si ergeva così proprio sul pube della ragazza, lungo, dritto e robusto, rigido. La forma imitava precisamente quella di un grosso, grosso pene nero.
Chloe lo guardò preoccupata. Sembrava a disagio. Giorgia le sorrise.
– Non preoccuparti. &egrave bello, l’ho già usato – mentì. – Facciamoli un po’ divertire. Ci serve per la nostra carriera.
Chloe annuì, non del tutto convinta ma sorridendo all’amica in cui riponeva grande fiducia.
Giorgia le disse di stendersi per terra, sulla schiena. Chloe si stese con la schiena nuda sulla terra battuta e irregolare del cortile. Divaricò le lunghe gambe magre, tenendo le ginocchia piegate e i tacchi dei sandali piantati nel terreno. Con le mani, forse per un istinto di protezione, si trattenne i seni nudi.
Giorgia si inginocchiò sul terreno in mezzo alle gambe di Chloe. Anche lei completamente nuda, offrì lo spettacolo del suo corpo flessuoso mentre si stendeva in avanti, reggendosi sulle mani, e mirava con il fallo in cuoio alla vulva dell’amica. La trovò facilmente e vi penetrò con un movimento del bacino, e a quel punto iniziò a pompare.
Mentre Giorgia, i muscoli del corpo tesi, pompava e la penetrava con il duro e grosso fallo, Chloe riceveva quella imponente penetrazione con gli occhi chiusi, il volto contratto e dei gemiti ritmici che le sfuggivano dalla gola. La biondina si aggrappò dapprima al terreno, scossa dalle vigorose pompate della compagna, poi alle spalle e alle braccia di Giorgia, finendo con l’appendersi a lei e sollevare le spalle da terra. Ogni colpo di Giorgia faceva così sobbalzare tutto il busto di Chloe, che rispondeva ogni volta con un forte gemito di dolore misto a piacere.
Anche Giorgia iniziò a gemere ad ogni colpo, sia per lo sforzo che profondeva con tutti i muscoli del suo corpo, sia per il piacere derivante dal fallo stesso: la base insisteva infatti sul suo pube, stimolandolo in modo evidentemente appositamente progettato.
Tutto il corpo della mora era imperlato di sudore. Goccioline di sudore le scendevano lungo le natiche nude, nella fessura fra i glutei, sulle cosce sode e tese, sui polpacci snelli e fibrosi, tra le scapole e nell’incavo liscio e magro della schiena. I suoi seni nudi sbattevano ad ogni colpo, parzialmente nascosti però dalle braccia appoggiate a terra e dal corpo di Chloe.
Attenta a soddisfare il proprio pubblico, Giorgia sciolse le braccia di Chloe che l’avvinghiavano e fece distendere di nuovo l’amica a terra, a braccia spalancate. Si raddrizzò poi sulle ginocchia, il busto ritto, e si mise a pompare muovendo le reni, tenendo l’amica per i fianchi: Chloe ruotava il capo sulla terra, gli occhi strettamente chiusi, l’espressione intensamente accigliata. Teneva le braccia spalancate, le mani che graffiavano il terreno, e le tette nude le ballavano scompostamente sul petto ad ogni colpo, mentre lei gemeva urlando come un gattino che prende delle cinghiate.
Anche il seno di Giorgia era così molto più visibile, dondolava nudo e tronfio sul suo petto e lei gli lanciava frequenti occhiate, orgogliosa di esibirlo. A un tratto alzò le braccia in aria, sopra la testa, e proseguì a dare colpi di bacino spingendo in fuori il petto ed esibendo il seno nudo. Il ristretto pubblico, che già stava seguendo l’esibizione con commenti e incitamenti, applaudì a quella mossa e rispose con urla di incitamento ed espliciti elogi. Giorgia, ad occhi chiusi, pur senza smettere di pompare non trattenne un sorriso, che le si disegnò in volto.
Per scaldare ancor più il pubblico si portò le mani al seno, si afferrò le mammelle e le strinse. La gente, per lo più inservienti del locale, applaudì e la incitò. Lei allora stese il busto all’indietro e mentre continuava a dare colpi col bacino in avanti, pube contro pube con Chloe, appoggiò le mani a terra dietro di sé. Il petto era così esposto verso l’alto, i seni nudi si ergevano sulla sua gabbia toracica, dondolando ad ogni colpo. Giorgia si concentrò, gli occhi strizzati, dando colpi sempre più forti. La pressione del fallo sul proprio pube, che ora si esercitava proprio in corrispondenza del clitoride, e il deformarsi delle mammelle sotto la loro stessa inerzia, contribuirono ad aumentare in un crescendo le sue sensazioni e la sua estasi. Quando sentì che era matura si portò rapidamente una mano sola al seno, e si strinse una mammella: un attimo dopo, un fiotto di latte spruzzava dal capezzolo, alzandosi di pochi centimetri in aria.
