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Racconti erotici sull'Incesto

Ma&Mi

By 10 Gennaio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Marta & Mimma. Sembra quasi l’insegna di parrucchiere per signora.

No. Si tratta delle mie due zie: una sorella di mio padre e l’altra di mia madre.

Due storie identiche, contemporanee, e coincidenze che, sotto certi aspetti, sono tanto improbabili da sembrare inventate.

Cominciamo col presentare i protagonisti.

Zia Marta, 40 anni portati bene. Snella, non alta, con un aspetto molto gradevole, bruna, capelli ancora nerissimi, come gli occhi. Tratti gentili. A prima vista potresti giudicarla un po’ magra, ma ti accorgi subito che &egrave perfettamente proporzionata. Gambe agili, sederino rotondo e guizzante nel vestito, e un paio di prominenti tettine che se lei avesse indossato un reggiseno l’avrebbe scelto di seconda misura abbondante. Ben eretto, per nulla traballante, e spesso sono evidenti due appuntiti capezzolini. Agile, flessuosa, di carattere gioviale, un po’ impulsiva, ma questo dipendeva dal suo carattere caloroso, alquanto passionale. Marito professore di greco, calmo, posato, riflessivo, evidentemente controllato, quasi impassibile.

I figli, Elio e Tina, di 8 e 6 anni, simpatici, notevolmente attaccati alla nonna paterna dalla quale non si separavano mai.

Zia Mimma, 35 anni, alta, di belle forme, prosperosa, di quelle che si dicono giunoniche. Capelli castano scuri, lunghi, occhi caff&egrave. Un seno abbondante, diciamo almeno una quarta, ma non antiestetico, ben proporzionato al resto, specie alla provocante rotondità di due splendide natiche. Non riuscivo a comprenderne il carattere. Sembrava ironica, anche scettica, e non capivo se fosse affettuosa o meno, anche verso il figlio, Claudio, di 5 anni, e se avesse amato Luciano,il marito, che l’aveva lasciata vedova, l’anno prima, per lo scoppio di un reattore al quale lavorava come ingegnere chimico.

Poi, ci sono io. Quasi 19 anni, normotipo, bruno, discretamente sportivo ma non atletico. Avviato alle elementari un anno prima del necessario, abbastanza serio e deciso negli studi, tanto che non avevo ancora 18 anni quando mi sono iscritto all’università. Qualcuno, sono certo, mi considerava un tipo alquanto strano, specie le ragazze alle quali non correvo dietro freneticamente, malgrado fossi sempre arrapato. Certe necessità le appagavo con compagnie occasionali.

Siamo alle attese ma noiose vacanze estive.

Zia Marta telefona, dice che il marito, Peppe, presiede la commissione di maturità in un lontano centro siciliano. Lei &egrave in montagna’ perché non vado a tenerle un po’ di compagnia? Mi farebbe bene la vita all’aria aperta in ambiente fresco, sano, con cibi genuini’

Lo stesso giorno la chiamata di zia Mimma, che sta al mare, nella piccola villetta che il povero Luciano aveva acquistato qualche chilometro da quella dei suoi genitori. C’é posto, e sarebbe lietissima se trascorressi con lei un po’ di giorni.

Fu così che le mie vacanze estive vennero suddivise in due soggiorni: prima in montagna, e poi al mare’

D’altra parte, a quel tempo era in questo modo che passava il periodo estivo.

Partenza, dunque, per la montagna. Treno, poi l’autocorriera e, per finire, il calesse.

Un’accoglienza che si potrebbe definire cinematografica.

Zia Marta dinanzi al cancello, radiosa, coi capelli mossi dal leggero vento. Non faccio in tempo a scendere dal calesse che lei dice all’uomo che lo conduce di portare il mio bagaglio in casa e che poteva considerarsi libero. Mi prende le mani, mi fissa un momento’

‘Come ti sei fatto bello, Giorgio’ che bel ragazzo’ che dico’ che bel uomo!’

Mi attira a sé, prende il volto tra le mani, mi sorride, come incantata, si alza sulla punta dei piedi e stampa due sonori bacioni sulle mie guance, seguita a guardarmi e questa volta le sue labbra, carnose, calde, umide, poggiano sulle mie’ abbastanza a lungo perché un certo brivido mi percorra tutto.

E’ spontaneo stringerla forte a me, e ‘Pipo’ (lo chiamo così da quando ero bambino e anche le mie zie lo hanno sempre indicato con tale nome, specie quando mi aiutavano, piccolissimo, a fare pipì), eccitato come sempre, si strofina decisamente su lei, che sembra non farci caso, e non si allontana.

Cominciamo bene ‘pensai- non avrei mai immaginato che un bacio di Zia Marta provocasse una tale reazione. Però, era piacevole abbracciarla’ E seguitai a riflettere che sarebbe stato un bel tormento starle vicino, vederla di continuo, se questo significava arraparsi da matti’. E lo sfogo?

Zia prese ancora la mia mano, mi guardò di nuovo, appoggiò il peso del suo corpo su una anca, mi sorrise.

‘E a me, Giorgetto, come mi trovi? Mi sono ingrassata? Invecchiata?’

La squadrai da capo a piedi, intenzionalmente, con occhio interessato e cupido.

‘Sei uno schianto, zietta, sembri una diciottenne’ una vera pin-up-girl’ se non sapessi che sei sposata ti corteggerei”

Il suo sguardo era subdolo.

‘Perché tu la corte non la fai alle sposate’ ma già’ io sono una tardona..’

L’attirai a me e l’abbracciai.

‘Sei un bocciolo”

‘Adulatore’ va’ vatti a rinfrescare e se sei stanco puoi fare un riposino’ la tua camera &egrave sopra”

‘Una lavata di faccia e mi cambio, ho riposato in viaggio.’

‘Lungo, vero?’

Annuii, e mi avviai alla mia camera.

Era quasi al tramonto. Mi ricordai dei bambini, Mi fermai, mi voltai.

‘E i bimbi?’

‘Stanno bene, grazie, sono dai nonni al paese, anche perché si prepara la festa patronale.’

Zia mi seguì con lo sguardo.

Malgrado l’altitudine e l’ora, il caldo era abbastanza sensibile, per cui decisi di indossare una camiciola su pantaloncini leggeri. E sandali.

Scesi giù, in tinello.

Zia Marta stava leggendo un libro. Intorno tutto silenzio.

Aveva cambiato abito. Indossava una vestaglia non troppo lunga, con ampio spacco davanti, incrociata sul seno e appena stretta da un cordoncino in vita. Le gambe accavallate lasciavano scoperta parte della coscia. Si chinò per poggiare il libro sul tavolino basso. Mi parve di vedere che non avesse reggiseno. Del resto, erano tettine belle e ben sostenute. Non sproporzionate.

‘Allora, Giorgio? Tutto bene? Ho preparato roastbeef con patatine al forno, formaggio fresco, macedonia di frutta e vinello del Collio? O, forse, vuoi un po’ di pastasciutta?’

Mi avvicinai a lei, sedetti di fronte.

‘Non sono abituato a mangiare pasta di sera, specie d’estate. Va benissimo quello che hai detto.’

Mi guardai intorno.

‘Ma Rosetta? Non hai con te la tata?’

‘No, &egrave andata dai suoi, qui mi aiuta una donna del luogo, qualche ora al giorno.’