La piccola folla urlò, estasiata.
Giorgia tornò ad appoggiare entrambe le mani a terra, ma continuò a sbattere forte, e presto l’eruzione si ripeté. Entrambi i seni spruzzarono in modo asincrono brevi getti di latte, e gli astanti applaudirono e urlarono al colmo dell’eccitazione.
Giorgia aumentò ancora il ritmo, gemette, strinse i muscoli della vagina e contrasse i pettorali, e quando si sentì pronta d’improvviso raddrizzò il busto, con un lungo mugolìo, si portò entrambe le mani al petto ad afferrarsi i seni, inarcò la schiena spingendo in fuori il petto e si strinse con forza le mammelle: un lungo grido gutturale, profondo e rotto le uscì dalla gola, mentre due vigorosi, lunghi e ininterrotti getti di latte caldo eruttavano dai suoi seni e dai capezzoli, spruzzando in avanti per quasi mezzo metro, come fontane bianche. Il latte caldo ricadde su Chloe e sul terreno, trasformando la terra in fango. I getti furono lunghi e senza interruzioni: per molti secondi il latte continuò a spruzzare, come se i suoi seni si fossero trasformati in due fontane pubbliche, mentre Giorgia incurvava progressivamente il busto in avanti, contraendo i muscoli dell’addome, e continuava a stringersi con forza le mammelle eruttanti.
Il flusso di latte caldo ebbe un altro effetto inatteso: Chloe, investita da quel liquido tiepido e dolce, che la bagnò in volto, sui capelli, sul petto, sui seni e sul ventre, ebbe uno spasmo, contrasse con violenza tutti i muscoli, spalancò gli occhi stupita lei stessa per quella reazione incontrollata e venne, raggiungendo improvvisamente un orgasmo completo e squassante, che la fece tremare e sussultare platealmente per molte volte di seguito.
La piccola folla era alle stelle. Le urla erano paradossalmente diminuite, perché tutti assistevano rapiti a quella scena mai vista. Quando finalmente l’eiaculazione lattea dalle mammelle di Giorgia terminò, e Chloe ricadde a terra stremata e ansimante come se non le bastasse più l’ossigeno, tutti scoppiarono in un lungo, sentito applauso.
Giorgia, ansimante, si sfilò dalla vagina dell’amica. Puntando un ginocchio a terra si alzò in piedi, un po’ instabile. I suoi seni si erano leggermente ridotti e abbassati, svuotati da quella lunga eiaculazione – ma erano pur sempre grossi e floridi. Lei si slacciò le cinghie del fallo, lasciando che scivolasse a terra, e rimase in piedi completamente nuda, sotto gli occhi di tutti. I dipendenti della locanda poterono vedere che la sua vagina era madida di umori, e un rivolo di liquido denso e trasparente colava da essa lungo una coscia e tutta la gamba, fino a terra.
Giorgia guardò la gente, il suo pubblico, disposto a semicerchio davanti a sé. Alzò una mano.
– Ho bisogno di venire, adesso – disse. – Posso’?
I dipendenti, dapprima sorpresi, scoppiarono infine in un coro di ‘sì!!’.
Giorgia allora, lì di fronte a loro, mosse lentamente e teatralmente la mano, portandosela sul ventre e facendola poi scivolare giù, in mezzo alle cosce. Se la mise sul pube, allargò le dita, divaricò leggermente le cosce snelle e sode e infilò chiaramente due, poi tre, poi quattro dita nella figa.
Mosse la mano su e giù alcune volte, con movimenti lenti ed esibiti, amplificati. Fu quasi subito scossa da un violento e profondo tremito, che prese ogni muscolo del corpo, dalle spalle fino a farle tremare le gambe e i piedi sul terreno. E a quel punto venne, mugolando con forza per il piacere, sollevando il capo con gli occhi chiusi e i denti serrati, e rilasciando una quantità straordinaria di liquido dalla vagina, che cadde a terra come una cascatella, infradiciandole le gambe e formando una vera e propria pozza fangosa nel terreno e sotto i suoi piedi nudi.
Al termine di quell’orgasmo supremo la ragazza cadde a terra in ginocchio, si accasciò con il culo nudo contro i talloni, e rimase ferma ad ansimare, a occhi chiusi, con la mano ancora mezza infilata in vagina.
Il suo piccolo, improvvisato pubblico era in delirio: la adoravano.