Sul tavolo al centro del vano, un ‘petromax’ grande illuminava quasi a giorno e qualche altro, più piccolo era negli altri locali (nella camera assegnatami e in cima alle scale). Indicando la luce le chiesi come mai ancora non era giunta l’elettricità. Mi rispose che c’erano sempre difficoltà burocratiche e forti costi economici per la linea di alimentazione e l’allacciamento.

Tese la mano, prese la mia.

‘Non puoi ascoltare la radio, ma ho il grammofono a manovella, e tanti dischi’ e poi’ la penombra’ non rende più romantico l’ambiente?’

‘La penombra si’ ma qui c’&egrave luce sfolgorante”

‘Ti spiace?’

‘Tutt’altro’ posso ammirarti meglio!’

Mi dette un colpo sulla mano.

‘Ma guarda questo discolo, fa il galante anche con la vecchia zia”

Le sorrisi, con aria complice.

‘Ma non me lo hai detto tu che posso fare la corte anche alle’sposate?’

Altro colpo sulla mia mano.

‘Va bene, ma non prendermi troppo in giro”

‘Mai stato più serio.’

D’improvviso il suo volto divenne serio, mi fissò aggrottando le sopracciglia e fece un profondo sospiro.

‘Cosa c’&egrave, zietta?’

Scosse la testa.

‘Niente’niente”

Cercò di tornare a sorridere.

Restammo per qualche istante in silenzio, guardandoci.

In me, dopo la levataccia del mattino e il lungo e macchinoso viaggio, stava facendosi strada una certa stanchezza, sopravveniva il sonno.

Sembrò uscire da un pensiero che la inquietava.

‘Allora, Giorgio, come va l’università? Come stanno i tuoi?’

Parlammo di cose vaghe, generiche, indeterminate. Sembrava preoccupata di eludere argomenti che temeva.

La guardavo, sorrideva a scatti, parlava nervosamente.

Allungai la mano, la posi sulla sua, la guardai negli occhi.

‘Qualcosa non va, zia?’

Ricambiò la carezza.

‘No caro, va tutto bene’benissimo’ Che ne dici se andiamo a cena?’

Ci alzammo, andammo nella vasta cucina, dove era tutto pronto.

Lei, prima di uscire dal tinello spense il grosso petromax.

—–

La cena fu ottima, e il vinello del Collio gradevolissimo.

Le chiesi dello zio, il marito.

Strinse le labbra.

Disse che era sempre indaffarato, tra le lezioni all’università, commissioni, convegni, pubblicazioni ma, aggiunse quasi a far comprendere che non aveva nulla da rimproverargli, che era tanto una bravo uomo’

Forse avevo toccato un tasto sbagliato.

L’aiutai a sparecchiare e mettere da parte ciò che la donna di servizio avrebbe lavato l’indomani.

‘Sarai stanco, Giorgio, vuoi andare a riposare? Inoltre, questa sera fa abbastanza caldo”

‘E tu?’

‘Andrò a leggere qualcosa, sdraiata sul letto, in completa libertà”

Spegnemmo il lume della cucina, prendemmo quello che ci avrebbe accompagnato. Le nostre due camere erano di fronte, e in ognuna era acceso un piccolo petromax.

Ci salutammo con un bacio sulle guance. Restai a guardare mentre entrava nella sua camera. Aveva veramente un bel corpo!

Mi preparai per la notte: solo i pantaloncini, faceva caldo, se durante la notte si fosse abbassata la temperatura c’era la copertina.

Il sonno si stava impadronendo di me, mi avvicinai al petromax per spegnerlo, ma la chiavetta di sfiato non girava’ Forse c’era un altro sistema, ma non riuscii a trovarlo. Meglio chiederlo alla zia, se era sveglia.

Dalla porta non completamente chiusa usciva un raggio di luce. Bussai piano.

‘Avanti!’

Entrai.

Era a letto, sulla copertina, con una corta e leggera camicia da notte, stava leggendo un libro.

‘Cosa c’&egrave, Giorgio?’

‘Non gira la chiavetta del lume”

‘Ah, si, ho dimenticato di dirti che quella funziona alla rovescia’ &egrave difettosa’ prova’

Girai nel senso indicatomi, si spense.

Era su un fianco, poggiata sul gomito, e la scollatura lasciava generosamente scorgere il seno. Forse era la fantasia, ma quella camiciola mi sembrava che lasciasse intravedere lo scuro del pube’ Era veramente eccitante.

‘Ora, Giorgio, come fai’ al buio?’

Mi ero avvicinato al suo letto.

Si mise quasi supina, con la schiena poggiata sui cuscini.

‘Cosa leggi?’

Mi guardò sorridendo.

‘Un libro di Pitigrilli, autore vietato dal fascismo’ e’ un po’ osé”

‘Titolo?’

Sorrise enigmaticamente.

‘La cintura di castità! Una trama che vorrebbe essere romantica: Il cavaliere Guerrando &egrave costretto a partire per le crociate e lascia la bella Boccadoro, sua sposa. Secondo l’usanza dell’epoca Guerrando applica alla sposa la cintura di castità. Boccadoro &egrave offesa dalla mancanza di fiducia del suo sposo e si lancia sulle sue tracce decisa a recuperare la chiave della cintura. Sono giunta fin qua’.’

Sorrisi anche io, malizioso.

‘Chissà se c’&egrave qualcuno che ancora oggi segue la stessa usanza, quando si allontana dalla sua donna”

Dal tono della voce sembrava risentita.

‘Non certo nel mio caso!’

‘Scusa, zia, non volevo offenderti”

La voce si raddolcì.

‘Ma no, caro’ lo so’ visto che sei qui, siedi sul letto, da quella parte’ facciamo due chiacchiere”

Girai intorno al letto, invece di sedermi mi sdraiai, addirittura, su un fianco, voltato verso lei. Anche zia si girò dalla parte mia e la scollatura mi gratificò della completa visione delle sue bellissime tettine’

Mi accennò a Pitigrilli, uno pseudonimo, perché l’autore era ebreo, e mentre parlava di problemi di razza, di letteratura e non ricordo bene di cosa altro, la sua mano si allungò verso me e mi carezzò il volto’

‘Come ti sei fatto grande, Giorgio’.’

Incredibile. Ero accanto a quella bella donna, con l’esibizione di quella grazia di dio’ le sue gambe nude fino alle cosce’ e’ e’ senza accorgermene’mi addormentai’.

Quanto dormii? Non lo so.

Ad un tratto aprii gli occhi, dovetti pensare un po’ per ricordare dove ero’ intorno era buio, solo una tenue luce lunare che filtrava dalle imposte. Guardai intorno’ la sagoma di zia Marta era a fianco a me, supina, col volto girato dalla mia parte, la camicia molto su, sulle cosce’ ma tutto era confuso, forse più immaginato che realmente individuato’ Tuttavia l’effetto su Pipo fu immediato!

Allungai pian piano la mano, sfiorai la coscia, proseguii lentamente, sotto la camicia’ per dio’ eccola’ &egrave proprio il folto serico dei riccioli che contornano il sesso di zia’ per dio’ come sono morbidi’ belli’ e queste? Queste sono le grandi labbra’. Calde’.

La mano di zia Marta prese teneramente la mia e la scostò delicatamente’ lasciandola ricadere sulla coscia’

Cosa dovevo fare? Alzarmi? Fuggire? Vergognarmi per quello che avevo fatto?