.

Emerald raggiunse Giorgia per primo. Si accovacciò al suo fianco e, con grande delicatezza, l’aiutò a sfilare la mano fradicia dalla vagina. Le diede una carezza quasi affettuosa sui capelli. Giorgia, stremata, lo guardò.
– Fantastico – disse lui. – Avremo uno show fantastico. Adesso vieni, vi farò lavare e riposerete entrambe.
Il ragazzo mantenne la promessa. Offrì alle due ragazzine un bagno caldo in una vasca privata solitamente riservata agli ospiti di riguardo, con due ancelle che si dedicarono a lavarle. Poi le fece accompagnare in un salottino, dove poterono stendersi su morbidi divani e rilassarsi, mangiando della dolce uva e bevendo acqua fresca. Le raggiunse lì, poco più tardi.
– Lo spettacolo che avete messo in scena oggi mi ha dato grandi idee. Faremo uno show unico, indimenticabile. Ho già fissato la prima data, fra due giorni. Abbiamo molto da lavorare.
Le ragazze si guardarono. Giorgia era felice. Chloe era più preoccupata’ ma la felicità dell’amica, come sempre, la rassicurava e contagiava.

Iniziarono a lavorare già da quel pomeriggio. Vennero affiancate da alcune costumiste, con le quali provarono diversi costumi di scena. Poi visitarono il palco, che Emerald aveva già iniziato a progettare e allestire.
A sera tornarono nell’albergo dove avevano dormito la notte precedente. Prenotarono la stanza per altri tre giorni, lasciando già all’albergatore la somma necessaria. Mangiarono qualcosa e si ritirarono presto nella loro camera, stremate.

I due giorni seguenti furono molto impegnativi. Giorgia e Chloe li passarono quasi tutti sul palco, nella sala vuota, provando e riprovando scene e movimenti. Era un’esperienza per loro nuova ma entrambe si dimostrarono attente e capaci di concentrarsi completamente sul lavoro. Emerald le seguiva in ogni passo, pretendeva molto ma fu anche molto soddisfatto dal modo in cui le ragazze lavoravano. Stavano rapidamente diventando delle professioniste.
Non c’erano dubbi sul fatto che Giorgia fosse la leader della coppia. Era lei a capire per prima e meglio le indicazioni di Emerald, a impegnarsi per imparare i giusti movimenti e a coinvolgere la sua bionda partner, assistendola per portarla subito al proprio livello.
Al termine di quel lavoro lo spettacolo era pronto. La Locanda, su indicazione di Emerald, aveva invitato per la serata inaugurale un buon numero di clienti di rilievo. Tutto era stato organizzato al meglio.
Le ragazze terminarono le ultime prove alcune ore prima che il locale aprisse. Poi tornarono in albergo a riposarsi e si ripresentarono nel corso della serata per sottoporsi al trucco e alla vestizione.

Lo show iniziò come da programma a mezzanotte in punto. La sala era stata oscurata. Soltanto alcuni bracieri disposti sul palco illuminavano la scena. Dei musici, nascosti accanto al palco, creavano un sottofondo ipnotico.
Lo spettacolo fu fantastico. Le ragazze, sole sul palco, ripeterono in buona parte la performance improvvisata pochi giorni prima in cortile: con la differenza che quella sera erano truccate e pettinate magistralmente, i loro corpi nudi erano completamente unti d’olio, lucidi, e impreziositi da gioielli, cinghiette e pietre preziose. La scenografia, poi, creava un contesto epico, con richiami mitologici, e si modificava – mossa da inservienti ben nascosti – con il procedere dell’azione.
Al centro di tutto c’erano loro, Giorgia e Chloe, due ragazzine alla prima esperienza con il mondo dello spettacolo, ma attente, impegnate e spettacolari come delle grandi dive. Il sesso che fecero, sotto gli occhi di una sala piena e calda, fu strepitoso. Chloe svolse il ruolo di spalla, facendosi penetrare e ribaltare, prostrando il proprio bellissimo corpicino nudo e riempiendo la sala di gemiti da gattina. Giorgia, la vera madrina dello spettacolo, si esibì in una prestazione eccezionale, fisica, senza riserve. Mostrò il proprio corpo con completezza ed eleganza, interamente nudo, valorizzato dal trucco e dai costumi.
Il programma studiato da Emerald creò un climax di eccitazione di grandissima efficacia. Le ragazze si presentarono dapprima sul palco nude, corteggiandosi e quasi danzando, con una tensione erotica e movenze sensuali. Chloe aiutò Giorgia ad indossare e stringere le cintura fallica, che segnò il passaggio alla seconda fase dello show: in breve si ebbe la prima penetrazione e la scena divenne pienamente orgiastica e sessuale. L’attività pornografica crebbe di intensità, con la piena dedizione delle due ragazze. Giorgia, in particolare, gestì con grande maestria la propria eccitazione e quella del pubblico – e quella della sua partner. Il suo corpo si scaldò sempre più, i suoi muscoli sempre più impegnati e tesi, le sue penetrazioni sempre più decise. I seni, nudi e floridi, erano costantemente al centro della scena, messi in risalto con posizioni studiate e stimolati ininterrottamente: questo percorso di iperstimolazione era finalizzato naturalmente alla creazione del momentum orgasmico finale. All’apice dello show, Giorgia fu in grado – dopo aver saggiato la maturazione delle proprie mammelle con una prima palpata e una prima, discreta eiaculazione lattea, di fornire la scena madre dello spettacolo: l’ergersi del suo busto sopra a una Chloe prostrata e impalata, la contrazione di tutti i muscoli del suo torace e un violento, incontenibile spruzzare di latte caldo dai suoi capezzoli e dai suoi seni.
La duplice fontana di latte fu copiosa e potente, e durò ancora più a lungo che nella prima prova informale fatta in cortile. Quell’esibizione unica di floridità, giovinezza e incontenibile eccitazione ebbe il duplice effetto di sconquassare Chloe in un orgasmo memorabile, accompagnato da contrazioni violente e grida stridule, e di portare il pubblico già entusiasta a un vero e proprio delirio di eccitazione e acclamazione. Sintomo sufficientemente chiaro fu l’accorrere sotto il palco di personaggi illustri e normalmente composti, che allungarono mani e bocche, senza più controllo, nel tentativo di raccogliere un po’ di quel fecondo e nutriente spruzzo bianco.