No ‘pensai- &egrave stata dolce e garbata, e ha fatto restare la mano sulla sua carne nuda, liscia come la pelle d’una pesca.

Spalancai la mano, carezzai lentamente, amorevolmente’ cercando di salire un millimetro alla volta’ Sentivo Pipo impazzire’ Ecco di nuovo il boschetto delle delizie’ e le grandi labbra, turgide’ Stupefacente’ non mi allontanava’ anzi’ mi sembrò che le gambe si divaricassero leggermente’ oddio’ potevo inserire un dito’ sentire il caldo umido delle piccole labbra, la carnosità del clitoride’ e lei che si mosse appena lo sfiorai’ seguitai a carezzare lentamente’ inserendomi sempre più nella sua calda e fremente intimità’.

Ad un tratto sentii una mano frugare tra le mie gambe, infilarsi prepotentemente nei pantaloncini, abbassarli con gradevole decisione e afferrare il mio palpitante Pipo’ le mie carezze si fecero più insistenti’ lei, ormai, sobbalzava senza alcun freno, respirava forte, gemeva sommessamente, poi un lunghissimo oooooooh, e una serie di sussulti incontrollati, mentre la sua mano non cessava di carezzare Pipo e lui la ringraziò a modo suo’ con una lunga e violenta serie di spruzzi caldi e violenti’

Era buio, non si vedeva niente, ma dovevo aver impiastricciato tutto. La mano di zia Marta era ancora serrata intorno a Pipo che, tra l’altro, non accennava a sgonfiarsi’ Mi mossi appena, cercai di sfilarmi del tutto i pantaloncini e con quelli tentai di asciugare un po’ della vischiosità che era sparsa dappertutto.

Zia marta lasciò’ la presa, capii che si muoveva anche lei, ma non sapevo cosa facesse’

Ad un tratto, la sentii accanto a me, che si stringeva al mio corpo’ era nuda’ perdio’nuda’ avvertivo il suo corpo la sua carne soda e carezzevole’ mi prese il volto tra le mani e mi baciò ardentemente sulle labbra, con la sua linguetta che guizzava come impazzita, cercava la mia, la carezzava’.

Inutile dire la reazione di Pipo’ più pronto e risoluto che mai’

Zia Marta avvicinò la bocca al mio orecchio..

‘Sei un incanto, bambino mio’. Una cosa deliziosa’ paradisiaca’ hai visto che non ho la cintura di castità?’

Premeva il suo grembo sul mio pube, con Pipo stretto tra lei e me’

Cercai di essere spiritoso.

‘Veramente, zietta, lo dici tu che non hai la cintura”

Un forte colpo del suo ventre.

‘Sciocco’ non senti?’

Seguitai a fare lo gnorri.

‘Cosa?’

Si spostò completamente su me’ riuscii ad afferrarle una tettina e a baciarla a suggerle il lungo turgido capezzolo’

‘Aaaah’ mi fai impazzire’ e senti’ allora’.’

Prese il glande, divaricò le gambe, si mise a cavalcioni sorreggendosi sulle ginocchia’.

‘Senti’..’

Portò il glande all’orifizio della sua vagina calda e bagnata’ con lentezza esasperante e nel contempo voluttuosamente eccitante si impalò, accogliendolo in sé, con indescrivibili contrazioni dei muscoli vaginali carezzanti e mungenti appassionatamente Pipo che non credeva a quanto stava accadendo.

Avevo le mani sui suoi fianchi’ Non riuscivo a scorgere bene le sue fattezze, ma sentivo il suo respiro, la voce roca’

‘La senti’ sciocchino’ la senti’ oddio’com’&egrave bello’ meraviglioso’ sto già per’ ma non &egrave possibile’ non finisce mai’ eccomi amore’ eccomi’.’

Si dimenava sempre più animatamente’. Con spinte che facevano battere il glande nel fondo della vagina’ e seguitava a gemere, sempre più in fretta, come un roco mugolio in crescendo, fu sconvolta da un orgasmo incontrollabile e interminabile’ era sudata’. Le mie dighe si aprirono di nuovo e non immaginavo che avessi ancora tanto da spandere in lei’.

La sentii percorsa da un fremito lungo tutto il corpo che si ripercuoteva deliziosamente nel suo grembo’ Pipo era spremuto fino all’ultima goccia, agguantato voluttuosamente, come per impedirgli di sgusciar via’

La voce di Zia Marta era gutturale’.

‘Oooooooooh’ questo poi’. oooooooooh’. mai provato’. oddio’. mi invade tutta’. che balsamo’. che ristoro’. ooooooooooh!’

Si abbatté su me, sempre fremente e mi baciava impetuosamente sulla bocca, sugli occhi’

Restammo così, a lungo. Le carezzavo la schiena, le natiche tonde e sode, le palpava, impastavo, e sentivo il suo ventre premere sul mio e la sua vagina stringere forte Pipo.

‘Sei inesauribile, Giorgetto’ sei bellissimo’ non immaginavo che sarebbe andata così’ ti piaccio?’

‘Da morire!’

E la strinsi forte.

‘Chissà cosa penserai di tua zia, una maniaca, una immorale’. e forse non crederai che fino ad oggi non conoscevo altro uomo che mio marito”

‘Pentita?’

‘Che dici, sciocco” ‘e giù una stretta a Pipo- ‘…come potrei esserlo dopo la inimmaginabile sensazione che mi hai donato’ mi hai fatto conoscere il paradiso”

Si poggiò su un gomito, si mise da un lato, al mio fianco. Era ancora buio, solo la luce debole dell’alba’ sembrava estatica, coi lunghi capelli sciolti, il volto sudato, e anche in quella penombra i suoi occhi risplendevano’

”non muoverti, Giorgio, torno subito”

Così, completamente nuda, andò nello stanzino accanto, il bagno.

Io m’ero levato in piedi, ero vicino al letto.

Apparve sorridente, i capelli visibilmente riordinati, il volto non più sudato. La luce era aumentata nella camera. Quelle tettine mi facevano impazzire, e il folto boschetto tra le sue gambe che certamente aveva lavato e asciugato’ Non coglievo nessun segno di depilazione’ tutto splendidamente naturale’

Al solo vederla Pipo alzò rapidamente la testa, l’ingordo che dopo il pasto ha più fame che pria! Ricordi danteschi. Sorrisi.

Zia Marta si avvicinò al letto, mi guardò con espressione compiaciuta, dette una rapida stretta a Pipo, salì sul letto, in ginocchio, forse per sdraiarsi, ma quella posizione con le incantevoli e straordinarie natiche rivolte provocantemente verso me era troppo eccitante, stuzzicante’ la presi per i fianchi e la tirai verso me, che ero ancora in piedi, mi posi tra le sue gambe, divaricai delicatamente i glutei’ apparve il suo roseo buchetto e, più giù, la meravigliosa entrata del più inebriante giardino di delizie che avessi mai potuto sognare’

Pipo si piazzò subito in quella valle delle beatitudini e andò a bussare alla porta della voluttà’ con una mano le titillavo un capezzolo mentre l’altra vellicava il clitoride.

‘Oddio, Giorgetto, ma cosa fai’.?’

‘Avvicinati a me’. O’ non vuoi?’