Lo spettacolo si concluse con la bellissima scena solitaria di Giorgia, che si diede piacere da sé. Senza più sfondi, senza nulla addosso, in piedi, illuminata solo da un braciere. Mentre il corpo praticamente esanime di Chloe giaceva nudo a terra, a poca distanza, in penombra. Giorgia divaricò le cosce, fragile e offrendosi completamente al pubblico. Si strinse con una mano un seno, che ancora gocciolava latte, ed infilò l’altra, interamente, nella propria vagina fradicia e oscenamente dilatata – pronta ad accogliere il tronco di un giovane albero, come dimensione. Nel silenzio assorto della sala, con il sottofondo di molteplici masturbazioni, la ragazzina si penetrò con la mano e gemette debolmente, con vocina acuta, a lungo. Alla fine tutto il suo corpo nudo tremò, mentre lei gemeva forte, il capo rovesciato indietro, ed eruttava latte dai seni e umori dalla vagina – e veniva, in un lungo orgasmo che la fece crollare in ginocchio a terra.
Insieme a lei vennero quasi tutti i presenti in sala.

Un drappo di velluto rosso si chiuse silenziosamente su quell’ultima immagine di una Giorgia esausta e appagata, accasciata senza più forze sulle ginocchia e su un’anca. Quando la scena fu coperta, mentre inservienti premurosi la sollevavano e portavano via, il pubblico esplose in un clamore di urla e applausi che mai si erano visti alla Locanda dell’Orso Bianco. Emerald, che osservava la sala da un angolo buio, sorrideva soddisfatto, la punta del pene ancora umida per l’orgasmo appena raggiunto.

Quella notte, un’ora circa dopo il termine dello show, Giorgia e Chloe furono accompagnate all’albergo da due inservienti della Locanda. Uscirono da una porticina secondaria, avvolte in spessi mantelli, perché nessuno le notasse.
Le ragazze non parlarono molto fra loro. Si scambiarono alcune occhiate e sorrisi che dicevano già tutto della loro soddisfazione – e stanchezza. Crollarono a dormire appena entrate in camera: le inservienti della Locanda si erano già occupate in precedenza di lavare i loro corpi.
Dalla mattina successiva la loro vita cambiò del tutto. Quando si ripresentarono alla Locanda, in tarda mattinata, Emerald le prese da parte e le accompagnò in un ufficio dove sedettero a un tavolo con lui e due altre persone, che si rivelarono essere i proprietari del locale. Emerald spiegò alle ragazze che lo spettacolo della sera prima era stato un successo perfino superiore alle sue previsioni. Lo avrebbero ripetuto, certo, ma non prima della settimana successiva: la direzione, su suo consiglio, aveva deciso che da quel momento avrebbero centellinato le loro performance, riservandole ad un pubblico che avrebbe pagato cifre progressivamente maggiori.

Da quel giorno, dissero loro senza mezzi termini, Giorgia e Chloe sarebbero state delle star, con tutte le conseguenze del caso.

[FINE DELLA PRIMA PARTE]

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