Nel contempo Pipo aveva guadagnato un po’ di strada e accolto da un meraviglioso calore e dalle sensuali contrazioni del suo sesso’

Spinsi ancora’ si avvicinò a me’ ormai non potevo andare oltre’

Carezze alla tettina e al clitoride si ripercuotevano in lei’ cominciai a stantuffare, con vigore crescente, con sempre maggiore energia, quasi selvaggiamente’ e le mani palpavano, impastavano, tormentavano.

Il suo culetto sembrava impazzito ancheggiava lascivamente, e ad ogni mio colpo rispondeva il suo ‘ooooh’ooooh’ che ritmava il piacere che andava invadendoci’ soprattutto montava rapidamente in lei’.

‘Eeeeeeeccoooooo!’

E non fu facile seguirne lo scotimento quando l’orgasmo la travolse.

Pipo disponeva ancora di risorse seminali, e le sparse generosamente in lei.

Rallentai le carezze, divennero un delicato e tenero sfiorare.

Quando riuscì a riacquistare il controllo di sé, era di nuovo sudata e coi capelli in disordine.

‘Questo, poi’ questo’ non lo avevo mai fatto così! Sei un fenomeno! E’ meraviglioso’ ma chi te lo ha insegnato’!’

Si distese sul letto, a pancia sotto, ed io sopra, con Pipo in lei.

Fummo colti dal sonno, mentre la luce invadeva sempre più la camera.

D’un tratto, zia Marta sobbalzò. Guardò la sveglietta sul comodino.

‘Giorgino, dobbiamo alzarci, devo fare un po’ d’ordine, e la donna non deve vedere le mie lenzuola conciate così. Metterò la biancheria nel mastello, con acqua e sapone’.

Un forte abbraccio, sempre con Pipo che svettava, e tornai nella mia camera per lavarmi e vestirmi.

Quando scesi giù, la donna era già arrivata, il tavolo del tinello preparato per la colazione e zia Marta in una semplice ma elegante vestaglia che, però, mortificava, coprendole, le sue belle forme. Per me, comunque, era come se fosse nuda, seguivo i suoi movimenti ed era come se non indossasse nulla.

Dopo un po’ mi chiese se volessi fare, con lei, una passeggiata nel boschetto poco lontano o se preferissi accompagnarla nel solaio che era stato trasformato in un pollaio.

‘Andiamo a vedere le galline, zia Marta, e vediamo se hanno fatto le uova”

Prese un cestino, col manico, mi tese la mano e si avviò verso la scala.

Quando entrammo nel lungo solaio, dal tetto spiovente, chiuse accuratamente la porta, si voltò verso me e mi guardò sorridendo.

‘Sono una vecchia matta’vero?’

Le cinsi la vita.

‘Né matta e tantomeno vecchia’ sei un fenomeno’ una meraviglia’ sei bellissima’ caldissima’ appassionata”

L’abbracciai, la baciai sulle labbra, ricambiò con voluttà stringendosi a me, facendomi sentire il desiderio del suo grembo palpitante.

Ci staccammo per riprendere fiato.

Zia Marta andò verso la paglia, c’erano tante uova.

Ne prese una, e la mostrò, sorrise.

‘Io la bevo’ mi piacciono così’ prendine anche tu”

Ne presi una, battei il guscio sull’angolo del tavolo, ne bevetti il contenuto, quasi in un sorso.

Ci guardammo ancora, e fu di nuovo tra le mie braccia.

‘Forse &egrave il mio canto del cigno, Giorgio, &egrave troppo bello’ perché possa durare”

La baciai sugli occhi.

‘Questa volta la sciocchina sei tu’.’

Le avevo afferrato le natiche, ma volevo sentire la sua pelle viva. Le sollevai il vestito, salii lungo le gambe le cosce’ mi fermai e la fissai, sorpreso: era nuda, non indossava mutandine’. La mano corse subito al morbido batuffolo di seta tra le gambe e Pipo si inalberò con prepotenza’ La sua mano lo carezzò, cercò di sbottonarmi i pantaloni, e ne sortì quella specie di boma vibrante che reclamava la sua parte!

Alzai il davanti del suo vestito, la sollevai per i glutei. Fu lei ad accompagnare Pipo all’entrata della sua umida vagina, e la penetrazione stava quasi per farmi piegare le ginocchia tanto era il piacere.

Zia Marta s’era abbracciata al mio collo e aveva intrecciato le gambe dietro al mio dorso. Accompagnato dalle mie mani, quel culetto perfetto e fantastico cominciò una danza che andava lentamente aumentando d’intensità’ feci un passo indietro, sempre sorreggendola, e mi poggiai al tavolo’Lei seguitava, andando e venendo, gemendo, baciandomi il volto, appassionatamente’ il glande batteva in lei, nel fondo, e quel contatto era particolarmente inebriante, lascivo’ Mi mungeva’ si muoveva con bramosia’

‘Mi fai morire’amore’ morire’di piacere’. aaaaaah’. aaaah’. oddio’. oddio’ siiiiii’.muoiooooooo.’

E con un gorgoglio roco si abbandonò all’orgasmo’ Non era facile tenerla così’ anche perché’Pipo decise di irrorare generosamente quel fuoco, col suo liquido denso e caldo che, però, sembrò alimentare e non domare l’incendio che divampava nel grembo di zia Marta.

Nella mia vita, anche se molto giovane, avevo incontrato femmine bramose, anche allupate, ma gli orgasmi di zia Marta erano fenomenali, fantastici, incredibili.

Rimase aggrappata a me, col ventre palpitante’

Quando, lentamente, tornò coi piedi in terra, si guardò intorno’ poi prese un pugno di paglia pulita e se lo infilò tra le gambe’ con un altro po’ di paglia deterse con delicata tenerezza Pipo’ mi sorrise’

‘Sono sbalordita, Giorgetto bello, meravigliata, perfino turbata’ un piacere sconosciuto’ e ieri, in quel modo’ da dietro’ Ma come ho vissuto fino ad oggi”

‘La strinsi forte.

‘Quindi, zietta splendida’ viviamo’.’

‘Si, amore’ sì’ ma’ per quanto tempo?’

‘Per sempre”

Tornammo lentamente a casa, dopo aver raccolto le uova e messe nel cestino.

Le camere ci attendevano per rimetterci in ordine.

Girovagando nei dintorni, parlando di cose inutili, giungemmo all’ora del pasto.

Zia Marta disse alla donna che poteva ritenersi libera fino all’indomani. E aggiunse: ‘non troppo presto’.

Mangiammo allegramente, del pollo con patatine, sapientemente rosolato. Il solito vinello fresco, frutta e’ ci guardammo, sapendo cosa ci attendeva.

Salendo le scale mi sussurrò nell’orecchio che doveva rinfrescarsi un po’, e che mi attendeva tra un quarto d’ora.

Anche io utilizzai quel tempo per lavarmi i denti ed anche qualche altra parte del corpo. Pantaloncini corti e’via! Bussai alla porta, al suo invito entrai.

Camera in penombra, lei provocatoriamente nuda, supina, sul letto.

Mi avvicinai e le baciai gli occhi, le labbra, i capezzoli, il ventre’ scesi con la lingua che, indiscreta, lambì le grandi labbra’ era rigida’ con le mani, pian piano, le feci divaricare le gambe’ così la lingua ebbe modo di seguitare il suo programma, di assaporare il nettare lievemente asprigno che distillava da quella fonte meravigliosa’ le piccole labbra, il clitoride, l’orifizio’ e la lingua che proseguiva’

Cominciò a sussultare’lievemente’ le sue mani erano sul mio capo’

‘Giorgio’ Giorgetto’ cosa stai facendo’ ma sei proprio un monello’ un meraviglioso fanciullo sbarazzino che ne sa una più del diavolo’ ma come sei bravo’ tesoro’ bravissimo’ che cosa bella’ ‘

Si muoveva sempre più, gemeva e stringeva la mia testa’

‘Giorgio’ Giorgio’ incredibile amore mio’ incredibile’ ooooh ‘. aaaaaah’ sto godendo da matta’ sì’sìììììììììì’

E sentii la linfa che distillava da lei insaporire la mia lingua.

Quando si chetò, mi misi accanto a lei, nudo ovviamente, e Pipo si pose sul suo fianco.

Si voltò dalla parte mia, afferrò Pipo.

Mi guardò con occhi accesi estasiati.

‘Non credevo che tu, il bambino che ho cullato tra le mie braccia quand’era piccino, potessi svelarmi sensazioni e un mondo a me sconosciuti’.’

La stringevo a me, le carezzavo piano le tettine.

‘Vuoi farmi credere che con tuo marito”

‘Non voglio farti credere niente’ &egrave proprio come ti dico’ con lui’ ogni tanto’ una bottarella e via’ e sempre nello stesso modo”

‘Cio&egrave nella posizione del missionario?’

‘Sarebbe?’

‘Tu sotto e lui..’

‘Sì, proprio così”

‘Scusa’ ma tu’ieri’ ti sei messa a cavalcioni a me’ hai”

‘E’ stato spontaneo, impulsivo e’la prima volta che lo facevo.’

‘E non ti ha mai’ come dire, baciato’ la tua fantastica cosina come ho fatto io?’

‘A malapena sfiorata, raramente, da qualche rapida e fugace manata’ nemmeno carezza”

‘Povera zietta’ cosa hai perduto”

La strinsi forte.

‘Proprio così!’

‘Vieni qui, piccola zia, vieni qui!’

Mi misi seduto sul letto, con Pipo in tenuta da combattimento, la feci mettere a cavallo delle mie gambe, col suo sesso a breve distanza dal mio.

‘Avvicinati piano, zia”

Nel contempo avevo preso il glande e lo puntavo nel centro del suo boschetto delizioso.. incontrò subito l’ormai noto calore umido della sua vagina.

Le presi sotto le natiche, la sollevai appena e l’attirai a me.

Entrò tutto, ma lentamente, per assaporare il piacere.

Chinai la testa e afferrai un capezzolo tra le labbra. Ciucciai.

Rabbrividì, con un tremito che trasmise alle pareti vaginali.

E fu lei a cominciare un andirivieni sensuale, ritmato dalle carezze al mio collo. Cambiai capezzolo.

Le sussurrai nell’orecchio che era bellissima, stavo godendo’

‘Anche io tesoro’ senza fine’ senti? Sono tua amore, tua, solo tua tuaaaaaaaaaaaaaa’

In quel momento Pipo versò nuovamente in lei il suo caldo carico’

Restammo abbracciati.

Un pensiero che mi folgorò. E se zia Marta restava incinta? Per ora meglio non metterle la pulce nell’orecchio.

I giorni che passai in montagna furono di sfrenatezza sessuale. Ero sorpreso e meravigliato per la resistenza di Pipo sempre pronto alla bisogna, ed anche un po’ stupito per l’insaziabilità di zia Marta.

Provammo tutte le posizioni possibili, ma non ebbe mai l’impulso di accoglierlo nella sua calda bocca, malgrado le avessi ripetuto, più volte, che Pipo sarebbe impazzito di piacere se avesse potuto essere al posto della mia lingua che lei ciucciava con tanta passione.

Ormai la mia permanenza volgeva alla fine, e zia Marta era tutta intenta a un incredibile rush finale che sembrava non giungere mai alla conclusione.

Quella mattina entrai nella sua camera credendo di trovarla intenta a pettinarsi. Non c’era nessuno. Sulla toletta un foglio di carta con la sua grafia. Mi avvicinai, curioso e indiscreto, vi gettai lo sguardo.

Scriveva allo zio, al marito. La frase mi colpì: ‘devo informarti che le mie regole mensili non sono comparse da tempo’

Uscii rapidamente dalla camera.

Il giorno dopo zia Marta era distrutta, mi guardava cogli occhi pieni di pianto’

‘Ti ricorderai della tua zietta, tesoro? Tornerai a trovarmi?’

La rassicurai e le giurai che non avrei potuto vivere senza lei.

‘E tu, zietta, mi ricorderai?’

‘Non c’&egrave dubbio’per tutta la vita”

——-

Ora mi attendeva zia Mimma, al mare.

Purtroppo, però, non pensavo che non mi avrei trovato la calorosa e avida passione di zia Marta a deliziare la mia permanenza.

Mentre il treno si avviava al mare, mi accorsi che scuotevo il capo pensando che, forse, sarei dovuto restare da zia Marta e trovare una scusa con zia Mimma. Mi ero abituato a una vita sessualmente meravigliosa: coccole e scopate senza limite! Il treno stava entrando in stazione. Scesi.

Zia Mimma era ad attendermi, pimpante, allegra. Mi fece cenno con la mano.

Certo che era ben diversa da zia Marta.

Alta quasi quanto me (che sono tutt’altro che basso) e con forme da capogiro, anche se molto nascoste nell’ampio vestito di cotone che indossava.

Quasi non me la ricordavo così.

Era di forme perfette, armoniche, e mi venne in mente la sua figura, alcuni anni prima, quando aveva vinto la qualifica regionale alle gare di nuoto.

Si, zia Mimma era una gran’. E ora mi veniva incontro, si fermò a un passo da me.

‘Però.. Giorgetto.. sei proprio un fusto’ non posso più chiamarti Giorgetto”

L’abbraccio fu energico, e le rigogliose tette si strinsero al mio petto.

Quando ci staccammo, mi venne in mente di ricambiare il complimento.

‘Tu, zia Mimma, sei più bella che mai’ va a finire che tra noi sarò io il meno giovane”

‘Hai capito’ il mio nipotino, oddio’nipotone, cerimonioso, galante e anche adulatore!’

‘Nessuna adulazione, zietta, &egrave una gradevolissima constatazione. E tu lo sai che sei uno favola”

Si mise sottobraccio e disse all’uomo che era con lei di prendere la mia valigia.

Fuori ci attendeva l’auto che aveva noleggiato. La villetta era in riva al mare, a un paio di chilometri dalla stazione.

Disse che le avevo fatto un vero regalo, ma che, vedendomi, s’era resa conto che mi aveva chiesto un sacrificio’allontanarmi dal mio harem!

Scossi la testa e risposi che non avevo nessuna ragazza.

Si strinse a me, con una mano sulla spalla’

‘Facciamo finta di crederci’ vedrai qui come ti punteranno le squacquette della spiaggia.’

Mi venne da sorridere. Le giovani ragazze le aveva battezzate in quel modo, con dileggio.

A casa attendeva Claudio, con la tata, Rosetta, che era la vecchia balia di Luciano. Abbondante e simpatica, tra i 55 e i 60 anni.

Claudio, che non vedevo da almeno un anno, mi accolse affettuosamente, mi abbracciò e baciò e mi chiese subito se fossi disposto a portarlo in barca.

Lo rassicurai.

Giornata abbastanza calda, appena mitigata da una leggera brezza marina.

‘Giorgio, va pure su, hai il bagno adiacente, fa quello che vuoi, pranzeremo tra un’ora. Io vado a mettermi comoda.’

Rosetta mi accompagnò nella camera. Dopo una rinfrescatina, indossai pantaloncini, camiciola e sandali e scesi.

Zia Mimma era seduta sul divano di vimini, con cuscini sotto al sedere e per la schiena: indossava una corta vestaglia a fiori rossi, abbottonata sul davanti, e il tessuto leggero lasciava intravedere l’elastico del reggiseno, e non nascondeva del tutto le mutandine che sicuramente erano rosse.

Inutile dire che Pipo reagì. A suo modo. Mi disse di sedere accanto a lei.

Belle cosce carnose. Mi sarebbe piaciuto carezzarle, forse &egrave più esatto dire ‘palpeggiarle’. Lo meritavano proprio.

Mi chiese dei miei, dello studio, dei propositi, e si informò se mi piacesse sempre nuotare.

‘Certo, zia, ma preferisco in piscina, che non al mare.’

‘Hai ragione, caro, ma qui non abbiamo piscina!’

Forse m’ero montato la testa, m’ero presuntuosamente sentito un dongiovanni, in ciò spinto dalla recente vicenda vissuta con zia Marta, ma mi sembrava che zia Mimma mi guardasse con un particolare interesse.

Fu lei a rompere il silenzio.

‘Come sta zia Marta?’

‘Bene, grazie.’

‘Lei, se non sbaglio, ha qualche anno più di me’ come si conserva? &egrave sempre magrolina?’

Mi sembrò che in ‘magrolina’ ci fosse un’intonazione dispregiativa.

‘Beh’ no’ sembra molto più giovane della sua età, ha un personale armonioso, proporzionato, sodo’.’

Mi morsi la lingua. Quel ‘sodo’ non dovevo proprio dirlo. Infatti.

‘Sodo? Te ne sei accertato di persona?’

Era mordace. Avevo notato un certo fremito delle narici mentre parlava così.

‘Che vuoi, zia, anche da un abbraccio di sfuggita, da qualche contatto fortuito può trarsi un giudizio”

Cercai di sorridere, le misi la mano su una coscia.

‘Vedi, il tuo affettuoso e deliziosamente caloroso saluto in stazione ha confermato tutto il tuo splendore, la consistenza di quel ben di dio che la natura ti ha prodigato, la mia mano, ora, ne verifica la riprova e non vorrebbe mai lasciarti”

La carezzavo leggermente.

Mi guardò sorridendo, mi carezzò di sfuggita il volto.

‘Va là, nipote mio, che sei proprio un gran lusingatore, sai sviolinare da dio.’

La mia mano seguitava a carezzarla e cercava, con una certa noncuranza, di avvicinarsi all’inguine.

Lei posò gli occhi sulla mia mano, scosse la testa, e mi sorrise, con una certa connivenza.

‘Sei proprio un gran bel ragazzo, lo sai e te ne approfitti”

‘Perché mi dici questo?’

‘Perché ti voglio bene, tesoro mio, e sono compiaciuta di avere un nipote così, felice che tu abbia accettato di trascorrere qualche giorno con me, e non posso nascondere il piacere di sentirti vicino’ Non voglio essere patetica e ancor meno lamentosa e svenevole, ma’ sai’ la mia gamba non ha una carezza da quando Luciano non c’&egrave più’.’

Cercava di sorridere, ma aveva gli occhi pieni di pianto.

Devo ammettere che mi piaceva carezzarla, ma in quel momento sentii tanta tenerezza e non frenai l’impulso di prenderle il volto tra le mani e baciarla sugli occhi’ poi’ soprattutto con dolcezza, con tanta delicatezza, posi le mie labbra sulle sue. Tremavano, erano calde, morbide. La cosa durò qualche secondo, ma mi sconvolse. Possibile che con le zie io mi comportassi così?

Zia Mimma mi sorrise teneramente.

‘Sei un amore, tesoro. Ricordi quando eri piccolo e baciavi la tua zietta? Pretendevi baciarmi sulle labbra’ sei sempre lo stesso”

Avvicinò il suo volto al mio e la sua bocca sfiorò la mia. Pensai che se questo era l’inizio’ Entrò Claudio, correndo’

‘Mamma, ho fame’.’

Venne verso me, saltò sulle mie ginocchia.

‘Ciao, papà!’

Zia ed io ci guardammo sorpresi e sconcertati.

Zia Mimma, prese la manina del bambino.

‘Ma Claudio, lui &egrave Giorgio, mio nipote. Puoi considerarlo un cugino”

‘No, &egrave papà!’

Mi fissò con una certa durezza nello sguardo.

‘Vero che sei papà?’

Zia Mimma tagliò corto.

‘Andiamo a pranzo.’

Ci avviamo verso la tavola imbandita.

Dopo pranzo Claudio fu portato a letto da Rosetta.

Zia Mimma ed io andammo a prendere il caff&egrave al bar dello stabilimento balneare, quasi di fronte casa.

Sedemmo in un angolo. C’era parecchia gente. Molti si voltarono a guardare zia Mimma che, in effetti, era un vero godimento degli occhi. Si comprendeva, anche nel vestito, il corpo statuario, maestoso, magnifico.

Le sussurrai nell’orecchio che chissà quanti mi invidiavano. Posa la sua mano sulla mia e rispose che erano le donne a invidiare lei: una tardona con un fusto del genere! Ridemmo tutti e due. Le dissi che, in ogni caso, per farli morire di invidia dovevamo mostrarci molto affettuosi.

‘Ma lo siamo, affettuosi, Giorgetto’ ci vogliamo bene’ come zia e nipote”

La fissai interrogativamente. Le proposi di andare alla ringhiera che affacciava sulla spiaggia. Si alzò, ci avviammo. Così, poggiando sulla ringhiera e guardando il mare, la cinsi col braccio.

‘Avvicinati, zietta’creperanno”

Si strinse a me. Bastò appena sollevare la mano per cogliere il calore del suo seno. Rigoglioso, incantevole e sodo’veramente sodo.

Si vede che la mia’esplorazione era stata indiscreta, perché, senza allontanare la mia mano da quel posto delizioso e inebriante, mi chiese se potessi dichiararmi soddisfatto’ dall’accertamento. Mi sentii colto in flagrante. Borbottai qualcosa e feci per ritirare la mano. L’afferrò.

‘Meglio lasciarla li’chissà’altrimenti dove ti verrebbe in mente di’trasferirla.’

Aveva perfettamente ragione. La rotondità evidente del suo fondo schiena era un richiamo seducente e irresistibile. Mi avvicinai al suo orecchio.

‘Sei crudele’ se non fossimo in pubblico ti darei una sonora pacca sul sedere”

Mi bisbigliò che fin quando eravamo in pubblico non potevo farlo. Pipo esultò dalla gioia. Non saremmo restati sempre li! Venimmo a parlare di Claudio, sul suo insistere a chiamarmi papà. Zia Mimma mi disse che il bambino ogni tanto le chiedeva quando avrebbe avuto il papà.

‘Bada, Giorgio, non dice ‘un papà’ ma ‘il papà’.’

‘E tu zietta, non vuoi contentarlo?’

Strinse la mia mano a sé.

‘Se non fossi tanto più vecchia di te, e se, soprattutto, fossi da te accettata, a Claudio lo darei subito un papà. Dovrebbe essere come te. Hai visto come &egrave saltato al tuo collo, quando sei arrivato? Come ti chiedeva sempre qualcosa, a tavola, quasi monopolizzando la tua compagnia’ piccolo caro Claudio”

Non sapevo cosa rispondere, mi vennero in mente frasi banali.

‘Ma tu sei giovanissima, zietta, sei un bocciolo di donna’ altro che vecchia’ e se non fosse per la malignità della gente altro che se ti sposerei, sarei l’uomo più felice della terra’.’

”con una donna che ha quasi quindici anni più di lui”

”con la più bella di tutte le donne”

Un lungo respiro, di zia Mimma.

‘Forse &egrave meglio che torniamo a casa, Giorgio’ cosa dici?’

Tornammo a casa, in silenzio, ma tenendoci per mano. Decise di andare riposare un po’ anche lei. Sul corridoio, dinanzi alle porte delle nostre camere, l’una di fronte all’altra, mi augurò buon riposo e si avvicinò a me, per darmi un bacio sulla guancia. La strinsi forte, sentendo il suo seno premere sul mio petto, e la mano andò diritta al suo ammaliante sedere. Non una pacca, no, ma una appassionata carezza. Scosse un po’ la testa, mi sorrise.

‘Già, monello, non siamo in pubblico!’

E, incredibile, strofinò il suo grembo sulla evidente protuberanza che premeva nei miei pantaloncini e non potevo in alcun modo celare.

‘Ciao zietta.’

‘Ciao, birbante incantatore!’

Un lieve bacetto e ognuno nella sua camera.

E’ chiaro che ero agitato (per non parlare di Pipo). Le cose stavano prendendo rapidamente un corso impensato e insperato. Vuoi vedere ‘pensai- che le zie si sono date il cambio? Pipo, presuntuoso, si sentì come il testimone di una staffetta, che passa da una mano all’altra. Speriamo, concluse Pipo, che non ci si limiti alla mano!

Mille idee danzavano nella mia testa.

Inutile simulare, almeno per me, un ipocrita e banale pseudocorteggiamento.

Non dovevo conquistare nulla e nessuno. Forse ero presuntuoso, ma non mi sembrava che fossi senza importanza per zia Mimma. Allora?

Timore per le voci e i commenti?

Certo, i miei non sarebbero stati contenti di una mia ‘relazione’ con zia Mimma.

Ma relazione era una parola forte, inadeguata. Forse per tutti e due si trattava di un’avventura.

Già, avventura, chissà se zia ne aveva avute dopo la morte del marito.

Da quello che aveva detto non sembrava: la mia gamba non ha una carezza da quando Luciano non c’&egrave più’.

Una donna giovane ed esuberante come lei’ e con tanta da grazia di dio!

Non sapevo come cominciare l’avvicinamento.

In un certo senso, mi salvò (o ci salvò?) il piccolo Claudio.

Mentre eravamo in giardino, Mimma ed io, sul dondolo, corse verso noi, saltò sulle mie gambe, mi abbracciò stretto’

‘Papà, questa sera voglio dormire con te e mamma’ come fanno i miei amichetti”

Zia e io ci guardammo sorpresi. Cercai di prenderla scherzosamente. Allungai una mano sulla gamba di Mimma.

‘Credo che Claudio abbia ragione, tu che ne dici Mimma?’

Non rispose, ma pose la sua mano sulla mia. Poi carezzò Claudio, lo baciò sulla guancia.

‘Claudio, adesso va a giocare un po” lascia stare Giorgio.’

Il bambino scese a terra, ma prima di andare a prendere il suo giocattolo preferito, si voltò alla madre.

‘Ma mi fai dormire abbracciato a papà Giorgio?’

Zia Mimma assentì con la testa.

Lui corse via gridando ‘evviva’evviva!’.

Le cinsi la vita, cercando di mantenere il tono scherzoso.

‘Noi maschietti abbiamo sempre desiderio di dormire abbracciati con”

Non mi lasciò terminare.

‘Anche le femminucce’ anche loro’ specie”

Fece un profondissimo sospiro. Avvicinai la mia bocca al suo orecchio.

‘Specie?’

Guardò di fronte a lei, nel vuoto’

‘Inutile cercar fare finta di prenderci in giro, Giorgio, io non immaginavo di restare letteralmente folgorata incontrandoti. Sarò enfatica, sicuramente ridicola, alla mia età, e con te che conosco dal momento della tua nascita, ma appena ti ho veduto sono stata sconvolta’ ho sentito vampe salirmi alla testa, e il grembo agitato’ capisci? Desiderio di toccarti, baciarti’ baciarti’ non farmi dire altro”

La strinsi a me, la baciai sul collo.

‘Non farlo, Giorgio, ti prego, non farlo’ non lo merito”

La mia voce era bassa, un bisbiglio.

‘Non meriti cosa?’

‘Essere presa in giro’ considerata il trastullo del momento’ giusto per contentare la povera tardona e poi riderci su con gli amici”

Mi voltai verso lei, le presi il volto tra le mani.

‘Sei una bambinona, Mimma, una splendida bambinona’ ma non hai capito nulla”

La baciai sulla bocca.

Il dominio di sé l’abbandonò di colpo, si lasciò andare a un bacio frenetico, appassionato, con la lingua calda e umida che cercava bramosamente la mia.

Eravamo presi da una eccitazione esaltante, da un ardore che si scatenava impaziente, come se avessimo da sempre soffocati e compressi i nostri sentimenti.

Deglutii a fatica.

Com’era bella, zia Mimma.

Forse era frivolo quanto stavo per dirle, ma non seppi evitarlo.

‘Incantevole zietta’ dormirai abbracciata a me?’

‘Sì, amore mio, abbracciata a te ma’.non per dormire’!’

Inutile, era una birichina anche in tali momenti.

Avevo un desiderio immenso di carezzarla’dovunque.

Claudio tornò per farci vedere il ‘disegno’ che aveva fatto: una donna in gonna, un uomo, e in mezzo un bambino.

‘Vedi papà. Io sto in mezzo a voi’ come a letto”

Zia Mimma allungò la mano, prese il disegno, lo guardò attentamente, lodò il bambino.

‘Bravo, Claudio, ma quando ti addormenterai la mamma ti porterà nel tuo lettino, nella tua cameretta. D’accordo?’

Ci guardò per un momento.

‘Va bene, mammina, ma prima fammi addormentare in mezzo a voi.’

Claudio era abbracciato a me, io, tanto per darmi un contegno, leggevo un libro preso a caso tra quelli di zia Mimma. Veramente non leggevo; gli occhi erano fissi su una pagina, sempre quella.

Dall’altra parte del letto, voltandomi la schiena, zia Mimma era su un fianco e anche lei’leggeva’un libro.

Ogni tanto le davo un’occhiata.

Un profilo mozzafiato!

Non era stato semplice andare a letto.

Mentre zia Mimma preparava Claudio ero andato in bagno, avevo indossato i pantaloncini del pigiama, m’ero infilato nel letto, dalla parte indicatami da zia.

Dopo un po’ mi raggiunse Claudio che subito si avvinghiò a me. Passò del tempo prima dell’apparire di zia Mimma, in vestaglia e si vedeva che, sotto, indossava una camicia da notte. Non distinguevo la forma, il tipo di stoffa, ma si vedeva che era bianca. Sedette sul letto, tolse rapidamente la vestaglia, si infilò sotto il lenzuolo. Non riuscii a vedere nulla!

Non so bene quanto tempo trascorse.

Ad un certo momento, zia Mimma si girò verso me e sussurrò che Claudio dormiva, lo avrebbe portato nella sua cameretta, nel suo lettino. Si alzò lentamente.

Si, la camicia era bianca, ampia, il tessuto era leggero ma non lasciava trasparire nulla, solo il palese rilievo del seno, ben sporgente, e la non meno affascinante curva delle natiche.

Girò intorno al letto, venne dalla parte mia, si chinò (ma la camicia era maledettamente accollata) e sollevò cautamente Claudio. Mi guardò con un’espressione indefinibile, che poteva dire tutto e nulla.

Poggiai il libro sul comodino, mi voltai verso la porta.

La luce proveniva dalle lampade sui comodini.

Ad un tratto, entrò lei’ quasi mi veniva un colpo! Era nuda..sì’nuda’

Uno spettacolo indescrivibile, una visione mozzafiato, sconvolgente, meravigliosa, emozionante. Una bellezza ben al di là di quanto si poteva immaginare nei vestiti o giudicare da un abbraccio, una carezza.

Scultorea, maestosa’ alta, di una perfezione insuperabile: né magra né troppo in carne, di proporzioni armoniose, incantevoli’ capelli sciolti, collo lungo, seno florido e ben eretto, un leggero accenno di pancino, fianchi rigogliosi, un perfetto triangolo scuro tra le gambe snelle’

Mi misi a sedere sulla sponda del letto, col lenzuolo che cercava di nascondere la mia violenta erezione’ che avevo liberato dai pantaloncini.

Mi sorrise seducentemente, venne verso me’mi tese le mani’l’attirai guardandola estasiato’ fu naturale baciarla vicino l’ombelico’salire leggermente’ lambire una mammella, il capezzolo turgido e scuro’ suggerlo’voracemente’ La sua mano mi carezzava la nuca, dolcemente’ senti il calore del suo corpo che s’era infilato tra le mie gambe, le ginocchia la stringevano, il suo ventre era contro il mio petto’

‘Giorgetto bello’ bellissimo’. Sai che quando eri piccolissimo ti accostai al mio petto? Volevo sapere cosa provava una donna quando un bimbo succhiava la sua mammella’ Succhiasti avido, come adesso, e dopo un po’, scoppiasti in un pianto sconsolato: non sgorgava nulla dal mio seno.’ sì, tesoro, &egrave bello’ sei bello!’

Le carezzavo i glutei’ mi rovesciai sul letto, lei cadde su me’ abbassò una mano, spostò il lenzuolo, afferrò Pipo’ allargò le gambe e si pose a cavallo’ strusciò su me’sentivo il lieve strofinare dei suoi riccioli di seta’ poi il calore’ il calore del suo sesso che si apriva per accogliere Pipo’ era caldo, umido, vischioso’ Pipo iniziò, solenne, il suo ingresso trionfale, accolto dal palpitare passionale e impaziente della vagina desiderosa e avida’ Zia Mimma si impalava lentamente, quasi a volerne assaporare ogni millimetro, e il suo volto, le sue nari frementi, i suoi occhi, il suo gemito, il suo vibrare, diceva tutto il suo piacere, la sua voluttà, il godimento che si era impadronito anche di me.

La stringevo con le braccia con le gambe, cercavo di condividerne il ritmo crescente’ gemeva rauca, gutturale, e si dimenava voluttuosamente’ sempre di più, travolta da un orgasmo incontenibile, interminabile’ che strizzava bramosamente Pipo ed ancor più quel fremito e quel mungere aumentò quando Pipo la invase con una incredibile inondazione calda’

Alzò il capo, lo rovesciò indietro’.

‘Aaaaaaaaaaaaaaah’ ci voleva’. siiiiiiii’.. siiiiiii’. Giorgio’. Giorgetto’ sei meraviglioso’.si’si’colma il mio vuoto’.dissetami’.saziami’.siiii’. così’. cosììììììì!’

Lentamente si rilassò, sempre su me, e io in lei. L’abbracciai ancora più stretta, braccia e gambe, e riuscii a rotolarmi spostandomi sul letto, quasi al centro’ Ero su lei, saldamente’ e fu il mio turno a cavalcare, galoppare, stantuffare, accolto da gemiti di consenso appassionato, entusiasta, infervorato, appagato’ e fu lei ad avvinghiarsi braccia e gambe sul mio dorso, mentre nello stesso momento raggiungevamo l’acme della voluttà in preda a un orgasmo sconvolgente. Eravamo incontentabili, insaziabili’

Le bocche le mani, tutto noi stessi cercava l’altro, in una incessante e lasciva esplorazione inarrestabile dei nostri corpi’ ognuno voleva conoscere tutto dell’altro’

Non ricordo bene come avvenne, ma a un certo momento mi trovai con Pipo, quasi completamente valido e autorevole, tra le sue splendide, prosperose e sode tette, e lei che, mano alle mammelle, lo carezzava sensuale e concupiscente’

Poi, quasi senza accorgercene, in tutta spontanea naturalezza, lei si stese su me con le gambe aperte e il suo paradiso sul mio volto, e mentre la mia lingua le mie labbra, lambivano e suggevano il suo e il mio nettare insieme, Pipo trovò rifugio nel caldo tepore della sua bocca, stimolato dalle entusiaste carezze che la sua deliziosa lingua gli prodigava.

Femmina splendida, passionale, ardente, bramosa. Pensai che non ne avrei mai più conosciuta altra uguale, quindi’.

Il tempo trascorse troppo velocemente, la vocetta di Claudio, che chiamava dalla sua cameretta, ci sorprese che non avevamo sospeso un istante di amarci. Né avevamo riposato un attimo.

Zia Mimma indossò la vestaglia, mi fece segno di indossare i pantaloncini e mettere un po’ d’ordine, e andò a prendere il figlio.

Certo che ne aveva zia Mimma di arretrato da eliminare, ma credo che il ritmo che osservammo in quei giorni di permanenza al mare, avrebbe colmato deficienze di lustri interi.

E non finì li.

Tornati in città, era più il tempo che trascorrevo con zia Mimma che con tutti gli altri, famiglia e amici. Università e Mimma!

Fecero finta di non accorgersi di nulla, anche perché ritenevano che tutto si sarebbe risolto in un fuoco di paglia, ma i miei non mi dissero mai nulla in proposito.

Zia Mimma, comunque, non tralasciava occasione per accumulare riserve di voluttuosi rapporti che sarebbero bastate per secoli. E Pipo ne fu entusiasta fornitore.

—–

Dopo qualche mese, scrisse zia Marta pregandomi di essere il padrino del suo bambino, giunto inaspettatamente, ‘alla vecchiaia’ aggiunse, e precisò che lo avrebbe chiamato come me: Giorgio!

Fui felice di accettare.

Con me venne anche zia Mimma, col suo bel pancione!

——–

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